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Autore: _Teartheheart    30/11/2015    0 recensioni
Il 6 Dicembre dell'anno 2010 io morì, non il mio corpo, ma la mia anima, cessò di vivere nello stesso istante che quel maligno mi ha marchiata.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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3.

''La riporterò indietro'' come? Come avrebbe fatto questo povero uomo a farlo? No, no, nessuno può; ho smesso di crederci tanto tempo fa, al decimo psicologo, non è plausibile, non guarirò mai del tutto. 
Una parte di me sarà sempre un incompleta. 
Questa settimana ho saltato la visita, mia madre ha cercato di convincermi ma non mi va di ascoltare ancora queste stronzate, ho bisogno di rimanere in silenzio, a spegnermi, a scrivere, tutto tranne che ascoltare quelle stronzate. 
La mia mano è su di un foglio bianco, dovrei scrivere, vorrei farlo ma non mi escono le parole, oggi la mia mente non ha spazio per scrivere scuse su mio padre. 
Sto pensando a Robert, dopo il mio comportamento non l'ho più rivisto ne gli ho parlato, mi sento un verme, non avrei dovuto avere quella reazione voleva solo parlarmi, ed io mi sono sentita come se volesse aggredirmi. 
Respiro profondamente, e pensando a lui le parole escono, sinceramente. 
"Caro Robert" scrivo, ma le cancello immediatamente, troppo teatrale. 
"Ciao Robert" e ancora faccio un taglio, troppo amichevole, penserà ''Da dove salta fuori questa confidenza?" No, meglio ricominciare. 
"Robert, so che il tuo ultimo ricordo, verso questa svampita ragazza che ha milioni di problemi è da dimenticare, in realtà spero che tu già l'abbia fatto. 
Ti scrivo queste poche righe, per scusarmi. Scusa se ho avuto quella stupida reazione di cui me ne vergogno profondamente, mi scuso per non essere rimasta, per non averti dato nell'immediato le mie scuse. 
Ma comprendimi, la mi anima è scomparsa, tanto tempo fa, non posso dirti il motivo, e per questo ti chiedo ancora scusa, ma non posso, semplicemente non voglio ricordare ancora quell'episodio. 
Voglio rimuoverlo, cancellarlo come un disegno riprovevole fatto alle elementari, con una gomma, si vorrei farlo. 
Quindi, questa sincera ragazza, ti chiede scusa, sperando che tu, si tu Robert, possa perdonarla. 
Con le miei più sincere scuse, Charlotte'' 

Piego il foglio poco prima immacolato, posandolo dentro una busta bianca che ho accanto a me, vi scrivo sopra il nome di Robert, e senza pensarci esco per bucarla nella sua buca, non so che reazione aspettarmi, magari la strapperà, volendosi dimenticare di me, perché sono un idiota, forse mi cercherà per ridermi in faccia. 
Nessuna delle miei opzioni però, è positiva, penso che non lo sarà. 
È l'ora di cena, sono già seduta a tavola mentre mia madre è in cucina a rifinire i preparativi, guardo i posti a tavolo e con mia sorpresa ne vedo uno in più, vorrei chiedere, ma non lo faccio. 
Mio padre sembra nervoso, non ne so la ragione, mia madre invece passa posando il contorno di piselli e carote, con un sorriso smagliante, la guardo e la sua silhouette è coperta da vestiti eleganti, e quando mi guardo attorno, noto che anche mio padre veste di un vestito da cerimonia. 
Chi starà mai venendo? Il Papa? E finalmente suonano alla porta, sospiro attendendo con ansia il volto che siederà di fronte  a me, nessuno si alza, e con tanto di lamentela, mi alzo sapendo che toccherà a me. 
Chi mi ritroverò davanti? I miei nonno? Di nuovo mia zia? I miei brillanti cugini, forse? Ma no, mi ritrovo l'ultima persona che vorrei vedere, quella che ho evitato dopo quella frase fatta che tutti ti dicono, quando vedono quando sei spezzata. 
Jeremy, il mio psicologo, cenerà con me questa sera. 
«Cosa ci fa lei ...» faccio una pausa, correggendomi ricordando che quest'ultimo mi ha dato via libera, e che possa dargli sempre del tu e non solo nella mia mente «Che ci fai qui?» riformulo la domanda, tenendo una mano stretta alla porta, e adesso capisco il nervosismo di mio padre, la felicità di mia madre e l'eleganza di questa sera. 
Con un mazzo di fiori di pesco, e uno di rose entra sorridendo, mostrando il suo sorriso smagliante. Il mazzo di fiori di pesco lo porge a me, sono i miei fiori preferiti, aspirandone l'odore chiede: «Come sapevi che..» ma arriva mia madre da dietro, che con gran voce saluta Jeremy, prendendo con sé le rose e ringraziandolo più e più volte. 
«Charlotte, mi daresti i tuoi fiori?» chiede, io la fermo «No, adesso li ripongo io mamma, grazie, potresti lasciarci un attimo soli?» domando io, ma è più un ordine che una domanda, almeno questo potrà concedermela no? 
Lei si allontana con un espressione imbarazzata, sa che ce l'ho con lei adesso, e niente mi farà cambiare idea, invitarlo per una seduta a cui io non ho voluto partecipare?  Che colpo basso. 
Che ne sa lei delle mie reazioni? A cosa ho provato raccontando di me? Di come sono morta? Lei non sa niente è questo il fatto.
«Ho chiesto io di poter venire a cena» dice il ragazzo davanti a me, che adesso guardo meglio, indossa un vestito elegante, con camicia bianca e pantaloni di un nero opaco, insieme alle scarpe lucide e invece di una giacca un cappotto lungo sino alle ginocchia. 
Lo guardo, e per un attimo rimango a farlo, è così affascinata, in qualche modo smuove qualcosa dentro di me, i suoi occhi lo fanno. 
«Perché?» domando io, tenendo i fiori tra le mani «Non prendere la mia visita come se fossi il tuo dottore» 
«''COME UN AMICO''» imito le sue parole, quando quel giorno dopo avermi confortato mi dice che lui per me è un amico «Come se non lo dicessi a tutti i tuo pazienti» dico io sbuffando. 
Lui mi guarda con i suoi occhi verdi, si avvicina e il mio cuore batte più forte e sussurrando dice: «No, non lo faccio» deglutendo, gli sbatto i fiori bellissimi contro il petto, non posso accettarli e non voglio, non voglio che mi si regalino dei fiori solo perché sono una causa persa. 
«Mi dispiace, non li voglio» e poi vado a sedermi a tavola, al mio solito posto, mio padre mi guarda, sento il suo sguardo addosso, di rimprovero e mi fa male, almeno tu CAPISCIMI!
Mia madre, ancora chissà perché contenta divide il cibo con porzioni tutti uguali, tranne per l'ospite d'onore, lui ha il piatto più pieno. Tanto che mio padre storce il naso quando se ne rende conto, mi scappa un sorriso, dopo tutto amo quando si sente ''escluso''. 
«Allora dottor Jeremy, come le sta andando il lavoro?» chiede mia madre guardandolo con occhi imploranti, io non ho fame mi limito a pasticciare il cibo che ho nel piatto «Oh va bene, signora davvero» lui sorride con il sorriso più bello che possa sfoggiare, finto? Chissà, ma pur sempre convincente. 
«E ...» fa una pausa «Ci sono progressi? Con Charlotte?» PRONTO? SONO QUI?  MI VEDI? Quella donna è incredibile, passo dal volerla proteggere, perché so che mi adora a volerla schiaffeggiare. 
Mi alzo, spostando la sedia in modo che tutti possano sentire, mio padre mi fissa chiamandomi, ma non gli do ascolto, sbatto nervosamente il tovagliolo sul tavolo e poi salgo in camera mia. 
Sono buttata sul mio letto, guardo il soffitto e ancora una volta vorrei scomparire, non voglio rimanere più in questa casa, sono maggiorenne potrei andarmene anche adesso. Ma dove? Con quali soldi? 
Non voglio più essere l'animaletto da curare, non voglio più essere questo. 
1,2,3 respira, puoi farcela. 1,2,3 respira ancora una volta, passerà tutto. 
«Questo ti rilassa?» sobbalzo quando voltandomi vedo Jeremy alla porta, con un vaso e i fiori che poco prima avevo rifiutato malamente, ritorno a guardare il soffitto rendendomi conto di star pensando a voce alta 
«Ci provo» dico io, si avvicina posando il vaso cristallino sul mio comò, con dentro quegli splendidi fiori che mi ha portato. 
«Fallo ancora» dice, aggrotto la fronte guardandolo «Cosa?» chiedo 
«Conta i respiri, rilassati e fallo ancora» mi incita con la mano, non capisco cosa voglia fare, ma acconsento lo stesso, prendo un respiro profondo «1,2,3,4,5 Respira, pensa, passerà tutto questo, ti rialzerai» dico io
Sento il suo ghigno «Visto?» dice soddisfatto, lo guardo e poi continua «Non è così difficile darmi ascolto» 
«Già»
«Fidati di me, Charlotte» 
«Io sono solo una diagnosi, un altro caso da archiviare» 

   
 
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