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Autore: La Setta Aster    02/12/2015    1 recensioni
Vi è mai capitato, scrutando il cielo, di sentire dentro di voi la sensazione che altri occhi come i vostri siano puntati al firmamento in cerca di risposte? E se vi è capitato, avete provato a parlare con le stelle? Aster, una ragazza aliena di Neo Cydonia, e James, un giovane terrestre come voi, a distanza di anni luce hanno in comune un cuore sempre in fuga dal mondo, in direzione dell'universo.
Genere: Avventura, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE!
In questo capitolo sono presenti particolari che potrebbero fargli meritare un rating rosso. Ci sembrava ingiusto privare le fasce minorenni dei lettori di leggere questa storia per un solo capitolo, quindi abbiamo deciso di pubblicare Aster in rating arancio, e scrivere ora, qui, questa avvertenza. Buona lettura, e grazie in anticipo per la comprensione ;-) _ La Krypteia  

Zoe avrebbe rivelato quella notte stessa a Jim la sua vera identità, e ora sapeva anche come trovare la Ziggy Stardust: l’amuleto di suo padre avrebbe rivelato la posizione della nave, e isolando una parte – forse l’unica salva – di Kibernete nella sfera blu, che avrebbe a sua volta segnalato la direzione ai ragazzi. E allora non sarebbe rimasto che acquistare un mezzo acquatico. Qui si proponeva il problema del denaro: Zoe vide che sulla Terra veniva utilizzata una valuta materiale, più precisamente cartacea o di metallo. Lei aveva conosciuto solo un metodo di monetazione virtuale, non vi era valore economico che potesse essere duplicato da uno degli strumenti come l’orologio di Aster, nella galassia. E lei avrebbe seguito esattamente quel procedimento: avrebbe incanalato nel suo orologio i dati della forma, del materiale, colore, rune, composizione chimica, tutto per poi poter avere a disposizione una cospicua riserva di denaro, duplicando ogni moneta o banconota che trovasse.

Durante la giornata, Zoe vide i suoi nuovi amici esercitarsi in maniera quasi scoordinata con i propri strumenti, per circa un’ora, poi la presero con loro e la introdussero ad alcuni giochi di carte. Le raccontarono anche alcune storie, soprattutto intorno alle avventure vissute insieme, come gruppo musicale, nei loro concerti. La ragazza aliena si sentì straordinariamente partecipe, ma desiderò aver potuto vivere quelle esperienze lei stessa. Fece anche molte domande a Monica ed Abigail, a proposito della loro storia d’amore. Le pareva impossibile, ma erano felici oltre ogni immaginazione, assai più di molte coppie di Neo Cydonia che erano considerate ‘modelli da seguire’. Anche la discussione che naque di seguito, riguardo la scuola, la interessò enormemente. Ascoltando i discorsi dei ragazzi umani, si fece un’idea di come doveva essere la didattica su quel pianeta, o, almeno, in quel paese. Le differenziazioni territoriali su uno stesso pianeta erano inconcepibili, per Aster, – provenendo dai sistemi galattici controllati dalla Comunità Galattica, era abituata a pensare ad un pianeta come ad un unico territorio – così come molte altre sfaccettature delle società umane. Fece una gran fatica a comprenderle, ma sarebbe arrivata a conoscerle.

In mezzo a tante domande, ma anche tante emozioni, derivate dalla vicinanza con gli umani, venne la sera, e i suoi amici umani si preparavano per il concerto. Era elettrizzata come se fosse ad un concerto dei Rolling Stones. Vide Monica spogliarsi della maglietta per rimanere in costume, e si sentì così simile a lei da poter quasi comprendere il sentimento che Abigail provava per lei: sentirsi uniche insieme, potersi amare nell’orgoglio di essere uniche, diverse, e di poter smentire le malignità degli altri con una potenza così naturale come l’amore. Jim non era da meno: un gilet di jeans decisamente femminile, ma per un musicista rock non era che appena stravagante. Andrea, Giovanni e Paolo, sul palco, erano i più sobri. Alice era provocante come lo sarebbe stato una ragazza in cerca di avventure erotiche. Massimo, silenzioso, osservava dal pubblico. Quella serata, fu la chitarra di Andrea ad aprire il concerto, con un pezzo che, Zoe lo avrebbe scoperto solo a fine canzone, si intitolava “You Shook Me all Night Long, signore e signori, dei mitici AC DC! Sì, perché noi vogliamo farvi vibrare le ossa, questa sera, e vogliamo sentire i vostri cuori palpitare, le belle gambe delle ragazze ballare, e le natiche sode agitarsi al ritmo della nostra musica! E ora, invece, oscillate i vostri sensuali fianchi femminili, ma non solo, per Baba O’Riely, degli Who! Dedicata a tutti i giovani in viaggio per trovare se stessi, ma con l’obiettivo di naufragare dolcemente nelle acque della giovinezza!”

Mentre ancora Jim stava parlando, Edoardo, attraverso un sintetizzatore, inviò uno squillante effetto tintinnante, e Zoe si sentì una bambina che per la prima volta scopre luoghi diversi da casa, e guardava Jim agitarsi ai colpi di tastiera con la stessa meraviglia, con gli stessi occhi stupefatti. Alice improvvisava frasi vocali e brevi assolo di voce, oltre a duettare per determinati versi con Jim. L’effetto era esaltante, unito alla potenza di suono derivata da un sassofono incredibile e sorprendente. Le corde della chitarra vibravano, percosse dal plettro di Andrea. L’energia,  l’emozione scaturita da quella musica folgorante era incomparabile a tutto ciò che era possibile udire nella galassia. Aster era cresciuta in mezzo ad una musica virtuale talmente studiata, talmente impeccabile da essere vuota di sentimento. E quei suoni erano preposti al rilassamento, mai all’eccitazione. Per questo non erano così in pochi a conoscere ed amare la musica umana. Altrove, nella galassia civilizzata, la musica era creata da una persona sola, che, attraverso un collegamento neuronale, trasmetteva una musica da lui pensata ad un registratore di pensieri – un aggeggio simile ad uno schermo dati come quello che Aster aveva trovato nello studio di suo padre, ma che registrava sogni, pensieri, e tutto ciò che si può contemplare, anche i ricordi più profondi e dimenticati –, che a sua volta lo riproduceva. Ma in questo modo non esistevano musicisti, leggende della musica, e non esisteva un squadra, un gruppo, ognuno che dava il meglio di se su un palcoscenico. Non esistevano più nemmeno i concerti, ormai. Ma adesso Aster era sulla Terra, e stava ascoltando gli Who. Non aveva la minima intenzione di perdersi una nota o un movimento di Jim, a costo di non battere ciglio fino a far seccare i bulbi oculari.

Lo spettacolo si concluse con una canzone che, solo ascoltandola, pareva penetrare fra i neuroni, prendendo l’anima per mano, e portandola a saltare in viaggi stellari. Il titolo era Planet Caravan, e Aster sentì che non avrebbe mai permesso alla sua mente di dimenticarsi quel titolo. L’intero concerto fu per Zoe un’incredibile corsa attraverso un mondo da tempo sognato. Quando anche l’ultimo brano fu eseguito, Jim corse subito da lei, senza nemmeno accorgersi che la ragazza della notte scorsa lo stava intercettando. Quest’ultima, però, non parve adirata, semplicemente cercò fra i musicisti qualcun altro che fosse intenzionato a passare la nottata fra le sue gambe vellutate. Zoe non attese neanche una qualsiasi parola di Jim, che subito lo tempestò di complimenti su di lui, sul gruppo, sulla musica, e per poco non si lasciò scappare che sul suo pianeta non si sentiva più quella musica emozionante. Si trattenne dal chiedere se alcune canzoni eseguite fossero le loro, immaginando che l’avrebbe considerata ignorante nel settore. Non voleva apparire come una ragazza aliena, che non conosceva la musica del pianeta, che non sarebbe stata in grado di inserirsi. Jim le prese le mani e le disse di calmarsi, ché loro non erano i Beatles.

“abbiamo solo fatto un paio di cover, tutto qui”

“ma quel suono! Quel suono così puro, e con tutti quegli strumenti magnifici che ti riempiono le orecchie fino a entrarti nelle vene per far scorrere il sangue come il Cosmo comanda! E poi vedervi suonare, essere in sintonia con ciò che facevate, eravate fantastici, incredibili! Non posso credere a tutto questo…” la ragazza continuava a muoversi, mentre parlava con tono euforico.

“Zoe, mi sembra di capire che tu non abbia mai assistito ad un concerto” rispose, incamminandosi verso il fitto del bosco, insieme agli altri membri del complesso, ed alcune ragazze che li seguivano.

“non uno così, devo ammetterlo”

“purtroppo nell’era della rete, nell’era di MTV, nell’era in cui la musica è diventata strumento del capitalismo, ormai i concerti non sono più quegli eventi ai quali non si poteva mancare. Io ho parlato con gente che ha visto in concerto i Led Zeppelin, i Deep Purple, i Beatles! E oggi? Chi è che può dire di regalare l’anima al pubblico, da un palcoscenico? Ah! Ma ad agosto i MUSE sono in concerto a Milano, e io non me li perderò, parola mia!”

I Muse? Devo conoscerli, e poi andrò a quel concerto!

La destinazione della loro camminata era la spiaggia. Zoe se ne accorse quando, mentre era assorta nelle parole di Jim come intricata in dolci fili di morbida lana, sentì la sabbia sotto i piedi scalzi. La notte era limpida, ed accoglieva gentile sotto una coltre di stelle vivissime i corpi sudati dei ragazzi e delle ragazze che si erano ormai accasciati in riva al mare per guardare in alto. Graziano, che era fra loro, estrasse la solita scatola contenente le ‘sigarette’, e la porse a Zoe, avvertendola che “non è una sigaretta, if you know what I mean”, e a quel punto, Jim rassicurò invece che “non è tanto pesante, tranquilla, qui nessuno di noi regge un granché”

Zoe non sapeva cosa dire, o cosa fare. Non sapeva con cosa aveva a che fare. Ma alla fine, pensò che non era certo stato il buonsenso a portarla sulla Terra, ed accettò. Jim si avvicinò a lei, ed estrasse un piccolo aggeggio a forma di parallelepipedo, rosso, poi da un’estremità fece schizzare una lingua di fuoco, che andò ad arroventare la punta della stecca che ora stava fra le sue mani. Zoe attese di vedere cosa avrebbe fatto il ragazzo. Osservò come inspirava, come tratteneva il fiato per poi gettare fuori il fumo. Così, quando Jim gliela porse, anche lei trasse un insicuro respiro. Le venne l’istinto di tossire, e lo fece, tossì come se le fosse andata dell’acqua per traverso. Qualcuno ridacchiò, ma senza malignità. Jim le venne ancora più vicino, e le mise una mano sulla pancia.

“devi inspirare piano, con calma, rilassando i bronchi, poi tieni dentro per catalizzare, ed infine espira” spiegò “e, se vuoi un consiglio, guarda il cielo” tolse la mano “vedi altri mondi” sorrise sognante.

Ritentò. Ancora una volta, l’istinto naturale del suo corpo le diceva di gettare fuori quel fumo tossendo, ma lei non lo fece: si sforzò di eseguire le istruzioni di Jim. Pian piano si abituò, e iniziò a provarci uno strano gusto. Attendeva sempre il suo turno, ma la strana stecca era abbastanza lunga da concedere ad ognuno più di un paio di volte, prima di finire in cenere. Le gambe di Zoe erano lievemente piegate, mentre stava seduta, sprofondando nella sabbia fresca e umida. La gonna scivolava maliziosamente lungo le cosce. Intorno a lei, il mondo iniziò a scorrere più lentamente, prendendosi la calma, per una volta, di attendere le fantasie di Aster. Voltò la testa da un lato, e vide che Abigail e Monica erano nude, e si accarezzavano, si baciavano, lungo tutto il corpo, si stringevano, facevano l’amore, senza veli e senza vergogna, davanti ai loro amici. La lingua di Zoe era asciutta. Voltò la testa dal lato opposto, con una straordinaria lentezza, e notò che anche Jim era nudo, e suonava la chitarra elettrica anche senza amplificazione, quasi immaginandosi un assolo psichedelico  cosmico. Graziano, insieme ad una ragazza non del gruppo, stava anch’egli facendo sesso, ma si era allontanato di una decina di metri, per essere protetto dal buio. Altri, invece, come Massimo, che aveva una fidanzata che l’aspettava a casa, o come Giovanni, che non aveva nessuna ragazza con cui volare, si erano gettati fra le onde serali. Senza nemmeno pensare a cosa stesse facendo, ma sentendosi guidata come da un’altra Aster, lei si alzò, e si spogliò completamente. Si sentiva ubriaca, la testa pulsava, e il cuore batteva forte, ma lei si sentiva in pace, in armonia con ogni suo senso. Amava la delicata brezza che le accarezzava il corpo nudo, amava l’odore di salsedine, amava sentire la sabbia tra le dita dei piedi scalzi, amava sentire i cauti gemiti di piacere di Monica ed Abigail, accompagnati da calde parole. La vista era confusa, per ogni volta che voltava lo sguardo pareva fosse il mondo a muoversi. Vide Jim, che ora fumava una sigaretta sdraiato, col cappello a fargli da cuscino. Zoe tentò di inginocchiarsi di fianco a lui, ma in realtà cadde goffamente sulle ginocchia. Gli prese la mano e se la portò al collo, dal quale scese, facendo compiere alle dita del ragazzo un lungo ed erotico viaggio lungo tutta lei, l’autostrada del piacere. I polpastrelli si soffermarono sull’ombelico, come quelli di un altro ragazzo, giorni addietro, che adesso era troppo lontano da quell’istante. A quel punto, Jim poté continuare da solo, lungo le gambe levigate. Tornò presto verso l’alto, accarezzando, mentre la fissava negli occhi, arrossati, con disperata passione, le labbra umide e calde in mezzo alle cosce. Zoe raggiunse il membro del ragazzo, dopo aver compiuto il medesimo percorso, quasi fosse un mandala, e iniziò a tirare la pelle, prima da una parte, poi dall’altra. Entrambi iniziavano a gemere, e quando sapevano che non potevano più fuggire l’uno dall’altra, Jim la allontanò, scaraventandola a terra. Coprì ciò che fino a poco prima era tra le delicate dita di Zoe, lo coprì con un sottile rivestimento trasparente, e quando questo fu fatto, si avventò su di lei, baciandola dovunque, e poi penetrando in lei con una furia piena di passione. Lei prese e gridare sommessamente di piacere. Ad un certo punto, si dimenticò di tutto il resto dell’universo, finché non rimasero solo lui e lei. E toccò la mente di Jim come lui aveva fatto con il suo ombelico, provocando un effetto ancor più inebriante.
Jim non sapeva cosa stesse succedendo, sentiva Zoe dentro la sua mente, che l’accarezzava, così come lui era fisicamente dentro di lei. Pensò si trattasse degli effetti del fumo. Ma era come se sapesse, in fondo al suo cuore, che Zoe, in realtà, era l’amica con cui aveva parlato attraverso lo spazio e il tempo, attraverso lo specchio della Terra, attraverso gli anni luce, giungendo, la sua voce, alla mente di lei all’istante.

Ti sento in me… Aster.

Quelle parole erano tutta la felicità che mancava ad Aster per commuoversi. Le lacrime uscivano copiose dagli occhi, mentre godeva del piacere del sesso e di quello sbocciato dall’abbraccio con la mente e l’anima di Jim. Il ragazzo rallentò finanche a fermare la propria carica, segno che ormai l’Atto era giunto alla sua conclusione con un fulmine di piacere. Uscì dal corpo di Zoe, e cercò nei suoi vestiti un fazzoletto, nel quale rinchiuse il rivestimento trasparente. Graziano, invece, non si era fatto problemi a gettare il suo fra le acque del mare, inquinandolo, ma non gl’interessava. Zoe si rialzò, tremante, le gambe fragili, la schiena sudata ricoperta di fini granelli di sabbia come un vestito. Lui la prese di forza in braccio e la portò fino alla sponda. Quando entrò nel mare, entrambi sentirono l’acqua fredda contrastare la calura delle loro pelli madide di sudore. Jim cullò dolcemente Zoe, tenendola in braccio come un gatto, e facendola nuotare. Lei guardava il cielo, intanto, vedendolo esplodere di centinaia di colori, ed ognuno di essi le parlava, non con la voce, ma con immagini, sensazioni, suoni che rimbalzavano nella testa. In mezzo a quel tripudio di follia dell’anima, Aster trovò i suoi pensieri, li vide. Vide se stessa, come voleva essere, vide una strada che le prometteva infiniti sogni. Il cielo aveva così tante storie da raccontare, ma per quella notte, fra le braccia di Jim, il sonno prese il sopravvento sulle palpebre frementi di Zoe.

Una carovana di pianeti procedeva silenziosa nello spazio, perduta nell’infinito buio cosmico. Una cometa impostava la rotta verso il cuore di un sole, mentre un’altra stella esplodeva chissà dove, nell’universo, portando con se intere civiltà, interi sistemi planetari. Ma nessuno ne udì nemmeno gli echi.

ANGOLO DEGLI AUTORI
Finito di leggere? niente segnalazioni? Grandioso! Grazie! XD 
Ecco... Diciamo pure che abbiamo un tantino esagerato con gli effetti del fumo (non ne abbiamo esperienza diretta '_'), ma volevamo scrivere un capitolo che ricordasse una specie di Woodstock, molto 'Hippie', ecco XD per scriverlo ci siamo ascoltati per una dozzina di volte almeno Planet Caravan, Strange World e innumerevoli canzoni dei Pink Floyd, che, asicuriamo noi, hanno un effetto decisamente allucinogeno, senza dover per forza fare uso di droghe XD Comunque sia, speriamo che questa esperienza psichedelica vi sia piaciuta, e ci auguriamo di non aver infastidito i lettori. Grazie per essere giunti fin qui, cari lettori, ci ritroviamo nella prossima puntata di: ASTER! ;-) 

_Helen & Riordan

 
  
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