Anime & Manga > Inazuma Eleven
Segui la storia  |       
Autore: _ A r i a    05/12/2015    6 recensioni
♟ Storia ad OC | Iscrizioni chiuse ♟
È piuttosto singolare trovare una piccola stradina secondaria, nella Londra moderna, peraltro dove l’invadente asfalto non sia arrivato e dei ciottoli irregolari premano sotto le suole delle scarpe.
Eppure, a quanto pare, è proprio così.
Amelia ricontrolla l’indirizzo, segnato su un pezzo di carta piccolo e vecchio, piuttosto sgualcito.
L’inchiostro nero è un po’ sbiadito, non si meraviglierebbe di essere nel posto sbagliato… in effetti ha paura che qualche strano individuo sbuchi fuori dal nulla da un momento all’altro.
Se non fosse per la piccola bottega di legno che si trova ora davanti agli occhi.
È un posto piuttosto particolare, con tutte le pareti di legno e una vetrata all’ingresso, piccoli quadrati trasparenti ricoperti da uno spesso strato di polvere divisi tra loro da piccole strisce di mogano non esattamente definibile “in ottimo stato”.
C’è anche un’insegna, solo che è parecchio in alto e Amelia decide di non tentare la fortuna e le sue – scarse – abilità di equilibrista nell’arrampicarsi su delle casse malridotte lì al lato per controllare il nome di quel posto.
Genere: Azione, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Jude/Yuuto, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic
«Il tempo è come un fiocco di neve,
scompare mentre decidiamo che cosa farne»

 Romano Battaglia –


» Chicago, Stati Uniti d’America, 2059

Ethan fa la sua comparsa all’interno dell’ampio soggiorno della casa della sua famiglia. O meglio, all’interno del soggiorno deserto della casa della sua famiglia.
In effetti per lui parlare di “famiglia” è alquanto difficile:tutti i suoi familiari sono venuti a mancare … ormai c’è soltanto Ethan.
Ethan, con le foto di famiglia incorniciate, tutti sorridenti, sparse sui mobili del soggiorno.
Ethan, con la musica, unica vera compagna di vita, un vero e proprio linguaggio alternativo nel quale nascondersi, con le sue pause e i suoi silenzi, le sue note e le sue chiavi, come ad esempio la chiave di basso, rappresentata anche sul suo Orologio.
Ah, già. L’Orologio.
Proprio lui, la causa di non pochi problemi nella sua vita, ultimamente. A cominciare dal terribile mal di testa che ora lo attanaglia.
In effetti non tutti i salti nel tempo sono uguali:alcuni sono più lunghi, altri più brevi … in teoria, più si va indietro nel tempo peggio si sta, tuttavia questo dipende anche da altri fattori sia interni che esterni, come ad esempio condizioni psico-fisiche di chi compie il salto.
Si lascia cadere su una delle sedie intorno al tavolo al centro del soggiorno, sospirando appena.
C’è un certo non so che di sfacelo nell’aria, come un sapore acre e persistente che non riesce proprio ad abbandonare quelle quattro mura, arredate in perfetto stile moderno, il bianco che pare colare giù dalle pareti come acqua che scivola giù lungo il vetro di una finestra in un cupo pomeriggio di pioggia, neve al sole in un mondo impazzito.
Berrebbe volentieri qualcosa ma adesso è troppo stanco perfino per alzarsi da quella sedia, figurarsi per accendere i fornelli e scaldarsi un caffè o una tisana che sia.
O forse è solo troppo pigro per tutto ciò.
In fondo quella sorta di quiete apatica e senza rumore alcuno che pare essersi venuta a formare come cappa eternamente presente in quella casa non gli dispiace nemmeno così tanto:è bello ogni tanto riuscire a staccare la spina, anche solo per un paio di minuti, da quei rumori forti e contrastanti tra loro ai quali è ormai abituato e che sempre lo circondano.
Sospira pesantemente, Ethan, valuta che se proprio deve addormentarsi meglio allora che sia nel suo letto, tanto ormai stava letteralmente crollando sul tavolo del soggiorno. Così si tira in piedi, abbandonando la sedia e rendendosi conto di non aver mai trovato una di queste così comode, prima … devo essere messo proprio male, mormora tra sé, se sono finito a valutare la comodità di una sedia.
E quello non è che uno dei suoi problemi … in fondo, quanto può essere normale trovare un Orologio capace di viaggiare attraverso lo spazio ed il tempo?
Ben poco, ragiona in fretta Ethan, nonostante l’ormai generale intorpidimento della sua mente a causa della stanchezza.
Arriva in camera da letto con incedere lento ed affatto cadenzato, come si suol dire da vero e proprio elefante in una cristalleria, lasciandosi cadere sul materasso con tutto fuorché grazia.
Affonda il volto tra le piume morbide del cuscino e pensa che, ora come ora, rimarrebbe volentieri lì sul suo letto per il resto della sua vita.
Peccato che un ennesimo rumore improvviso arrivi ad interrompere i suoi piani di beato e meritato riposo.
Oh, rumore … a Ethan sembra che la sua vita non sia fatta d’altro che di questo …
Quando si è lasciato cadere sul letto infatti il suo cellulare deve essergli scivolato dalla tasca della giacca ed ora giace incustodito sul materasso.
Almeno finché non emette un trillo acuto.
Ethan si mette a sedere sul letto, cercando il telefono di ultima generazione tra le lenzuola color del mare.
Quando lo trova se lo avvicina subito al volto, esaminando attentamente il display dell’apparecchio, che pare essere ora illuminato da una vivace luce turchina.
In effetti quella luce segnala una notifica:gli è arrivato un messaggio ed Ethan non ha quasi bisogno di leggerlo per comprendere quale sia il testo contenuto in quest’ultimo.
Le prove della band. Merda.

» Parigi, Francia, 1789

Carcere de la Bastille, periferia orientale di Parigi, 14 luglio 1789. Già dalle prime luci dell’alba un certo fervore ha avvolto le grandi pietre squadrate di cui è costituito l’edificio.
Fino a quando quel fervore non è finito per divenire la scintilla di una rivoluzione.
I cittadini parigini sono affluiti lì da ogni angolo della città, attaccando la fortezza dove vengono detenuti i prigionieri di stato.
Le fiamme che hanno appiccato ormai da ore s’innalzano sempre più alte verso il cielo, con quel loro tetro colore vivo, così forte da credere che solo quel rosso potrebbe essere in grado di bruciare ogni cosa intorno a sé.
Da in cima ad una delle alte torri del carcere una figura estranea e totalmente distaccata da quegli eventi osserva con un certo cipiglio attento e curioso l’inizio di quella che poi, già lo sa, sarà la Rivoluzione francese.
A farle compagnia dalla sua postazione, le urla dei dannati prigionieri destinati alla morte in quell’inferno di calore e fuoco e l’odore acre, quasi dolciastro, delle fiamme e della cenere, di quello che è già stato bruciato e non esiste più ormai, dei morti che aumentano, uno dietro l’altro.
Margarita dondola le gambe nel vuoto, rimanendo seduta sulle pietre compatte della torre che ha scelto come punto d’osservazione.
Già, osservazione, perché in fondo è di questo che si tratta:l’attrazione, la curiosità di studiare le reazioni umane, in ogni loro minima sfaccettatura.
Per la verità, non si sente nemmeno così partecipe al dolore di quei morti. Non per niente, è solo che non è una persona particolarmente empatica.
Nonostante ciò osservare è sempre stata un’occupazione fonte d’interesse per lei, ecco perché in quel momento si trova lì:percepire quel miscuglio di emozioni che attanaglia ora quel folto gruppo di persone ha a dir poco dell’incredibile per lei.
Può infatti sentire nitidamente la rabbia, l’odio salire dallo sciame di cittadini che accorrono presso le carceri per uccidere quanti più uomini possibile ed il terrore e l’ansia che ora invadono i prigionieri, bloccati nelle segrete e nei vari piani dell’enorme edificio quale la Bastille è, le loro grida strazianti mentre il fuoco soffoca tutto, tutto quel dolore …
Rabbia, disperazione, un fiume in piena di emozioni e sensazioni impossibili da contrastare o da tenere a bada …
È così che comincia una rivoluzione.
Margarita sorride, sistemandosi con noncuranza una ciocca di capelli castani dietro l’orecchio e sorride, come una bambina davanti ad una scoperta nuova ed ai suoi occhi interessantissima del mondo che ha appena visto con i suoi grandi occhi.
Il segreto sa nel sapersi stupire, si ricorda Margarita.
E forse lo stupore più grande che le sia mai capitato di provare è stato quando ha … trovato l’Orologio.
Credeva fosse solo un normalissimo cimelio, uno dei quei vecchi artefatti un po’ ampollosi che ormai si trovano solo in qualche bottega di artigianato o tra le bancarelle di qualche mercatino, con quel suo fascino un po’ retrò e la superficie dorata resa lucente dal tempo e dai ripetuti sfregamenti.
Forse l’elemento che maggiormente l’ha attratta di quel medaglione –dopo quella sorta di strana lucentezza s’intende, ovviamente- è il simbolo che è raffigurato sulla superficie metallica di esso, che avvolge completamente l’Orologio, proteggendo i suoi preziosi ingranaggi.
Sono due maschere, non due qualsiasi maschere, bensì il simbolo del teatro classico, la commedia con la maschera dall’espressione ilare e sorridente e la tragedia, con il volto contratto in una smorfia di dolore e disgusto.
Margarita non riesce a non pensare che quel simbolo sia piuttosto azzeccato.
Il mondo è diviso in molteplici sfumature, tuttavia la più grande risiede proprio in questa distinzione:bene o male, gioia o dolore.

» Il Cairo, Egitto, 1332 a. C.

Atemu passeggia tra le sabbie dorate e rossastre della sua terra d’origine, il terreno fino e morbido che si alza in piccoli sbuffi vaporosi, sollevato dai suoi passi, svariati granelli colorati che rimangono poggiati sulla punta dei suoi stivali scuri.
Attorno a lui può osservare i ferventi lavori di costruzione di imponenti monumenti, piramidi, sfingi, lo splendore della culla della società in tutta la sua regale magnificenza.
È questo, il potere dell’Orologio? Può riportarlo in quei luoghi e in quei tempi tanto lontani?
Avvicina le dita all’oggetto che tiene appeso al suo collo, tastandone la superficie fredda e liscissima.
Quando suo padre gliel’aveva consegnato aveva ritenuto con evidente erroneità che non fosse altro se non un altro pezzo da aggiungere alla sua collezione di strani e rarissimi orologi provenienti da tutto il mondo.
Eppure, già osservandolo meglio, si era reso conto di non trovarsi davanti ad un comunissimo orologio.
Ne aveva visti a bizzeffe nella sua vita e quello non sembrava assomigliare a nessun altro degli orologi presenti nella sua collezione. Non avrebbe neppure saputo dire il perché se mai glielo avessero chiesto:era strano, non aveva mai visto niente del genere.
Non sembrava più antico di altri quadranti che possedeva … eppure, pareva in grado di racchiudere in se stesso molta più storia rispetto a qualsiasi orologio esistente.
Inoltre aveva quel certo non so che … che lo rendeva estremamente affascinante, come se intorno ad esso ronzasse una sorta di strana energia magica sotto la forma di una nube evanescente appena visibile, a cominciare dalla raffigurazione che spiccava in rilievo sul metallo che racchiudeva il quadrante dell’orologio e tutti i suoi ingranaggi.
Era la rappresentazione della mappa del globo terrestre, tanto accurata d sembrare quasi inquietante.
Atemu vi passa sopra il pollice, come una sorta di leggera scarica di energia elettrica pare attraversare tutto il suo corpo.
Non aveva individuato subito la vera funzionalità dell’Orologio, gli era servito del tempo per comprendere quale fosse la sua vera utilità e pure allora, quando si era reso conto di quanto potere trattenesse ora tra le sue mani, era successo quasi per caso.
Stava osservando per l’ennesima volta quello strano oggetto che suo padre gli aveva consegnato, qualche tempo prima e, mentre passava un dito sopra il piccolo pulsante in cima all’orologio, gli era capitato inavvertitamente di premerlo, ritrovandosi così a vagare nel tempo e nello spazio fino a giungere in epoche remote e luoghi lontani rispetto alla quotidianità a cui era abituato.
Affascinato da quei meccanismi tanto da volerne imparare tutti i segreti cominciò a viaggiare spesso a ritroso nel tempo, tornando per quanto più gli fosse possibile proprio lì, nell’antico Egitto, dove avvertiva le proprie radici più forti che mai.
Atemu non riesce infatti ad immaginare raffigurazione più azzeccata sul proprio Orologio:il mondo, quel mondo tra il quale è in parte conteso, le sue radici lì in Egitto, così lontane dall’Inghilterra, luogo in cui ora vive.
Il giovane avanza tra lo splendore dell’antico Egitto, mentre un’altra grossa pietra viene inserita alla base di una piramide.
Simbolicamente, riflette tra sé Atemu, quelle pietre gettano la base anche della nostra odierna società.

» New York, Stati Uniti d’America, 2120

Jude si risveglia pacatamente tra le lenzuola di quel letto che, da un periodo a quella parte, è ormai solito considerare il suo letto.
Ancora intorpidito dal sonno, allunga una mano tra le coperte purpuree, tastando il materasso accanto a sé.
Sorprendentemente, lo trova vuoto e, soprattutto, freddo.
Balza repentinamente a sedere, guardandosi attorno con aria piuttosto spaesata.
Sa bene che l’uomo con cui, ormai già da qualche tempo, condivide il letto non è solito rimanere tra quelle coperte per più del tempo necessario di un buon riposo.
Jude finisce per darsi dello stupido quando si rende conto di essere quasi dispiaciuto che non sia lì al suo fianco … a volte è successo.
Di svegliarsi e di ritrovarlo già sveglio lì nel letto con lui. Gli è capitato.
Per quanto possa trovare confortante l’idea di ritrovare quella presenza accanto a sé al risveglio in quel mondo arido e deserto non può che darsi dello stupido se si permette di sperare che pure per Ray valga la stessa cosa.
In fondo sono due individui differenti, con diverse necessità. Lo sono sempre stati …
… No.
No, questo non è vero:non sono sempre stati due individui diversi.
C’è stato un tempo, infatti, in cui le loro menti lavoravano all’unisono, i loro pensieri e le loro decisioni viaggiavano nella stessa direzione, come se a formularli fosse stata una sola persona.
Troppo tardi, tuttavia, era stato comprensibile ad entrambi che non era così.
Jude sgattaiola fuori dalla camera da letto, i piedi nudi che percorrono il pavimento freddo mentre tutto intorno a lui continua ad esserci quella persistente penombra.
È questa forse la cosa che meno riesce a mandar giù:in quel luogo può comunque trovare delle attività da fare per dilettarsi … tuttavia, anche se mangia, anche se dorme, anche se respira ormai non sa mai quanto tempo sia trascorso mentre faceva quell’azione.
È … destabilizzante, senza dubbio.
Camminando in punta di piedi arriva fino in cucina, dove nonostante sospettasse già di trovare Ray rimane per qualche momento sorpreso e spiazzato dalla presenza dell’alta figura dell’uomo, seduto su uno degli sgabelli, intento a fissare l’oscurità che avvolge tetramente i palazzi davanti ai loro occhi.
«Buongiorno?»domanda con tono beffardo l’uomo mentre continua a rimanere seduto sul proprio sgabello, agitando appena una mano nell’aria.
«Stavo per chiedertelo io»replica Jude, affatto scoraggiato dall’inflessione leggermente impertinente dell’uomo , quindi prende posto a sua volta su uno degli sgabelli presenti nella cucina.
«Ma immagino che, come al solito, mi avresti risposto dicendomi che qui è impossibile calcolare il tempo, giusto?»riprende poco dopo, certo di averci azzeccato.
Ray scrolla le spalle, quasi con noncuranza:«Può darsi, chi può dirlo …»
Jude prende un biscotto dalla scatola che Ray ha aperto sul tavolo, masticandolo lentamente. In quel luogo estraneo allo scorrere del tempo gli oggetti non invecchiano, tanto che risultano gradevoli al palato perfino biscotti vecchi di … meglio non pensarci, valuta in fretta il ragazzo.
Dopotutto è pure comprensibile:quella è l’unica colazione che hanno a disposizione, meglio non sprecarla.
Entrambi rimangono in silenzio per un tempo tanto lungo che pare infinito. Eppure di cose da dirsi ce ne sarebbero, e tante oltretutto.
Solo che forse quel silenzio è molto più conforme al loro, al loro modo di pensare, ai loro spiriti affini.
Ray sospira pesantemente e prende coraggio –sempre se coraggio possa essere definito- mentre spiega:«Non so se te lo ricordi ma stanotte … hai avuto un incubo. Quando ti sei risvegliato, tu … hai detto una cosa …».
Jude si mette subito sull’attenti, circospetto. Sa bene infatti quanto possa essere importante qualsiasi dettaglio in una situazione come la loro, perfino quelli sciocchi come i suoi incubi notturni, che in una qualsiasi altra occasione avrebbe ben volentieri ignorato, considerandoli futili ed insensati, privi di significato.
«E sentiamo, cosa avrei detto?»domanda, il tono che tradisce una certa indifferenza, sebbene a questo punto della conversazione sia piuttosto interessato al loro discorso.
«Che vuoi tornare a casa»ammette Ray, quasi freddamente.
Per un momento Jude indugia, la bocca socchiusa e le parole bloccate a metà strada nella gola, tuttavia l’attimo subito successivo cerca di dissimulare una sicurezza che non ha nell’affermare:«E allora? Mi sembrerebbe anche comprensibile, non trovi? Sono in una dimensione che non è la mia, non posso mica rimanerci in eterno!».
D’un tratto una scintilla d’ira attraversa i piccoli occhi neri di Ray, tuttavia il cambiamento è così breve, giacché con la stessa rapidità con cui è apparso scompare nuovamente, lasciando il posto alla consueta espressione imperturbabile sul volto dell’uomo, che Jude effettivamente non ha nemmeno il tempo materiale per rendersene conto.
«Ah, sì?»domanda l’uomo, visibilmente irritato, lo sguardo basso«e così ti dà così fastidio essere in mia compagnia, non è vero?».
Jude resta nuovamente a bocca aperta. Non era certo quello che intendeva, dannazione, tuttavia come potrebbe ora spiegarlo a Ray senza essere nuovamente frainteso da lui?
«Tu non capisci …»fa per sbottare il ragazzo, tuttavia è nuovamente interrotto dalla voce profonda dell’uomo.
«Beh, ovvio che non capisco»ribatte infatti, gli occhi velati da astio che nemmeno tenta di celare«dopotutto io non capisco mai , non è vero, Jude?».
«I-io …»il ragazzo cerca di ribattere, tuttavia sente d’improvviso i suoi occhi velarsi di lacrime.
Perché riesce sempre ad essere così vulnerabile al momento sbagliato?
Balza in piedi, assestando un forte colpo contro il piano della cucina. Ora è così tremendamente infuriato, con Ray, con se stesso, con il resto del mondo che ragionare lucidamente gli suona tanto come un’utopia.
«Io ti odio, Ray!»scoppia, fuggendosene poi via dalla cucina, correndo a rifugiarsi nella camera da letto, chiudendo attentamente la porta a chiave per poi scivolare seduto a terra lungo di essa, gli occhi lucidi.
Perché ha detto una cosa del genere, se non ci crede minimamente?



* Aria’s corner *

I-io … io non volevo scrivere quella brutta cosa, lo giuro …
Buhuhah, i miei dolci tesssoriii--
Okay, la pianto.
Anzitutto mi scuso se non ho potuto pubblicare ieri ma in questi giorni non sto affatto bene (dannata influenza) e pertanto non garantisco poi molto sul contenuto di questo capitolo.
{soprattutto sull’ultima parte. Che immane tristezza, signori}
In compenso assistiamo al ritorno in scena di Ethan (*nota di servizio per la mia stalker personale aka _Myosotis:non avevo inserito Ethan nel chap precedente non perché non avessi recensito ma piuttosto perché avevo preferito utilizzare il capitolo successivo per spiegare un po’ a tutti la situazione in cui ci troviamo, perciò tranqui dear~*) ed alla presentazione di ben due nuovi personaggi!
In questo capitolo infatti conosciamo Margarita Rimšaitė, l’oc della mia cara chion e Atemu McKinley, l’oc della mia altrettanto cara black dalia.
Ho preso una decisione importante riguardo agli oc ma per ora non vi dico niente perché sono sadica~
Ammetto di averci messo un po’ per la stesura di questo capitolo, vuoi per l’influenza, vuoi per l’ispirazione che viene e che va, vuoi per lo stalkeraggio ma alla fine … yo, ce l’ho fatta!
In realtà sono in quella fase in cui la vita mi fa schifo ma non ho nessuno a cui dirlo, perciò mi taccio.
Anche stavolta non ho molto da dire (non ho mai molto da dire) perciò credo la chiuderò qui per non tediarvi oltre.
Ci si sente in recensione~

A presto (spero)
Aria~
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: _ A r i a