Fumetti/Cartoni americani > TMNT / Tartarughe Ninja
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Autore: Zoey_and_Hel    08/12/2015    0 recensioni
New York, 2043
La guerra contro Shredder è ormai finita, i nostri mutanti si sono sposati e hanno avuto dei figli.
I cittadini newyorkesi hanno ormai accettato l'esistenza dei mutanti, e il Decreto Sulla Tutela dei Mutanti impedisce ai normali esseri umani di trattarli come mostri.
Ma si sa, i pregiudizi fanno fatica a sparire, e le convinzioni sono ben radicate nelle menti della gente, e tutto ciò si riversa sulle vite di alcuni ragazzi, dei mezzosangue.
James, Lorenzo, Izumi e Susan Hamato sono quattro mezzi mutanti, figli delle quattro tartarughe che sconfissero Shredder, e sono quelli che più faticano ad accettare questa realtà.
Ma i quattro verranno coinvolti in una battaglia più grande di loro, dove i loro genitori non potranno fare niente per aiutarli.
Una corsa contro il tempo, una lotta per riuscire a salvare la loro famiglia e le persone che amano...
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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3

THE FIRST BATTLE


-Ragazzi, prima di andare a casa, vi va di passare alla TCRI?- chiese improvvisamente Izumi, fermandosi.


La TCRI era stata, quando i loro genitori erano ragazzini, una base dei Kraang, una specie aliena che aveva tentato di conquistare il mondo. In seguito all'accettazione dei mutanti all'interno della società umana, era stata tramutata in un normale palazzo di New York, che ora conteneva uffici che si occupavano di scienza. Donatello, il padre di Lorenzo, aveva fatto la supposizione che si trattassero di laboratori di genetica.


Fatto sta che era diventato anche uno dei posti preferiti dei quattro giovani ninja, un luogo perfetto dove osservare le stelle, fare un picnic sul tetto e parlare.


James storse il naso, voltandosi verso la riccia. -Zumi-chan, non penso sia una buona idea- ribatté. -È già tardi, e sai che ci succede se superiamo l'orario del coprifuoco-


-Andiamo, Jamie! Non c'è nulla di male!- esclamò la riccia, con  un leggero broncio.


Susan prese posizione vicino al cugino. -Cuginetta cara, tu dici così solo perché i tuoi non sono rigidi sulle regole!- obiettò -Di sicuro zio Mikey e zia Zoey non sono apprensivi come mio padre- aggiunse.


-O mia madre- si intromise Lorenzo, rabbrividendo al solo pensiero degli scleri in arabo che si sorbiva ogni qualvolta faceva qualcosa di "potenzialmente sbagliato".


-O la mia- finì James.


Susan scosse il capo. -Zio Donnie, zia Aicha, zio Raph e zia Giulia non battono Leonardo Hamato, tranquilli- ci tenne a sottolineare, con un sospiro esasperato.


Izumi ridacchiò. -Veeeero- disse, eseguendo una piroetta. -Ma proprio per questo io, la fantastica, geniale, incredibile...-


-...e modesta- bofonchiò Lorenzo, aggiustandosi le code della maschera.


La cugina riccioluta lo ignorò, e continuò il suo sproloquio. -...e intelligentissima Izumi Kazuha Hamato, ho già pensato a come fare!- esclamò, con un saltino soddisfatto. Tirò fuori il cellulare con un gridolino. -Ho mandato un breve ma efficace messaggio a mia madre...-


-Ti prego non dirmi che hai scritto che ci fermeremo a mangiare da Murakami-san - sospirò Susan, passandosi una mano sulla fronte.


-"Ma', io, il Rompipalle, Susie-chan e Jamie-kun ci fermiamo a mangiare da Murakami-san. Faremo un po' tardi, puoi avvertire anche gli zii? tvb <3" Che ne dite, guys?- lesse orgogliosa l'altra (che non aveva minimamente sentito le parole della cugina bionda).


Questa si limitò a sbattere la testa contro la spalla di James, che lanciò un: "Ahia, Sue!"


Lorenzo, invece, aggrottò la fronte. -Ehi! Perché io sarei il Rompipalle?!- protestò, incrociando le braccia sul petto.


-Perché lo sei veramente, genio!- fu il commento all'unisono degli altri tre.


Susan alzò il pugno al cielo. -E TCRI sia! E al diavolo mio padre e la sua ansia!-


-Ben detto, Susie-chan!- la appoggiò Izumi, battendo il cinque alla bionda.


-Zumi, chiamami ancora così e ti faccio fuori-


-...-


James sospirò. -D'accordo, allora!- disse poi, con un sorriso. -Lore, tu ci stai?- domandò, voltandosi verso il castano.


Il ragazzo bofonchiò qualche parola sottovoce, poi annuì.


-YUHUUUUUUU!!!- saltò la riccia del gruppo. -GO, GUYS!!!!- urlò poi, allontanandosi e venendo seguita dai tre.


-Io vi odio tutti-


-Taci, Lorenzo!-



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Gabriel aprì il pacchetto di sigarette e ne prese una tra le lunghe dita pallide. La portò alla bocca e la accese, con uno scatto dell'accendino.

 

Mentre l'odore acre del fumo riempiva il piccolo terrazzo, il ragazzo fissava lo skyline della città, l'occhio visibile perso nel vuoto, senza nessun pensiero apparente, i capelli scompigliati dal leggero vento serale.


Socchiuse la palpebra, cercando di intravedere le stelle. Amava le costellazioni, le conosceva alla perfezione, ma, sfortunatamente, a New York non era facile vederle, a causa dell'elevato tasso di luce artificiale.


Il corvino sospirò, tirando un'altra boccata e appoggiandosi al cornicione, cercando di ignorare il frastuono del traffico della strada sotto di lui e concentrarsi solo sul silenzio...


-Ehi, Gabriel, sei qui?-


...che venne interrotto puntualmente da Shin. Come ogni dannata volta che cercava di stare in pace. E da solo.


Missione solitamente impossibile per lui.


Il ragazzo più giovane era uscito dal minuscolo appartamento che dividevano, oltrepassando la porta finestra. Si era evidentemente fatto una doccia, poiché sulla felpa rosso siena portava un asciugamano stropicciato e i capelli neri erano fradici, incollati alla fronte e al viso. Rabbrividì.


-Gabriel, se stai fuori con questo freddo ti congelerai- esclamò, strizzandosi una ciocca.


Le gocce atterrarono sulle piastrelle della terrazza, creando piccole macchie di bagnato che, la mattina dopo, sarebbero diventate ghiaccio.


Il più grande fece spallucce. -Mi piace il freddo- fu la laconica risposta.


Shin alzò gli occhi al cielo. -Oh, Santo...eddai, Gabri-kun, butta quella sigaretta ed entra.-


Il più grande mise su un'espressione infastidita. -Disse quello a con i capelli bagnati e le infradito- ironizzò, ma buttò ugualmente la cicca nel posacenere, spegnendola.


Fatto ciò, oltrepassò Shin ed entrò in casa, senza dire una parola in più, mentre quest'ultimo bofonchiava qualcosa che sembrava: "Non cambierà mai".


-Allora, Gabri-kun, cosa ti andrebbe di fare?- chiese, entrando anche lui e riaccendendo il phon.


Gabriel, dalla sedia, lo fulminò con lo sguardo. -Non chiamarmi così- esclamò, allungando una mano verso il libro posato sul tavolo e aprendolo ad un punto qualunque. 


-Preferisci "chan" allora? "San"? "Sama"?-


-Taci, porca miseria-


Shin sorrise, passandosi una mano tra i capelli quasi asciutti e buttando l'asciugamano sulla poltrona vicino a lui. -Non mi hai risposto, Gabriel-


Il corvino sospirò. -Siamo impegnati, stasera, Shin- gli ricordò, senza sollevare gli occhi dalle pagine. Il più piccolo storse il naso. -Ah, già- commentò, spegnendo definitivamente il phon e staccandolo dalla presa della corrente. -Cavolo-


Gabriel non rispose, continuando a leggere.


Shin si avvicinò, cercando di spiare il titolo del libro, ma Gabriel gli bloccò il viso con una mano, come quando erano piccoli. -A cuccia, pulce- esclamò, continuando la lettura e ignorando i: -E che cavolo, Gabriel!- del moro.


-Se vuoi sapere che sto leggendo basta chiedere. È "Il ritratto di Dorian Gray"- precisò, lasciandogli andare il viso.


Shin fece spallucce. -Ok...Ma smettila di trattarmi come se avessi due anni!-


Sul volto solitamente serio del corvino apparve un ghigno. -Per me rimani sempre il mocciosetto fastidioso che ho conosciuto quasi sei anni fa- mormorò, rifilandogli una gomitata.


L'altro la ricambiò. -Bada a come parli!- scherzò, per poi lanciare uno sguardo all'orologio. -Faremo meglio a prepararci, tra poco dobbiamo andare dai miei-



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-Sono in ritardo!- sbuffò Anubi, mentre lanciava sguardi insofferenti all'orologio. -Che diavolo hanno da fare quei due?-


Luke sollevò lo sguardo da "Harry Potter e Il Calice di Fuoco" con aria leggermente seccata. -Anubi, è la ventiduesima volta in tre secondi che me lo chiedi! Dovevano andare a trovare i parenti di Shin.-


Il platinato storse il naso. -Ok, ma questo non li autorizza a fare ritardo al l'appuntamento che LORO hanno fissato- esclamò. Rilanciò uno sguardo all'orologio da polso. -Le 22:30. Altri cinque minuti, poi ce ne andiamo- bofonchiò.


Luke fece spallucce, si appoggiò al muro  e tornò a leggere.


Si gelava, davanti al "Great great", e i due poveri ragazzi erano lì da mezz'ora.
Era perciò piuttosto comprensibile l'immensa irritazione di Anubi.


Il ragazzo diede un distratto calcio ad un sasso, sbuffando, mentre Luke gli lanciava occhiatacce. -Sei fastidioso-


-Taci tu. Devo distrarmi-


-Hai un cellulare per questo-


Anubi alzò gli occhi al cielo. -Capito. Provo a chiamarli-


Ma non fece in tempo a finire la frase che la canzone di una qualche band rock sconosciuta si fece udire attraverso la stoffa della sua giacca bianca.


Il giovane lo afferrò. -Pronto?-


-Ehi, Anubi. Sono io, Shin.-


-Eh, alla buon ora! Dove siete? Io e Luke siamo da ore nel freddo ad aspettarsi. E sospetto si metterà a piovere-


Luke mimò un "esagerato!" con le labbra, ma il più piccolo lo ignorò. -Allora?-


-Ah, sì- La voce di Shin sembrava imbarazzata. -Siamo un po' in ritardo, mia madre ci ha trattenuto più del previsto-


Anubi sbuffò. -Ok, ma sbrigatevi- bofonchiò.


-Certo- Seguì un attimo di pausa. -Ah, Gabriel ti ricorda che sei un coglione-


-Cos...NIGHTRAY!-


Gli rispose solo un "tu-tuu" somesso. Sbuffò. -Lo ucciderò quel Nightray, lo giuro!- imprecò.


Luke sorrise. -Però è vero che sei un coglione-


-Ah, ti ci metti pure tu?!-


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-Insomma, capite? Sono stato rifiutato da ben DUE ragazze! E per di più, sono stato rifiutato dalle ragazze più fighe della scuola!-


La voce di Lorenzo aveva assunto un fastidioso tono stridulo, tanto simile alla voce del padre quando gli veniva un attacco di isteria.


Susan non lo stava neanche ascoltando, tutt'altro, aveva mandato il volume dell'iPod al massimo; Izumi, invece, aveva aperto Whatsapp e si era messa a chattare sul gruppo "Hamato New Generation", il gruppo che avevano creato tutti loro discendenti dei salvatori di New York; il povero James, per non patire da solo le pene amorose del cugino, si era messo a guardare in streaming  gli episodi di "Guilty Crown" un vecchio anime particolarmente amato dalla madre.


E così il figlio di Donatello si era ritrovato a blaterare da solo, andando avanti e indietro sul tetto della TCRI, senza nemmeno essersi accorto che i suoi compagni non lo stavano sentendo.


-...e insomma, Lucy e Mary mi hanno imposto di andarmene! Capite l'affronto che ho subito?!- sbottò, girando sui talloni e fermandosi, le mani appoggiate sui fianchi.


Scrutò i cugini, mentre il suo sopracciglio destro schizzava pericolosamente in alto. -EHI! Ma guarda un po' che bei parenti che mi ritrovo, eh!- urlò.


Il figlio di Raffaello spense al volo il cellulare e si alzò in piedi. -Dai, non prendertela a male, Lore...- esclamò, dando una pedata alla cugina dai capelli ricci, che scattò anche lei, chiudendo la chat.


-Sì...- fece questa -Sì, sì, molto interessante il tuo dramma interiore-


I tre guardarono Susan, che stava tranquillamente canticchiando tra sé e sé il brano che passava per le sue cuffie in quel momento.


-Uh, "Radioactive"!- riconobbe Izumi, sorridendo e beccandosi una gomitata da James.

 

Si chinò e tossicchiò, avvicinandosi alla cugina bionda. -SUSIE!- strillò, direttamente nell'orecchio dell'altra ragazza.


Questa imprecò, saltando per aria e strappandosi gli auricolari di dosso, lanciando talmente tante parolacce che avrebbero potuto creare un vocabolario a parte.


Si voltò verso i compagni di squadra, un'espressione corrucciata negli occhi scuri. -Allora?- chiese -Che cavolo c'è?!-


-I problemi di Lorenzo- spiegò la bruna, arrotolandosi una ciocca di capelli intorno al dito con aria distratta.


-Quelli psicologici? Conosco il numero di un buon ospedale psichiatrico...riflettevo di mandarci Jacob, ma anche Lory è un buon inizio-


-SUSAN, MA CHE CA...-


-No, non quelli psicologici, Sue- si intromise James -Quelli di cuore. È stato rifiutato da ben due ragazze-


Susan fissò Lorenzo per dieci  lunghi secondi.


Poi scoppiò a ridere.


-Oddio!- esclamò, tra le lacrime. -E chi sono questi geni? Le voglio premiare personalmente!-


Izumi si unì alla risata.


Lorenzo storse il naso. -Ah. Ah. Ah. Si tratta di Lucy Wayrdel e Mary Marvin-


-Le oche?-


-Le tro...ehm, trote?-


-Susan!-


-Scusate-


-Comunque sì- fece il figlio del mutante in viola -Loro due-


Susan e Izumi si lanciarono un'occhiata complice. -Povero Lollo- esclamò la prima.


-Beh, ha battuto il record di Jake- proferì la seconda.


I due maschi le fissarono con aria interrogativa. -Perché?- domandò James -Cos'è successo a tuo fratello, Susan?-


La ragazza sospirò. -Sono anni che cerca di conquistare la Evans (sto parlando di Talia Hazel Evans, sì, proprio la rossa campionessa di pallavolo) e...beh, riceve sempre dei "no" come risposta-


Le quattro voci dei ragazzi si unirono in una sola risata, una sola voce.


Izumi sorrise, felice di avere accanto degli amici così, capaci di divertirsi con poco. Saltò più in alto possibile e li strinse tutti e tre in un abbraccio "alla panda" (imparato da suo padre, Mikey), senza ascoltare le loro proteste:


-ZUMI, CHE FAI?!-


-Aspetta, non voglio...-


-Ehi, piantala!-


La riccia sorrise loro, le gote arrossate dal freddo e dalla felicità. -Siete i cugini più rompiscatole e più migliori del mondo!-


-Zumi, non si dice "più migliori"-


-Lo so, James, ma rendeva meglio l'idea-



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Due figure guardavano la scena, nascosti dalle ombre del palazzo su cui erano sistemati.

 

Scrutavano i quattro ragazzi con aria attenta seguendone ogni movimento, dalle spinte amichevoli che si scambiavano alle prese in giro, agli insulti che si scambiavano (molto amorevolmente).


-Non sembrano ninja- proferì la prima figura. -Anzi, mi sembrano solo quattro ragazzini come tanti-


La seconda fece un cenno con il capo. -Hai detto bene, sembrano. Ma ti assicuro che sono loro.-


-E come fai a dirlo?-


-Lo dico e basta-


Seguirono lunghi attimi di silenzio, frammentati solamente dal tubare dei piccioni sulle tegole e dal lontano rumore del traffico newyorchese sotto di loro.


La prima figura prese di nuovo la parola. -Sarà pure così, ma io voglio metterli alla prova. Diamo l'ordine di attaccare?-


Un cenno di assenso partì dal secondo interlocutore.


L'altro volse il capo dietro di sé, verso un gruppo di soldati-ninja metallici, dai grandi occhi rossi. -Sentito?- esclamò -Andate!-


Un basso ronzio seguì le sue parole, e i ninja-bot si allontanarono, rapidi e silenziosi come ombre nella notte, inquietanti pupazzi metallici che andavano incontro ad una nuova carneficina.



____________________________________________________________________________________________________
 

La prima ad avvertire qualcosa fu Susan.

 

I suoi sensi, divenuti quasi radar a causa del lungo addestramento, ed ereditati in parte dai genitori, si attivarono.


La bionda figlia del leader in blu strinse la mano sull'elsa della katana, e posò l'altro arto sulla spalla di James. -C'è qualcosa che non va-


Il castano la fissò in modo interrogativo. -Che vuoi dire?- chiese, inclinando il capo e scrutando i suoi occhi scuri.


Susan serrò la presa. -Esattamente quello che ho detto, baka!- ringhiò., avvicinandosi agli altri due cugini.  -Zumi, Lore, dobbiamo andare- 


Izumi strinse gli occhi azzurri. -Cosa c'è, Sue?- domandò la riccia, capendo al volo la situazione da una semplice occhiata all'espressione della cugina. La bionda aveva infatti assunto la "fearless-face", come la chiamavano scherzosamente i parenti, gentilmente ereditata dai geni di Leonardo.


Lorenzo inarcò un sopracciglio. -Hai di nuovo quella faccia da capetto-


-Lory, non iniziare...-


-Però è vero che sembri lo zio Leo!-


-Eddai, basta!-


Ed in quel momento, venne sparata la prima freccia.


La sentirono arrivare, con un sibilo sordo e ovattato, ma perfettamente udibile da orecchie come le loro.


I quattro saltarono di lato, mentre l'arma andava a conficcarsi nel tetto.


James si tirò in piedi, ed estrasse il Kung Dao, puntandoli davanti a sé. -FORMAZIONE DELTA, RAGAZZI!-


-Formazione che?-


-Lore, dai è quella "io-te-James-Sue"!-


-Sì, beh, non ricordo-


-Kimi wa baka desune! (Sei uno scemo!)-


James sospirò. -Ragazzi!- urlò -Izumi, tu in difesa, io e Sue in attacco e Lore, tu usa i nunchaku come intermezzo tra noi e Izumi!-


Il figlio di Donatello annuì, e lui e la cugina riccia corsero indietro, il primo estraendo i propri nunchaku, la seconda preparando una freccia nella cocca.


Susan sguainò la katana, e James si preparò ad usare il Kung Dao.


Finalmente, il loro nemico venne allo scoperto.


-NINJA?!- strillò Izumi -Quelli sono ninja...ninja veri?!-


La sua mano barcollò nello stringere l'arco. Non avevano mai affrontato simili nemici. Certo, si allenavano con i manichini viventi di zio Donnie, con i loro genitori, ma non avevano mai colpito per uccidere.


Non era pronta.


Lorenzo deglutì, inghiottendo litri di saliva e nascondendo il tremore che si stava impossessando dei suoi arti. "Non ora, Lorenzo! Non ora! Non aver paura!" si ripeteva, cercando di farsi forza. Ma quando incontrò gli occhi rossi dei loro nemici, si sentì svuotato di ogni energia.


Il kung dao di James fendeva l'aria, e sembrava pesante come piombo nelle mani del suo proprietario. Era la loro prima vera battaglia. Il primo vero scontro di James.
Non li avrebbe lasciati cadere dalle sue mani.


La lama della katana rifletteva il volto di Susan, che lo fissava, incredula. "Quella ragazza non sono io" Non poteva essere lei quella bambina bionda dallo sguardo pieno di paura! Non era possibile. Le dita sudate scivolavano sull'elsa, incapaci di resistere al panico e all'insicurezza che la attanagliava.


In lontananza un tuono rimbombò, sempre più vicino.


Lacrime di pioggia bagnarono i tetti.

   
 
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