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Autore: TakyRiida    04/03/2009    0 recensioni
2021, il mondo è cambiato, ora per le strade di Seattle girano i transgenici, e la gente ha paura. E la vita di persone normali si intreccia con le loro. E questa è la storia di una di quelle persone.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alec
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Ecco qui il secondo capitolo.

Grazie a tutti quelli che l'hanno letta e mi hanno lasciato i commenti su msn ^^

E un ringraziamento alla mia speciale musa PAWA!! *_*

Buona lettura ^^

 

Capitolo 02

28 Febbraio 2021 Giappone, città sconosciuta, ore 23.45

Yuki chiuse la telfonata dopo aver parlato con Takami. Si era chiusa in bagno per rimanere sola, e non far sentire nulla a nessuno.
-Oh mein Gott- borbottò mettendo via il telefono e tornando nel locale, avvicinandosi a Ryo -Eccomi scusate.- portò lo sguardo per un attimo su Ice, prendendo poi il suo bicchiere di birra, e ingoiando l'ultimo goccio.
-Ci sei stata una vita in bagno.- le disse Ice guardandola negli occhi -Cosa stavi combinando?-
Lei si limitò ad alzare le spalle, e girò la testa a guardare il suo ormai fidanzato -Ryo, posso stare da te stanotte? Mio fratello è tornato a casa, e dopo cinque minuti ha iniziato a litigare con mia madre.-
-Si non ti preoccupare, anzi mi chiedo quando ti deciderai a trasferirti da me- le rispose lui dandole un bacio sulla guancia.
-E io mi chiedo quando riceveremo gli inviti alle vostre nozze.- disse Zack ridendo, seguito subito dopo dalle risate di tutti i ragazzi li intorno.
Solo Ice non rise, incrociò le braccia al petto, senza togliere lo sguardo da Yuki. Le nascondeva qualcosa ne era sicura. La conosceva fin troppo bene.
“Ma poi perchè lei sa dov'è Takami e io no, questo ancora lo devo capire” pensò facendo una smorfia e corrugando le sopraciglia, abbassando lo sguardo verso il tavolo, notò un rigonfiamento nella tasca di Yuki “Il cellulare.. ma certo!” le labbra le si distesero in un lieve sorriso, mentre sciolte le braccia posò le mani sui pantaloni in pelle nera, che indossava quella sera e li pulì da uninvisibile polvere “Ogni cosa a suo tempo. Se non mi dice quello che sa, le rubo il cellulare, le frugo pure in casa se ce ne fosse bisogno.”
Mentre faceva questi suoi pensieri, Yuki la guardò mordendosi il labbro inferiore e tornando poi a guardare il suo fidanzato. Odiava mentire ad Ice, ma non era neanche il tipo di persona che veniva meno ad una promessa. E se non avesse mantenuto la promessa a Takami, la sua coscienza non glie lo avrebbe di certo perdonato. Avrebbe detto ad Ice tutto quello che avrebbe potuto, senza dirle troppo, così che non avrebbe tradito nessuna delle due amiche d'infanzia.


1 Marzo 2021 Giappone, città sconosciuta, ore 11.30

Ice era seduta per terra, appoggiata alla parete ad osservare Kou, che si allenava con Kenji. Sorrise ripensando a quando ci era passata lei una decina di anni prima.
Suo padre l'aveva affidata a Kenji, quando era ancora in fasce, versando una cospicua somma ogni anno, per il mantenimento della figlia, e l'addestramento alle arti marziali. Tutto questo fino all'età di sedici anni, quando Pyrgus, il padre di Ice, tornò a prenderla e la riportò in Inghilterra, addestrandola personalmente al combattimento.
Socchiuse gli occhi e li abbassò a terra, sospirando. Preferiva non pensare a quel periodo, per diverso tempo aveva provato a scappare dal padre, per tornare alla Torre di fiamma, e solo da un paio di anni, aveva riottenuto la libertà. Perchè quando viveva con il padre si sentiva come un uccello ingabbiato.
-A cosa pensi?- i suoi pensieri furono interrotti dalla voce di Yuki.
Alzò lo sguardo su di lei, seria in volto.
-Alle solite cose.- incrociò le braccia al petto -Allora, vuoi dirmi quello che sai su Takami? O devo scoprirlo con la forza?- le domandò, andando subito al punto.
-Stai calma. Tak, sta bene. Precisamente non so dove si trova ora.- Yuki si sedette al suo fianco, iniziando ad osservare Kou e Kenji -Un paio di mesi fa, era a New York. Si sposta spesso.-
-E come mai tu la senti e io no?-
Yuki sorrise, se la aspettava quella domanda -Fino a un mese fa, non sapevamo nemmeno se eri viva, come poteva la nostra Takuccia, tentare di contattarti? Con il rischio poi, che tuo padre, intercettasse la telefonata.-
-Giusto, questo non lo avevo considerato.- Ice annui lentamente dopo le affermazioni dell'amica -Quindi vi sentite per telefono?- domandò subito dopo.
-Si.- Yuki tirò fuori dalla tasca un foglietto -Tieni.- mormorò allungando la mano verso Ice.
-Cos'è?- prese il foglietto e lo aprì, dentro c'era scritta una serie di numeri.
-Il numero del suo cercapersone. Più di questo non posso fare.- sospirò e strinse le labbra facendole diventare una linea sottile -Non è sicuro stare qui per te, lo sai?-
-Si. Non so neanche perchè sono tornata. Ma ora, Takami si è cacciata in un bel casino lasciando la famiglia Yabe, e lo sai bene anche tu, lei è sempre stata la più debole tra noi.- rise la bruna -Ti ricordi tutte le volte che ci faceva fare una figuraccia e subito dopo la riempivo di botte?-
Yuki non rispose, limitandosi solamente a scoppiare a ridere.


1 Marzo 2021 America, Seattle, ore 21.00

Takami, seduta su una botte in ferro vuota, beveva dalla bottiglietta d'acqua, guardando il cielo. Si era presa una pausa dal lavoro, quella sera il locale era pieno. Allungò le gambe davanti a se e guardò le punte delle scarpe da tennis.
Dopo la telefonata del giorno prima, aveva pensato molto, a tutto quello che era successo.
Tutto per colpa dell'ennesima litigata con la sorella.

***Flash Back***

Lei e Shoko, si erano trasferite nella villa dei nonni, dopo che la madre era stata trasferita dall'ufficio dove lavorava, in un'altra città.
Ormai, essendo quasi maggiorenni, avevano deciso di rimanere li, nella città dove erano cresciute, solo che la famiglia aveva imposto ad entrambe la condizione di andare a vivere a casa dei nonni.
-Una di voi due, dovrà subentrare al nonno nell'azienda di famiglia, quando si deciderà ad andare in pensione. Volete vivere qui? Va bene, ma nella casa dei nonni!- la madre era stata irremovibile sul discorso. E così nel giro di un paio di settimane, si erano ritrovate a dover vivere in quella vecchia casa.
Non avevano neanche più la libertà di prima, essendo i nonni intransigenti su molti argomenti. E le cose tra lei e Shoko, erano anni che andavano male. Grazie alla libertà concessa dalla madre, le capitava di non vedere Shoko per giorni. Ma ora la situazione era invivibile.
Il giorno che la goccia fece traboccare il vaso, Takami, era tranquillamente seduta in giardino a leggere un libro, quando arrivò Shoko, con le due cugine, Hachiko e Sakura.
Tak, alzò lo sguardo sulla gemella, e poi guardò le cugine, infine tornò a guardare le pagine del libro, senza proferire parola.
-Takami! Hai finito di oziare li?- le domandò la sorella fermandosi e poggiando le mani sui fianchi. Nonostante fossero gemelle, erano completamente diverse, sia nell'aspetto che nel carattere. Shoko infatti aveva i capelli neri, e gli occhi azzurri, ed era di qualche centimetro più alta della gemella.
-Shoko. Che vuoi? Sto studiando.- si limitò a dire la rossa, chiudendo gli occhi e sospirando.
-Dici sempre che stai studiando, ma chissà cosa fai in realtà. Di giorno fai finta di studiare, e di notte, esci dalla finestra della tua camera e vai chissà dove!- la sorella aveva alzato troppo il volume della voce, per i gusti di Takami, che subito chiuse il libro e si alzò.
-Fino a prova contraria, idiota di una sorella, quello che faccio io, non ti deve interessate.- Takami rientrò in casa passando di fianco alla sorella.
-E se i nonni venissero a saperlo?- Shoko ora incrociò le braccia al petto ghignando.
-E se i nonni venissero a sapere di Xion?- domandò Takami girandosi a guardarla.
-Se i nonni venissero a sapere che cosa?- domandò una voce maschile alle spalle di Takami. Non ebbe bisogno neanche di girarsi, per sapere che c'era proprio il nonno alle loro spalle.
In pochi secondi, scoppiò una lite tra il nonno e le due nipoti. Non sapeva neanche come era iniziata.
Si ritrovò dopo mezzora nella sua stanza, a mettere in valigia i suoi vestiti, dopo una telefonata al padre in inghilterra, e ad incamminarsi verso la porta d'ingresso.
-SE ESCI DA QUELLA PORTA, NON OSARE TORNARE SIGNORINA!- le urlava dietro il nonno -TI DISCONOSCO! NON AVRAI NIENTE ALLA MIA MORTE! TORNA SUBITO QUI!-
Lei si fermò e si girò a guardare il vecchio.
-Bene.- disse tranquillamente -Non li voglio ne i tuoi soldi, ne la tua stupida azienda. Da questo momento non consideratemi più parte della famiglia Yabe.--COSA?- il signor Yabe decise che era meglio smetterla di urlare contro la nipote -E dove pensi di andare? Come vivrai? Chi ti manterrà?-
-Diciamo semplicemente, che ora, mamma e papà non dovranno più litigare per me o Shoko. Scelgo io di mia spontanea voltà di rinunciare a questo.. inferno, e di andare in Inghilterra da papà. Ora scusatemi onorevole nonno. Il taxi mi aspetta.- e dopo quella frase si girò e uscì dalla villa.

***Fine Flash Back***

Da allora non aveva più rivisto ne Shoko, ne la madre, ne i nonni. Nonostante le telefonte che ancora riceveva dalla madre in lacrime, che la supplicava di tornare a casa.
Aveva smesso di sentirla, appena riuscì a cambiare numero di telefono. E si era accordata con Yuki, di far avere sue notizie sulla sua salute solo alla madre.
“In fondo, la mamma è sempre la mamma.” pensò sorridendo.

-Quando sorridi sei più bella lo sai?- una voce la riportò alla realtà. Girò la testa e si ritrovò davanti Alec, che la guardava, mentre teneva in mano un bicchiere di birra.
-Cosa ci fai qua?- gli chiese lei richiudendo la bottiglietta d'acqua.
-Ieri non te lo ho detto? Io e i miei amici e, o colleghi di lavoro, veniamo qui quasi tutte le sere.- il ragazzo avvicinò il bicchiere alle labbra e bevve un sorso di birra.
-Fantastico.- Takami si rialzò pulendosi i pantaloni dalla polvere. -Scusami, ma devo tornare al lavoro.-
-A che ora stacchi?- le domandò lui seguendo i suoi movimenti con lo sguardo.
-Se vuoi scopare, mio caro, ci sono molte donne sulla strada.- era di cattivo umore quella sera, e Alec di certo non glie lo stava facendo migliorare.
-Mh.- alzò le spalle mettendosi davanti alla porta per non farla rientrare.
-Spostati.-
-Se no cosa mi fai?- ora sorrideva osservandola.
-Alec, fino a ieri mattina mi volevi scaricare. Ora che cosa vuoi dalla mia vita?- esclamò esasperata alzando gli occhi al cielo.
-Farmi perdonare. E magari, parlare.-
-Parlare si, e poi magari infilarti nel mio letto.- poggiò la mano libera sul fianco. -Devo tornare al lavoro. Spostati.-
-Solo se mi prometti, che quando stacchi, vieni a fare un giro in moto con me, e ti giuro che voglio solo parlare.- lui continuò a sorridere, facendo un passo verso di lei.
-Se te lo prometto ti sposti?-
-Si.-
-Ma niente giro in moto.-
-Perchè?-
-Io vado in moto solo con una persona, e non sei tu.-
-Mi spezzi il cuore così. Guarda che guido bene!- esclamò spostandosi e permettendole così di rientrare nel locale. Lei, entrò subito, e andò senza fermarsi dietro il bancone.
-Dove eri finita?- le chiese il capo.
-Scusami, un idiota, non voleva farmi rientrare.- borbottò avvicinandosi a una ragazza, che aspettava con una caraffa di birra vuota.
-Mi fai il pieno?- le chiese lei guardandola -Ma noi ci conosciamo?-
Tak, prese la caraffa e la riempì di birra, alzò lo sguardo sulla ragazza, riconoscendola -Si, sei un'amica dell'idiota. Ci siamo viste ieri mattina, quando gli ho riportato il portafoglio.-
-Idiota?- lei spostò lo sguardo su Alec che si era avvicinato -Lo hai inquadrato subito eh?- rise e poi le porse la mano -Piacere, io sono Max.-
-Piacere mio, Takami.- le strinse la mano, e poi prese i soldi poggiati sul bancone.
-Oltre allo strano accento, hai anche uno strano nome. Di dove sei?- le chiese osservandola iniziare a lavare dei bicchieri sporchi.
-Sono per metà giapponese.-
-Max.- intervenne Alec -Diglielo tu che non la guido male la moto.-
Taky, alzò lo sguardo su Alec, e scosse il capo.
-Ha ragione sai, non la guida male la moto.- confermò Max -Ma per il resto, hai ragione tu. E' un idiota.- e si allontanò con la caraffa di birra.

Verso le due di notte, il capo le disse che era libera di andare a casa e, dopo averle dato la paga della sera, la salutò dicendole che la aspettava la sera dopo per le otto.
Quando uscì dal locale, vide Alec, aspettarla appoggiato a una moto.
-Finalmente.- mormorò lui sorridendole.
-Volevi parlare no?- disse mentre si infilava la giacca, e la richiudeva.
-Dai, ti accompagno a casa.- le porse un casco -Parliamo, e ti giuro di nuovo, che non mi infilerò nel tuo letto. Ovviamente a meno che tu non me lo chieda.-
Chiuse gli occhi e sorrise, poi afferrò il casco e se lo infilò in testa, osservò il ragazzo salire sulla moto e accendarla, e lei si sedette dietro, circondandogli la vita con le braccia.
-Se si viene a sapere che sono salita in moto con te, ti uccido.- gli disse, e lui ridendo partì.

Arrivarono dopo mezzora a casa di Takami, dopo aver attraversato due quartieri, ed i rispettivi posti di blocco. Ormai, dopo il caos nato nel 2009, era diventato normale perdere quei cinque minuti al posto di blocco di ogni quartiere, quindi nessuno ci faceva neanche più caso.
Alec fermò la moto e la spense, ed aspettò che la ragazza scese, per poi scendere anche lui. Si avviarono verso il condominio, in pessime condizioni come il resto dei palazzi di quella zona, e iniziarono a salire le scale, entrando nell'appartamento della ragazza.
Lui si sedette al tavolo, mentre la osservava togliersi la giacca e far partire i messaggi in segreteria.
* Tre nuovi messaggi. Primo messaggio, ricevuto alle ore 20.00 * * Tak, sono Yuki. Da te dovrebbero essere circa le otto di sera. Non ti chiamo sul cellulare visto che l'altro giorno quasi mi hai chiuso il telefono in faccia. Quindi sappi, che ho dato il numero del tuo cercapersone ad Ice. E no, non voglio sapere i motivi per cui non avrei dovuto darglielo. Sai come è fatta. Se non gli davo qualche informazione su dove diamine sei finita.. vabbè dai. Fatti sentire. Ah, tua madre è venuta di nuovo al negozio a chiedermi di te. Che le devo dire? *
-Chi è questa Yuki? Ha una bella voce!- le chiese Alec una volta finito il messaggio.
* Secondo messaggio, ricevuto alle ore 21.30 * * Takami! Sono tua sorella! Senti, non voglio sapere perchè sei in America, invece che in Ighilterra, e sta tranquilla, piuttosto che vederti tornare in giappone mi ammazzo, quindi non lo dirò a nessuno. Ma chiama la mamma! E' preoccupata, e stressa la vita a tutti! *
-Ma porc..- quasi bestemmio la rossa tirando un pugno al muro.
-Scappata di casa?- le chiese ancora.
-Lasciamo perdere.-
* Terzo messaggio, ricevuto alle ore 21.45 * * Takuccia, sono di nuovo io, Yuki. Ho trovato tua sorella nella mia stanza, con l'agenda dove avevo scritto il tuo numero di telefono di casa, in mano. Quindi, se ti chiama, non odiarmi. La prossima volta lo nascondo meglio! Giuro! Perdonami! *
-Fantastico.- borbottò sedendosi accanto al ragazzo ed appoggiando la testa al tavolo -La giornata non poteva finire meglio di così.-
-Fammi capire. Sei scappata di casa?- le chiese di nuovo lui, serio in volto.
-Una cosa del genere.-
-Racconta, sono curioso.-
E così, dopo aver alzato la testa e dopo aver fissato gli occhi nei suoi, non si sa per quale assurdo motivo, iniziò a raccontargli degli avvenimenti dell'ultimo anno. Tralasciando la storia dello zio e del padre, che la stavano cercando.

Fine capitolo 02

 

  
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