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Autore: Caya    04/03/2009    1 recensioni
Vi ricordate la storia di Renji e Rukia da piccoli ecco questa è vista dagli occhi della piccola Rukia. "Nobody knows who I really am I never felt this empty before And if I ever need someone to come along, Who’s gonna comfort me, and keep me strong?" “ Maledetto stomaco smettila di brontolare o qualcuno ti sentirà “ Una piccola bambina dai capelli corvino e gli occhi indaco scrutò la gente che la circondava. Nessuno sembra essersi nemmeno accorto della sua presenza erano tutti indaffarati a trovare un modo per sopravvivere in quel posto che puzzava cosi dannatamente di sangue e morte da falle aumentare il voltastomaco Ed ora buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia, Renji Abarai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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rukia 2

 

Nobody knows who I really am… perhaps only you

 Capitolo 2

 

 

Non riesco a mettere insieme le cose

Con questi occhi bianchi e neri

Ho fatto del mio meglio

Non c’è nulla che io possa fare per te

Il modo in cui ero…

Qualcosa ha toccato il mio cuore

Qualcosa mi ha fatto sentire contenta

…………………..

Non ho mai voluto ferirti

Stavo fuggendo da emozioni per cui non ero pronta

Ma cosa dovrei fare la prossima volta,

se non posso contare su di te?

Ti prego non andartene ancora

 

Nani mo te ni tsukanai shirokuro no hitomi de
watashi wa tada hitasura
There is nothing I can do for you

Ano goro no watashi wa
nani ni kandou shite

……………………….

Ichi nen mae ni modoritai nante
nande ima sara omoeru ka na
ano goro no watashi wa kinou to onaji

Kyou nante kangae nakatta
mou kore ijou ikanaide
Please don't go anymore

 

 

“ - Hoi Rukia. Hoi, che ti succede? –

Disse Renji accasciandosi accanto all’amica che era di colpo svenuta tra la folla.

-  Stai bene? Siete… siete forse affamati? –

Fece lo shinigami, che fino a poco prima stavano osservando, avvicinandosi.

-  Oh no non affamata… -

Rispose lei mettendosi seduta.

-  Sentirsi affamati in un modo in cui non si sente la fame…Anche io all’inizio ero perplesso ma è una realtà che devi accettare… –

-  Adesso mangia questi –

Concluse porgendogli un cestino di onijiri.

Il profumo del cibo subito gli giunse al naso, lo stomaco gorgogliò forte e un improvvisa ipersalivazione la costrinse ad inghiottire.  

 

-  Wua quello Shinigami era davvero forte –

-  Già già –

Goro, Takeru e Deja  chiacchieravano entusiasti davanti ai due bambini che silenziosi avanzavano con gli sguardi bassi perplessi per quanto appena avvenuto.

-  Rukia –

-  Eh?! S… si? –

Fece alzando il viso cercando tuttavia di evitare lo sguardo severo dell’amico.

Ecco era tutto finito. Ora lui sapeva che il suo corpo stava cambiando, che a differenza di tutti loro richiedeva cibo; sapeva che lei era diversa. L’avrebbe detto ai ragazzi della casa e loro l’avrebbero scacciata perché altrimenti sarebbe stata solo una seccatura. E poi c’era lui… lui l’avrebbe scacciata? Gli aveva mentito, gli aveva nascosto quello che le stava accadendo, come poteva fidarsi ancora di lei?

-  Perché non me lo hai detto? –

-  I… io… Sta tranquillo me ne andrò subito cosi da non arrecarvi alcun disturbo –

Sarebbe tornato tutto come prima di incontrarli. Lei era forte non aveva bisogno di altri, se la sarebbe cavata  da sola… già da sola. Eppure cos’era quella sensazione straziante che provava al solo pensiero di non poter più tornare in quella casa? E soprattutto perché le faceva cosi male la consapevolezza che non avrebbe più potuto restare al suo canto?

-  Ma cosa cavolo dici, idiota? Io… io non intendevo che devi andartene –

Fece urlando e attirando l’attenzione degli amici che camminavano davanti a loro.

-  Renji cosa succede? – chiese Goro*.

-  Niente tornate a casa io e Rukia vi seguiamo tra non molto –

-  Cosa? Perché? –

-  Ho detto andate! –

Urlò infuriato, spaventando i tre che guardarono Rukia che fece cenno d’assenso con la testa e scomparvero tra la gente.

Non lo aveva mai visto cosi mai nemmeno quella volta che aveva litigato con Shin. Non riusciva a guardarlo negl’occhi si sentiva mortalmente in colpa, abbassò lo sguardo al piccolo cestino che poco prima conteneva gli onijiri e s’incolpò per ciò che avveniva al suo corpo… se solo… se solo non provasse quella… quella fame allora forse sarebbe potuta rimanere con lui.

-  Rukia –

Fece afferrandola per le spalle, Rukia lasciò cadere il cestino e abbassò ancora di più lo sguardo verso terra.

-  Guardami! –

Non ci riusciva. Era cosi difficile affrontarlo eppure non aveva mai avuto problemi a farlo con chiunque altro sia grande che piccolo che fosse ma con lui era diverso. Lui era l’unico in grado di farla sentire cosi… impotente.

-  Ho detto guardami negli occhi –

Non voleva, non poteva mostrargli la sua debolezza. Doveva difendere la sua maschera di forte e indipendente… altrimenti cosa ne sarebbe stato di lei? Come sarebbe sopravissuta in quel mondo corrotto dove a sopravvivere erano solo i forti? Come avrebbe fatto ora che tornava ad essere sola?

Alzò gli occhi ma quando incontro quelli ardenti e impetuosi di lui si sentì cedere privata di tutto l’orgoglio con cui fino ad allora si era protetta.

-  Maledizione dovevi dirmelo. Avrei fatto qualcosa per aiutarti. Sentivo che c’era qualcosa che non andava ma nonostante non facessi altro che osservarti non riuscivo a capire cosa fosse. Sei sempre cosi rigida, sempre sulla difensiva. Sei sempre pronta ad aiutare gli altri ma non lasci che gli altri aiutino te. Fai sempre cosi, sempre, non mi dici nulla e ti tieni tutto il dolore per te – fece lasciandola libera e abbassando il tono della voce - Come posso proteggerti se non mi dici cosa ti succede? –

“ Pro… proteggermi?  Tu vuoi proteggere me? Me… cosi inutile e insulsa? ”

-  … -

Voleva dirgli qualcosa ma non riusciva ad emettere alcun suono. Era come paralizzata dai suoi stessi sentimenti confusi e contrastanti desiderava che lui l’abbracciasse ma al tempo stesso che nessuno la toccasse. Non le piaceva essere cosi debole. Non le piaceva che lui la rendesse tale.

La testa prese a girarle prima piano poi sempre più vorticosamente. Intravide Renji voltarsi a guardarla poi la terra, le sembrò che pronunciasse il suo nome e subito dopo il nulla, le tenebre l’avvolsero e cadde in un sonno tormentato dai ricordi del passato.

 

<<   Una Rukia un po’ più piccola si accoccolava sotto calde coperte, dei bisbigli provenienti dalla camera adiacente catturarono la sua attenzione. Allora erano ancora svegli. Come le piaceva stare con quei due signori, una donna e un uomo. Forse potevano diventare una famiglia. In quel mondo storto pieno di malinconia tutti si cercavano l’uno con l’altro per avere qualcuno di cui preoccuparsi e per divenire importante a sua volta per qualcuno, o per non sentirsi soli e avere un po’ di compagnia o solo per cooperare e dividersi le difficoltà. E ora finalmente, dopo tanto tempo ne aveva trovata una anche lei. Due giorni prima lei era accovacciata in un angolo tremante per la pioggia e loro le si erano avvicinati. Lei, Mei, le aveva porto una mano; lui, Kamui, l’aveva coperta con il suo cappotto arrangiato e insieme l’avevano portata in una casa dove dopo averle dato da bere le avevano proposto di restare con loro  e infine le avevano dato un giaciglio dove dormire.

Si alzò e andò verso l’uscio. Aveva deciso gli avrebbe detto che restava con loro, chi sa come ne sarebbero stati felici? Le avevano detto che desideravano tanto una bambina e ora lei poteva diventare la loro.

-  Mei non preoccuparti andrà tutto bene –

-  Io inizio ad aver paura –

-  Ma no le daremo un paio di giorni per prendere fiducia in noi e poi inizieremo a prepararla e a insegnargli come comportarsi a corte… quando, infine, sarà pronta la porteremo alla sesta divisione spacciandola per Hana, ci prenderemo il compenso e potremo vivere finalmente come si deve presso la corte –

-   E se alla corte capissero che è un falso? –

-  Ma no Rukia assomiglia moltissimo alla descrizione data e poi la convinceremo talmente bene che anche loro ci cascheranno –

Rukia sentì come qualcosa infrangersi al lato sinistro del suo petto. Non sapeva cosa fosse ma nonostante facesse male accantonò il dolore in una parte del suo cervello e si concentrò sul fuoco che le ardeva dentro dalla rabbia. Nessuno l’avrebbe sfruttata e presa in giro. Nessuno! Lasciò cadere in terra la coperta e presa da uno scatto d’ira fece per uscire dalla stanza ed andare a prenderli a pugni quando si rese conto di essere solo un insignificante moscerino ai loro confronti. La rabbia montò ancora di più e uscendo di soppiatto da quella baracca si ripromise che non si sarebbe fidato più di nessuno ma soprattutto sarebbe diventa forte, sempre più forte fino a che più nessuno avrebbe voluto avvicinarla. Soli infondo si sta fin troppo bene. >>

 

<< Qualcosa di luminoso le impediva la vista.

-  Smettila! Mi accechi! Smettila –

-  Beh anche se già hai ascoltato il mio nome faccio le presentazioni ufficiali. Piacere di conoscerti io sono Renji. Abarai Renji –

Dalla luce emerse prima una voce poi piano, piano qualcosa di rosso. Dei capelli. Un bambino dagl’occhi dello stesso colore dei capelli.

-  Rukia. Rukia. Rukia –

 Il bimbo continuava a chiamarla imperterrito con il suo sorriso smagliante, Rukia infastidita dalla luce che emanava si portò una mano a strofinare gli occhi >>

 

-  Rukia –

-  Re… Renji!? Co… cosa? –

Fece saltando a sedere.

-  Sei svenuta –

-  Ah… -

-  Ho raccontato tutto agli altri –

-  Oh i… io –

La tenda che separava la stanza in cui era posta Rukia dalla stanza principale si mosse e una flotta di ragazzi s’accalcò vicino al letto. Una bambina si distaccò dal gruppo e corse al grembo di Rukia.

-  Non te ne andare! Non te ne devi andare o Renji sarà triste –

-  Mimì! –

Quasi urlò Renjì dandogli una leggera pacca sulla nuca.

-  Ma è vero e anche Mimì sarà tanto triste –

-  Ti ringrazio Mimì ma io non posso restare vi recherei solo problemi –

-  Ma tu lo vuoi? A parte il fatto che ci potresti recare fastidi, tu vuoi restare qui? –

Le chiese Mett il ragazzo più grande  della casa.

-  I… io… si… si lo voglio –

Disse mentre grossi, caldi, estranei lacrimoni presero a bagnarle le gote. Si sfregò veloce gli occhi con una mano mentre con l’altra tirava Renji davanti a sé a coprirla dal resto del gruppo.

-  Bene allora resterai qui con tutti noi e non voglio sentire più ragioni. Da quando hai accettato di stare qui hai legato un patto con noi tu ti saresti presa cura di tutti i bambini che si trovano in questa casa e noi avremo fatto lo stesso per te; cosi facendo ci offendi. Stai dicendo che noi non siamo in grado di mantenere le nostre promesse? Credi che non siamo capaci di procurarti del cibo? Ci sottovaluti cosi tanto? Sei una di noi ormai e devi prenditi le tue responsabilità; non puoi andartene per una sciocchezza del genere. Mi spiace. Ora riposati perché quando ti alzerai ci sono un sacco di mansioni che ti aspettano –

Concluse uscendo dalla stanza seguito dal resto dei ragazzi. Renji si voltò a guardarla, il suo volto era ancora sconvolto dal pianto e nonostante ciò le sembrava ancora più bella, quasi eterea, come se non potesse raggiungerla tuttavia quest’oggi gli sembrava di essersi avvicinato un bel pò.

-  Non… non osare dire nulla o… o ti ammazzo –

Disse lei arrossendo violentemente, andandosi a nascondere sotto le coperte.

-  Si si e chi parla –

Fece ridacchiando sotto i baffi. Era la prima volta che la vedeva cosi vulnerabile e sincera. Già infondo era pur sempre una ragazza. Ah quanti problemi ancora gli avrebbe causato e aggiungiamoci poi che con la sua testardaggine “lui” avrebbe dovuto fare anche il doppio del lavoro per aiutarla però si sentiva felice, cosi felice che uno strano gorgoglio nello stomaco prese ad infastidirlo.

 

 

 

 

 

  
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