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Autore: QWERTYUIOP00    14/12/2015    3 recensioni
Un complotto svelato.
Un emissario attaccato.
Due città in rivolta.
E tanto, tanto sangue.
Seconda storia della serie "Downfall"
Genere: Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Downfall'
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Dro’Nahrahe l’aveva preceduto.
Rodrick avanzò lentamente nella notte, lungo le mura frontali del castello.
Il ragazzo si sporse tra i merli i fredda pietra, osservando l’esercito che si era ammassato sugli isolotti cittadini.
Anche Titus Mede era arrivato col suo esercito, unendosi alla legione già presente.
La Khajiit lo notò e sorrise sarcasticamente.
-Oh, non temere- gli disse –hanno finalmente costruito il ponte. Sfonderanno stasera, ne sono certa-
Rodrick continuò a fissare lo schieramento.
Ricordava come l’esercito imperiale era arrivato due notti prima, annunciato dalle saette infuocate che avevano invaso il cielo nero come il carbone.
Si ricordava la pioggia di lapilli e il tuonare dei masse che precipitavano contro le baracche di legno.
Appena  arrivato dentro i giardini signorili del castello aveva assistito ad una lite tra il comandante della guardia cittadina che voleva difendere la città e il conte che ordinava di mantenere la guarnigione all’interno del castello.
La discussione era divenuta un crescendo continuo, specialmente quando le guardie si erano radunate nella corte per assistere, incitando la donna, che era arrivata a colpire il conte, facendolo cadere per terra per l’urto.
Nessuno era intervenuto.
Il comandante aveva marciato lungo il ponte che collegava la città al castello, seguita dalla maggior parte della guarnigione, mentre il conte, rosso per la furia, ordinava alle guardie rimanenti di bruciare quel collegamento alla città.
Rodrick era rimasto a guardare senza dir nulla.
Quella sera non pensò ad altro se non alle parole del Primate Tersitus.
Il suo duro discorso rimbombava nella sua testa, come i massi che piombavano sulla città.
“Tu sei l’unico padrone di te stesso, Rodrick”
Aveva ripensato  a Llanas Dreth, la mercante dunmer che lo aveva preso con sé quando lo aveva trovato vicino a Wayrest e lo aveva portato a Mournhold, crescendolo e insegnandogli a mercanteggiare; tutto era finito con l’arrivo a casa sua di un sicario dei Morag Tong.
Qualche pugnalata ed era tutto finito, e le guardie non avevano fatto nulla. Era legale.
Aveva ripensato ai mesi che aveva passato per le strade mendicando, facendo lavori a prezzi stracciati, e di quando lo aveva visto Helseth Darys, un mercante impegnato in giri di contrabbando con uno schiavo Khajiit di nome K’Rattad.
Si ricordò dei numerosi viaggi che aveva fatto, sotto mentite spoglie, in tutta Tamriel portando merce illegale, ripensò a quando lo avevano scoperto e Darys lo aveva bastonato per una notte intera, come quando Rodrick aveva aiutato K’Rattad a fuggire.
Ripensò a quando era andato nella capitale in cerca di lavoro dopo che il suo padrone era stato ucciso da una pattuglia argoniana durante una vendita illegale e aveva trovato Bantos.
Ripensò a quando era andato a consegnare la lettera al conte di Bravil, e di come ne era diventato servo.
Ed era arrivato lì.
Ripensò all’ultima volta in cui aveva potuto scegliere.
-Tu cosa farai?- chiese alla sovrintendente.
La Khajiit si voltò per guardarlo, sorpresa, forse perché aveva parlato per la prima volta dopo due giorni, o forse perché non aveva balbettato.
-Mi consegnerò, naturalmente- rispose secca –ormai è tutto finito-
Sospirò.
Rodrick si ricordò di quando, all’inizio dei lanci delle catapulte, una serva era andata disperata da Dro’Nahrahe e le aveva chiesto urlante cosa sarebbe accaduto a loro.
-Noi?- aveva risposto la Khajiit –Siamo solo un ricordo, adesso-
Anche Rodrick sospirò.
-E il conte ci ha abbandonato- aggiunse la sovrintendente guardando il Bretone di nuovo silenzioso.
Il mago di corte aveva rivelato a Terentius, dopo che questi aveva bruciato il ponte, l’esistenza di un passaggio segreto che conduceva dal castello sino ad una torre fuori città.
Il conte aveva colto subito l’occasione e, portandosi dietro suo figlio, il mago di corte e le guardie del castello, era fuggito, premurandosi anche di far crollare il tunnel.
-E tu?- chiese Dro’Nahrahe –Che cosa farai?-
Quella domanda era rimasta, opprimente nella testa di Rodrick in quei giorni.
Forse quella era l’occasione che aspettava? L’occasione di scegliere veramente?
“È arrivato il momento di decidere, di fare la mia scelta, per il mio bene” pensò.
Non c’era Darys, non c’era Bantos, non c’era Terentius.
“Sono libero” rifletté ”ma perché fare una scelta solo per il mio bene?”
Si guardò intorno, con Dro’Nahrahe che lo fissava, curiosa.
Le baracche distrutte di Bravil raccolsero il suo sguardo e si fecero presenti nella sua mente.
La stessa cappella era distrutta. Quando la torre era crollata Rodrick aveva subito pensato a Tersitus, seera sopravvissuto.
E mentre aveva pensato a Tersitus aveva pensato a Llanas, a K’Rattad, a Dro’Shanji, che piangeva affianco alle sue piante.
“È questo il nostro impero?” continuò “Noi ci affidiamo a persone come Terentius o Caro, che mandano a morire il loro popolo per sete di gloria, ricchezza o chissà cos’altro? Ci affidiamo a persone come Bantos  o Sintas che sacrificano tutto e tutti per far carriera e, mentre le persone muoiono loro passano le giornate a giocare ai loro complotti?”
E in tutto quello, che cosa facevano tutti gli altri?
“C’è qualcuno che vuole veramente cambiare le cose?”
-Rodrick?- lo chiamò la sovrintendente.
Il ragazzo guardò verso l’esercito.
Un manipolo di uomini avanzava portando pezzi di un ponte di legno che stavano assemblando, degli uomini che mostravano uno stemma già visto.
-Titus Mede- sussurrò il Bretone.
La Khajiit si voltò verso i soldati e annuì.
-È lui- confermò.
Gli uomini riuscirono a montare il ponticello largo appena per tre persone.
Una sottile colonna avanzò portando un ariete fino al portone del castello.
I colpi rintronarono nel fortezza e, come un richiamo, fecero radunare tutte le persone presenti nei giardini,
 mentre queste avanzavano  passo lento, rassegnati.
I soldati, messi in difficoltà dallo spazio ristretto, continuarono a colpire il legno, gemendo per la fatica.
Dro’Shanji si alzò sospirando e raggiunse il piccolo gruppo che si era formato davanti al portone.
I cardini cominciarono ad incrinarsi, sotto colpi sempre più potenti.
Anche l’inquisitore Theran arrivò nel cortile nella sua elegante veste nera.
Al centro del portale si aprì una breccia e poi le pesanti ante si staccarono completamente dai cardini cadendo rumorosamente ai lati.
I soldati di Kvatch, esausti, lasciarono a terra l’ariete ed entrarono nella corte del castello sfoderando le spade e minacciando i prigionieri.
Dro’Nahrahe sospirò un’altra volta, per poi rivolgersi al Bretone.
-Beh, il tempo è scaduto, Rodrick. Tu, cosa farai?- 
   
 
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