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Autore: Lady I H V E Byron    15/12/2015    2 recensioni
Gli eventi raccontati in "Soul Eater" sono solo una piccola parte degli 800 anni della Shibusen. Invero, non è stata la prima volta in cui la Shibusen subì un attacco interno da parte delle streghe. Vent'anni prima, un'altra strega cercò di distruggere Shinigami e resuscitare il Kishin Ashura. Tutto era cominciato dalle misteriose scomparse di alcuni cittadini di Death City, scomparse tramutate in un'invasione di non-morti.
Eros e Thanatos, due studenti prima del N.O.T., poi dell'E.A.T., tra dubbi, ostacoli, decisioni, intrighi, sfide e difficoltà affronteranno e risolveranno con coraggio e determinazione gli oscuri misteri che minacciano Death City. Ma quale sarà il prezzo da pagare?
Genere: Avventura, Fluff, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice: bene, da qui parte la vera storia. Questa vera prima parte è un elemento autobiografico; tradotto, è un fatto realmente accaduto nella mia vita reale, circa tre anni fa, durante uno scambio culturale Italia-Germania (anche le frasi in tedesco, in questa parte, sono volute. se ho sbagliato qualcosa DITEMELO!). Soltanto che... nella vita reale si è conclusa con un polso rotto del mio "gemello tedesco" (a cui dedico questa storia). Non ci sono nomi propri, per ora, quindi scusate per i sinonimi ripetitivi.
 

Trasformazione
 



Doveva essere un normale scambio culturale tra Italia e Germania. Tra due classi di due scuole che ospitavano solo esseri umani “normali”. Tuttavia, in una casa di campagna in Italia, sul calar della sera, venne rivelata l’eccezione.
Per l’ultima sera del soggiorno dei tedeschi in Italia, le studentesse italiane e la loro professoressa di tedesco avevano pensato di organizzare una pizzata a casa di quest’ultima, con pizza fatta in casa. Prima di allora avevano giocato a “Rubabandiera” (con squadre miste) a ping pong; gli studenti tedeschi avevano persino avuto il coraggio di farsi un tuffo in piscina, nonostante fosse maggio. Poi venne il momento della cena. Molto prima che le pizze venissero servite, un tedesco dai capelli neri decise di fare uno scherzo al suo migliore amico: appena l’altro si era chinato per sedersi su una sedia, il ragazzo la spostò indietro, facendo cadere l’amico. Il suo polso sinistro era vicino a sbattere contro un gradino di terracotta, rischiando di rompersi. Tuttavia, accadde l’impensabile: una luce misteriosa coprì tutta la mano, trasformandola in una punta di metallo.
Tale scena fece sgomentare i presenti. Una delle ragazze tedesche per poco non svenne.
“Was ist passiert…?”(“Cos’è successo…?”)  si domandò il ragazzo, stupito quanto i suoi compagni. Poi pensò e impallidì: “Oh, no… Ich bin eine Waffe…” (“Oh, no… Sono un’Arma…”)
Una delle ragazze italiane, la più bassa di tutte, si illuminò e si rivolse ad una delle più alte:
“Ora che ci penso… Tu non avevi detto che se non riuscivi a passare quest’anno saresti entrata nella… come si chiama? Ah, Shibusen! E come Maestra D’Armi, se non vado errando! Perché non ci vai con lui? Lui potrebbe essere la tua Arma!”
Il ragazzo tedesco e la ragazza italiana erano già “gemellati” e avevano instaurato un legame discreto tra di loro, dal periodo in cui lei era in Germania (a marzo). Entrambi pensarono a tale occasione: ella era quasi entusiasta, ma lui era un ragazzo timido e gentile, e come tale era contro la violenza. L’idea di essere un’Arma non lo entusiasmò per niente.
“Allora cosa dici?” domandò la ragazza, porgendo una mano al suo “gemello” tedesco “Ti va di andare insieme alla Shibusen, come Maestra d’Armi e Arma?”
Lui apparve sconvolto e confuso nello stesso tempo: odiava ogni forma di violenza, per questo era spesso vittima di bullismo nella sua scuola, ma non voleva mai ribellarsi. Diceva che era inutile, nonostante la sua “gemella” italiana continuasse a parlargli di difesa personale.
“Non lo so…” rispose, con un filo di voce (dovuto anche all’insicurezza della lingua straniera parlata) “Sai che io sono contro la violenza. E poi ho sentito dire che è difficile. Non so se voglio…”
La ragazza sospirò, continuando ad osservare la punta metallica che aveva preso il posto della mano sinistra.
“Und so… wie wirdst du wieder normal machen werden?” (“E allora, come farai a diventare di nuovo normale?”) domandò la professoressa tedesca di italiano, indicando la mano.
“Ich weiβ es nicht. Ich werde etwas denken!” (“Non lo so! Penserò a qualcosa!”) fu la risposta, calma, ma con un accento di nervosismo sulla lingua.
Ci vollero tre ore, prima che la mano del ragazzo tornasse normale. Nel frattempo, gli altri avevano già cominciato a mangiare le pizze. La “gemella” italiana del ragazzo-lancia non aveva fatto altro che osservarlo, preoccupata, ma anche delusa dalla sua risposta. Se fosse entrata nella Shibusen, senza avere una vaga idea di chi potesse diventare la sua Arma, sarebbe stato meglio per lei continuare con gli studi linguistici, piuttosto che vagare nella scuola come un sonnambulo nella notte.
Il momento decisivo arrivò durante la partenza dei tedeschi. Anche nei treni che dovevano prendere per tornare in Germania, il ragazzo subì delle trasformazioni, non solo alla mano, ma anche alle gambe, rischiando di barcollare quando stava in piedi.
Sembravano punte di lancia.
Cercò in tutti i modi di controllarle, ma più si concentrava, più frequenti erano le trasformazioni parziali. Lo stesso accadeva, una volta tornato nella sua casa.
La ragazza italiana, nei giorni che seguirono, faceva il possibile per recuperare i suoi debiti scolastici, visto che non aveva più un motivo valido per iscriversi alla Shibusen, quasi collassando mentalmente.
La risposta tanto attesa si manifestò due giorni dopo l’ultimo giorno di scuola: il ragazzo tedesco aveva inviato una mail alla sua “gemella”.
C’erano scritte tali parole: “Andiamo insieme nello Shibusen.”
La sua famiglia, i suoi amici e anche i suoi docenti lo avevano convinto. Inoltre non riusciva più a controllare le sue trasformazioni, quindi dovette accettare l’offerta della ragazza. In quella scuola, aveva sentito dire, lo avrebbero aiutato ad eliminare quegli effetti collaterali.
Come promesso, lei si disiscrisse dalla scuola in cui studiava, per poi entrare nella Shibusen.
Quella scuola si trovava in America, in una città chiamata “Death City”.
   
 
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