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Autore: f9v5    16/12/2015    3 recensioni
[Crossover; Full Metal Panic/Black Lagoon] [Linguaggio scurrile "gentilmente" concesso da Revy e anche da altri, astenersi finti moralisti]
Un nuovo incarico per i Fattorini che ogni tanto si scontrano con la legge, un rapimento che nasconde più trame di quante ne mostri all'apparenza.
Una Whispered incolpevole il cui unico peccato e avere concetti tecnologici in testa che lei neanche ha chiesto e un fissato delle armi che si crede sempre in guerra.
Attraverso la frazione rossa che porta al "Domani".
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kaname Chidori, Sousuke Sagara, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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I suoi uomini stavano ultimando tutte le cose secondo le sue disposizioni.
Rowan Cliff era inerme davanti a lei, seduto per terra, con lo sguardo spento, immobile, sotto shock.
Non si sentiva volare una mosca nei corridoi del rifugio, un silenzio quasi sacrale che nascondeva i propositi infernali che ben presto si sarebbero scatenati lì dentro.
Balalaika continuava a tenere lo sguardo su Rowan, impietosa.
-Per qualcuno che non era mai stato qui, riconosco che c’hai provato. Ma avresti dovuto usare di più il cervello, comprendere che i bastardi come te devono capire qual è il loro posto, prima di… farsi troppo male.- l’accento russo rendeva ancor più pesanti le sue parole.
La Whispered, i due agenti della Mithril e quelli della Lagoon erano già diretti verso l’uscita, anche se Dutch espresse col suo solito sarcasmo il suo dispiacere per non poter assistere allo spettacolo in prima fila.
Pochi minuti dopo il suo braccio destro Boris la raggiunse.
-Capitano, è tutto pronto!-
-Molto bene compagno sergente. Cominciate!-
-Subito.-
Gli uomini dell’Hotel Moscow fecero detonare le piccole bombe che avevano piazzato nei punti indicatogli dal loro Capitano, quella che fino a poche ore prima era la base sotterranea dell’Organizzazione di Rowan Cliff venne progressivamente inghiottita dalle fiamme.
Balalaika si trattenne ancora qualche attimo, mentre il fuoco della distruzione che divorava i suoi nemici cominciava ad arrivare lì.
-Hai tentato di scalare le gerarchie, sovvertire il sistema. Ora… goditi i frutti del tuo lavoro!-
Dopo quelle parole, Balalaika se ne andò, lasciandolo lì, solo, perso, sconfitto.
Rowan non pensava, non vedeva e non sentiva, era come se fosse già morto, nel momento stesso in cui aveva realizzato che il suo piano fosse ormai alla deriva.
Aveva peccato di arroganza, si era convinto che in breve avrebbe ottenuto i risultati che sperava, non aveva pensato che Roanapur non avrebbe mai accettato che qualcuno volesse cambiarla.
Le fiamme cominciarono a espandersi, ancora pochi minuti e sarebbe finito tutto.
Una figura si fece spazio tra i fuochi divampanti, Nick, ferito, sanguinante, prossimo alla morte, fece il suo ingresso.
Per un istante sembrò che Rowan fosse tornato cosciente, forse la sorpresa di vederlo lì, poi quella scintilla, come rapidamente si era accesa, ben presto si spense.
Nick, chiedendosi dove avesse trovato la forza di rialzarsi da terra malgrado il petto martoriato e trivellato dai proiettili e portare la sua massa fin lì, fece un lieve sorriso.
Volse lo sguardo al machete che aveva legato alla cintola, quel machete che teneva con sé fin da quando poteva ricordare.
Si chiese sinceramente cosa sarebbe successo se, quel giorno ormai remoto, lo avesse piantato nel petto di Cliff uccidendolo in quel vicolo, chissà come sarebbero andate le cose in quel caso?
Con la consapevolezza che non avrebbe mai avuto una risposta, lo estrasse e lo piantò con forza nel petto del suo “Capo”.
-Il mio conto è saldato!- furono le sue ultime parole.
Si lasciò cadere a terra, ormai definitivamente stremato, ma soddisfatto.
L’aria divenne sempre più calda, pesante e opprimente; la “Vita” era venuta a reclamare il suo ultimo debito.
Alla fine le fiamme li divorarono.
Di loro non sarebbe rimasto niente, neanche il più tenue ricordo.
Era la punizione di chi si metteva contro Roanapur.
 
 
 
Il sole stava sorgendo, era l’inizio di un nuovo giorno.
I primi raggi della sfera diurna si infrangevano sulle acque del mare per poi arrivare progressivamente fino ai primi segni di “civiltà”, illuminandoli, come a voler dare loro un’aria quasi sacrale, fallendo.
Roanapur corrompeva tutto ciò che cercava di cambiarla, lo rendeva come lei, anche i raggi solari sembravano assumere tonalità inquietanti nel toccare quegli edifici.
Faceva eccezione il Tuatha de Danaan,
Kaname osservava con rinnovata serenità i contorni dell’enorme sottomarino, sentendo crescere dentro al suo cuore la serenità che negli ultimi giorni aveva perso.
Chissà cos’era accaduto a Tokyo in quegli ultimi giorni: il liceo Jindai era stato ricostruito? Kyoko non vedendola per giorni si era preoccupata? Quasi sicuramente avrebbe dovuto inventarsi un qualcosa di plausibile per giustificare la sua assenza, anche se probabilmente, conoscendo la sua migliore amica…
-Tu e Sagara avete approfittato di questi giorni per una fuga romantica, eh?-… le sembrava già di sentirla.
-Alla fine sembra che le cose si siano risolte bene, giusto?- fu la voce di Rock a distrarla dai suoi tragicomici pensieri.
-Così sembrerebbe.-
L’uomo l’affiancò sulla banchina del porto, volgendo lo sguardo al sole che sorgeva.
-Non ci vedo nulla di poetico, non più ormai.-
Kaname volse lo sguardo verso l’uomo incuriosita da quelle parole.
-Nell’alba, intendo. Ai primi tempi, cercavo di darle quasi un sorta di sacralità, un qualcosa di puro, come a voler rendere questo posto meno spaventoso, ma ho capito ormai da tempo che qui non c’è spazio per certe cose.-
La Whispered non capiva, perché continuava a restare lì? Lui era diverso da loro, non era costretto a rimanere in quel posto dove quella macchia di follia e corruzione che aveva visto nei suoi occhi si sarebbe espansa, corrompendo il suo animo.
-Senta, Rock…-
-Apprezzo il pensiero, ma ormai è questo il mio posto.- il tono calmo e rilassato, di chi aveva accettato la propria sorte.
In passato era stato più volte dubbioso; aveva fatto la scelta giusta, valeva pena rischiare la vita ogni giorno per sentirsi vivo? Evidentemente per lui la risposta era sì.
-Ogni volta che ripenso al mio passato vedo un burattino, non un uomo. Una marionetta in mano ad altri, che la controllavano come volevano, a loro piacimento. Venendo qui… ho reciso i fili. Io sto dove sto… forse questa scelta si rivelerà sbagliata in futuro… ma è stata una scelta che ho preso io. Non Rokuro Okajima, l’impiegato che non contava nulla, incapace a tal punto da lasciare che fossero altri a decidere per lui, ma Rock.-
Paradossalmente, era stata Roanapur, la città fuori dal mondo, dove le speranze di tutti si spegnevano, ad accenderla in lui.
Kaname lo poté solo accettare.
-Capisco.-
-Tu sei più forte di me, Chidori Kaname!-
La ragazza fu stupita un’altra volta dalle sue parole.
-Hai una grande forza d’animo, la stessa che ti ha permesso di non crollare malgrado ciò che hai dovuto vedere qui. Credimi, in molti sarebbero impazziti per molto meno. Tu puoi tenere testa al mondo, ti basterà essere sempre te stessa.- concluse, con un sorriso incoraggiante che venne ricambiato.
-Lei sarà l’unica persona di questo Inferno che mi mancherà.-
 
 
 
Dal Tuatha de Danaan scesero le imponenti figure di Andrei Kalinin e Richard Mardukas, in mezzo a loro due la ben più minuta presenza di Teresa Testarossa.
I primi ad andar loro incontro furono i loro agenti, Sagara era ricoperto di tagli e ferite che erano state trattate con cerotti vari, più una fasciatura alquanto vistosa al braccio destro e un bastone usato come stampella tenuto con l’altro per non far poggiare a terra il piede sinistro.
Nessuno per fortuna se ne preoccupò, conoscevano la forte tempra del ragazzo, dopo pochi giorni sarebbe tornato come nuovo.
-Direi che la missione di recupero si è conclusa con successo. Sono soddisfatta.- Tessa cercò di sembrare seria e professionale, ma fece comunque trapelare una nota di felicità bambinesca nel sapere che la sua amica Chidori fosse stata salvata e che Sagara fosse, bene o male, indenne.
-Il fallimento non era un opzione considerabile. L’onta di un’eventuale non riuscita della missione non mi avrebbe permesso di ritenermi degno della Mithril dopo il mio comportamento che, lo riconosco, è stato troppo precipitoso.- e Sagara non mentiva di certo, si era gettato effettivamente allo sbaraglio e probabilmente, se il Maggiore Kalinin non avesse intuito le sue mosse e non gli avesse mandato Melissa e Kurz in supporto, non c’è l’avrebbe fatta da solo.
Sosuke riuscì comunque a vedere una piccola luce di orgoglio nello sguardo del suo padre adottivo, cosa che dentro lo fece sentire meglio.
-Ci auguriamo, comunque, che un tale comportamento sovversivo non si ripeta, sergente.- neanche Mardukas, malgrado tutto, sembrava convinto del suo richiamo, che in quel momento, lo avrebbe ammesso anche lui, faceva più la parte della frase di circostanza.
-Non succederà!- garantì il sergente, prima che l’amico Kurz gli passasse un braccio attorno alle spalle.
-A meno, ovviamente, che non sia coinvolta la piccola Kana, in quel caso ci manderà di nuovo tutti al Diavolo e partirà a razzo.-
-Sei in errore. Indipendentemente dalle circostanze, non commetterò più l’infrazione di essere così avventato.- un lieve rossore sulle guance tradì la sua serietà.
Melissa potè solo scuotere la testa fintamente esasperata e sorridere.
Quell’atmosfera di calma durò ben poco, interrotta quando andarono loro incontro il capo dell’Hotel Moscow e il leader della Lagoon.
Fatto segno di riposo ai soldati, i tre membri più “in alto” della Mithril capirono che toccava a loro intavolare le discussioni di chiusura.
Quando i due schieramenti furono l’uno di fronte a l’altro, il silenzio regnò sovrano per i primi minuti, come se anche la parola più innocua potesse esser fraintesa.
-Kalinin, da quanto tempo.- fu Balalaika a iniziare il discorso, con un tono fin troppo confidenziale a lasciar intendere che non fosse la prima volta che si trovava faccia a faccia col Maggiore.
-Dai tempi dell’Afghanistan, infatti.-
Li ricordavano ancora quei giorni nefasti, conditi dal sangue dei loro compagni morti in battaglia e dal dolore, fisico e mentale, che si dovettero portar dietro per anni.
Nemici a quei tempi, in un certo senso alleati in quel momento.
-Avevo sentito che avevi lasciato l’esercito russo per “metterti in proprio”, ma non immaginavo ci saremmo rivisti in una situazione del genere, per di più qui.-
-Anche io, sinceramente, non lo credevo. Ti immaginavo morto stecchito in qualche buco in uno di quei postacci, sinceramente, sono rimasta sorpresa nel sapere della morte della “Tigre”… immaginavo che prima sareste crepati tu o il mocciosetto che si portava dietro.- mosse un cenno nei confronti di Sosuke, in quel momento minacciato dalla giovane Whispered e dal suo ventaglio.
-Che diavolo ti è saltato in testa di ridurti così, maledetto fissato, perché non riesci a non fare pazzie.- sentirono il suo comico sclero fin lì.
Kalinin assottigliò lo sguardo in segno di sfida, sarebbe stato meglio per lei non insinuare nulla, ma sapeva che anche la sua occhiata più tagliente non avrebbe scalfito minimamente la donna che aveva rinnegato l’Armata Rossa.
-Ad ogni modo, tutta la Mithril vi è infinitamente riconoscente per il vostro supporto ai nostri uomini nel recupero di Kaname Chidori, anche se dobbiamo ammettere che l’improvviso voltafaccia della Lagoon è stata una sorpresa imprevista, in senso positivo comunque.- Tessa fu lesta nell’intervenire nel discorso per sedare gli animi.
Aveva intuito come il Maggiore non fosse esattamente in buoni rapporti con quella donna inquietante (almeno, lei la riteneva tale, decisamente poi), preferì dunque evitare che la situazione degenerasse di colpo.
Ed evidentemente l’avevano intuito, visto lo sguardo di fredda soddisfazione rivoltole da Balalaika.
“Però, arguta la ragazzina. Forse non l’hanno messa a capo della Mithril tanto per fare.”
Fu Dutch a riprendere il discorso.
-Sarà bene che non fraintendiate, signori. Quello che interessa a me è esclusivamente il guadagno mio e della ma agenzia, ergo sono disposto a tutto per far sì che le circostanze restino le più favorevoli per noi. Se Cliff avesse preso possesso dei dati contenuti nel cervello della giovane Whispered tali circostanze sarebbero state sconvolte… non intendevo permetterlo!- chiaro e conciso.
Nessuna bontà d’animo, nessun senso di altruismo improvviso o pietà per quella che, di fatto, era solo una ragazza innocente che era finita contro la sua volontà in qualcosa più grande di lei.
Facendo esclusione per Rock (forse aveva rivisto se stesso in lei e voleva evitarle il suo destino) nessuno di loro aveva aiutato Kaname per puro desiderio di farlo, solo per interessi.
A loro conveniva di più che la ragazza restasse viva, altrimenti l’avrebbero lasciata sicuramente in mano a Cliff.
Dei veri bastardi, pensarono Mardukas e Kalinin, ma almeno lo erano stati in loro favore.
La discussione poteva a tutti gli effetti dirsi conclusa, tutto quello che dovevano loro erano dei ringraziamenti che, sinceramente, non erano neanche meritati, a parte quello non c’era altro che avessero da dirsi.
-Direi che la questione è chiusa! Pregate di non dover mai più avere a che fare con noi!- minaccia e promessa.
Ognuno prese le proprie strade.
 
 
 
Kaname e Rock si scambiarono una stretta di mano che sapeva di addio.
-Malgrado non siano state proprio le circostanze migliori, è stato un piacere conoscerla. A loro non interesserà, ma mi saluti anche i suoi colleghi.-
Rock sorrise con comico abbattimento, effettivamente anche lui pensava che a Revy e resto del gruppo non sarebbe importato granché.
-Ti auguro un felice ritorno alla tua vita, Chidori. Spero non ti capitino più situazioni spiacevoli come questa. Per me… beh, non credo di poter dire altrettanto.-
Kaname volse un attimo lo sguardo a Sosuke; il ragazzo era rimasto poco indietro ad aspettarla, ovvio che sarebbe rimasto guardingo fino all’ultimo.
Sorriso comicamente abbattuto da parte della ragazza.
-Mi creda: non posso dirlo neanche io.-
Un ultimo cenno di saluto, poi ognuno andò per la sua strada.
 
 
 
-Forza, piccioncini, non penso che vogliate restare in questo postaccio, quindi muovetevi o partiamo senza di voi.- li richiamò bonariamente Kurz, mentre insieme a Melissa e ai loro superiori aspettavano i due ritardatari di fronte all’entrata laterale del Tuatha de Danaan.
Il breve tragitto aveva visto anche la povera Tessa protagonista di una delle sue solite tragicomiche cadute, con l’assenza di stupore da parte di tutti e il lieve imbarazzo di Mardukas nell’osservare la giovane rialzarsi massaggiandosi il naso.
-Beh, possiamo interpretarlo come un segno che ormai è tutto finito.-
-Non mancare di rispetto al comandante, idiota.- Melissa prese per un orecchio il collega, seppur fosse anche lei sollevata dal suo commento.
Kaname si fece scappare un risolino nell’assistere alla scena.
Volse poi un ultimo sguardo a Roanapur.
-Sosuke…- il ragazzo percepì un lieve disagio nel tono di lei.
-… dunque, hai sempre dovuto affrontare  tutto questo?-
Forse era un po’ arrogante da parte sua, ma era convinta, dopo quei giorni passati in quel posto dimenticato da Dio, di essere più vicina a Sosuke dal punto di vista mentale.
Quello che lei aveva passato in quei pochi giorni, lui l’aveva vissuto per tutta la vita: ogni giorno poteva essere l’ultimo, vedere le persone attorno a sé morire, il terrore di voltare l’angolo per paura di trovarsi di fronte ad una nuova minaccia.
-No, non tutto questo.-
Il volto del sergente si piegò in un lieve sorriso mentre la guardava.
-Ogni giorno sarebbe potuto essere l’ultimo, questo è vero, tuttavia c’era sempre la speranza, la consapevolezza che fino all’ultimo i tuoi compagni sarebbero stati al tuo fianco, per combattere per i nostri ideali. Chissà, è probabile che qui nessuno abbia mai avuto una persona importante che ha giurato di proteggere!-
La ragazza arrossì vistosamente; era uno sguardo eloquente quello che le stava rivolgendo o se lo era solo immaginato?
-M-Ma… ma taci, fissato che si crede sempre in guerra, non sei proprio tagliato per il ruolo del poeta sopravvissuto.- cercando di nascondere il rossore, Kaname cominciò a dare qualche lieve spinta a ragazzo, cercando di non dargli problemi alle ferite, per mandarlo un po’ più avanti ed evitare che vedesse il sorriso genuino spuntatole in faccia.
Raggiunsero i loro amici ed entrarono nel sottomarino, quello che sentirono nei successivi minuti fu solo il rumore di esso che si inabissava.
Avrebbero portato con loro un pezzo d’Inferno: il ricordo di quel posto infausto e maledetto, rafforzando le loro convinzioni e i loro ideali, perché non diventassero mai come coloro che lì ci vivevano.
Si tornava alla “Vita”!
 
 
 
Rock osservava quasi ammaliato l’imponente mezzo di trasporto della Mithril sparire nelle acque, forse non era ancora troppo tardi per ripensarci… eppure il pensiero non lo sfiorò.
Poco più in la potè vedere Dutch scambiare gli ultimi convenevoli con Balalaika ed i suoi uomini prima che questi andassero via.
Di certo li avrebbero rivisti ancora, con i buoni rapporti che intercorrevano tra la loro organizzazione e la mafia russa non c’erano dubbi in proposito.
Nel mentre il povero Benny era occupato ad ascoltare le lamentele di Revy.
-Che cazzo significa che dovrò camminare con la stampella per una settimana?! Neanche se prometti di tagliarti le palle lo farò, Benny!- sbraitava la donna.
Neanche lei era uscita bene dal suo ultimo scontro: come Sosuke, anche lei era incerottata in più punti, con una fasciatura in testa già macchiata di sangue (doveva aver sbattuto proprio forte, poteva ritenersi fortunata ad essere ancora viva)che tra poche ore sarebbe stato necessario cambiare e un’altra alla gamba destra.
E malgrado ciò si rifiutava di portare la stampella, zoppicando incurante del dolore… fino ad un certo punto in cui non divenne troppo anche per lei.
-Porca puttana, dammi qua! Quel Sosuke… se n’è  andato senza neanche concedermi l’ultima rissa. Se mai lo rincontrerò questa stampella gliela ficcherò su per il culo!- biascicò inacidita strappandola letteralmente di mano all’ebreo; quella col giovane soldato se l’era legata al dito.
-Hai poco di che lamentarti: ci siamo sbarazzati di un concorrente, i nostri traffici futuri sono garantiti e visto che l’idea per ammazzare quello stronzo l’hai avuta tu, ora cogli quello che semini.- la redarguì Dutch con quel ghigno onnipresente che dimostrava come non intendesse avere a che fare con quella storia.
Fu sufficiente a placare la pistolera che sbuffò contrariata e far sospirare di sollievo Benny che potè liberarsi delle sue moine.
Rock notò come tutto fosse tornato alla normalità… la loro particolare normalità.
Sospirò, lanciò un ultimo sguardo verso l’orizzonte, verso quell’alba prossima a finire che illuminava di un tenue rosso.
Chissà, forse il Tuatha de Danaan l’aveva già superata quella linea, quel confine tra Roanapur e il resto del mondo.
-Rock, muovi il culo o ti lasciamo qui!- sentì la voce di Revy richiamarlo col suo solito “garbo”.
Un lieve sorriso sul volto dell’uomo.
-In fondo… va bene così.- si incamminò dietro i suoi colleghi, era ora di tornare alla base.
Loro erano gli abitanti di Roanapur, e Roanapur non lasciava mai andare ciò che le apparteneva.
Loro sarebbero sempre rimasti lì, dall’altra parte della linea… a vivere la loro “Vita”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Ed eccoci giunti alla fine, signore e signori.
Cavolo, la soddisfazione di portare a termine una long è stupenda, chi ha completato una long sicuramente può capire, e al contempo lascia una strana sensazione di vuoto, o almeno è così che la penso io.
Tralasciando questo, voglio chiedervi: vi è piaciuto il finale?
No perché sinceramente non sono del tutto convinto, riconosco comunque che non era una cosa facile da fare, almeno non in questa situazione.
Voglio dire, qui non è che si presentava la classica situazione “I buoni sconfiggono il cattivo con conseguenti saluti finali tristi ma con la promessa di rivedersi in futuro”, converrete con me dunque che, se avessi fatto una cosa del genere, avrei commesso un’immane cazzata, per questo ho optato per un finale un po’ freddo.
Se ci riflettete non ha tutte le caratteristiche tipiche del finale: mancano appunto i saluti struggenti (ma si trattava di una storia che di fatto vedeva protagonisti gruppi mercenari e mafiosi, quindi non penso proprio di aver sbagliato), il pensare che possa esserci una speranza per tutti (Kaname e Sosuke lo hanno compreso che per Roanapur la speranza non c’è: è un posto troppo oscuro per pensare che davvero le cose possano cambiare in meglio) o il guardare ad un futuro migliore (e sotto quest’aspetto la figura di rock è, a mio parere, la più contorta: lui ha scelto di rimanere a Roanapur pur sapendo che il suo animo sarebbe stato corrotto, perché ha scelto di vivere la sua vita secondo la sua vita e, contemporaneamente, accettando il suo destino; spero di aver reso bene questa sua ambiguità).
Beh, ripensandoci, malgrado tutto, direi che è stato un buon finale.
Spengo subito eventuali speranze: questa storia non avrà un sequel!
Direi proprio che ho finito: mesetto circa di pausa in cui mi dedicherò esclusivamente alle one-shot (se e quando le idee verranno), poi sotto con una nuova long.
Arrivederci a tutti gente!


 
  
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