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Autore: _armida    16/12/2015    5 recensioni
La sua lunga gonna di tulle frusciava sul pavimento d'oro del palazzo di Asgard, mentre il ticchettio dei suo sandali produceva un suono cadenzato e regolare.
In lontananza, si udivano ancora i rumori della festa che stava volgendo al termine: i musici stavano rilasciando nell'aria le ultime dolci note e le dame e i cavalieri ballavano le loro ultime danze.
Sorrise nel vedere alla fine del corridoio che stava percorrendo una massiccia porta, anch'essa d'oro, con la superficie interamente coperta da complicati intagli e bassorilievi.
Bussò.
Dopo pochi secondi i pesanti cardini si mossero ed essa si aprì di alcune spanne; due profondi occhi di un verde brillante si scontrarono con i suoi, colore del mare.
Si sorrisero a vicenda.
"Ce ne hai messo di tempo", disse il dio.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Thor, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I: Famiglia
 
Italia, otto anni dopo...

"Mamma, mamma! Ci racconti un'altra storia?"
Cassandra guardò dolcemente le sue 'piccole pesti', come chiamava le sue due gemelline di sette anni, Celeste e Adele.
Sospirò, accarezzando i folti capelli corvini delle bambine. "Un'ultima storia e poi a nanna.Ok?"
Le bimbe annuirono, mostrando un sorriso a trentadue denti. Si strinsero ancora di più contro di lei. Era un miracolo come facessero a starci tutte e tre nel lettino a una piazza della piccola Adele. La prossima volta era meglio mettersi nel letto della camera padronale, almeno quello era a due piazze abbondanti.
"Bene, che ne dite se vi racconto della battaglia di Jotunheim?"
Celeste fece una smorfia. "Che palle! Non mi va di ascoltare le storie su Odino"
Cassandra la fulminò con lo sguardo. "Dove hai imparato certe parole?"
La bambina le sorrise. "Da te"
La donna dovette mordersi la lingua, per soffocare un imprecazione. Non era il caso fargliene sentire di nuove.
"Mamma, raccontaci di Loki e Thor", disse Adele.
"Dede ha ragione", ribattè Celeste, "Vogliamo una storia con Loki e Thor"
La guardarono entrambe con occhi imploranti.
Sospirò, portandosi una ciocca di capelli biondi, sfuggita dalla coda di cavallo, dietro l'orecchio. Solo in quel momento, notò di avere ancora qualche macchia di colore sulle mani. Aveva dipinto tutto il giorno, per completare l'ultimo quadro della sua prossima mostra. Era una pittrice di successo e tutte le gallerie d'arte del mondo, se la contendevano.
"Anche qui", disse Adele, toccandogli con il piccolo indice affusolato una guancia.
Cassandra prese la bambina in braccio, sistemandosela sulle ginocchia. "E tu quale storia vorresti sentire?" 
"Mamma, parlaci di Loki"
Per un attimo gli occhi di Cassandra divennero malinconici. Le sue labbra si allargarono in un sorriso. "Loki è il dio dell'inganno", disse, accarezzando dolcemente la testa della bambina. "Ed è anche un mago molto potente e..."
"Ma la magia esiste davvero?", chiese rapita Adele.
"Certo che no, stupida", rispose seccata la sua gemella. In realtà, sotto, sotto, ci credeva anche lei. Quello era solo un pretesto per farla smettere di parlare: voleva ascoltare quello che la mamma aveva da dire.
"Celeste, non trattare così male tua sorella", ribattè Cassandra. Ci voleva pazienza, molta pazienza, con le bambine. Osservò l'espressione delusa della piccola Adele. "Secondo me... sì, potrebbe esistere", disse, cercando di tirarle un po' su il morale. "Basta crederci"
"E tu ci credi?", chiese la bimba, piegando la testa all'indietro, per poter guardare la sua mamma negli occhi, dello stesso azzurro dei suoi.
"Certo, piccola mia. E anche tua sorella, sotto, sotto, sono convinta che ci creda"
Celeste sbuffò, cercando con tutte le sue forze di divincolarsi dalla stretta della gemella che, in gesto d'impeto, l'aveva abbracciata.
Cassandra ride, osservando il comportamento delle sue bambine: Adele era introversa e dolce, Celeste, invece, ribelle ed esuberante. Una adorava qualsiasi cosa fosse rosa, possibilmente con l'aggiunta di qualche principessa Disney o qualche Barbie, l'altra si vestiva da maschiaccio e, secondo lei, le Barbie erano buone solo per gli esprimenti in giardino. Anche se, in quanto gemelle omozigote, il Dna era identico, non potevano essere più agli antipodi. Avevano entrambe i capelli corvini e la frangetta ma, mentre Adele li teneva lunghi, Celeste aveva un caschetto, corto.
Celeste, anche se solo per pochi minuti, era la maggiore e, in quanto tale, era molto protettiva nei confronti della sorella. Adele, invece, per via del suo comportamento schivo, era un po' più fragile ed insicura, in continua ricerca di approvazione e contatto.
La porta della cameretta si aprì e la babysitter delle bambine fece il suo ingresso.
"Zita, tu credi nella magia?", le chiesero in coro le bambine.
La donna, proveniente dall'Africa centrale e quindi con la pelle molto scura, guardò con il terrore negli occhi Cassandra: cosa doveva rispondere? Era certa che, un semplice sì o no, non le avrebbe accontentate entrambe.
"Bambine, non dovete aggredire così Zita", disse Cassandra cercando di rimanere seria e di evitare, con tutte le sue forze, di ridere.
"Scusaci, Zita", dissero, correndo ad abbracciarla.
La donna guardò la bionda, mimando con le labbra un 'grazie': l'aveva salvata da una spiacevole sensazione.
"Come mai da queste parti?", le chiese Cassandra.
"E' tardi e le bambine devono andare a dormire. E tu", disse indicandola con il dito indice, "Tu devi ancora fare le valige per domani"
"Che palle", dissero all'unisono Cassandra e Celeste. 
"La mamma aveva appena iniziato a raccontarci di Loki", protestò la piccola.
"Zita ha ragione, per quanto riguarda voi due"
Celeste sbuffò, nuovamente. "Ma devi per forza andare a Stoccolma?", chiese.
"Stoccarda", la corresse dolcemente sua mamma.
"Si, vostra madre deve andarci per forza in quanto..."
"In quanto i nonni erano i principali benefattori del museo", ripeterono in coro le bimbe. Quante volte avevano sentito quella frase?
Anche Cassandra non era per niente entusiasta all'idea. Perchè quei genitori che non aveva mai conosciuto dovevano per forza essere due archeologi appassionati di mitologia norrena? C'erano volte in cui le loro responsabilità le pesavano come un macigno sul petto.
"Quanto starai via?", le chiese Adele. C'era paura, nelle sue iridi azzurre.
"Porto voi due a scuola domani mattina e parto. Tornerò dopodomani, giusto in tempo per venire a riprendervi a scuola". Guardò dolcemente la bambina. "Non farete neanche in tempo ad accorgervi che sono partita, che sarò già di ritorno", la rassicurò.
"Come faremo senza le tue storie ad addormentarci?", chiese Celeste.
"Vi racconterà qualcosa Zita"
"Ma Zita non le racconta bene come te", protestò.
"Troveremo un modo", disse, apparendo molto convincente. "Bene. E ora tutte a nanna"
Adele si mise sotto le coperte. "Buonanotte", disse soffocando uno sbadiglio con la manina affusolata.
"Buonanotte", ripeterono le altre tre.
Cassandra prese la gemella per mano, accompagnandola nella sua stanza, sul lato opposto a quella della sorella.
Anche Celeste si mise in fretta sotto le coperte. La mamma gliele rimboccò.
Stava per uscire, quando la bambina, a metà strada tra l'essere sveglia e il dormire, le parlò. "Mamma, tu credi che Loki esista davvero, vero?"
"Certo, piccola mia", rispose, tornando indietro e sedendosi sul letto, al suo fianco. Le accarezzò dolcemente i capelli.
"E' quello che ho detto anche io a Marco, ma lui ha cominciato a prendermi in giro"
"Non tutti possono capire"
"Allora ho fatto bene a tirargli un calcio in quel posto, vero?"
Cassandra sospirò. "Beh... diciamo che non sempre la violenza è la soluzione a tutto"
 
***

"Dovrai dirglielo, un giorno o l'altro", disse Zita, con un'espressione molto seria stampata in volto.
Cassandra sospirò.
Si trovavano in uno dei numerosi salotti della tenuta Della Rovere, la maestosa villa che gli antenati di Cassandra, una facoltosa e antica famiglia che, tra gli altri, annoverava almeno due papi, aveva fatto costruire verso la metà del millesettecento. 
"Quando saranno abbastanza grandi da capire, dirò loro la verità". 
Si lasciò cadere su una delle poltrone damascate, massaggiandosi il palmo della mano destra.
"Ti fa male?", chiese Zita, osservandola preoccupata.
C'era una specie di voglia, di un colore tendente al nero, sul palmo della mano di Cassandra. Le bambine l'avevano amichevolmente soprannominata 'neurone', per via della sua forma, tondeggiante al centro e con delle diramazioni, che ricoprivano l'intero palmo.
"Mi da un po' di fastidio", rispose. La balia delle sue figlie, nonchè sua più grande amica, era tra le pochissime persone a sapere cosa fosse in realtà quella macchia.
"Dovresti farla vedere a qualc..."
"No", la interruppe Cassandra, portandosi una mano sull'amuleto che portava al collo. Era certa che le due pietre, incastonate all'interno, avrebbero svolto il loro compito. Come, del resto, avrebbe svolto il suo lavoro il bracciale che portava al polso destro, con impresse quelle antiche rune celtiche.
"Vai a fare le valige. Domani parti per Stoccarda", disse Zita, dopo alcuni minuti di pesante silenzio.
"Già...", ribattè Cassandra, pensierosa. La sua testa, in quel momento, era da tutt'altra parte. In un altro regno.


Nda
Misteri che si aggiungono ad altri misteri...

   
 
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