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Autore: AliceWonderland    16/12/2015    1 recensioni
DIECI ANNI DI DOMA!
Una breve storia di tre capitoli che ripercorre alcuni stralci della vita dei tre "swordsmen" nel periodo antecedente la loro vera e propria entrata in scena nella saga di Atlantide. Enjoy!
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alister/Amelda, Dartz, Doma, Raphael, Valon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note: i personaggi presenti in questa fanfic appartengono al loro rispettivo creatore. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Buona lettura!



-Capitolo 2: Il vero angelo mietitore Deathscythe-



Gli anni trascorsero, le stagioni si susseguirono e gli obbiettivi di lord Dartz e della Doma non mutarono: l'azienda a copertura dell’organizzazione, la Paradius Corporation, estendeva ogni giorno, lenta ma inesorabile, le sue radici in tutto il globo, e Raphael, raggiunti i ventitré anni, aveva il suo gran daffare per conto di lord Dartz, le sue responsabilità nei confronti del progetto e, da qualche tempo, un nuovo grattacapo...
-TI SPACCO LA FACCIA!-.
Una mano calò tempestiva sulla collottola del giubbotto di Valon e lo trasse fuori da quella che stava per trasformarsi in una rissa con un gruppo di compagni più anziani.
-Tu non spaccherai proprio un bel niente- l’ammonì, glaciale, Raphael, mentre il sedicenne si dimenava, cercando di sferrare calci e pugni verso i suoi sfidanti -E voi, vedete di sparire se non volete che questo si trasformi nel vostro ultimo giorno qua dentro-.
-Che scocciatore! Va bene, va bene…- disse uno degli attaccabrighe, indietreggiando di qualche passo e sprofondando le mani nelle tasche del soprabito –Metti una museruola a questo moccioso. Secondo me ha la rabbia- brontolò, dando loro le spalle e allontanandosi coi compagni al seguito.
-Non mi stupirebbe, visto il posto da cui viene-;
-Già, mi chiedo cosa ci veda di così incredibile Dartz-sama in quella mezza calzetta-.
Scorgendo le nocche pallide delle mani di Valon serrate in pugni, Raphael fu costretto a mantenere la presa fino a quando il gruppo non fu scomparso lungo il corridoio.
-A volte te le vai proprio a cercare- lo rimproverò, rientrando in palestra, dove fino a pochi minuti prima stava allenandosi -Piuttosto, cosa fai qui, Valon? Ci sono problemi?-.
Un sorrisetto sfrontato tornò a farsi strada sul volto del sedicenne: -Ero solo venuto ad avvisarti che il maestro Dartz ci ha convocati. Niente di più- lo informò, poggiandosi alla soglia e incrociando le braccia al petto –Be’? Non guardarmi così. Se si trattasse solo del sottoscritto non avrebbe mandato a chiamare anche te-.
Ma oramai abituato a cogliere in quell’espressione impudente e nel tono di voce, al limite dello strafottente, l’esatto contrario di ciò che andava affermando il suo proprietario, Raphael alzò gli occhi al soffitto, tornando a riporre i pesi e gli attrezzi al proprio posto.
-Tuttavia l'hai fatto ancora. Sbaglio?-.
Valon corrugò la fronte.
-Ooh, intendi quella cosa. Sai, a giudicare dal tuo aspetto non si direbbe mai che tu sia così bacchettone, Raphael- lo rimbeccò, senza ottenere alcuna risposta: -E anche se l’avessi rifatto? Coraggio, riferisciglielo pure. Eseguo tutti i suoi ordini, cosa vuoi che abbia da ridire se qualche volta mi concedo un po’ di svago? Dovresti concedertene anche tu, o magari una bella vacanza-.
Ma oramai Raphael stava già allontanandosi verso le docce, senza più prestargli attenzione.
Valon era concentrato solo su se stesso. Lo era sempre stato sin dai tempi dell’orfanotrofio, per quanto ne sapeva Raphael: un susseguirsi di sfortunati eventi l’avevano presto condotto in strada, verso un'adolescenza all’insegna del bullismo e delle lotte di quartiere, a cui era seguito un anno di riformatorio che, a quanto pare, non aveva sortito gli effetti sperati. Quella era stata la sua vita sino a poco prima della svolta.
Era un tipo presuntuoso, impulsivo e fin troppo consapevole dell’importanza che ricopriva nel progetto e nei piani di lord Dartz, il che lo portava a camminare a testa alta, avvolto da un’aura di ‘invincibilità’ quasi stomachevole; e proprio per questo, spesso, molti colleghi (specie quelli più anziani) avevano da ridire sul suo modo di essere e di comportarsi, e non perdevano occasione per stuzzicarlo.
A volte Raphael si sentiva amareggiato per le parole che venivano rivolte all’adolescente, come quelle di poco prima per esempio, ma altrettante volte era proprio quel carattere superbo e beffardo che ostentava Valon a istigare gli altri e a portarli all’esasperazione, ed il biondo, essendone oramai testimone da più di un anno, finiva sempre per provare più disapprovazione che tolleranza per quel ragazzino arrogante che, da un paio di settimane a quella parte, aveva addirittura preso la pessima abitudine di disertare le missioni e gli allenamenti da lui ritenuti “più trascurabili”, per uscire allo scoperto con le moto dell'organizzazione e compromettere tutto in corse illegali.
Raphael era a conoscenza del fatto che Valon non lo facesse per soldi, ma l’idea che arrivasse a simili atti di indisciplina solo per dimostrare a emeriti sconosciuti di essere il numero uno gli sembrava un gesto altrettanto meritevole di biasimo, visti i rischi che correva e che faceva correre. Spesso si domandava come avesse potuto, il maestro Dartz, prendere con sé una persona così superficiale e con così scarse motivazioni per portare a compimento un progetto tanto importante.
Certo, aveva intrapreso il suo percorso di duellante con ottimi risultati ma, nonostante questo, Raphael non era mai riuscito ad apprezzarlo e ad approvarlo del tutto proprio per via di quel modo di fare così insolente e pieno di sé. Non aveva mai sentito consolidarsi un legame nei confronti di quel compagno, come in passato era invece avvenuto per Amelda. Se il tempo trascorso fino a quattro anni prima gli aveva insegnato a conoscere e a capire il suo ex compagno, le sue insicurezze, le sue inquietudini, le paure che spesso lo bloccavano, dubitava che con Valon sarebbe mai stato lo stesso. Erano il giorno e la notte, non c’era speranza.
Socchiuse gli occhi, mentre lo scrosciare monotono dell’acqua cullava i suoi pensieri...
Perché ti preoccupi per me, adesso?
Avrebbe voluto maledirsi ogni volta che quello scapestrato di Valon lo portava quasi a rimpiangere un Amelda di cui ricordava ancora tutto: la disperazione e la rabbia incontrollata e selvaggia che questi metteva nel duellare contro i compagni, pur di sopravvivergli, i suoi silenzi quando il peso del suo passato sembrava farsi più schiacciante del solito, le lacrime di sconforto che aveva pianto poco prima del giorno della sua improvvisa ed inaspettata partenza…
Sono solo un debole! Non riuscirò mai a vendicare i miei cari! Mai!
Con Amelda le cose avevano preso una piega molto differente, nonostante i problemi e i fraintendimenti.
Al di là dei doveri impostigli da lord Dartz e dall’organizzazione, in cuor suo Raphael aveva sempre cercato di scorgere, con scarsi risultati, in quel bambino e nella sua giovane età i fratelli minori che aveva perduto la notte di quel naufragio e, nonostante le incomprensioni, le discussioni di cui era stato costellato il loro rapporto, quegli ultimi anni trascorsi senza avere di lui alcuna notizia gli avevano fatto capire quanto in realtà gli fosse sempre stato affezionato.
Non avrebbe dovuto arrivare a considerarlo al pari di un famigliare, questo era sempre stato il suo cruccio. Per questo, forse, ora si trovava a erigere una ulteriore barriera fra lui e Valon, a considerarlo come un’altra pedina passeggera piena di soli difetti, e su cui non avrebbe potuto fare affidamento ancora per molto, proprio come Amelda… Dopo la partenza dell'ex compagno, Raphael era tornato ad allenarsi duramente e in solitaria, come per lasciare ad intendere al suo mentore che non aveva bisogno di un partner, e che questi poteva fare pieno affidamento su di lui soltanto per qualunque cosa…
Perché noi siamo compagni. Non dimenticarlo...
Riaprì gli occhi, scuotendo più volte il capo e allontanando le stille d'acqua che gli imperlavano il volto e i capelli chiari, e dopo essersi asciugato e vestito, uscì dagli spogliatoi.
Non avrebbe mai dovuto pronunciare quelle parole. Troppo tardi Raphael si era reso conto che avrebbero potuto illudere entrambi, lui per primo.
Ovunque Amelda si trovasse, si augurò che avesse dimenticato le sue parole, e che avesse fatto tutto ciò che era in suo potere per rendersi forte e indipendente, proprio come lui, dall’altra parte del paese.
-Vieni avanti, Raphael-.
Quando entrò in sala riunioni, Valon ed il loro mentore erano già sul posto ad attenderlo.

-Devo chiedervi di prendervi un pomeriggio libero dalle esercitazioni- disse lord Dartz, seduto a capotavola.
Raphael restò in silenzio, stranito da quelle parole, mentre le sopracciglia marcate di Valon si inarcavano, disegnando sul suo volto mediterraneo un'espressione altrettanto perplessa.
-Via, cosa sono quelle facce?- sorrise, affabile, l'uomo -Nel tardo pomeriggio dovrete recarvi all'aeroporto per condurre sin qui un collega- gli spiegò, facendo scorrere lo sguardo enigmatico sull’adepto più anziano, immobile davanti a lui.
-Con tutto il rispetto, maestro- intervenne Valon, facendosi avanti con spavalderia -Siamo stati declassati ad autisti senza esserne stati informati?-.
Raphael si trattenne a stento dallo zittirlo, limitandosi a rivolgergli un’occhiataccia gelida.
-No, Valon. Anche se, ora che mi ci fai pensare...- rispose pacato il loro mentore, lasciandosi andare sul poggia schiena della poltrona e intrecciando le dita affusolate -Forse dovrei escogitare qualcosa per punire la tua indisciplina della scorsa sera, e delle settimane precedenti, cosa ne pensi?-.
Il sorrisetto beffardo sul viso del motociclista scomparve con la medesima velocità con cui era comparso poco prima, mentre i suoi occhi azzurri incontravano, disorientati, quelli del compagno al suo fianco.
-Tu...!-;
-Ah, errore. Nessuna soffiata, te lo assicuro- lo precedette il sovrano di Atlantide -Sappi che non ne ho certo bisogno, Valon. Dovresti piuttosto biasimare te stesso per la tua indisciplina. O c'è forse una giustificazione plausibile dietro al tuo comportamento? In questo caso sono disposto ad ascoltarti, ma bada: la mia pazienza ha un limite, e a me non piace rimanere deluso dalle persone in cui ripongo fiducia-.
L’interessato era lì lì per replicare ma, con sorpresa di Raphael, desistette e abbassò lo sguardo, tacendo, vinto dalle iridi magnetiche e imperscrutabili dell'uomo che sedeva davanti a loro.
-Chi dovremo condurre qui?-;
-Giusto. Immagino ti farà piacere saperlo, Raphael- riprese lord Dartz, enigmatico, e le sue labbra pronunciarono qualcosa che lasciò il ragazzo di stucco.

La jeep scura giunse puntuale in aeroporto, e Valon uscì dall'abitacolo sbattendo la portiera, che si richiuse con un tonfo sordo.
-Inutile che tu te la prenda con l'auto. Dovresti cominciare a pensare, prima di parlare- lo ammonì Raphael, alzandosi dal posto di guida -Che ti serva da lezione-.
Questa volta fu il turno di Valon di fulminare il compagno con lo sguardo, ma Raphael non vi fece troppo caso; appariva pacato e imperturbabile come al solito, ma dentro di lui una sorta di curiosità mista ad impazienza stavano cominciando a renderlo piuttosto apprensivo e ad isolarlo da ciò che in quel momento lo circondava.
Restarono in attesa. Valon non smise un attimo di sbadigliare e lagnarsi di quanto gli sembrasse inutile la presenza di un nuovo compagno nell’organizzazione, ma solo quando mormorò un deluso: –Ehi, non dirmi che è quel tipo…- Raphael uscì dal suo silenzio e gli prestò ascolto.
Voltandosi e distogliendo lo sguardo dalle vetrate che davano sulle piste, individuò la figura indicatagli farsi largo tra la folla e venirgli incontro: avrebbe riconosciuto fra mille quei capelli rossi e quel volto magro e pallido, tuttavia, dovette ammettere che il ragazzo che stava avvicinandosi era molto diverso rispetto a quello conosciuto anni prima; Raphael ricordava ancora un bambino gracile, dall'aria spaurita e inquieta, e con una trasandata chioma di capelli ribelli, invece quella persona già solo dal passo comunicava tutt'altro, e, non appena si fermò davanti a loro e si sfilò gli occhiali scuri dal viso, i suoi occhi cenere diedero conferma a Raphael che si trattasse proprio dell'allora dodicenne, lasciandolo per un attimo disorientato.
Fu per lui come tornare a respirare dopo una lunga apnea. Tutti i suoi dubbi, i suoi timori, le sue preoccupazioni riguardo la sorte del compagno sembrarono dissiparsi e abbandonarlo, quando le labbra di quest’ultimo si mossero appena, curvandosi in un impercettibile sorriso…
-Ti trovo bene, Raphael. Per fortuna non è stato difficile scorgerti tra la folla-;
-Io, invece, stentavo a riconoscerti, Amelda. Bentornato- disse il ragazzo, stringendo la mano che questi aveva teso verso di lui, mentre Valon osservava annoiato la scena ad un passo da loro, squadrando dall'alto in basso il nuovo venuto.
Come previsto da Raphael, il ragazzino sembrava già molto ostile nei confronti di Amelda; quando quest’ultimo volse l’attenzione dalla sua parte, lanciandogli un’occhiata interrogativa, Valon gli diede le spalle e si allontanò verso le uscite mormorando fra sé un: –Tzk! E io che mi aspettavo chissà cosa. Non dovrò far altro che battere questo qui per mostrare a Dartz-sama con chi ha a che fare una volta per tutte-.
-L’unica cosa che ti conviene mostrare è un po’ di rispetto, Valon- si limitò a replicare il biondo, tornando a guardare il rosso –Non dargli ascolto. Valon è fatto così. Cerca sempre di provocare tutti…-.
-Che cosa ne pensi davvero, Raphael?- gli domandò quest’ultimo, senza troppi preamboli.
-Riguardo cosa?-.
Amelda mosse qualche passo, fermandosi davanti a lui, la sacca scura gettata su una spalla, mentre alcune comitive li superavano di gran fretta, dirette al check in: -So che l’idea di lavorare in coppia non ti ha mai entusiasmato. Per questo ero restio quando il maestro mi ha chiesto se mi sentivo pronto per tornare qui- gli rivelò, senza conferire un tono particolare a quelle parole.
-Tuttavia, hai scelto di raggiungerci-;
-Be’, sai com’è fatto Dartz-sama: i suoi sono ordini mascherati da inviti- disse Amelda, alzando le spalle –E poi ero curioso di mettermi alla prova per scoprire se ora sono finalmente alla tua altezza-;
–Hm, me lo auguro per te.- disse il biondo, rivolgendogli un sorrisetto che Amelda colse e ricambiò -Come ti sei trovato a Miami?-;
-Mi sono allenato ogni giorno- rispose l’interessato, facendosi più serio –E devo dire che mi ha aiutato molto allontanarmi da qui-;
-Da qui… o da me-.
Dopo averlo superato di qualche passo, Amelda si fermò sul posto e tacque
-Non prenderla a male- si affrettò a mettere in chiaro –Quattro anni fa le tue parole e le tue continue riprese mi fecero capire che avrei dovuto imparare a lavorare su me stesso in maniera più indipendente. Per te ero solo un peso, lo ricordo bene. L’unica soluzione drastica che mi venne in mente fu di allontanarmi e rischiare tutto- gli raccontò –E mi ha aiutato. Ora so che tutto ciò per cui sto lottando vale tanto da avermi permesso di restare in vita e di essere qui oggi. In fin dei conti mi sentivo pronto a tornare ancor prima che Dartz-sama me lo ordinasse. Mi frenava solo la tua ostilità, ma oramai sono qui…-.
Al seguito di quella rivelazione, Raphael tacque, colpito. Non rimproverava proprio nulla ad Amelda per quella decisione, anzi, era fiero del fatto che il compagno avesse scelto di gettarsi a capofitto in quella sfida per potersi migliorare ancor di più. Si era preso dei grandi rischi, non sarebbe addirittura più potuto tornare…
Certo, all’inizio la costernazione e il dispiacere per quella partenza improvvisa, senza una sola parola dopo un periodo che, al seguito di molte incomprensioni, sembrava aver incoraggiato una svolta nella loro partnership, avevano generato una traccia di amara delusione dentro di lui per il comportamento assunto da Amelda, ma in quel momento, standogli di fronte, parlandogli, capendo ogni cosa, intuendo il percorso che doveva aver affrontato in quegli anni per prevalere su altri adepti e arrivare dove ora si trovava, Raphael si sentì come ripagato. Amelda sarebbe diventato il suo partner, e lui non aveva più alcuna obiezione da muovere al riguardo, come in passato.
-Mettiamo le cose in chiaro: adesso che sono tornato, non penserai di ricominciare a farmi le prediche e la morale come quando ero un moccioso, spero-.
-Spero- gli fece eco il più grande, mentre raggiungevano l’esterno –che non me ne darai motivo-;
-So badare a me stesso. E poi ho come l’impressione che tu abbia già il tuo gran daffare con lui- disse entrando nell’abitacolo e prendendo posto, lanciando un'occhiata a Valon –Ad ogni modo sarà meglio sbrigarsi prima che cominci a piovere-.
-A piovere?- ripeté Raphael, interdetto, alzando lo sguardo verso il cielo limpido della sera.
-Vedrai- confermò Amelda –A quanto pare ho portato la pioggia-;
-Se è così potevi restartene dov’eri- brontolò Valon, con aria piccata, sporgendosi dal sedile posteriore e facendoli trasalire -Sai che ti dico? Continuo a non capire proprio il motivo del tuo ritorno. Qui basto e avanzo io. Stai certo, amico, che non occorreva che ti prendessi il disturbo di tornare. Di bravi duellanti l’organizzazione è al completo da quando c’è il sottoscritto, e solo perché ora sai anche pilotare quella specie di ferraglia con le pale non pensare di essere migliore di tutti quanti-.
Amelda corrugò la fronte, infastidito, e, lanciando un'occhiata furtiva a Raphael, che rinunciò a replicare, si risistemò gli occhiali scuri sul naso all’insù, ostentando una fastidiosa aria di superiorità: -Capisco. Ecco spiegato il perché dell'urgenza del richiamo. Se questo qui è il meglio che hanno trovato da affiancarti durante la mia assenza…-;
-Cos'hai detto?!- esclamò Valon, inalberandosi.
-Ora basta, Valon, non costringermi a intervenire- lo ammonì Raphael, alzando appena la voce di un tono e salendo in auto -Per oggi mi sembra che tu ti sia già espresso abbastanza-;
-Gh! Ma fottiti- sussurrò fra le labbra il ragazzino, tornando a gettarsi pesantemente al suo posto e incrociando le braccia al petto, indispettito.
In lontananza, i brontolii di un temporale non tardarono ad annunciarsi; da dietro le montagne già avanzavano minacciose nubi color del ferro.

Qualche tempo dopo...
Una violenta esplosione scosse le fondamenta della Paradius, facendo vibrare le vetrate dei piani superiori e lasciando tutti gli abitanti di quella fortezza segreta di stucco.
Nei sotterranei, dove l'arena oramai appariva sfigurata e i calcinacci si abbandonavano a terra, il polverone si diradò sotto le occhiate compiaciute di lord Dartz, che rimase impassibile, osservando i due sfidanti ancora al centro del campo di gioco, uno in piedi, ansante, l'altro inginocchiato a terra; sopra la testa di Amelda, l'imponente Fortezza Ziggurat svanì davanti agli sguardi increduli di chi si era trovato ad essere spettatore in quell'arena sotterranea oramai semidistrutta.
Raphael si rimise in piedi, in silenzio; Guardian Eathos non era più al suo fianco, annientata sotto i colpi d'arma da fuoco esplosi dal mostro di Amelda. Provava sempre un'immensa tristezza quando quella figura angelica gli veniva portata via durante un duello, ma per quell’occasione preferì che fosse perita sotto gli attacchi di Ziggurat, piuttosto che per mano della sua nemesi.
Gli allenamenti e le dure prove affrontate nella sede lontana avevano conferito ad Amelda una forza davvero spaventosa, rendendolo più sicuro di sé, indipendente, animato da un fuoco che dardeggiava nei suoi occhi cenere e che era diventato il terrore dei suoi avversari; Raphael stesso, per un attimo, dovette ammettere a se stesso di aver provato un timore quasi reverenziale di fronte a quell'immensa e cupa Fortezza…
-Tutto bene?- La voce dello sfidante lo distolse dai suoi pensieri.
-Un'ottima strategia- si complimentò il biondo, spolverandosi il soprabito nero.
-Ma quale strategia, Raphael. Perché non hai reagito al mio attacco?- gli domandò questi, sprezzante e risentito.
Quelle parole colsero di sorpresa il più grande: -Cosa vuoi dire?-;
-Avresti potuto, non è così?- insistette Amelda, aggrottando la fronte -Avresti potuto impedire che Eathos venisse distrutta...-;
-Meno chiacchiere, ora tocca a me sfidarti- li interruppe Valon, attraversando l'arena e fermandosi davanti a loro.
-Valon, non è il momento-;
-Che c’è? Hai forse paura, signorina?-;
-Datti una calmata- sibilò Amelda, torvo -Spetta solo a Dartz-sama decidere. Se ha scelto di farmi duellare contro Raphael, allora, mi pare piuttosto evidente che lui non ti ritenga abbastanza preparato. D’altronde, non sono certo io il novellino, qui- lo rimbeccò.
Valon serrò i denti, furioso: -Questo è ancora tutto da vedere-;
-Devo ammettere che ciò che ha affermato il tuo compagno si avvicina in parte alla realtà, Valon- intervenne lord Dartz, raggiungendoli e lasciando il sedicenne interdetto -Ma sono sempre disposto a rivedere i miei punti di vista. Mettiamola così: sfiderai Amelda e, se vincerai, ne otterrai ogni beneficio, proprio come i tuoi compagni- disse indicando con lo sguardo i pendenti di Oricalco al collo dei due adepti -Cosa te ne pare?- domandò, volgendo l’attenzione verso il rosso -Amelda?-;
-Nessun problema, anzi, potrebbe essere la volta buona che questo ragazzino impari a stare al proprio posto-.
Raphael scosse la testa: -Maestro Dartz, se mi è concesso, non credo sia una buona idea. Valon è ancora in fase preparatoria...-;
-Sta a loro scegliere. Ho deciso di concedergli una possibilità. Se Valon afferma di sentirsi pronto, allora va messo alla prova, Raphael. A meno che qualcuno non desideri tirarsi indietro-.
Il biondo tacque, incrociando lo sguardo di Amelda che sembrò volerlo rassicurare su quella sfida.
-Non sarò di certo io-;
-Tanto meno io- lo rimbeccò subito Valon.
A stento Raphael trattenne un sospiro rassegnato. Per quanto riconoscesse indiscusse doti al suo partner, quando quest’ultimo veniva preso di mira dalle frecciatine di Valon, e per carattere, portato a replicare di conseguenza, c’era ben poco da fare.
-So a cosa stai pensando- lo fece trasalire lord Dartz, rivolgendosi a lui, mentre il duello aveva inizio -Sappiamo bene che la preparazione di Amelda si è svolta nell'arco di sei lunghi anni all'interno dell'organizzazione. Questo l'ha abituato, livello dopo livello, a venire a contatto, a conoscere e a sfruttare il Sigillo- disse -Mentre Valon è arrivato solo da un anno, e sembra essere molto diverso da te e dal tuo compagno. In un certo senso è proprio così, ma ti invito a non considerarlo un difetto. Sei al corrente del fatto che Valon potrebbe già sfruttare appieno la forza della pietra? In passato l’ha già fatto-;
-Non ne ero al corrente- ammise Raphael, colpito.
-Proprio così. Un mio progetto su alcuni detenuti di un vecchio carcere minorile; e lui è stato scelto dall'Orichalcos-;
-Ma allora perché negargli ancora l’avanzamento? Se anche lui è tanto potente...-;
-Forse più potente e talentuoso di Amelda, sì. Ma troppo indisciplinato- dichiarò il sovrano di Atlantide -La crescita di Valon è avvenuta in un contesto disagiato, dove l'unico a stabilire le regole era lui per se stesso, e se qualcuno infrangeva quella sfera lui agiva di impulso, non rispondeva più delle sue azioni. Se questo, da un lato, gli ha concesso dei vantaggi sfruttabili dalla nostra causa, questa sua volubilità e questo suo continuo ribellarsi potrebbero compromettere tutto. Prima di concedergli la piena forza dell’Orichalcos, voglio accertarmi della sua cieca ubbidienza e collaborazione. Comprendi perché ho scelto di affiancarlo a voi? Ha ancora molto da imparare, qui, nonostante le sue indiscutibili doti. Sono certo che si rivelerà un ottimo elemento, proprio come te e Amelda. Ricorda sempre ciò che sto per dirti: le diversità fortificano, non indeboliscono, Raphael-.
Prima che l’adepto potesse meditare sulle sue parole, il duello si concluse sotto il boato di una seconda esplosione.
Lord Dartz si alzò, portandosi le mani dietro la schiena e, lanciando un'occhiata soddisfatta ai due sfidanti, abbandonò l'arena, lasciando Valon inginocchiato a terra, in preda alla rabbia e alla frustrazione.
-E non ho nemmeno giocato il Sigillo. Dammi ascolto, ragazzino: meno parole e più fatti, d'ora in poi- disse Amelda, ritirando il dueling disk sotto le occhiatacce dello sfidante che, furioso, si alzò, correndo fuori dal campo di gioco.
-Gli hai dato una bella batosta. Non avrai esagerato?-;
-Lascia stare quell’idiota…- disse Amelda, spostando lo sguardo su di lui –Piuttosto, aspetto ancora delle spiegazioni da parte tua-.

La brezza serale che soffiava sulla terrazza era sempre un toccasana dopo ore e ore di allenamento trascorse nei sotterranei della Paradius.
Raphael ne respirò un'ampia boccata, mentre guardava Amelda superarlo di pochi passi e fermarsi accanto al suo elicottero scuro, chiuso in un meditabondo silenzio. Il biondo sorrise fra sé, ricordando la passione per quei mezzi che il suo compagno, sin da piccolo, faticava a celare, e che molto spesso lo aveva portato a battibeccare coi meccanici e gli elicotteristi che se lo trovavano continuamente fra i piedi durante le manutenzioni e le missioni. Ora che aveva ottenuto i brevetti di volo ed era diventato meccanico ed esperto elicotterista a sua volta, poteva liberamente aggirarsi su quella terrazza piena di mezzi e ispezionarli, pilotarli o anche solo osservarli per tutto il tempo che desiderava, senza più rischiare discussioni, calcioni o cazzotti da quelli che allora se ne occupavano. In fondo era contento per Amelda: uno dei suoi sogni si era avverato, e dentro di sé non poteva fare a meno di ridacchiare al pensiero che quest’ultimo fosse addirittura arrivato a dare un nomignolo al suo ‘prediletto’, che lord Dartz gli aveva assegnato nel momento stesso del suo ritorno…
-Hai perso l’uso della parola?- lo fece trasalire il ragazzo -Rispondimi. Perché hai lasciato che i tuoi life points si azzerassero, oggi?- gli chiese Amelda, poggiandosi al portellone lucido -Senti, tu mi hai insegnato a duellare, Raphael. Sei il duellante più forte dell'intera organizzazione, e lo eri già all’età di Valon, qua dentro. Non cercare di far passare la mia vittoria per un fatto tanto incredibile. Io non sono soddisfatto di come sono andate le cose-;
-Ti assicuro che la tua vittoria è stata più che meritata-;
-Ne dubito. Avresti potuto mettere in atto una strategia di recupero e saresti stato salvo: se Eathos fosse andata distrutta, Deathscythe...-.
Raphael sgranò gli occhi e, mosso qualche passo verso di lui, lo trattenne per le spalle, facendolo trasalire. La sua espressione era mutata nel giro di pochissimi secondi; Amelda non l’aveva mai visto così turbato e a disagio.
-Raphael...!?-;
-Chi ti ha parlato di Deathscythe?-.
Ancora sorpreso da quell'inaspettata reazione, Amelda aggrottò la fronte: -Prima della mia partenza, sentii te e Dartz-sama parlarne... Disse che era la tua arma più potente. Cosa pensavi, di tenermi nascosto tutto fino alla fine? Perché non l'hai giocata?!- insistette -Credevi che non ne sarei stato all'altezza?-.
Raphael serrò le labbra con aria grave: -Desolato, ma è così. Amelda, Deathscythe è diversa da tutti gli altri mostri...-;
-Non dire sciocchezze! Proprio perché so che è così diversa, così temibile, avrei voluto che la mettessi in campo!- esclamò il più piccolo -Ma non è solo questo il punto. Tu dici che sono cambiato, che sono cresciuto e migliorato, che ora merito davvero un posto qui, ma a quanto pare non abbastanza da ritenermi all'altezza di venire a conoscenza di questa storia. Cos'è, Raphael? Siamo compagni solo quando ti fa comodo?-;
-Amelda, ascoltami. Qui si va oltre il discorso di voler sfidare i propri limiti nei duelli. Io stesso, anni fa, acconsentii a quello che mi fu chiesto di fare dal maestro Dartz per poter entrare nell'organizzazione: sfidai me stesso, e permisi alle mie tenebre, alla mia oscurità di emergere; fu in quel momento che creai Deathscythe-.
Il compagno aggrottò la fronte: -Che vuol dire? Com'è possibile una cosa del genere?-.
Raphael si chiuse per alcuni istanti in un inquieto e tormentato silenzio, lasciando libera la presa sulle spalle del più piccolo.
-E' una creatura temibile. E' solo un immenso vortice di oscurità a cui l'Orichalcos dà una forma e a cui permette di comparire durante i duelli, ma la vera essenza prende piede quando la rabbia, la depressione, lo sconforto, anche i momenti di follia hanno il sopravvento; non tutti sono in grado di generare creature simili, ma quando accade, bisogna saper arginare ciò che si è creato, e non sempre è possibile, quando si utilizza Orichalcos;
Deathscythe mette seriamente in pericolo la vita delle persone. Non è stata creata per normali duelli. E' ben di più, e riuscire a controllarla, talvolta, si dimostra un'impresa tutt'altro che facile. Il suo potere può rivelarsi molto utile, ma per dominarlo occorre lavorare sulla propria forza psichica- gli spiegò -E’ per questo che nei duelli io non posso spingermi al limite. Basta poco per stravolgere gli equilibri e risvegliarla. Il maestro Dartz, tramite gli allenamenti e le sfide che ho affrontato in tutti questi anni, mi ha insegnato a capire quando quel limite stava per essere superato, e a fermarmi in tempo. Un giorno lui mi chiederà di lasciarmi inghiottire da Deathscythe, di superare quel limite, e per il progetto, per l'Organizzazione e il nuovo mondo che vuole creare io lo farò- gli rivelò, sotto l'espressione sbigottita di Amelda -Ad ogni modo, è per questo che non l'ho evocata e ho lasciato che i miei life points si esaurissero. Non potevo permettere che ti accadesse qualcosa, Amelda-.
Turbato, il ragazzo davanti a lui contemplò lo sguardo acquamarina del compagno, vi scorse la melanconica accettazione di un destino che pareva già essere stato scritto da altri, ma anche un grande coraggio e consapevolezza di ciò a cui sarebbe andato incontro.
-Allora è questa Deathscythe?-;
-Sì-;
-E' per questo che non...-;
-E' per questo, sì- asserì Raphael, fattosi più tranquillo, il volto più disteso.
-Perché non me lo hai mai detto prima?- gli domandò Amelda, dopo una breve pausa.
-Avrei dovuto, ma ora che abbiamo cominciato a lavorare in squadra, temevo che questa storia avrebbe potuto in qualche modo turbarti. Pensavo che ti saresti sentito a disagio, standomi accanto-.
Amelda era visibilmente turbato da quelle rivelazioni, ed ora anche nel suo sguardo si era fatta strada la consapevolezza di essere altrettanto sacrificabile per il progetto originale, per lord Dartz.
Era come essere consci di aver firmato un contratto di cui, però, spesso si scordavano le clausole.
E tuttavia, una delle prime cose che Dartz-sama aveva insegnato loro era stata di non temere l’oscurità…
-E' una cosa davvero assurda. Ho sempre pensato che avessi qualcosa di diverso rispetto agli altri; è logico che sia sorpreso, però noi siamo partner, l'hai detto tu stesso. Non voglio che siano solo belle parole. Voglio che diventi un fatto. Io voglio essere all'altezza di essere considerato davvero il tuo compagno nell'organizzazione-.
Colpito, il biondo alzò lo sguardo su di lui, mentre Amelda lo guardava diritto negli occhi, arricciando le labbra e corrugando la fronte nivea.
Raphael non sapeva cosa dire, né tanto meno seppe affidare a una definizione quel misto di piacevoli sensazioni che stavano scaldandogli il cuore e anche l'anima.
-Pensavo che non mi avessi mai potuto soffrire- ammise alla fine, piegando le labbra in un sorriso misurato, mai troppo enfatizzato, mai troppo sguaiato. Mai troppo, proprio come il suo proprietario.
-Ne è passato di tempo da allora. Te l’ho detto, non ero altro che un moccioso, no?- mormorò Amelda, trasalendo e distogliendo lo sguardo -Giunti a questo punto, non c’è nessun altro all’interno dell’organizzazione che vorrei al mio fianco come partner, Raphael-.
Per quel ragazzo dai capelli rossi ammettere qualcosa era sempre stata una grande impresa; Raphael lo capiva dal modo in cui cambiava tono di voce, e questo diventava dapprima brusco, per poi scemare in un sussurro; dalla maniera in cui mutava la sua gestualità, dal modo in cui le sue labbra si curvavano, come pentite di ciò che si erano appena fatte sfuggire…
-Mi fa piacere che la pensi così, Amelda- gli disse -Ti ringrazio-.

CONTINUA...

Disse l'autrice:
RRRRRRRRRA! *Lo staff sobbalza*
Secondo capitolo! *Sangue ovunque*
E siamo ancora nel 2015! Eh? Che ve ne pare? *Ammicca in maniera piuttosto inquietante*
Ne resterà manca solo uno!
Perdonate l’ebbrezza di questa sera, ma sono proprio sollevata di essere riuscita a lasciarmi alle spalle anche questo supplizio lol questa seconda parte. Forse dall’esterno non sembrerà un granché di speciale (nel caso mi scuso anticipatamente col lettore per avergli portato via del tempo prezioso), ma per me questa storia, come l’intero spin-off di Orichalcos significa tanto. Assecondatemi e portate pazienza, plisu 0(;>W Non garantisco l’ultimo capitolo entro fine Dicembre, causa impegni di ogni genere (?), ma spero di sbagliarmi …*Altrimenti che anniversario dei dieci anni con la Doma sarebbe se si sforasse? Uhmmm*. Avevo previsto anche un quarto capitolo, ma per diverse ragioni alla fine ho scelto di renderlo una piccola storia a parte che pubblicherò con più calma, magari a inizio del prossimo anno. *Wow Alice fa pronostici wow!*
Sì, di recente a Wonderland abbiamo installato un orologio affidabile ed ora le mie giornate e i miei tempi sono scanditi in maniera più coerente ed umana ahah. (?) *Disse la cerva il cui pc riporta la data 13 Febbraio 2002 dddduuuh*.
Ok, ci sono troppi asterischi in questo spazio commenti piuttosto inutile, peraltro, perciò credo sia meglio chiudere qui, ma non prima di aver ringraziato chiunque sia passato per dare un’occhiata a questa ff. Molte grazie per averle concesso una possibilità, e spero che tornerete per leggerne la terza parte. Buona serata a tutti!

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