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Autore: Shizuka__    18/12/2015    0 recensioni
[Reincarnation!Au Klaine]
Lo guardò dritto in viso senza riuscire a scorgere un emozione, un sentimento, un qualcosa che lo rendesse umano – sempre se lo fosse -; non riusciva a capire il perché ci fosse un blocco, come se una parte volesse ricordare mentre l’altra lo stava trattenendo. Stava trattenendo lui e i suoi ricordi.
Eppure quel nome, quelle poche lettere, erano riuscite a smuoverlo completamente ed inondargli un senso di nostalgia che mai aveva provato prima.
Da tempo aveva deciso di pensare solo a sé stesso e al suo bene, da quando si era trasferito a New York non faceva altro che pensare al suo futuro, ma bastò un solo nome per riuscire a cambiare le carte in tavola:
Blaine.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2
 
 





- Kurt. -


Aprì gli occhi di scatto non ricordandosi quello che stava facendo pochi minuti prima: aveva chiuso per un momento gli occhi stanchi con due occhiaie che facevano invidia a chiunque, ma non aveva pensato che quello non era proprio il momento esatto per fare un riposino.
Il bar in cui lavorava a New York era uno tra tanti, la gente entrava con un sorriso per chiedere qualcosa di caldo, dato che il tempo nella grande mela non era dei migliori, ma avrebbe scelto sicuramente il freddo newyorkese rispetto ad un clima instabile come quello dell’Ohio alternato da piogge e temporali.
Sbatté le palpebre confuso e si raddrizzò per rimettersi apposto la divisa dalle diverse tonalità del bar in cui lavorava; era sempre attento alla moda e non usciva mai di casa se i suoi capelli non erano perfettamente pettinati e laccati, e doveva infine ammettere che aveva scelto quel bar per lavorare non solo per i soldi, che servivano in ogni caso per pagare l’affitto, ma anche per la divisa carina che era costretto ad indossare: aveva rifiutato di lavorare in sette locali differenti solo per non indossare vestiti compromettenti dai colori troppo sgargianti o troppo scoloriti, a parer suo -  anche se odiava solo come abbinavano tra loro i colori, se doveva lavorare voleva almeno indossare qualcosa di vagamente accettabile -.

- Kurt, ci sei? -
Una ragazza dai lunghi capelli castani cominciò a sventolare una mano davanti al ragazzo cercando di attirare la sua attenzione, cosa che effettivamente riuscì in pieno dato che le aveva rivolto una sguardo seccato.
- Devi andare a servire il tavolo sette, – lo prese per il gomito e lo trascinò fuori il bancone del bar – hanno chiesto esplicitamente del ragazzo carino che serve da dietro il bancone. – concluse ammiccando nella sua direzione.
Il ragazzo di tutta risposta spostò lo sguardo dalla ragazza al famosissimo tavolo sette, puntando specialmente sulla figura che era “comodamente” – e comodamente era dire poco dato che era del tutto stesa sul divanetto rosso accesso -  seduta. Non si accorse minimamente che la sua espressione annoiata era tramutata in semplice incredulità e, doveva concederlo, con un tocco di disprezzo.
Non era la prima volta che succedeva, Kurt doveva ammetterlo, in fondo non era un brutto ragazzo, era molto meglio rispetto alle persone che si incontravano in giro per la città, e non solo perché si vestiva bene ma anche perché aveva un profumo invidiabile – ovviamente grazie al suo buonissimo bagnoschiuma -, non come il resto dei ragazzi newyorchesi che puzzavano di fritto o di Dio sa solo cosa.
Questo mese gli erano toccati tre inviti ad uscire – quattro se avesse servito il cliente al tavolo sette -, ma lui aveva rifiutato senza pensarci due volte, perché non era quel tipo  di ragazzo che si concedeva al primo che passava; se doveva uscire con qualcuno bé prima doveva essere sicuro che non fosse né un maniaco né tantomeno un alcolista pervertito. E tutto sembrava tranne che rassicurante lo sguardo che gli aveva gettato quel tizio, soffermandosi soprattutto sul suo corpo che sul resto. Un senso di nausea gli attanagliò lo stomaco.


- Rachel potresti benissimo servirlo te – borbottò come risposta, tornando al punto di partenza, ossia dietro il bancone, il luogo più calmo e sicuro del bar -  Adesso sono occupato, non ho tempo da perdere con uno sconosciuto maniaco che si lecca il labbro inferiore cercando di apparire vagamente sensuale, cosa che non ci riesce dato che l’unica emozione che è riuscito a smuovermi è il disgusto. -

Kurt aveva pronunciato quelle parole con molta freddezza, marcandone soprattutto le ultime, sperando di far capire alla sua amica quanto poco sia interessato a tutto ciò.

- Ma Kurt io volevo solo aiutarti! – sbuffò Rachel inseguendo il ragazzo, ignorando i restanti clienti che cercavano in tutti modi di attirare la sua attenzione – Guarda che so tutto di te! -

Rachel si porto le braccia al petto e lo guardò con il suo solito sguardo superiore, che non riusciva mai a togliergli nessuno se non Santana Lopez quando faceva commenti poco carini su di lei – o meglio sul suo naso - e sul suo ragazzo.
Kurt alzò un sopracciglio curioso – Ed esattamente cosa sai? -

- So perfettamente perché in tutti questi mesi hai deciso di non uscire più con alcun ragazzo – la ragazza si poggiò dal lato opposto del bancone e si mise seduta lanciando per un attimo un occhiata al locale, per poi riportare la sua attenzione sull’amico – Tu mi stai nascondendo qualcosa, Kurt Hummel, e no, - alzò un dito bloccando qualsiasi risposta dalla bocca del compagno – non cercare di nascondere nulla alla tua migliore amica, nonché prossima stella di Broadway. Anzi tu non mi stai nascondendo qualcosa, tu mi stai nascondendo qualcuno, ammettilo! -

Kurt dischiuse le labbra senza arrivare al punto, non sapeva perché  Rachel gli stesse facendo quel discorso; pensava veramente di avere una relazione segreta? Una relazione che non avrebbe rivelato a nessuno?  Tanto quasi tutto il mondo sapeva che Kurt Hummel fosse gay, quindi non aveva neanche senso tenere una relazione nascosta, se tanto sulla sua fronte ci era perennemente attaccato un foglietto invisibile con soscritto “Sono un povero ragazzo gay in cerca dell’amore della sua vita, che tanto non arriverà mai perché riesce ad attirare solo maniaci e non riesce a tenersi un ragazzo serio per più di tre giorni”.

- Mi dispiace dirti che questo qualcuno non esiste – annunciò puntando lo sguardo sui nuovi clienti che erano appena entrati – non per ora almeno. – sussurrò infine impercettibilmente sperando non essersi fatto sentire dall’amica.


- E che mi dici di Chandler? -



Quella domanda era arrivata improvvisa alle orecchie di Kurt che quasi si strozzò con la sua stessa saliva, cosa che fece annuire Rachel sempre più convinta della sua infondata ipotesi.

- Starai scherzando spero! – Kurt prese un bicchiere d’acqua per cercare di calmarsi, mentre le guance si tingevano di un leggero rossore, a dire tutta la verità sperava vivamente che Rachel dimenticasse alcuni particolari imbarazzanti della sua vita privata, ma purtroppo la ragazza aveva una memoria invidiabile – Chandler è stata una cosa… uhm – si bloccò un istante in cerca delle parole adatte – Passeggera. – annuì convinto alle sue ultime parole – Assolutamente passeggera. -

- Non mi sembrava così passeggera quella volta in cui vi scambiavate messaggini così poc- Kurt tossì interrompendo la frase di Rachel.
Avrebbe voluto scappare da tutto ciò, ma sapeva perfettamente che con Rachel Berry era praticamente impossibile.

- Ci siamo semplicemente conosciuti e siamo andati a bere una volta o due in qualche bar, ma nulla di più – gettò di nuovo lo sguardo sui tavoli, ma li ignorò un’altra volta con una scrollata di spalle (in effetti non riusciva a capire come il capo non li avesse già buttati fuori dal bar, dato che lavoravano sì e no per qualche ora nonostante il contratto prevedeva assoluta efficienza e cose del genere, forse era merito della loro voce angelica,dato che di tanto in tanto la sera organizzavano delle serate a tema, in cui i camerieri erano costretti a cantare) – è finita prima di essere cominciata. – puntualizzò infine, ma Rachel arricciò le labbra non ancora del tutto convinta.

- Ok forse con Chandler non è stata una cosa che è durata a lungo, ma allora che mi dici del tuo nuovo vicino di casa? -

Se prima Kurt si era strozzato con la sua stessa saliva, adesso aveva completamente sputato il sorso d’acqua che aveva appena preso, ricominciando a tossire distrattamente.

- Non so dove vuoi arrivare Rachel Berry, ma ti posso assicurare che non c’è proprio nulla, anzi in realtà non so neanche il suo nome. -

L’amica si fermò un momento con uno sguardo lunatico: - Tu mi stai dicendo che hai un bellissimo ragazzo giovane, della nostra età molto probabilmente, con due occhi da sogno, un fisico che invidierebbe chiunque e che perdi più quando ti guarda lo fa con le più cattive intenzioni al mondo come vicino di casa e tu non sai neanche come si chiami? – alzò le braccia in aria enfatizzando il tutto – Andiamo Kurt, ci avrei provato io stessa se non fosse gay e se non ti lanciasse occhiate non proprio caste. -

Kurt roteò gli occhi prendendo un altro sorso d’acqua (sperando fosse l’ultimo, non si voleva strozzare per l’ennesima volta a furia di parlare con Rachel): - Non ci ho fatto molto caso in realtà, non sembra un cattivo ragazzo, ma non penso sia interessato a me. -

Rachel rimase a bocca aperta, ma scosse vigorosamente la testa contrariata – Tu non capisci Kurt, quello ti guarda come se fossi la cosa più buona da mangiare; ho visto come ti guarda e credimi secondo me dovresti provarci, almeno che tu adesso non stai nascondendo nel tuo piccolo appartamento un nuovo ragazzo più bello che non vuoi presentarmi. -


Kurt prese un profondo respiro e cominciò a massaggiarsi le tempie, sperando che in quell’attimo in cui aveva chiuso gli occhi Rachel se ne fosse andata a servire qualche tavola – cosa che in effetti doveva proprio fare,  dato che era anche il suo lavoro -.



 
- Non ti lascerò scappare Kurt. -


 
 
Di colpo aprì gli occhi di scatto, spalancandoli totalmente mentre un ricordo familiare gli affiorava nella mente.

- C-cosa hai detto? – chiese trattenendo il respiro.

- Ho solo detto che non ti farò scappare questa volta, Kurt. – ripeté nuovamente preoccupata, notando solo ora il colorito più pallido del suo migliore amico – Devi andare avanti, non puoi chiuderti in te stesso, devi aprirti a nuove esperienze e- si bloccò nel momento esatto in cui Kurt aveva abbassato lo sguardo sconvolto.
Non riusciva a capire cosa gli passasse nella testa, ma capiva che c’era qualcosa che a quanto pare lo turbava, e voleva assolutamente sapere il motivo del turbamento del suo migliore amico.

- Kurt? – uscì come un sussurro dalle sue labbra – Tutto bene? -


Il ragazzo alzò lo sguardo e la guardò diritta negli occhi: c’era paura nei suoi occhi azzurri tendenti al grigio, ma Rachel riusciva a capire che c’era dell’altro, dell’altro che non riusciva bene ad identificare.

- Adesso mi ricordo. – sussurrò di rimando cominciando a sudare freddo – Rachel, i-io… – la ragazza portò la sua mano sul suo braccio, incentivandolo a andare avanti con un cenno della testa, non l’aveva mai visto in questo stato – Io… mi ricordo di una voce. – prese un profondo respiro prima di continuare – Una voce dentro di me, che mi parla. -

Rachel lo guardò come se fosse la cosa più strana che avesse mai detto, e  si conoscevano da anni ormai, ma preferì non proferir parole ed aspettare che Kurt si calmasse almeno un poco prima di rispondere.

-La voce di qualcuno che mi chiama nella testa, non so come spiegartelo, in effetti sembra strano come l’ho detto – piano piano stava riprendendo colore, ma c’era qualcosa che lo turbava, come se da lì a poco sapeva che sarebbe successo qualcosa di inaspettato – Eppure so che qualcuno in questo momento mi sta chiamando, penso di aver fatto un sogno l’altro giorno, o almeno credo fosse un sogno. -

- E di cosa si tratta? – Rachel si sporse sul bancone per non farsi sentire dagli altri clienti, anche se erano del tutto disinteressati da tutto ciò che gli stava succedendo intorno.

Prese un altro respiro prima di continuare a raccontare: - Ho sognato un ragazzo, Rachel. Non so spiegarti perché mi viene in mente solo adesso, ricordavo di aver sognato qualcosa l’altro giorno, ma non ricordavo esattamente cosa; poi le tue parole hanno smosso qualcosa dentro di me… un ricordo forse? – gli occhi gli si illuminarono al solo pensiero – Un ragazzo mi ha abbracciato in sogno e mi diceva delle cose che adesso non riesco a ricordare, ma c’era un nome. – scattò in piedi facendo sussultare la compagna seduta davanti a sé – Un nome. Ma sì certo, com’è che aveva detto? Bill…? Brian? Brandon? -

- Bob…? – alzò le spalle cercando di aiutare l’amico, ma c’erano talmente tanti nomi al mondo che era un po’ impossibile riuscire ad indovinare a caso.

- Iniziava con la “B” e su questo sono sicuro, è un nome dolce che si scioglie appena lo pronunci, un nome da mille significati, un nome da… - fu bruscamente interrotto da un’altra cameriera che si era avvicinata al bancone con le sopracciglia aggrottate ed abbastanza nervosa.

- Non siete mica in pausa voi due! Quindi filate subito a lavorare – lanciò un’ultima occhiata a Kurt guardandolo con superiorità – Vai alla cassa Kurt, è il tuo turno. – detto questo si allontanò a passo deciso, lasciando cadere la conversazione tra i due amici.


---



Lanciò un’ultima volta lo sguardo sull’orologio della sala principale, il suo turno pomeridiano era quasi concluso; odiava dover andare a lavorare il pomeriggio, ma non aveva un orario decente per colpa  dell’università, quindi si doveva accontentare di quello che aveva, anche se capitava molto spesso di dover scambiare qualche turno serale per avere il pomeriggio libero.
Le persone andavano e venivano per ordinare qualcosa e sedersi comodamente a leggere o a studiare, come facevano di tanto in tanto molti studenti (non a caso anche la sua università era nelle vicinanze, così gli era più accessibile correre direttamente a lavoro, piuttosto che aspettare di pendere la metropolitana o aspettare prima di poter prendere un taxi nella grande città).
Il campanello suonò per l’ennesima volta quel giorno e Kurt, ormai, poteva dire di essersi abituato a quello stile di vita, anche se non erano proprio i suoi progetti iniziali appena si era trasferito nella Grande Mela.
Non alzò lo  sguardo sul nuovo cliente che era appena entrato, ma gli dedicò il solito finto sorriso aspettando che il cliente si decidesse ad ordinare qualcosa, e non appena si decise a prendere la loro  buonissima cioccolata calda, quella che faceva impazzire la metà dei loro clienti abituali, Kurt si decise ad alzare lo sguardo per chiedergli il nome che avrebbero dovuto scrivere sulla tazza per il riconoscimento.




- Blaine. -
 
 
E l’aveva trovato.
Aveva trovato il nome da non dimenticare.
 
 
 






 









Angolino Autrice:
Ehilà!
Salve a tutti, sono passati dieci giorni e bé mi sembrava giusto aggiornare, prima che fosse troppo tardi. Mi scuso per il ritardo, ma non sono proprio una di quelle persone puntuali – purtroppo -, infatti non ho la minima idea quando riuscirò a pubblicare il terzo capitolo, anche perché iniziano le vacanze di Natale e prima di partire volevo scrivere un qualcosa di… umh natalizio, ecco. Il pairing mi sembra tanto ovvio (Ma dai?), non ci posso fare niente se la Klaine è entrata nel mio kokoro*.
Nel prossimo capitolo finalmente vedremo un po’ di Blaine, ed era anche ora.
Per ora vi ringrazio, ringrazio tutte le persone che sono passate a leggere e a mettere la storia nelle seguite, grazie di cuore! Per il prossimo aggiornamento è un grandissimo punto di domanda, anche perché  inizierà il P0rn Fest  * incrocia le dita *  ed ovviamente non posso non partecipare!
Grazie ancora ed alla prossima,


Shizuka__
 
 
 


* Per chi ancora non lo sapesse, studio  - purtroppo per voi – cinese e giapponese, ed essendo abbastanza fissata non solo con le serie Tv ma anche con gli anime e manga me ne uscirò con qualche parola straniera. Non a caso Kokoro significa cuore per chi non lo sapesse.
   
 
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