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Autore: riccardoIII    20/12/2015    9 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Prima, aveva odiato le attese.

Il giorno del suo compleanno, James ricevette gli auguri da tre quarti della popolazione studentesca prima ancora dell’ora di cena, quando entrò in Sala Grande ridendo con Lily mentre Sirius e gli altri li attendevano già seduti al tavolo Grifondoro. Ormai erano mesi che quei due erano amici e nessuno più si metteva a mormorare vedendoli camminare insieme pacifici, anche se qualcuno ancora li osservava, attonito o astioso. Severus Mocciosus Piton, per esempio, poteva far finta di guardare quel suo piatto di cavolini di Bruxelles quanto voleva, ma Sirius l’aveva visto lanciare un’occhiata di fuoco ai due mentre prendevano posto vicini sulla panca coi sorrisi ancora sulle labbra, e la furia gli era montata dentro. Moriva dalla voglia di scambiare due paroline con i Serpeverde da quando avevano attaccato i due Prefetti Grifondoro, ma il bisogno di prendere a pugni Piton era ancora maggiore rispetto al desiderio di prendere Mulciber, o chiunque degli altri, per il colletto della divisa e schiacciarlo contro il muro.

Durante quei mesi di spionaggio della Sala Comune Serpeverde avevano scoperto tante cose che avevano portato Sirius a odiare Mocciosus fino al massimo limite della sopportazione umana; era stato lui a rivelare la posizione dell’abitazione di Lily, era lui che voleva usare Lily, che gli era stato amico solo per secondi fini mentre lei aveva pianto quando l’aveva perso. Lui, il suo presunto migliore amico, era stato disposto a prendere parte ad un piano che aveva come unico obiettivo fare del male alla ragazza in ogni modo possibile e Sirius avrebbe voluto stringergli il collo a mani nude per questo, fino a vederlo agonizzare. Soprattutto per evitare che fosse James a mettere le mani per primo su quel viscido verme.
Perché, Sirius ne era certo come era certo che la terra ruotasse attorno al sole, James avrebbe davvero squartato Mocciosus con le sue mani se ne avesse avuto la possibilità; perché Piton aveva avuto ciò che James aveva sempre desiderato e l’aveva perso per la sua ambizione, perché non l’aveva protetta, perché aveva pronunciato parole così piene di astio e di violenza contro Lily che James gli avrebbe strappato la lingua a morsi e triturato il cervello solo per aver pensato di mettere le mani su di lei senza il suo consenso.
Sirius lo vedeva nei muscoli che si tendevano quando James era costretto a stare troppo tempo in un posto dove c’era anche lui, lo vedeva nei suoi occhi di solito caldi che diventavano gelidi se Piton invadeva il suo campo visivo, lo vedeva nella mascella che si serrava, protendendosi in avanti, mentre la mani si chiudevano in pugni stretti fino allo spasmo. Lo vedeva quando James si trasformava in Charlus sotto i suoi occhi, nell’uomo che l’aveva ascoltato raccontare che era stato torturato, e Maledetto, e picchiato; James davanti a Piton diventava un uomo pieno di furia cieca, pronto a difendere con le unghie e con i denti ciò che più amava al mondo.
Finora si erano trattenuti; i Serpeverde erano stati tranquilli dopo aver rischiato l’espulsione, il loro piano aveva funzionato. Se avessero scatenato una faida violenta per primi Silente non avrebbe approvato. Avrebbero rischiato punti e punizioni, ma soprattutto la fiducia del Preside e l’ammissione all’Ordine. Si erano limitati a battutine sarcastiche, un paio di piccoli scontri verbali in corridoi isolati, qualche Incantesimo troppo poco offensivo e un bel po’ di minacce. Avevano marcato il territorio dicendo a quel branco di coglioni con le gambe che se avessero di nuovo tentato di ferire i loro amici sarebbero finiti tutti evirati e le loro palle sarebbero servite come Boccini per gli allenamenti di Quidditch. Quelli avevano ringhiato e risposto a muso duro, ma non potevano fare nulla di serio per non rischiare di essere cacciati dalla scuola.
Così le Serpi erano strisciate nella loro tana e sembravano essersi messe in riga; ma di notte le cose cambiavano…
Una sera di metà aprile, quando Peter sussurro “Snuffles” alla Penna Prendiappunti, quella cominciò a scrivere rapidamente qualcosa che nessuno di loro si era aspettato.

-… Stanotte, a quanto mi ha riferito Rabastan-
-Come mai ci hanno messo al corrente?-
-Per fare in modo che ce ne stessimo buoni. Dopo quello che è accaduto il mese scorso volevano essere certi che nessuno potesse accusarci di aver partecipato-
-Ma questo è assurdo! Come avremmo potuto prendere parte ad un assalto se siamo chiusi qui?-
-Saremmo potuti uscire in qualche modo. Se ci avessero beccato di nuovo in giro per i corridoi proprio stanotte, dopo tutto ciò che abbiamo combinato, il Ministero avrebbe potuto interrogarci. Perfino usare il Veritaserum. Crouch agirà anche dalla parte sbagliata, ma è spietato quanto i nostri amici. Assicurarsi che fossimo nei nostri Dormitori era essenziale, nessuno vuole che veniamo scoperti e buttati fuori, o che vuotiamo il sacco-
-Ti ha detto altro, Rosier? Dove attaccheranno?-
-Nulla, Piton. Solo di leggere con attenzione il giornale domattina, e di farci una bella dormita lunga tutta la notte-
-Voi dove credete che siano, ora?-
-Probabilmente è già cominciata, da qualche parte. Suppongo che sia un posto importante, comunque. Dopo il fallimento della questione Hogsmeade abbiamo bisogno di riguadagnare il terreno-
-Diagon Alley già presa, Hogsmeade anche… Se l’obiettivo è un centro nevralgico potrebbero puntare al Ministero stesso-
-Lui non attaccherebbe il Ministero direttamente senza avere la certezza di riuscire a prenderselo, non è stupido; se perdesse rischierebbe troppo. Quello sarà l’ultimo passo…-”

Sirius alzò gli occhi per fissarli in quelli dei suoi amici. James era già balzato in piedi per prendere il Mantello e Remus aveva la stessa espressione accigliata di quando rifletteva su un problema di Aritmanzia particolarmente ostico. Erano già oltre la porta della loro stanza quando Sirius udì un flebile “Ma certo” pronunciato da Remus; nè lui nè James, tuttavia, persero tempo a tornare indietro. Corsero come pazzi, senza curarsi di restare nascosti, ma comunque non incontrarono nessuno fino all’ingresso dell’ufficio del Preside.
Esclamarono all’unisono la Parola d’Ordine e salirono sulla scala prima ancora che il gargoyle si fosse spostato del tutto; incuranti del movimento ascendente della rampa di pietra salirono i gradini a due a due e tempestarono la porta con i pugni finché non vennero ammessi.
-Sirius, James, è un piacere incontrarvi. Anche se suppongo che non siate fautori di buone novelle, viste le vostre facce e l’irruenza con cui avete chiesto permesso. Cosa succede?-
-Ci sarà un attacco. Stanotte-
Sirius parlò nello stesso momento in cui James mise tra le mani del Preside la pergamena con l’ultimo  rigo ancora incompiuto. Lo sguardo del Preside si fece sempre più tempestoso e quando alzò gli occhi su di loro le sue sopracciglia d’argento erano corrugate.
-Cosa ne pensate?- chiese, come se avesse appena porto loro un quesito di Trasfigurazione particolarmente complesso.
-L’unico luogo magico inglese rimasto ancora inviolato e abbastanza rilevante da poter fungere da monito è…-
La frase di Sirius rimase incompiuta; alte fiamme verdi si levarono nel camino alle loro spalle e una voce bassa e ringhiante attirò l’attenzione dei presenti, e perfino dei quadri.
-Silente, sono entrati al San Mungo-
Il Preside si alzò in piedi e si diresse al camino, oltrepassando i due ragazzi.
-Quanto è grave?-
Moody lanciò uno sguardo a James e Sirius prima di parlare, anche se riluttante.
-Sono ancora al Ministero, non conosco la situazione. Le guardie dell’ospedale hanno allertato il Dipartimento, ho mandato tutti gli uomini disponibili e rintracciato chi non era in servizio. Crouch sta allertando la Squadra Speciale Magica e i Tiratori Scelti. Ho pensato che volessi essere informato prima di andare io stesso-
-Avviserò il resto dell’Ordine prima di raggiungervi. Aspetto notizie-
Moody sparì con un secco “Pop” e Silente estrasse la bacchetta dalla tasca della veste da camera, agitandola leggermente; dalla sua punta sbucarono una mezza dozzina di fenici argentate che presero il volo oltre la finestra. Quando anche l’ultima fu svanita il Preside si voltò verso di loro.
-Vi ringrazio molto per la tempestività, ragazzi. Ora è meglio che andiate a dormire-
-Cosa?! No!-
-Noi veniamo con lei!-
Gli occhi di Silente si fecero per un attimo opachi.
-Abbiamo un patto. Non scenderete in campo fino a che non sarete pronti a farlo-
-Lo siamo!- esplose James, -Gliel’abbiamo dimostrato! Ci porti con lei!-
-Non intendo discuterne oltre, James. avete fatto tanto in questi mesi, è vero, e vi siete guadagnati la mia stima, ma non intendo portarvi a combattere, non questa sera. Non solo perché siete giovani o inesperti, ma perché rischiereste di far saltare la copertura di tutto l’Ordine e non posso permetterlo. La segretezza è tutto ciò che abbiamo-
Sirius strinse i pugni.
-Potremmo fingere di essere stati ricoverati per un malore. Potremmo celare le nostre identità, se solo lei volesse…-
-Ma io non voglio, Sirius. Quello che voglio è che voi torniate nella vostra Sala Comune e ci rimaniate fino a domattina, quando insieme ai vostri compagni andrete in Sala Grande per la colazione e fingerete sorpresa leggendo dell’attacco sulla Gazzetta del Profeta-
-I nostri genitori combatteranno, stanotte, e noi non potremo essere con loro! Non potremo sapere se siano vivi o morti!-
-Questo, James, è un rischio con cui dovete convivere. Non ho altro da dire-
Silente se ne stava, dritto come un fuso, di fronte a loro. La sua espressione era grave  e non sorrideva.  Sirius era certo che non avrebbe mai cambiato idea, ma questo non fece scemare la sua rabbia; erano mesi che facevano tutto ciò che gli era stato chiesto, avevano dimostrato di saper agire sotto pressione con freddezza, di saper combattere, eppure ancora non bastava.
-Siamo maggiorenni- disse James, che evidentemente non aveva intenzione di mollare la presa troppo in fretta, -Siamo maggiorenni, entrambi, e ci siamo guadagnati il diritto di…-
-Non è una questione di diritti, James, ma di doveri. Vi siete assunti delle responsabilità decidendo di far parte dell’Ordine della Fenice, e capire quando è necessario rimanere indietro fa parte di questi oneri. Seguire gli ordini che vi vengono dati è un vostro dovere. Questi sono i vostri ordini: non lasciate la scuola e fingete di non sapere nulla. Una trasgressione comporterà la decadenza del nostro patto-
Mentre James digrignava i denti per la rabbia e l’impotenza qualcuno bussò alla porta e un secondo dopo Minerva McGrannitt faceva il suo ingresso nell’ufficio, avvolta in una vestaglia tartan.
-Cosa sta succedendo? Potter, Black, possibile che ci siate sempre di mezzo voi?!-
-I ragazzi sono venuti a riferirmi una cosa importante, Minerva. Il San Mungo è sotto attacco, Alastor me lo ha appena confermato. Ho avvertito tutti, ma devo andare. Vorrei che tu scortassi James e Sirius alla Torre di Grifondoro. La scuola dovrebbe essere al sicuro, ma ti prego di porre particolare  attenzione questa notte-
L’espressione della Professoressa passò dal confuso, all’atterrito, al risoluto. Annuì al Preside con le labbra assottigliate e poi fece un cenno ai due ragazzi, in modo che la precedessero. Senza una parola in più, Sirius voltò le spalle a Silente e, seguito da un recalcitrante James, superò l’uscio e scese le scale. Era già oltre il gargoyle quando si udì il suono della pesante porta di legno che si richiudeva alle spalle della McGrannitt.

Percorsero il tragitto nel più totale silenzio, incontrando un paio di fantasmi che pattugliavano i corridoi. Il Frate Grasso e la Dama Grigia rivolsero un saluto deferente alla Professoressa e il fantasma della Casa di Tassorosso, con il solito sorriso giocoso sulle labbra, chiese perfino alla McGrannitt di non essere troppo severa con loro. Doveva essere convinto che fossero stati beccati a combinarne una delle loro.
Non esitarono un secondo ad oltrepassare il buco del ritratto e salire in Dormitorio, dove Remus e Peter li aspettavano per un completo resoconto dei fatti.
-Si, ci avevo pensato anch’io- ammise Remus, passandosi una mano tra i capelli.
-Quindi… Lui è andato? Stanno combattendo… Ora?-
La voce di Peter era più un pigolio che altro, come se temesse che i muri potessero ascoltarli.
-Già. E noi siamo chiusi qui-
James poteva anche aver ceduto le armi, ma di sicuro non aveva ritrovato la calma. In tutta onestà, Sirius non poteva affermare di essere riuscito a riacquistare il controllo di sé.
-James, non puoi davvero biasimarlo per…-
-Non posso? Davvero, non posso Remus?! Cazzo! Sono mesi che lavoriamo per loro! Ogni dannata notte sopra quella Mappa, cercando di capire cosa diavolo stia succedendo! Sirius ci stava per lasciare la pelle, per Godric, quando tutti noi abbiamo combattuto a novembre per salvare il culo a chi, eh, Remus?! Grazie a chi non ci sono Nati Babbani feriti ogni settimana, chi ha trovato il modo di rendere innocui quei fottuti bastardi?!-
-James, calmati! Sto solo dicendo che se la vedi dal suo punto di vist…-
-Non importa! Non importa, per Merlino! Volevano che compissimo diciassette anni, li abbiamo! Volevano che dimostrassimo di non essere dei ragazzini, l’abbiamo fatto! Volevano che facessimo da spie e abbiamo fatto anche quello! Perché ciò che facciamo non basta mai, eh, Remus?!-
-Sir, capisco ciò che dici, davvero. Lo capisco. Anche a me non va giù l’idea di starmene qui con le mani in mano in attesa di notizie, cosa credi? Immagino che sapere i vostri genitori a combattere senza poter aiutarli vi renda ancor più desiderosi di raggiungerli, ma se vi calmate e ragionate converrete con me. Sarebbe stato stupido portarvi con loro, il gioco non valeva la candela. Il Ministero ha dispiegato tutte le sue forze e lo scontro è concentrato in un solo posto; per quanto possiate essere dei bravi combattenti, due persone in più non fanno la differenza tra la vittoria o la sconfitta. Avreste compromesso la copertura non solo nostra, ma di tutto il gruppo. Silente non poteva rischiare e voi lo sapete bene. Me l’avete insegnato voi che bisogna essere lucidi e pensare prima al gruppo, prima alle missioni e agli scopi, che a se stessi-
James crollò sul suo letto passandosi una mano tra i capelli ma Sirius rimase in piedi appoggiato alla porta, con le braccia incrociate e un piede appoggiato alla parete.
-Andiamo- disse, senza lasciar cadere l’espressione neutra che si era imposto dopo le parole di Remus.
Tutti e tre alzarono gli occhi su di lui.
-In… In che senso, Pads?- chiese Peter.
-Prendiamo il passaggio per la Stamberga, o quello dietro allo Specchio, e arriviamo ad Hogsmeade. Da lì…-
-Non se ne parla, Sirius. Non se ne parla proprio. Dimenticalo-
Remus si era alzato, stavolta con una voce dura e gli occhi che lanciavano fulmini.
-Perché, signor Prefetto, pensi che tu riuscirai a fermarmi? Se voglio andare, ci andrò-
-E come credi di fare, di grazia?! Riuscirai sicuramente a uscire dal Castello, ma una volta arrivato a Hogsmeade che farai?! Vuoi volare fino a Londra?! Per quando sarai arrivato al San Mungo probabilmente sarà tutto finito e tu rischierai di essere visto dai Babbani per nulla!-
Sirius inarcò un sopracciglio.
-Mi Smateriallizerò-
Remus rise, una risata senza gioia.
-Non hai mai imparato a farlo, se non sbaglio! Come primo viaggio ti accontenti di poco, eh? Dal nord della Scozia al sud dell’Inghilterra?-
-Sai che posso farlo, se voglio. Ci arriverò-
-Si, probabilmente si, ma devi valutare anche come ci arriverai. Potresti apparire nel bel mezzo dello scontro come a quattro isolati di distanza! E se ti Spaccassi, a cosa servirebbe?! Avrebbero solo un malato in più da sistemare!-
Questa volta Sirius perse la pazienza sul serio; sciolse la posa forzata in cui si era costretto e avanzò fino a quando non fu ad un palmo dal naso dell’amico.
-Invece di dirmi cosa non posso fare, cosa non so fare o in cosa non riuscirò, perché non mi dai una mano ad arrivare al San Mungo prima dell’alba?! Sono piuttosto convinto che il tuo cervellino troverebbe una soluzione molto in fretta!-
Gli occhi di Remus si strinsero mentre lo fissava senza indietreggiare, mostrando di non aver alcuna paura nonostante fosse chiaro che Sirius tentasse di farlo sentire minacciato.
-Pensavo fosse chiaro. Non voglio che tu, che nessuno di noi si muova da qui-
-Perché!- esplose l’altro, sentendo la rabbia bruciargli nelle vene come quando aveva voltato le spalle al Preside, qualche minuto prima. Remus gli mise una mano sulla spalla e per un attimo ebbe la tentazione di scacciarla con violenza.
-Perché non sei in te. E io non ho intenzione di mandarti al macello, Sirius. È questo il mio compito, no? Placare i vostri spiriti quando diventano troppo bollenti-
-Il tuo compito dovrebbe essere dare sostegno ai tuoi amici-
-Il fatto che tu non capisca in questo momento che lo sto facendo per il tuo bene non significa che prima o poi non ti accorgerai che ho fatto la cosa giusta-
Sirius sbattè una mano contro il muro al suo fianco e James balzò in piedi per affiancarlo.
-Me ne sbatto! Me ne sbatto di tutto! Non mi fermerai Remus, non questa volta!-
In un istante tre bacchette furono sfoderate; Sirius aveva puntato la sua contro Remus, che aveva risposto al suo gesto con un solo secondo di ritardo. Chi aveva invece preceduto tutti e due, lanciando un Sortilegio Scudo che li separasse, era James.
-Finiscila Sirius. Ora basta-
La voce di James lo riportò alla realtà. In un secondo sbattè le palpebre e mise a fuoco Remus in piedi davanti a lui, la bacchetta in guardia; lentamente, la mano che impugnava la propria si abbassò, finché il braccio non fu mollemente abbandonato lungo il fianco. Moony, senza alcuna esitazione, ripose la bacchetta in tasca e continuò a guardarlo con tranquillità, come se non avesse appena rischiato di essere stregato da uno dei suoi migliori amici.
La rabbia, la paura, l’impotenza, la frenesia, la smania che l’avevano colto lentamente scivolarono via. Si rese conto di aver vissuto l’ultima ora come se i suoi occhi fossero appannati, come se vedesse tutto da una prospettiva diversa, esterna dal suo corpo. Si era lasciato annebbiare la mente, aveva perso lucidità e tutto ciò che aveva desiderato era stato scappare, fuggire, fare qualcosa. Vide Remus come se non l’avesse davvero avuto davanti fino a quel momento, come se fosse stato qualcun altro a guidare il suo corpo e far muovere le sue labbra, come se qualcun altro avesse usato la sua voce e preso il comando del suo cervello.
-Mi dispiace. Remus, mi dispiace, perdonami-
L’amico non parlò; un lieve sorriso dolce, il solito sorriso mite e composto di Moony tornò ad illuminargli gli occhi ambrati e lui fece un passo verso Sirius, tornando ad annullare le distanze prima che le sue braccia lo avvolgessero.
-Va tutto bene, Pads. È tutto ok-
Sirius si aggrappò al pigiama grigio dell’altro, stringendolo forte sulle spalle. Riprese a respirare con calma, regolarizzando il ritmo del suo cuore, mentre Remus lo stringeva senza soffocarlo, dandogli il tempo di riprendere il controllo.
-Non so cosa mi sia preso, davvero. Io… Non ragionavo più-
-Lo so, Sir. Capita. Ma è tutto ok-
Sirius allentò la stretta sulla sua schiena e l’amico lo lasciò andare lentamente. Si guardò intorno e notò Peter in piedi, come se si fosse bloccato nell’atto di fare un passo verso di loro; James, invece, aveva riposto la bacchetta e se ne stava con le mani in tasca e i capelli scombinati più che mai.
-Scendiamo in Sala Comune. Non riesco a stare qui dentro-
Lo disse semplicemente, come se non fosse accaduto nulla fino ad un attimo prima. Peter si girò verso il suo baule e recuperò un po’ di bottiglie di Burrobirra mentre Remus tirava fuori la cassa di cioccolata che aveva ricevuto per il suo compleanno, il cui contenuto si era drasticamente ridotto in quelle settimane. Senza un’altra parola si ritrovarono seduti sui divanetti e le poltrone rosse e sfilacciate, davanti al fuoco che James aveva provveduto a ravvivare. Non parlarono molto, ma nessuno dei quattro si addormentò. Arrivò l’alba e il sole nascente li trovò ancora lì, con bottiglie vuote strette tra le mani e dita sporche di cioccolata mangiata per far passare i minuti, gli occhi sbarrati e le menti piene di ipotesi e paure. Quando il sole sorse completamente oltre le finestre della Sala Comune dei Grifondoro una massa argentea entrò passando attraverso il ritratto della Signora Grassa per poi condensarsi e prendere la forma di un uccello enorme e splendido. Mentre loro trattenevano il fiato come un sol uomo, la fenice argentata parlò con la voce del Preside:
-La battaglia è finita. Vi aspetto-
Sirius guardò James negli occhi e vi scorse la stessa ansia che sentiva dentro sé. Senza esitazioni si levarono in piedi e si diressero verso l’uscita ancor prima che il Patronus si fosse dissolto; quando aprirono il ritratto, James si voltò indietro lanciando un’occhiata torva a Remus e Peter, ancora seduti.
-Be’, che aspettate? Muovetevi!-
Come se non attendessero altro che un invito i due si alzarono, ma proprio quando James estrasse il Mantello e Sirius mormorò le parole “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni” con la bacchetta puntata contro una vecchia pergamena bianca, la porta del Dormitorio femminile si aprì lasciando uscire una figura alta, con la divisa perfettamente indossata nonostante l’ora e la spilla da Prefetto appuntata sopra; Lily Evans alzò gli occhi sui quattro, beccati nel chiaro atto di uscire dalla Torre alle sei del mattino.
-Ehi! Cosa ci fate in piedi a quest’ora, tutti e quattro?-
Sirius deglutì, osservando il cipiglio curioso della ragazza e sentendo James muoversi da una gamba all’altra, a disagio.
-Ehm… Noi… Volevamo andare a fare colazione nelle cucine. Sai, ci siamo svegliati e avevamo fame…-
Lei spostò gli occhi da Sirius alle bottiglie vuote abbandonate sui tavolini davanti al fuoco, poi vide la scatola di cioccolata lasciata sulla poltrona preferita di Remus, ancora aperta.
-Credo che abbiate già mangiato, in realtà. E anche bevuto. Avete passato la notte qui?-
-Noi… Non riuscivamo a dormire, ecco, così abbiamo messo su un torneo di scacchi-
Lily sorrise divertita alla bugia di James.
-Non vedo scacchiere, però. Strano che Remus abbia abbandonato la sua cioccolata in vista ma vi siate presi la briga di metter via il gioco-
Peter lanciò uno sguardo terrorizzato ai suoi tre amici, per poi fissare gli occhi di nuovo su di lei.
-Andiamo, potete dirmelo se avete passato la notte a pianificare uno scherzo e ora uscite per metterlo in atto. Giuro che non faccio la spia-
-Oh… Si, esatto, è per uno scherzo!- disse James di getto, passandosi una mano tra i capelli per dissimulare il disagio, -Tu… Ehm… Dove vai così presto?-
Lei fece spallucce.
-Mi sono svegliata e volevo ripetere l’ultima lezione di Trasfigurazione, per esercitarmi un po’… Ho qualche difficoltà con gli ultimi Incantesimi di Trasfigurazione Umana... Infatti… Volevo chiederti, James, se non ti è di troppo disturbo… Se tu potessi darmi una mano…-
Se la situazione non fosse stata così surreale e terribilmente seria, Sirius si sarebbe messo a ridere; si limitò, invece, a tirare una gomitata nelle costole dell’amico.
-Ouch… Si, Lily, certo… Quando vuoi!-
-Ora scusaci, Rossa, ma abbiamo un po’ di fretta…-
Lei ghignò e Sirius ebbe la terribile impressione che la stessero contagiando.
-Cos’è, avete bisogno di tutto questo tempo per mettere in piedi la cosa? Mi aspetto uno scherzo grandioso, allora… Ehi, ma… Cosa reggete in mano, voi due?-
Sirius stava cercando disperatamente di tenere nascosta la Mappa aperta che si era ficcato in tasca in fretta e furia, mentre James aveva nascosto il Mantello dietro la schiena senza coprirlo del tutto.
-Oh, sono gli attrezzi del mestiere. Un’altra volta ti spiegheremo tutto, davvero…-
Mentre Sirius parlava, lei si avvicinò furtiva per dare un’occhiata da vicino e il ragazzo udì appena le parole sussurrate da Peter per chiudere la Mappa. La ragazza sfilò la pergamena dalla tasca di Sirius appena dopo che l’ultima scritta era sparita e prese a fissarla con attenzione.
-Lily, davvero, non è nulla…-
Lei lo guardò scettica.
-Perché hai una pergamena tanto grande con te, se non è nulla? E perché hai tentato di nasconderla?-
Sirius non rispose, volgendo uno sguardo implorante a Remus che fece spallucce, come a dire che non sapeva come aiutarlo. Lei estrasse la bacchetta e la puntò sulla pergamena.
-Specialis Revelio-
Ovviamente non accadde nulla; Lily si accigliò.
-Aparecium!-
Nulla. Lei sbuffò, guardandoli torva uno ad uno.
-Avete fatto un bel lavoro, vero? Io, Lily Evans, Prefetto di Hogwarts, ti ordino di mostrarti!-
Sirius gemette e avvertì James irrigidirsi mentre una mano invisibile pareva scrivere sulla pergamena.

“Messer Moony porge i suoi ossequi alla Signorina Evans e la invita a tenere le sue manine delicate lontane dalle cose che non le appartengono”

Lily guardò le parole tracciate in inchiostro verde con curiosità, mentre i Malandrini trattenevano il respiro come un sol uomo.

“Messer Wormtail, per quanto incantato dall’interesse del Prefetto Evans, le chiede di non disturbare la quiete altrui con cotanta perseveranza”

Gli occhi di Lily si puntarono su di loro, ancora una volta, passando in rassegna i volti congelati dei Malandrini.

“Messer Prongs, ammaliato dalla bellezza di una tanto coraggiosa Madamigella, esprime il suo desiderio che il Prefetto Evans rivolga un così forte interessamento verso di lui, piuttosto che verso i suoi effetti personali”

Stavolta lo sguardo insistente di Lily si posò su James con un’espressione di inquietante comprensione.

“Messer Padfoot aggiunge che occhi così belli dovrebbero essere diretti verso cose altrettanto belle: invita pertanto la Rossa a evitare di posare di nuovo la sguardo su una pergamena consunta, ma anche su Messer Prongs”

A questo punto la questione si era fatta davvero esilarante: Lily aveva capito, dai soprannomi e dalle parole usate da Prongs e Padfoot, chi fosse l’artefice della pergamena e tutti se n’erano resi conto. In più, James sembrava leggermente infastidito dalla frase di Padfoot apparsa sulla Mappa.
-Era questo, dunque, il vostro brillante piano? Far trovare una pergamena che offenda chiunque la legga appiccicata in bacheca? O magarli darla a Gazza per farlo impazzire?-
Remus prese in mano la situazione.
-Una cosa del genere, si-
Ovviamente la ragazza non ci credette nemmeno per un secondo.
-Non avreste fatto uno scherzo così stupido nemmeno al primo anno-
Sirius cominciò a scalpitare.
-Senti, Lily, abbiamo davvero fretta, quindi se tu potessi ridarmela…-
-Non la riavrai finché non mi direte cosa fa davvero-
Aveva assunto l’espressione che aveva sempre quando faceva il Prefetto intransigente: le labbra erano stirate in una smorfia simile a quella della McGrannitt e teneva la pergamena saldamente contro il petto, sotto le braccia incrociate.
-Te lo diremo-
James aveva parlato con sicurezza, stupendo tutti. Sirius si voltò verso di lui con espressione piuttosto accigliata, ma l’amico non ci fece troppo caso.
-Hai la mia parola che ti diremo cosa fa. Ma ora dobbiamo andare, Lily. Non si tratta di uno scherzo, è una cosa davvero importante-
La sua espressione era risoluta e Lily dovette capire che c’era qualcosa di grosso sotto, così annuì e porse la Mappa a Sirius, che la riagguantò in fretta.
-Ho la tua parola che mi racconterai tutto?-
James prese un respiro.
-Ti mostrerò cos’è davvero, hai la mia parola. Possiamo andare, ora?-
-Voglio sapere anche cosa state combinando-
-Questo non posso dirlo-
-Perché?-
Pareva che i due si fossero totalmente estraniati dal contesto; Lily fissava solo James e lui aveva l’espressione che Sirius aveva imparato ad associare ai momenti di massima serietà.
-Non riguarda solo me. Non riguarda solo noi. Puoi capirmi?-
La ragazza lo guardò per un istante, come a soppesare le sue parole. Poi, però, annuì ancora una volta.
-Grazie-
James non aspettò che rispondesse: si voltò e fece segno agli altri di precederlo oltre il ritratto; Sirius era appena passato e l’altro si era arrampicato dietro di lui quando la voce di lei si udì ancora una volta.
-James, ti è caduto quest… Godric, ma cosa diavolo…-
Sirius si voltò appena in tempo per vedere James afferrare la stoffa argentea e sfilarla dalle mani di lei.
-Anche questo. Ti spiegherò anche questo-
Detto ciò si fece spazio nel passaggio e fu fuori dalla Torre prima ancora che lei avesse modo di rispondere.
-Bene. Worm, è il tuo turno-
Peter annuì e si Trasfigurò mentre Remus si chinava per afferrarlo e James apriva il Mantello per avvolgere lui e Sirius; quest’ultimo afferrò la bacchetta e pronunciò la formula per far apparire la Mappa.
-È nel suo ufficio, ma… Non è solo-
James e Remus si bloccarono un secondo per leggere i cartigli che affollavano lo studio di Silente, poi tutti e tre cominciarono a correre. Nessuno di loro si rese conto che, dietro al quadro di una donna in carne avvolta in un vaporoso vestito rosa, un occhio verde brillante appena coperto da un ciuffo di capelli rossi aveva osservato tutta la scena. 
 
   
 
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