Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Jadis96    23/12/2015    4 recensioni
"C'era qualcosa di speciale in loro. Era forse il modo in cui si muovevano, o il modo in cui parlavano... tutto faceva parte di qualcosa di più grande: una sintonia completa".
Elladan ed Elrohir sono i gemelli figli di Elrond, Signore di Imladris. Dall'infanzia trascorsa tra i rigogliosi giardini di Gran Burrone, attraverso la nascita di un legame speciale con i Dùnedain, fino alla scelta finale, che determinerà il loro destino per l'eternità. Questa è la storia dei principi che non erano figli di re, degli elfi che erano anche Uomini, identici e diversi, mortali ed immortali.
[I protagonisti saranno Elladan ed Elrohir, ma saranno presenti anche Elrond, Celebrian, Arwen, Glorfindel, Galadriel, Aragorn ed altri].
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arwen, Elladan, Elrohir, Elrond, Glorfindel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buona sera a tutti e buone feste.
Come piccolo regalo di Natale, posterò il prossimo capitolo prima dell'anno nuovo. Nel frattempo.... buona lettura!

Elladan ed Elrohir attraversarono il corridoio che conduceva allo studio di Elrond. Era una piovosa sera di primavera e, nonostante il clima fosse mite, la pioggia non accennava a diminuire.
I due elfi restarono sulla soglia, in attesa di essere invitati ad entrare. Elrond appariva immerso nei suoi pensieri, lo sguardo rivolto verso la finestra che dava sui giardini sottostanti, e in un primo momento non si accorse della loro presenza.
<< Ada? Volevi vederci? >>, esordì Elladan.
<< Sì, entrate >>, disse Elrond.
Ai gemelli bastò un'occhiata per sapere che c'era qualcosa che non andava. Il giorno seguente sarebbero partiti con Estel per una visita ai dintorni di Imladris, la prima da quando erano arrivati quasi tre anni prima. Gli elfi avevano concordato che Estel avrebbe avuto bisogno di conoscere luoghi nuovi e di vedere il mondo al di fuori di Gran Burrone. Naturalmente erano tutti ben consapevoli dei rischi ed avevano pianificato quell'uscita in maniera che fosse del tutto sicura. Il sentiero che avrebbero percorso, infatti, era troppo vicino ai confini per essere considerato pericoloso e, per fugare ogni dubbio, era stato pattugliato appena poche ore prima.
<< Volevo parlarvi prima che partiste >>, disse Elrond.
<< Qualcosa ti preoccupa? >>, chiese Elrohir.
Elrond non rispose immediatamente ed Elrohir ebbe l'impressione che stesse valutando cosa dire.
<< Sedetevi ed ascoltate >>, disse.
I gemelli obbedirono, prendendo posto ai lati della scrivania, mentre Elrond restò in piedi ed iniziò a raccontare.
<< Voi sapete che io ho a lungo combattuto sotto il comando di Gil-Galad >>.
<< Conosciamo bene le sue gesta, ma la tua modestia ci ha impedito di conoscere anche le tue >>, rispose Elladan.
Elrond non prestò attenzione a quell'osservazione ironica. << Gil-Galad ispirava fiducia e devozione in chiunque lo conoscesse. Elros ed io abbiamo combattuto sotto il suo comando sin dalla nostra prima battaglia, abbiamo imparato da lui e ci siamo sentiti fieri di essere suoi discendenti. Dopo che mio fratello divenne il Primo Re di Nùmenor, io diventai il consigliere di Gil-Galad e restai al suo fianco per molti anni ancora, fino all'Ultima Alleanza tra Elfi e Uomini. Ne seguì una guerra feroce, i cui eventi voi già conoscete. Ma c'è una parte della storia che non ho mai raccontato e che ritengo sia ora che voi conosciate. Prima, tuttavia, ho bisogno della vostra parola che non rivelerete mai a nessuno cosa vi dirò, a nessuno e per nessun motivo >>.
Elrohir ed Elladan si scambiarono un breve sguardo, entrambi leggermente irrequieti.
<< Hai la mia parola >>, disse Elrohir.
<< Ed hai la mia >>, aggiunse Elladan.
Solo allora Elrond proseguì nel suo racconto.
<< Gil-Galad aveva stabilito che io avrei dovuto guidare una parte dell'esercito nell'Eregion, mentre lui avrebbe affiancato Elendil e l'esercito dei Dùnedain. Appena prima che ci separassimo, Gil-Galad mi rivelò che egli era il custode di Vilya, uno dei Tre Anelli Elfici, gli unici ad essere stati forgiati senza l'influenza malvagia di Sauron. Era importante che l'identità dei custodi degli Anelli restasse nascosta e, infatti, in un primo momento non capii perché Gil-Galad avesse deciso di rivelare un tale segreto. Poi tutto divenne chiaro: Gil-Galad aveva intenzione di affidare a me Vilya. Promisi di tenere al sicuro l'Anello durante la battaglia ma anche che glie l'avrei restituito al termine della stessa. Tuttavia, come ben sapete, Gil-Galad morì combattendo. Dopo la sua morte in molti si aspettavano che diventassi il suo successore, ma io rifiutai quello che era stato il suo titolo. In seguito tornai a Gran Burrone ed utilizzai il potere di Vilya per proteggerla >>.
Quando Elrond ebbe finito di parlare, nella stanza calò il silenzio.
Elladan tentò di mettere ordine tra i propri pensieri e tra le centinaia di domande che avrebbe voluto porre, ma non era un compito facile e, a renderlo ancora più arduo, c'era un'ondata di risentimento che proveniva da Elrohir.
Elladan capiva il motivo della sua irritazione, egli stesso ne condivideva una parte, ma era anche consapevole che quello non era il momento adatto per esternarla.
<< Perché non ce l'hai detto prima? Non ti fidavi abbastanza di noi? >>, chiese Elrohir.
Elladan gli lanciò uno sguardo di rimprovero. Ricordava fin troppo bene cosa era accaduto quando Elrond li aveva informati della decisione di Celebrìan di andarsene e non voleva che una simile situazione si ripetesse.
Ma ad Elrond non sfuggì l'astio nella voce di Elrohir e apparve sinceramente turbato dalla sua insinuazione. << Vi affiderei la mia stessa vita senza pensarci due volte, ma questo è diverso. Se fino ad ora non vi ho rivelato qualcosa che avrebbe potuto mettervi in pericolo l'ho fatto soltanto per il vostro bene. È vero che i Tre Anelli non sono stati toccati dal male, ma è anche vero che l'Unico Anello è stato forgiato per dominare tutti gli altri e nessuno di noi sa cosa accadrebbe se Sauron tornasse in suo possesso >>, rispose Elrond.
<< L'Anello è andato perduto dopo la morte di Isildur >>, osservò Elrohir.
<< È vero, e dobbiamo pregare che non venga mai ritrovato >>.
<< Se invece venisse trovato... Questo potrebbe metterti in pericolo? >>, chiese Elrohir. Il suo tono di voce era cambiato, adesso che si era reso conto di quanto la sua rabbia fosse stata male indirizzata.
<< Non è per me stesso che sono preoccupato >>, rispose Elrond.
<< Ma lo siamo noi >>, intervenne Elladan, << Pertanto vogliamo sapere il più possibile. Dove si trova Vilya adesso? >>.
<< Porto l'Anello al dito dal giorno in cui mi fu affidato. Lo tolgo molto di rado >>, rispose Elrond. Detto questo, si sfilò l'Anello e lo mostrò ai suoi figli. Elladan ed Elrohir osservarono sbalorditi quell'anello che era sempre stato lì, in vista ed allo stesso tempo celato. Erano stati consapevoli della sua presenza, ma solo in quel momento riuscivano davvero a vederlo. Vilya era perfetto in ogni aspetto: una banda d'oro con uno zaffiro incastonato, di un blu intenso, finemente levigato.
Elrond anticipò la domanda che stava per ricevere e disse, << Il potere di Vilya è quello di preservare e curare e, così come gli altri due Anelli, riesce a celare se stesso dallo sguardo di chiunque non sia un Portatore. Per questo è passato inosservato fino a questo momento >>.
Elladan ammirò l'Anello e si chiese come fosse possibile per un oggetto così piccolo contenere un potere così grande da influenzare l'intera valle di Imladris.
<< È Vilya la fonte delle tue abilità di guaritore? >>, chiese Elladan.
Elrond apparve vagamente divertito dalla domanda. << Le mie abilità di guaritore sono il frutto di tanto studio e tanta esperienza, ma nei casi più gravi mi servo di Vilya per fare cose che normalmente sarebbero al di fuori della mia portata. Quando vostra madre tornò dal Passo Cornorosso, utilizzai Vilya per trasferire parte della mia stessa energia vitale in lei e salvare così la sua vita >>.
Erano trascorsi tanti inverni da quegli eventi, ma il dolore era ancora vicino, come se avesse definitivamente impregnato l'aria.
<< Ma c'è ancora qualcosa che non mi è chiaro >>, disse Elladan, nel tentativo di allontanare i loro pensieri da ricordi così tristi, << Perché hai deciso di dircelo proprio adesso? >>.
<< Perché qualcosa sta per cambiare >>, rispose Elrond, << Avverto un grande male, qualcosa che sta per accadere e che riguarderà noi tutti. Devo consultarmi con gli altri custodi degli Anelli, Galadriel e Mithrandir, per decidere cosa fare >>.
<< Mithrandir è in possesso di uno degli anelli elfici? >>, chiese Elladan, sorpreso. Come tutti gli altri eldar, egli conosceva e rispettava lo stregone, ma non avrebbe mai immaginato che potesse essere il custode di un oggetto così importante.
<< Mithrandir è un amico degli Elfi da così tanto tempo che abbiamo iniziato a considerarlo come uno di noi. Fu Cìrdan ad affidargli l'Anello >>, disse Elrond.
<< Non oserei dubitare del giudizio di Cìrdan >>, disse Elladan, << Così come non dubito di quello di Gil-Galad >>.
Elrond rispose a quel velato complimento con un sorriso. << Gli eventi che verranno ci diranno se le tua fede in me è ben riposta >>, disse. Poi si rivolse anche ad Elrohir ed aggiunse, << Prevedo di partire per Lòrien alla prossima luna. In mia assenza dovrete occuparvi di Estel e svolgere alcuni compiti per mio conto >>.
<< Noi vorremmo venire con te >>, disse Elrohir, dopo aver lanciato un'occhiata ad Elladan per avere conferma di potersi esprimere anche per lui, << È da tanto tempo che non vediamo Arwen e vorremmo farle visita il più presto possibile >>.
<< So che anche voi siete impazienti di andare a Lòrien, ma vi chiedo di aspettare ancora un po'. Estel non è così sereno come appare in superficie e temo che, se andassimo via tutti allo stesso tempo, ne soffrirebbe molto >>, disse Elrond.
I due elfi non poterono obiettare a quello che entrambi sapevano essere vero. Estel aveva bisogno di loro e forse erano anche loro ad aver bisogno di lui.
<< Mancano poche ore all'alba: vi consiglio di impiegarle per riposare in vista della lunga giornata che vi aspetta domani. Avremo modo di continuare questa conversazione quando avremo più tempo da dedicarvi >>.
Se crede che riusciremo a dormire dopo quello che ci ha detto..., pensò Elladan.

La mattina successiva, dopo un'intera notte di pioggia, il sole sorse in un cielo limpido. Estel fece irruzione nella camera di Elrohir alle prime luci dell'alba, già pronto a mettersi in cammino. Elrohir aveva trascorso una buona parte della notte a riflettere sulla conversazione della sera precedente e, poco tempo prima che la porta si aprisse, aveva tentato di prendere sonno.
Tentativo inutile, pensò.

<< 'Ro, stai dormendo? >>, chiese Estel.
<< No, non più >>, rispose Elrohir.
<< Allora perché sei steso sul letto? >>.
Elrohir dovette riconoscere la sensatezza di quella domanda. << Forse dovresti andare da Elladan e controllare che sia pronto >>, suggerì.
<< Ci sono appena andato, e mi ha detto la stessa cosa che hai detto tu >>, rispose Estel.
<< D'accordo, allora vai ad aspettarci nella sala principale >>, disse Elrohir.
La felicità di Estel era contagiosa e incontenibile, così intensa che sembrava portare luce ovunque egli si trovasse.
<< Va bene, 'Roir, ma fai presto >>, disse Estel.
<< Dimentichi qualcosa? >>.
<< Fai presto, "per favore" >>.
Detto questo corse via con lo stesso entusiasmo con cui era entrato. Almeno adesso il mio nome ha guadagnato altre due lettere, osservò Elrohir.

Il cammino iniziò da un sentiero in salita, contornato da una fitta vegetazione. Il terreno era ancora umido e fangoso a causa della pioggia della notte precedente e di tanto in tanto erano visibili le impronte degli elfi che l'avevano pattugliato ore prima. Nonostante tutte le precauzioni, sia Elrohir che Elladan portavano la spada al fianco, ben preparati a qualsiasi evenienza.
Estel li precedeva di qualche passo, osservando ogni cosa con meraviglia, incurante di qualsiasi pericolo. Nella sua mente non c'era spazio per alcuna preoccupazione.
<< Ho ripensato a ieri >>, disse Elrohir, dopo essersi assicurato di non essere alla portata dell'orecchio di Estel, << Nostro padre vuole che restiamo qui e le sue ragioni sono più che valide, ma ancora una volta si preoccupa per gli altri più che per se stesso. Il viaggio verso Lòrien è pericoloso, come in passato abbiamo constatato in prima persona, e Vilya ci ha già dato un avvertimento. Ada non ammetterà mai di aver bisogno del nostro aiuto, ma io preferirei che almeno uno di noi lo accompagni >>.
<< Anche io ho pensato la stessa cosa >>, rispose Elladan, << E mi trovo d'accordo con quanto hai detto >>.
<< Allora non ci resta che decidere chi di noi dovrà partire >>, disse Elrohir.
<< Credo che dovresti andare tu >>, disse Elladan, dopo un breve momento di silenzio.
Elrohir, che non si era aspettato una risposta così rapida, guardò il fratello con tono interrogativo.
<< Sai quanto io sia impaziente di rivedere Arwen, ma pensavo che tu avessi anche un altro motivo per voler tornare a Lòrien >>, disse Elladan.
<< Thiliel si trova lì >>, concluse Elrohir. Anche solo pronunciare il suo nome gli suscitava sentimenti contrastanti.
<< Pensavo che volessi vederla >>, disse Elladan, che improvvisamente non sembrava più così sicuro.
<< È così >>, rispose Elrohir, << Ma una parte di me teme il momento del nostro incontro >>.
<< Hai affrontato situazioni ben più ardue >>, disse Elladan, << Confido che riuscirai anche in questa >>.

Il sentiero li condusse sempre più in alto, fino a quando non riuscirono a vedere l'intera valle di Imladris sotto di loro. Quella vista, emozionante persino agli occhi degli elfi, per Estel era sbalorditiva. Il bambino, che non conosceva nulla al di fuori del luogo in cui aveva trascorso gli ultimi tre anni, restò estasiato nello scoprire un mondo così vasto.
<< Guarda, lì ad ovest si trova l'Eriador, e quello è il Fiume Bianco; ad est, invece, c'è l'Antica Via Silvana, che conduce al Bosco Atro >>, disse Elladan, indicando uno ad uno i luoghi che nominava. Estel ascoltò con estrema attenzione, soffermandosi con lo sguardo sull'imponente catena montuosa, di cui non si riusciva a vedere la fine.
<< Cosa c'è oltre? >>, chiese, aguzzando lo sguardo nel tentativo di guardare più lontano.
<< Tantissime cose. Quando torneremo a casa ti farò vedere una mappa, così la prossima volta che verremo qui sarai tu a dirmi i nomi dei luoghi >>, rispose Elladan.
Estel annuì, entusiasta dell'idea.

Poco dopo gli elfi decisero di fare una pausa prima di rimettersi in cammino per tornare indietro. Per Estel, tuttavia, il concetto di riposo era leggermente diverso. Anche solo convincerlo a restare seduto non era un'impresa facile, ed Elrohir dovette ricorrere ad un espediente. Raccolse dei bastoncini di legno e qualche filo d'erba e chiese ad Estel se sarebbe stato in grado di usarli per costruire una piccola capanna. Il bambino raccolse la sfida e, qualche attimo dopo, era già completamente concentrato sul compito.
<< Questo lo terrà occupato per un po' >>, disse l'elfo.
<< Era lo stesso passatempo che avevamo noi da bambini >>, commentò Elladan
Elrohir annuì. << Ricordi quando facevamo a gara a chi riusciva per primo a costruire una capanna che stesse in piedi? >>.
<< Ricordo che tu distruggesti la mia >>, disse Elladan.
<< E tu mi inseguisti armato di un bastoncino di legno >>, aggiunse Elrohir, << Nostra madre dovette separarci >>.
Elladan ripercorse con una punta di nostalgia quel ricordo sbiadito dal tempo. << Estel ci riporta nel passato ed allo stesso tempo ci mostra il futuro >>, osservò.
Nel frattempo Estel aveva quasi completato la sua costruzione e si stava dirigendo verso un cespuglio.
<< Cosa stai facendo? >>, chiese Elrohir.
<< Mi servono dei rami più grandi per fare il tetto >>, spiegò Estel, che intanto era quasi del tutto scomparso tra le foglie.
Elrohir lo seguì con lo sguardo, controllando che non si allontanasse troppo.
<< C'è... qualcosa >>, mormorò Estel, presumibilmente riferendosi a qualcosa che aveva visto nel cespuglio.
Elrohir lo raggiunse in un attimo e si inginocchiò nel tentativo di vedere quello che lui vedeva. Per prima cosa udì un ronzio, il genere di rumore che non poteva preannunciare nulla di buono. Poi, un'immagine che sembrava la materializzazione di una delle sue paure: Estel, attratto da quell'insolito rumore, tendeva una mano verso un alveare, mentre le api che lo abitavano si preparavano a difendersi dall'intruso.
Elrohir lo tirò via, ignorando le sue proteste e, proprio mentre lo sciame d'api si alzava in volo di fronte a loro, iniziò a correre.
Elladan, che un attimo prima aveva percepito la sua agitazione, era stato sul punto di chiedere qualcosa, ma si era fermato non appena aveva visto da cosa i due stavano fuggendo. Gli elfi, con Estel in braccio ad Elrohir, corsero nella direzione da cui erano arrivati, a stento consapevoli che, nella fretta di allontanarsi, avevano abbandonato il sentiero che segnava la via più sicura. Tuttavia, in quel momento, nessuno sembrò preoccuparsene. La via che fino a quel momento avevano percorso in salita, adesso era tutta in discesa, e percorrerla di corsa divertiva non soltanto Estel.
Presto gli elfi si lasciarono alle spalle le api, ma continuarono la loro corsa, godendosi il sole e il vento, come avevano fatto tante volte in passato.
Tuttavia, per Elrohir, quel breve momento di serenità s'interruppe bruscamente. Al di fuori del sentiero la vegetazione era fitta e, sebbene fosse attento e vigile, non fece in tempo a notare quello che un tempo era stato un laghetto e che adesso era un misto di acqua stagnante e fango. All'ultimo istante prima di sprofondare nel terreno umido e finire direttamente nel pantano, Elrohir cercò un appiglio, ma non avrebbe comunque potuto far nulla senza lasciare andare Estel.

Elladan si fermò appena in tempo per non cadere a sua volta e per avere una chiara visuale di Elrohir immerso fino alla vita nel pantano, mentre teneva sollevato Estel nel vano tentativo di mantenere almeno lui pulito.
Ma il bambino non sembrava preoccupato di sporcarsi. Al contrario, sembrava trovare quella situazione particolarmente divertente.
<< Non c'è nulla da ridere >>, disse Elrohir, irritato.
<< Ma guardaci >>, rispose Estel, come per evidenziare lo stato in cui entrambi si trovavano, completamente ricoperti di fango.
Ben presto anche Elrohir colse la ridicolaggine del momento e reagì come avrebbe fatto quando aveva avuto l'età di Estel.
Con l'aiuto di Elladan, i due uscirono dal pantano. << Credo sia arrivata l'ora di tornare a casa >>, disse Elladan.
Elrohir non aveva mancato di notare come suo fratello era stato attento a mantenersi pulito anche mentre offriva il suo aiuto. Decise di approfittare dell'occasione.

<< Estel, non ti sembra che Elladan si senta un po' solo? >>, disse Elrohir.
Estel lo guardò, senza capire a cosa si riferisse.
<< Credo che abbia bisogno di un abbraccio >>, specificò allora Elrohir.
Estel realizzò all'istante. << Hai ragione >>, disse, e si diresse verso Elladan a braccia aperte.
<< Non c'è bisogno >>, si affrettò a dire Elladan, indietreggiando.
<< Vuoi forse dire che non vuoi un abbraccio dai tuoi fratelli preferiti? >>, disse Elrohir, fingendosi offeso.
Elladan non fece in tempo a rispondere che si ritrovò stretto in un caloroso abbraccio tra Elrohir ed Estel, entrambi attenti a sporcarlo il più possibile.
Nessuno dei due elfi fece caso alla naturalezza con cui Elrohir aveva usato la parola "fratelli" e nessuno notò il leggero cambio di espressione di Estel nell'udire quel termine.

<< Porterò dieci uomini con me a Lòrien >>, disse Elrond.
L'elfo incaricato di portare a termine gli ultimi preparativi per la partenza ribatté, << È prudente, mio signore, viaggiare con appena dieci uomini? >>.
Piuttosto mi chiedo se sia prudente privare Imladris di dieci spade e archi, pensò Elrond, ma rispose, << Basteranno >>.

<< In mia assenza risponderete ai miei figli >>, aggiunse, << La loro autorità avrà lo stesso valore della mia >>.
Poco dopo, quasi a sottolineare la sua affermazione, vide che Elrohir, Elladan ed Estel erano di ritorno in anticipo rispetto a quanto stabilito.
Tuttavia, le condizioni in cui erano tornati erano a dir poco discutibili. Tutti e tre, in particolare Elrohir ed Estel, erano ricoperti da capo a piedi di quello che sembrava essere fango. Quando incrociarono lo sguardo di Elrond, i gemelli abbassarono il proprio, con un'espressione tra il divertito e il colpevole, mentre Estel lo salutò con la mano, visibilmente entusiasta di quello che era successo, qualsiasi cosa fosse.
Elrond avrebbe dovuto rendere chiara la sua disapprovazione, ma per qualche motivo riuscì soltanto a sorridere, segretamente felice del fatto che i suoi figli fossero ancora in grado di apprezzare un semplice divertimento infantile.

Alcune ore dopo, quando le ultime luci del tramonto erano ormai scomparse, Gilraen soffiò sull'ultima candela ancora accesa nella stanza e si mise a letto. Di recente Estel aveva iniziato a dormire con lei, dopo aver deciso di essere troppo grande per la culla. Presto avrebbe chiesto un letto tutto per sé.
<< Mamma? >>, sussurrò Estel.
Gilraen si voltò verso di lui e constatò che non accennava a volersi addormentare.
<< Dimmi >>, rispose.
<< Dov'è la mamma di 'Ro e 'Dan? >>.
Gilraen restò interdetta. Estel, come tutti i bambini della sua età, faceva domande in continuazione e su qualsiasi argomento, e Gilraen era sempre pronta a dissipare i suoi dubbi. Ma quella volta la domanda fu più difficile del previsto.
<< Se n'è andata >>, rispose, dopo qualche istante di esitazione.
<< Dove? >>, insistette Estel.
<< Non lo so >>, disse Gilraen.
<< Posso chiederlo a loro? >>.
<< Di alcune cose è meglio non parlare. Se glielo chiedi potrebbero diventare tristi >>, spiegò Gilraen
<< Non voglio che siano tristi >>, si affrettò a dire Estel.
<< Allora saranno loro a parlartene quando saranno pronti >>.
Gilraen iniziava a credere che Estel avesse terminato le domande, ma capì presto di sbagliarsi.
<< Il mio papà se n'è andato come la mamma di 'Ro e 'Dan? >>, chiese il bambino.
Gilraen fu sorpresa da quella domanda. Estel non ricordava suo padre e di questo lei era stata grata, sapendo che non ne avrebbe sentito la mancanza. Tuttavia tentare di spiegare il concetto di morte ad un bambino di cinque anni restava un'impresa ardua e delicata.
<< Perché pensi questo? >>, chiese Gilraen, sperando di poter così evitare l'argomento.
<< Perché tu diventi sempre triste quando qualcuno parla di lui >>, disse Estel.
Gilraen restò senza parole. Dovette ammettere di aver sottovalutato la capacità di osservazione di Estel.
<< Questo... questo è un argomento molto difficile. Te ne parlerò quando sarai più grande, te lo prometto >>, disse Gilraen, sforzandosi di controllare la propria voce.
Ringraziò mentalmente di aver spento la luce così che Estel non potesse vedere le lacrime che stava cercando di trattenere.
<< Buona notte, nana >>.
<< Buona notte... Estel >>.


Traduzione delle frasi in Sindarin:
Nana: mamma
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Jadis96