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Autore: Ryuzaki_    26/12/2015    1 recensioni
"Prendo in giro la gente, perché alla gente piace essere presa in giro."
Piena di odio e di rancore camminava per la foresta. Camminava per dimenticare. Camminava per sfuggire a quella terribile settimana che aveva dovuto subire. Camminava. Ma non sapeva di starsi avvicinando a un pericoloso e scaltro demone che aspettava solo qualche essere umano da ingannare e da costringere ad aiutarlo per la conquista del mondo.. o se non del mondo di quella piccola cittadina sperduta fra i monti.. si sarebbe accontentato.
Tra inganni, patti e creature sovrannaturali, Courtney cercherà di sciogliere un maledetto patto che le stravolgerà la vita, portandola fra universi paralleli e fra braccia ben poco desiderate.
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Duncney
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney | Coppie: Duncan/Courtney
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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 AM I JUST YOUR LITTLE DOLL ? 


And I’ve got nothing to say
I can’t believe I didn’t fall right down on my face
(I was confused)
 
 “C’era una volta una bambola di porcellana.
Il viso pallido, lievemente rovinato, da trattare con delicatezza, che si rompe molto facilmente. Il corpicino sproporzionato con il capo, ricoperto da vestiti larghi per coprire le forme grottesche e i capelli impeccabilmente disordinati.
Una vecchia, bambola di porcellana.
La polvere non si vede ancora perché è appena stata riposta sullo scaffale. È troppo rovinata per essere ancora usata. Perché si usa, si gioca, viene presa in giro, strattonata, buttata a terra, tutto perché non prova sentimenti e perché, si sa, potrà sempre essere rimpiazzata da qualcosa di meglio.
Una macchinina? Un trenino? Qualche altro piccolo giocattolo per bambini? No. In questo caso si tratta di una vera e propria passione per le bambole. C’è ne sono così tante fuori da casa, belle, chiare, scure, alte, basse, magre, grasse, con i capelli ondulati, lisci, così sorridenti e nuove da fare un baffo alla piccola bambolina di porcellana seduta sulla mensola. Non è nuova. Ha mille crepe sotto lo strato di smalto che si sta screpolando. Ha mille pezzi mancanti e non ha più un cuore. Ma può una bambola di porcellana avere un cuore? Nel suo piccolo chiaro petto un tempo c’era qualcosa, era minuscolo e delicato, batteva silenziosamente quasi con paura. Perché di paura si trattava, mantenere un cuore pulsante non era facile, c’erano sempre troppe persone pronte e rubartelo, a strapparti la carne e a lacerarti la pelle pur di entrare in possesso di qualcosa di così importante. “
 
Courtney aprì gli occhi. Non riusciva a ricordarsi con esattezza quando li aveva chiusi, sapeva solo che aveva perso i sensi. L’ultima immagine che si faceva spazio nella sua mente era quella di Duncan che la stringeva a sé con delicatezza, poi il buio. Era distesa su un letto, con le coperte aggrovigliate intorno al corpo e in bagno di sudore. Si sentiva come se avesse fatto un orribile incubo. Bambole. Ricordava solamente di essere circondata da bellissime bambole di tutti i tipi, pezza, stoffa, ogni genere. Ricordava unicamente che in mezzo a queste, che sembrava di risplendere di luce propria, c’era una bellissima bambola di porcellana. Era incantevole, graziosa, piccola, sembrava un giglio in mezzo a tantissime erbacce. E poi? Che cos’era successo da farla spaventare in quel modo? Non riusciva a rammentarlo.
Si drizzò sui gomiti e si scostò i capelli dal viso. Era in una camera da letta che non era la sua, non che si aspettasse altro ovviamente. Non era particolarmente grande ed era praticamente impossibile capire le dimensioni di quel luogo: sembrava un magazzino. Era piena di mobili ricoperti da teli e da polvere. Che si trovasse in una casa abbandonata? Alzò il capo. Strabuzzò gli occhi e si coprì la bocca con una mano. Fogli. Il soffitto era ricoperto da fogli, pergamene, lettere, disegni, tutti attaccati ad esso da una mirabile forza sovrannaturale che vinceva contro la gravità. Courtney ,se prima si sentiva confusa, ora non cercava nemmeno di dare un nome a quella strana sensazione che le riempiva lo stomaco. Era, infatti, certa che non esisteva un nome che potesse accumulare tutta la paura, lo stress, la confusione e il dolore che al momento provava. Il silenzio che c’era nella casa la inquietava. Poteva sentire il battito del suo cuore, il suo respiro affannoso, il fruscio delle coperte quando si muoveva e nient’altro. Possibile che riuscisse a sentire il silenzio? Un brivido di paura le percorse la schiena. Si sentiva profondamente a disagio in quel luogo, come se fosse abitato da un’oscura forza maligna. Il quel momento desiderò che Duncan fosse lì con lei. Si alzò dal letto e constatò con felicità di essere perfettamente vestita. La paura aumentava passo dopo passo e quella pesante sensazione di terrore si faceva strada dentro di lei, facendola tremare ad ogni passo in modo impercettibile. Doveva capire dov’era, anche se una parte di lei avrebbe preferito nascondersi sotto le coperte ed aspettare il ritorno del demone. Si scostò i capelli dal viso, piccolo tic che le dava incredibilmente coraggio, e prese a zigzagare per la camera, scivolando fra un mobile e l’altro, facendo attenzione a non sfiorarne nemmeno uno per sbaglio. Alcuni erano ricoperti da pesanti teli, mentre altri semplicemente da spessi strati di polvere. Lo scricchiolio delle assi di legno che percorreva rendevano il tutto ancora più spaventoso, ma niente l’avrebbe fermata. Una vocina nella testa della ragazza si fece forza e disse quello che Courtney sembrava voler reprimere a tutti i costi “Continuare a vagare a vuoto non ti farà capire dove sei”. Ma c’era qualcosa che la spingeva a girare. Stava facendo la cosa giusta anzi, doveva assolutamente trovare qualcosa. La bambola. La bambola con i capelli rossi e il viso pallido come la porcellana, ecco chi doveva trovare. Lei. Quella piccola bambolina che le avrebbe dato risposte, incredibili risposte, quella che avrebbe saputo come liberarsi del demone, quella che era Lei. Ma Lei chi?
Lei che sapeva. Lei che sapeva ogni segreto, ogni piano, ogni universo. Lei che era stata imprigionata o Lei che stava solamente sognando?
Un urlo e Courtney riaprì gli occhi ritrovandosi nuovamente in un bagno di sudore e con lo sguardo di Duncan puntato verso di lei. Le sfiorò con delicatezza la fronte con due dita e borbottò qualche parola. La ragazza subito si sentì sveglia e totalmente prima del senso di confusione che aveva provato fino ad allora. -L’hai vista? – le chiese il ragazzo, guardandola con quei suoi occhi acqua-marina, che brillavano come due pietre preziose. Courtney scosse la testa e aprì la bocca per dire qualcosa ma Duncan le afferrò con violenza il mento, avvicinando i loro visi. -Non mentirmi e dimmi dov’è – disse con un tono di voce basso, profondo, spaventoso, ben diverso dalla sua solita cantilena strafottente. -S-s-ì- balbettò il tutto risposta Courtney -Ma voglio de-l-le risposte prima-. Duncan la lasciò e grugnì rabbiosamente -Bene. Suppongo che sia inutile discutere con una testarda come te, giusto Stella Cadente? E , visto che il tempo è tutto ciò che non abbiamo, sarà il caso che ti metta al corrente di alcune cose. La bambola che hai visto è un ponte. Una sorta di portale per diversi universi legati a questo. Noi demoni non possiamo vederli per questioni di sicurezza ma, ci sono alcuni esseri umani che hanno una sorta di senso per queste cose. Sei felice Stella Cadente? Sei speciale – ridacchiò, facendo rabbrividire la povera ragazza. -Ho bisogno di quella bambola e tu mi aiuterai a trovarla, fatti bastare queste informazioni per ora -.
-E se io non volessi aiutarti? – disse con fare spavaldo la ragazza.
- Potrei convincerti a farlo, sai? – rispose lui avvicinandosi pericolosamente a lei. Avvicinò le labbra al suo orecchio e le sussurrò ridacchiando -Non ha alcuna importanza quello che vuoi. La tua anima è mia, ne abbiamo già parlato. Ti ucciderò Courtney e la tua famiglia non farà una fine migliore. La tua sorellina Gwen poi, fa tanti incubi sai? È fragile e sarebbe veramente un peccato se un giorno non si svegliasse mai più da uno di quei mondi apocalittici che sogna. Sento quasi le sue urla di terrore, sai?  -
- Va bene allora, hai vinto. Farò quello che vuoi ma lascia stare la mia famiglia. –
- Brava ragazza – disse lui, sfiorandole con delicatezza le labbra della giovane con le sue. Courtney si spostò con rabbia e cercò di soffocare le lacrime che si facevano già spazio nei suoi occhi.
- Era in una stanza piena di mobili e il soffitto era ricoperto da fogli- gli disse.
Duncan si zittì e si fece serio – Piena di fogli dici? Ne sei sicura? – In tutta risposta lei annuì, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi incantevolmente belli.
- Bene, abbiamo molto da fare allora. Su alzati, oggi incontrerai una mia cara amica-   
                 


Angolo dell'autrice: 
Ciao a tutti! Non so bene che cosa mi abbia spinto a continuare questa storia perchè non sono per niente convinta di come si sta evolvendo. Nonostante tutto ho deciso di scrivere ancora qualche capitolo. Spero davvero che voi mi diciate che cosa ne pensate perchè sono molto in crisi con questa FF. Spero che vi sia piaciuto e vi auguro 
Buone Feste e un bacio da 
Ryuzaki_                                                                                          
  
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