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Autore: KiarettaScrittrice92    28/12/2015    1 recensioni
Anerion.
La terra dove risiede il male.
Vi sono tante storie e tante vicende che riguardano questa terra infestata da spettri, demoni, vampiri e licantropi.
Ma io ve ne voglio raccontare una in particolare.
Una che parla della vicenda di un gruppo di Stenzl nella loro prima missione assieme.

La storia della Luna di Sangue.
Questa storia è tratta da una campagna di Dungeons&Dragons.
Genere: Drammatico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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L'accampamento di Pitti

Il giorno dopo fu di nuovo tutto di viaggio, ci misero tutta la giornata ad arrivare ai limiti della Grande Foresta dell’Arebon.
Visti i pericoli che potevano venire dal bosco e le condizioni ancora un po’ instabili di Korhan il gruppo doveva trovare una soluzione alternativa al riposarsi all’aperto.
Molto vicino alla foresta c’era un piccolo villaggio di Pitti, in cui avrebbero potuto chiedere rifugio per la notte. Il problema però era sempre lo stesso. Glielo avrebbero dato? Oppure anche loro avrebbero chiesto un pegno troppo alto per il pernottamento?
“Dobbiamo essere sicuri che non sia pericoloso.” disse Stor con aria nervosa.
“Non vi preoccupate, – ripose prontamente Varlinox
 ci penso io, farò un sopralluogo del villaggio, e se è sicuro torno a riferirvelo.”
Appena finito di parlare si trasformò in un gatto della sua terra, snello e agile, dal manto grigio con striature più scure e penetranti occhi gialli.
Con un balzo salì sul muro di cinta ed entrò indisturbato nel piccolo villaggio.
Non c’era molto da vedere, il posto era davvero piccolo, non vi erano più di quattro o cinque tende di Pitti, e andando verso il centro del villaggio vide che molto probabilmente quel gruppo nomade venerava il totem cavallo, visto l’enorme stemma sulla tenda principale.
Dopo un lungo giro, che però durò non più di venti minuti, decise di tornare indietro per riferire ai compagni cos’aveva scoperto.
“Beh, allora dovrebbe essere sicuro!” disse Kirka alla fine del racconto.
“Frena l’entusiasmo ragazzina, Varlinox non ha incontrato nessuno!” la rimproverò Korhan.
La maga si sentì per un attimo offesa. Non era una ragazzina, almeno non più di quanto lo era lei, visto che probabilmente le differenziava solo qualche anno di età. Poi però capì che la giovane barbara aveva tutte le ragioni di essere diffidente nei confronti dei Pitti, visto cosa le avevano fatto la sera prima, così rispose prontamente.
“Sì, forse è vero… Ma allora come facciamo?”
“Forse, a questo punto, qualcuno di noi dovrebbe entrare in veste di semplice viaggiatore e negoziare con loro per l’intero gruppo.” propose Stor.
“Buona idea! Allora…” iniziò la giovane maga, ma fu interrotta.
“Vado io!” sentenziò il druido.
“Ma perché? Insomma fai sempre tutto tu, capisco che sei quello con più esperienza, ma siamo una squadra.” protestò lei.
“Kirka, ragiona. Tu sei troppo giovane, Stor ha tutta l’aria di essere un tipo fin troppo losco e Korhan ha il viso ancora gonfio. È l’unica soluzione.”
“Va bene…
sbuffò lei  Ma devi smetterla di prenderti tutti gli incarichi e i pesi della missione tu.”
“Ah, quindi ti preoccupi per me piccoletta?” disse facendole di nuovo l’occhiolino.
A quel gesto, questa volta, Korhan e Stor lanciarono un’occhiataccia al druido, mentre la giovane maga imbarazzata abbassò lo sguardo.
Proprio in quel momento, qualcuno corse loro incontro. Era sicuramente un’abitante del villaggio, perché parlava in Arabonese.
Tutto il gruppo, eccetto Korhan comprendeva quella lingua. Stor era di quelle terre, quindi ci era cresciuto. Mentre Kirka e Varlinox l’avevano imparato, la prima tra i vari studi imposti dal collegio di magia, il secondo per semplice conoscenza ed esigenza da Stenzl.
L’uomo chiese esplicitamente a Varlinox di seguirlo all’interno dell’accampamento. Lo stupore percorse il gruppo, ma considerato che avevano appena deciso, che comunque sarebbe dovuto andare, non lo bloccarono.
Fu Korhan che gli sussurrò semplicemente di fare attenzione.
Dopodiché videro Varlinox allontanarsi seguendo l'uomo.
Il druido seguì la sua guida fino al centro dell’accampamento. Arrivando proprio davanti alla tenda che lui, in versione felina, aveva riconosciuto come la tenda del capo villaggio, in cui era dipinta la figura del cavallo. Tra tutte le poche tende che c’erano nell’accampamento era quella meno decorata, ma era la più grossa.
L’uomo gli fece segno di entrare, così lui con mano decisa scostò il lembo di stoffa che separava l’interno della tenda dal resto del villaggio e, con due passi, si ritrovò dentro.
Anche l’interno era molto spartano. Vi era solo lo stretto necessario per vivere, nulla di più.
La persona che si trovava all’interno era il classico uomo che ci si può aspettare a capo di un’accampamento di Pitti. Un uomo muscoloso, alto e spesso, dai lineamenti duri e decisi. Indossava stivali in pelliccia e pantaloni leggeri, ma il petto era completamente nudo e mostrava una particolarità nota al popolo nomade. La parte destra superiore del suo corpo, compreso il braccio e la mano, era completamente dipinta di un blu inteso. Stesso colore che aveva intorno agli occhi, creando quella che poteva sembrare una maschera. Il cranio era rasato, se non per una cresta, castana, non troppo lunga al centro. A completare il volto duro e serioso, vi erano un paio di baffi e un pizzetto, dello stesso colore dei capelli.
Ma fu un’altro dettaglio che attirò subito l’interesse del druido. Un segno blu, luminescente, sul braccio sinistro. Delle stelle piene messe in cerchio attorno a una stella più grande fatta solo di linee. Era uno Stenzl.
“Benvenuto nel mio accampamento druido!” lo salutò il Pitto, proprio con la lingua che accomunava tutti i membri scelti.
“Grazie, è sempre bello incontrare una faccia amica.” disse Varlinox sollevato.
“Mi chiamo Talorc, figlio di Murtolic, dell’Arebon.”
“Varlinox, druido e Stenzl della Confederazione.” si presentò a sua volta lui.

Intanto, altri due Pitti, avevano invitato ad entrare nell’accampamento anche i tre ragazzi.
Stor e Kirka accettarono subito l’invito, mentre la barbara della Confederazione rimase ferma per qualche secondo.
“Avanti Korhan!
 la incoraggio il giovane ladro  Se avessero voluto a quest’ora ci avrebbero già attaccati.”
Lei valutò e soppesò quelle parole per qualche secondo, poi seguì i suoi compagni.
Appena entrati nel piccolo villaggio si accorsero che alcuni uomini erano intenti a montare una tenda ai limiti delle mura. Molto probabilmente la stavano allestendo per loro.
“Penso che dovremmo andare anche noi a presentarci dal capo dell’accampamento. Quantomeno per ringraziarlo dell’ospitalità.” disse di nuovo Kirka, e i due acconsentirono.
Poco dopo raggiunsero Varlinox nella tenda. Era intento a discutere con l’uomo massiccio con metà corpo blu.
Anche i tre ragazzi rimasero per un attimo stupiti del simbolo che l’uomo portava al braccio sinistro, ma dopo il primo impatto si presentarono anche loro.
“Non posso fare a meno di ringraziarvi dell’ospitalità, Talorc.” disse il druido a nome di tutto il gruppo.
“Dovere verso altri Stenzl, inoltre non posso certo lasciarvi fuori, vicino alla Grande Foresta, con i rischi che si possono correre, soprattutto ora che si sta avvicinando la Luna di Sangue.” rispose l’uomo.
“Lo sappiamo. È proprio per questo che siamo in missione, come vi ho raccontato poco fa.” concluse Varlinox, facendo riferimento al discorso che avevano intrapreso, lui e il capo villaggio, prima che i suoi compagni entrassero nella tenda.
“Scusa…
 intervenne Stor, subito dopo  Ma tu sei uno Stenzl giusto? Come mai stai qui a capo di un’accampamento di nomadi e non pratichi più?”
In un’attimo il giovane ladro fu linciato con lo sguardo da quattro paia di occhi. Quelle dei suoi compagni, che volevano rimproverarlo per quel gesto, e quello tra lo stupito e il furioso di Talorc che si era sentito offeso, non solo per la domanda, ma anche per il modo poco formale con cui si era rivolto a lui.
Subito dopo Korhan e Kirka afferrarono il loro compagno, vestito di scuro, dalle braccia e lo trascinarono fuori dalla tenda, congedandosi. Mentre il più grande del gruppo si scusava della poca delicatezza del suo compagno, per poi ringraziare di nuovo e congedarsi anche lui.
“Ma che ti è saltato in mente?” lo rimproverò dopo averli raggiunti.
“Che ho fatto di male? Non era una domanda così terribile…” protesto il ragazzo.
“Probabile, ma sono affari suoi
 continuò il druido  e tu non ti devi immischiare. Ci ha dato un posto in cui dormire, quindi evitiamo di farci odiare ok?”
Dopo quel rimprovero si diressero tutti verso la tenda che avevano allestito per loro e si organizzarono per i turni di guardia.
Era vero, erano al riparo, ma era anche vero che non potevano fidarsi ciecamente di chiunque incontrassero, come era anche vero che la loro tenda era la più esposta dell’accampamento. Fu Korhan la prima a proporsi per rimanere sveglia.
Tutta la notte, come la precedente, fu accompagnata dai soliti ululati che rendevano l’aria e l’atmosfera molto più lugubre di quanto fosse davvero.
L’ultima a fare il turno fu Kirka, ma all’albeggiare del sole dei movimenti inconsueti per quell’ora attirarono la sua attenzione. La giovane maga si affacciò dalla tenda e per un’attimo rimase paralizzata da ciò che vide.
Un gruppo di Pitti a cavallo stava entrando nell’accampamento e, purtroppo, era proprio il gruppo che la squadra aveva incontrato alle pendici della catena montuosa e che aveva sottratto a Korhan la sua ascia.
La giovane ritirò la testa dentro la tenda e svegliò i suoi compagni. Ci volle qualche minuto prima che tutti fossero svegli e lucidi per capire cosa stava accadendo, ma il primo ad accorgersi dell’agitazione di Kirka fu Varlinox.
“Che succede?” chiese mettendosi subito sull’attenti.
“I Pitti dell’altro giorno. Sono qui, credo facciano parte dell’accampamento…” rispose subito lei.
“Che cosa?!” esclamò la barbara, la sua rabbia stava già prendendo il sopravvento.
“Calmati Korhan, non credo che sia il caso che ti fai portare di nuovo in fin di vita da quelli.” la rimproverò il druido con la solita freddezza.
“Che facciamo?” chiese poi Stor.
“Direi di far finta di nulla, andare a ringraziare Talorc dell’ospitalità e togliere le tende il prima possibile.”
Raccolsero i loro effetti e uscirono dalla tenda, per poi dirigersi verso il centro dell’accampamento.
Più si avvicinavano alla tenda di Talorc, più l’aria si faceva caotica e tesa. Un capannello di persone circondava la tenda del capo villaggio e i quattro dovettero farsi spazio a fatica.
Ad un tratto dalla tenda spuntò la punta di una lancia e, subito dopo, il viso pallido e dipinto dalle decorazioni blu della donna che due sere prima aveva ridotto Korhan ad una maschera di sangue. Dietro di lei Talorc.
I due sembravano litigare animatamente, in un dialetto molto stretto che solo Stor riuscì a capire e che Varlinox comprese appena.
La donna, ad un tratto, indicò con rabbia Korhan che era tra la gente. Subito dopo, mentre si girava per continuare a discutere con il capo villaggio, Kirka afferrò velocemente il braccio della barbara e la portò verso l’ingresso dell’accampamento.
Gli unici del gruppo rimasti tra la folla furono il ladro e il druido. Il primo si nascose tra la folla, cercando di non farsi vedere più dagli occhi fiammeggianti e iracondi di quella donna, in fondo lei due sere prima aveva visto solo lui e Korhan. Varlinox invece rimase ad ascoltare. Alla fine, anche comprendendo poche parole, non era difficile immaginare quale fosse il motivo della conversazione. Probabilmente la donna non era d’accordo sul fatto che Talorc avesse lasciato che il loro gruppo pernottasse nel loro accampamento, soprattutto dopo la sfrontatezza che Korhan aveva avuto con lei. Il druido ne ebbe la conferma dallo stesso capo villaggio, quando la discussione finì ed Etain se ne andò furibonda.
“Dovete scusare mia moglie, a volte sa essere davvero arrogante.” disse l’uomo rivolto al druido.
“Non vi preoccupate Talorc, è stato un motivo in più per svegliarci presto e riprendere il nostro viaggio. Vi ringrazio ancora di tutto.” disse infine con un leggero inchino.
“Di nulla, e buon viaggio!”
Si congedarono e, poco dopo, sia Stor che Varlinox raggiunsero le ragazze all’ingresso del villaggio. Erano appena le cinque del mattino e sapevano di avere davanti una lunga giornata di viaggio, ma soprattutto sapevano che in poco più di mezza giornata sarebbero giunti all’ingresso di una foresta oscura e per niente sicura da attraversare.

  
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