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Autore: Horse_    02/01/2016    7 recensioni
[Storia alternativa a "Una vita senza di te significa non vivere per niente"]
E se fosse stato diverso? E se Ian non fosse fuggito quella notte? Cosa sarebbe successo se Nina fosse riuscita a dirgli di essere incinta, di aspettare suo figlio?
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First Month:
Quando scopre di essere incinta il mondo le crolla addosso. Continua a ripetersi che non può essere possibile, che non può essere toccato a lei, che quel bastoncino bianco stia mentendo, ma, dopo aver provato altre tre volte, sa che quella è la verità. Candice la guarda… Non sa nemmeno lei come la stia guardando, Nina sa solo che si sente sicura con la sua migliore amica affianco. Sicura fino ad un certo punto, perché tutta questa sicurezza sparisce quando… Quando si rende conto di essere effettivamente incinta. Avrebbe avuto un bambino. [...]
Cosa poteva fare? Un bambino, una piccola creatura da crescere, per lei è troppo. Non è in grado nemmeno di occuparsi di se stessa, figuriamoci di un bambino, un suo bambino. E’ ancora così immatura, è ancora una bambina, e si sarebbe immaginata tutto questo più avanti, con qualcun altro. Suo figlio sarebbe cresciuto nel caos più totale perché la sua vita lo era.
[Storia senza pretese]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dodici settimane.

E’ maggio ormai e l’aria si è fatta incredibilmente più calda. Si può girare benissimo in maglietta a maniche corte e pantaloncini corti e il cambio armadio è ormai imminente.

E’ quello a cui sta pensando Nina mentre osserva i vestiti sparsi sul letto. E’ in estremo ritardo, ma ha altri problemi a cui pensare e comunque non è colpa sua. Quella mattina si era svegliata relativamente presto per arrivare in orario, o quantomeno un’ora decente, sul set ma, come ogni volta, aveva dovuto passare circa un’ora in bagno a rigettare anche quello che non aveva mangiato. Ieri aveva avuto la seconda visita ginecologica e non sembravano esserci problemi, a parte il fatto che era leggermente sotto stress -e per questo Layla le aveva raccomandato, più ordinato, riposo- e un tantino sottopeso, ma stava recuperando in fretta visto tutto quello che mangiava. La visita, comunque, era andata abbastanza bene e la ginecologa le aveva spiegato che, molto probabilmente, nei prossimi giorni, o prossime settimane, anche le nausee sarebbero sparite lasciando posto alla stanchezza. La fine delle nausee sarebbe stato un grande traguardo visto che non le permettevano di fare praticamente nulla. L’altro giorno Julie l’aveva beccata e la mora se n’era uscita con la scusa di un virus intestinale, che le aveva fatto guadagnare qualche giorno a casa, ma non sapeva per quanto le scuse sarebbero potute andare bene. La pancia aveva già cominciato a crescere e cominciava a notarsi leggermente, forse più che leggermente, visto che la bulgara era sempre stata magra.

Ora è di tre mesi, tre mesi e qualche giorno per la precisione, e se fosse stata sola al mondo sarebbe andato tutto bene, ma non è così. Nessuno sa della gravidanza a parte Candice. Oh, anche Riawna lo sa. E l’aveva quasi uccisa. Sebbene l’avesse avvertita solo per telefono, la sua amica l’aveva quasi fatta fuori.

Erano state due ore al telefono, ma, come migliore amica, non l’avrebbe mai abbandonata. Entrambe erano state concordi, più la bionda a dire la verità, sul fatto che Nina avrebbe dovuto dirlo al più presto ai suoi genitori, fratello compreso, e al padre di quel povero bambino, o bambina. La sua amica, così come l’altra bionda, Candice, era convinta fosse una femmina, mentre Nina era convinta del contrario, ma alla mora sarebbe andata bene qualunque cosa, bastava che fosse sano, con una testa, due occhi, due mani, due piedi, un naso e due orecchie.

 

«Lynx, togliti di lì, sono già in ritardo!» la sgrida Nina.

 

La gatta si era distesa su una maglia rossa e aveva tutta l’intenzione di starsene lì. Il vestito era totalmente fuori discussione, troppo attillato e metteva in risalto le curve, L’aveva sempre usato, ma non era molto adatto per la situazione. Opta per una maglia a maniche corte larga, abbastanza larga da coprire tutto, e un paio di jeans. Sembra soddisfatta dei jeans, veramente, ma deve cambiare idea quando passa a chiudersi il bottone.

I jeans non si chiudono.
 

«Fantastico…» borbotta stralunata.

 

E’ in ritardo ed i pantaloni non le si chiudono. Peccato che nell’armadio abbia solo quella taglia e se questi non si chiudono per ovvietà succederà anche agli altri. Perché non ha decido di prendere dei jeans con l’elastico? Tutta colpa di sua madre e di Candice. 

Quindici minuti dopo (e intanto il ritardo è aumentato, ancora) è pronta per uscire di casa. Alla fine ha optato per un normale vestito che le arriva alle ginocchia, uno dei tanti che usa di solito, non troppo stretto sul ventre e che non mette in risalto nulla.

 




























 

                                                               * * *




























 

E’ arrivata sul set con un ritardo di quarantacinque minuti e Julie, o Kevin, oppure Caroline, l’avrebbero uccisa. Aveva fatto ritardi anche peggiori, il suo record era di circa due ore e trentasette minuti, ma ultimamente le erano state concesse così tante cose che non era semplicemente giusto.

 

«Buongiorno ritardataria.» la saluta una voce alle sue spalle.

 

Paul.

Nina si volta verso l’amico e gli sorride passandosi una mano sui capelli. Capelli che ha tentato più volte di sistemare rinunciandoci del tutto.

 

«Sono così tanto in ritardo?» gli domanda.

 

Paul, da gentiluomo qual è, le apre la porta e l’invita ad entrare. La mora lo ringrazia con lo sguardo.

 

«Abbastanza, ma hai fatto di peggio, no?» le risponde ridacchiando. «Il tuo record è di due ore e quaranta, vero?»

«Due ore e trentasette, non barare.» ridacchia la ragazza al suo indirizzo. «Julie ha detto qualcosa?»

«No, solo che devi recuperare circa dodici ore di scene.» le risponde il ragazzo.

 

Nina impallidisce di colpo e sospira pesantemente. Dodici ore di scene?

Sapeva bene cosa significava. Aveva da girare normali scene, quindi comunque ore e ore sul set, più quelle dodici ore. Perché aveva voluto rimanere a casa? Sarebbe stato meglio andare sul set anche presa delle nausee. Non che adesso non le avesse, ma aveva avuto una settimana dove la colpivano continuamente.

 

«Tutto bene, Neens?» le domanda Paul preoccupato.

«No, solo» la ragazza si blocca sospirando. «… Sei sicuro che siano dodici ore? Non sono un po’ tante?»

«Suvvia, una volta hai girato per diciannove ore consecutive. E poi si, ultimamente sei mancata spesso.» le fa notare l’amico. «Sei sicura che vada tutto bene? Non è da te mancare così tanto. So che hai avuto un virus, stai bene?»

«S… Si, sto bene.» le risponde atona. «Ora devo andare.»

 

L’amico annuisce, ma poi la blocca un’altra volta.

 

«Ti ricordi cosa c’è questa sera? Abbiamo la cena a casa mia.» le ricorda l’amico.

 

Cena? Cena a casa di Paul? Quando glielo aveva detto?

 

«Cena?» domanda l’attrice.

«Te l’ho detto due settimane fa.» obietta l’attore ridacchiando. «Te ne sei già dimenticata?»

 

La mora annuisce facendo scuotere la testa a Paul. Nina non era mai stata puntuale, era una pecca che aveva sempre avuto, ma era l’unica a ricordarsi ogni cena o ogni festa del cast, anche quelle organizzate all’ultimo secondo.

 

«E’ alle nove, a casa mia.» le ricorda Paul accarezzandole amorevolmente un braccio. «Ti ricordi almeno dov’è casa mia?»

«Paul, mi stai prendendo in giro?» gli domanda Nina offesa. 

«Ultimamente hai la testa sulle nuvole, voglio essere sicuro che non sbagli appartamento. O via. O Stato.» le sorride l’amico cercando di tirarla un po’ su di morale.

«Non so nemmeno se verrò.» ribatte scocciata la mora con un cambio d’umore repentino. «Devo andare.»

 

Paul rimane immobile a fissarla allontanarsi da lui. Non voleva farla arrabbiare, la sua intenzione era quella di risollevarla il morale con qualche battuta. Odiava vederla spaesata e non felice. Quella ragazza era stata per quasi cinque anni con il sorriso sulle labbra, arrivando perfino a contagiare i più musoni, come lui, ed ora era perennemente scontenta. E arrabbiata. E strana. Perennemente arrabbiata, scontenta e strana.

L’attore la rincorre lungo il corridoio prendendola per una mano.

 

«Nina, non volevo offenderti, stavo solo-»

«Non importa, questa mattina non ho… Non ho voglia di scherzare, va bene?» ribatte la mora passandosi una mano sui capelli. «Devo andare, Paul, davvero, al limite ci vediamo dopo.»

 

L’uomo annuisce, capendo perfettamente che per la sua amica quella effettivamente non è una buona giornata, o semplicemente è quel periodo del mese, non sapendo però quanto si stesse sbagliando.

 

«Va bene, promettimi che ci penserai però.» la richiama dolce l’attore. «Phoebe ha tanta voglia di vederti, ultimamente non abbiamo più tempo di stare insieme tutti noi.»

 

Nina annuisce, poi sparisce dentro il suo camerino chiudendosi la porta alle spalle. All’interno c’è Ericka, con le mani sui fianchi pronta per farle una ramanzina colossale, come se avesse ancora tre anni, e alcuni truccatori dietro di lei.

 

«Quarantacinque minuti di ritardo, fantastico.» la saluta l’amica. «Dobbiamo recuperare tantissimo tempo e ho la netta sensazione che domani dovrai venire qui prima di tutti.»

«Non dirmelo nemmeno.» sospira l’attrice sedendosi sulla sedia, non prima di essersi tolta via la giacca. «Dopo parlerò con Julie.»

 

Mezz’ora dopo è pronta per girare, con trucco perfetto e capelli acconciati. Nel camerino sono rimaste solo lei ed Ericka, da sole. L’amica sta frugando tra gli abiti alla ricerca di quello giusto per girare.

Avrebbe avuto la prima scena con Candice e con Kat. Solo pensare a quella donna le vece accapponare la pelle, ma è obbligata a farlo, per lavoro. L’attrice prende dalla borsa un’aspirina e, dopo averla gettata su un bicchiere pieno d’acqua, la beve tutta in un sorso. E’ partita di casa con un mal di testa tremendo e la schiena cominciava a dolerle un’altra volta; non era il modo migliore per cominciare la giornata.

 

«Non è ancora passato il virus?» le domanda preoccupata Ericka. «Saresti dovuta rimanere a casa qualche giorno in più, si vede che non stai ancora molto bene.»

«Così dopo avrei avuto da recuperare un mese di scene.» mormora l’attrice afferrando il vestito che l’amica le sta porgendo. «Preferisco terminare quello che mi manca.»

 

La ragazza annuisce, poi afferra il suo cellulare, che aveva iniziato a squillare qualche secondo prima.

 

«Nina, devo andare, Julie ha bisogno di me in un altro camerino.» l’avvisa. «Finisci da sola?»

«Non ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a vestirmi.» le sorride l’attrice. «Vai pure.»

 

La truccatrice le sorride, poi se ne va lasciandola da sola. Nina sospira sollevata, sarebbe stato parecchio imbarazzante vestirsi di fronte a lei. Non per l’atto in se, l’aveva sempre fatto, ma per quello che avrebbe potuto vedere. Era sempre stata magra, e sempre attenta alla linea, e ora la pancia si vedeva. Qualsiasi persona avrebbe potuto pensare a qualche chilo in più, ma non la sua amica, si sarebbe accorta che c’era qualcosa che non andava. 

Non fa nemmeno in tempo a cantare vittoria che una chioma bionda si appropria del suo camerino.

Candice.

 

«Non appena ho saputo che avresti lavorato sono corsa subito da te.» le dice l’amica senza nemmeno salutarla, troppo preoccupata per la mora. «Come stai? Julie ha detto che avevi un virus, ma io e te sappiamo che non è così.»

«Ho avuto qualche giorno peggiore rispetto ad altri. La nausea non mi lasciava tregua e non sarei mai potuta venire al lavoro così.» le risponde la mora iniziando a togliersi il vestito.

 

La bionda concorda con l’amica e si siede sul divanetto accanto a lei. Ma, proprio mentre Nina si sta infilando il vestito, la bionda la blocca con un urletto eccitato che la fa voltare di scatto. Nina guarda Candice stralunata, mentre quest’ultima sta guardando adorante il suo ventre.

 

«Ma quella… Ma quella è una pancia.» urla quasi la bionda all’indirizzo dell’amica, mentre le sue mani sono già pronte ad accarezzarle il ventre. «Posso?»

 

La mora annuisce incapace di contenere l’eccitazione dell’amica.

 

«Si, è la mia pancia.» le risponde.

«No, no.» la bionda scuote la testa. «Tu non capisci! Qui dentro c’è mia nipote

 

Nina non obietta nemmeno sulla questione del mia. Candice continuava a sostenere che fosse una femmina e la mora non se la sentiva di contraddirla. Scosse la testa soltanto.

 

«Non è ancora proprio un bambino, Candice.» le dice Nina.

«Oh, non fare la dura o la saputella. Ho visto come ti sei guardata la pancia quando sono entrata. Per te è un bambino proprio come lo è per me.» rimbecca la bionda.

«Certo che è un bambino, solo che per ora è semplice pancia, non è ancora ben formato.» le risponde piccata la mora.

«Oh, ma lo so. Una piccola bambina.» sospira estasiata Candice.

«O bambino. La tua amica ginecologa ha detto che riusciremo intorno al quarto mese a distinguere il sesso.» sospira affranta la bulgara.

«Sei da poco entrata nel terzo mese, giusto?» le domanda la bionda e la mora annuisce. «Allora non manca poi molto. L’hai detto a qualcuno?»

 

La mora abbassa lo sguardo. In tre sapevano della gravidanza: lei, Candice e Riawna. Non sapeva proprio come dirlo ai suoi genitori. L’avrebbero uccisa. E che cosa avrebbe detto poi?

“Sono incinta perché io e Ian ci siamo divertiti andando a letto insieme.

Non era nemmeno da pensare una cosa del genere. Che cosa si sarebbe inventata? Avrebbe prima dovuto dirlo a quel qualcuno, quel qualcuno che tra meno di un mese si sarebbe sposato.

 

«A Riawna.» le risponde Nina mentre finisce di infilarsi il vestito. Candice la guarda grave. «Lo so, ma io non… Mi ci vuole ancora del tempo, va bene?»

«Quanto tempo? Tra meno di un mese c’è il suo matrimonio e dovresti dirglielo prima

«E a cosa servirebbe?»

«Ha diritto di saperlo e questo lo sai meglio di me.» la rimprovera la bionda. «Almeno mollerebbe quel cavallo e starebbe con te.»

La mora si alza di scatto e si allontana bruscamente dall’amica.

 

«No, assolutamente no. Non voglio che stia con me per questo bambino, lo capisci? Con questa notizia gli rovinerò la vita per sempre e non… Non voglio rovinare tutto, non quando ci sono di mezzo altre persone.»

«Puoi dire il nome, sai?» sottolinea Candice al suo indirizzo. «Nikki non ci ha pensato due volte andando a letto con Ian il giorno dopo la vostra rottura. Bella amica, eh? Ed ha avuto anche il coraggio di consolarti, quella figlia di buona donna. E Ian non ha pensato minimamente al fatto che ti avrebbe potuto ferire, no? Perché lui sapeva benissimo che lo amavi ancora

 

Nina gela di fronte al discorso dell’amica e il mondo le crolla addosso un’altra volta. Che cosa diavolo sta dicendo? Ian… Ian non l’avrebbe mai fatto, era così distrutto quando si erano lasciati per colpa sua. Lei non voleva sposarsi subito, non voleva una famiglia così presto, voleva continuare con il suo lavoro (cosa che, evidentemente, ora non potrà più fare). Lei non sapeva questo

E Candice se ne rende conto quando finalmente, dopo aver finito di parlare, alza lo sguardo sulla mora e la trova praticamente gelata di fronte a lei con gli occhi lucidi. Nina sta a malapena respirando.

Era stato Paul a dirlo a Candice. Ian l’aveva detto a Paul dopo essersi ubriacato e gli aveva raccontato di come si sentisse incredibilmente in colpa. Non era perfettamente sobrio quando era andato a letto con Nikki, ma l’aveva fatto. Ian, dopo aver lasciato Nina, si era chiuso in casa per più di dodici ore e dopo ore di compianti era arrivato alla conclusione che forse, con un po’ di alcol, la delusione sarebbe passata. Era andato in un bar distante di Atlanta, in uno di quelli veramente nascosti, e aveva iniziato ad ubriacarsi. Lì aveva incontrato Nikki, sua vecchia conoscenza, che aveva appena divorziato con il marito ed era… Successo.

Da quel giorno Paul non aveva più guardato Ian allo stesso modo, provando un forte risentimento nei suoi confronti, ma aveva deciso comunque di non rompere quell’amicizia perché teneva a Ian, come ad un fratello, e aveva sperato che tutto si sistemasse. E alla fine Paul aveva iniziato a perdonarlo, perché non aveva fatto del male a lui, comunque, sebbene lo avesse fatto alla ragazza che considerava sua sorella. Ian aveva pregato Paul di non dirlo a nessuno, e l’uomo dagli occhi verdi aveva acconsentito, sapendo bene a chi si riferisse con quel nessuno. Poi lo aveva detto a Candice, solo a lei, ma quest’ultima era convinta che Paul lo avesse detto anche Nina perché meritava di sapere.

E Nina, di tutto questo, non sapeva nulla. Era passato un anno da tutto quello che era successo, Paul ci era passato sopra, Candice non aveva più tirato fuori il discorso, Ian aveva cominciato a tenere una doppia relazione -di cui solo Candice era a conoscenza- e Nina era arrivata fino a quel momento ignara di tutto.

 

«Nina, scusami, io… Io ero convinta che Paul te l’avesse detto, non sapevo che…» balbetta la bionda cercando di far riprendere Nina, ma questa non la sta più ascoltando.

 

Nina sta cercando di elaborare quello che le è appena stato detto, quello che ha appena scoperto. Ian l’aveva tradita. E dopo aveva pure avuto il coraggio di tornare da lei cercando di convincerla a cambiare idea. Nina aveva rifiutato perché non si sentiva pronta, come la prima volta, e lui alla fine aveva ceduto. 

Ma lui era ritornato da lei dopo averla tradita.

 

«Non dire più nulla, non… Non parlare, ti prego.» la blocca la mora appoggiandosi al muro per non cadere a terra. Avrebbe pensato a tutto, ma non a un tradimento da parte di Ian. Ma doveva aspettarselo visto che andava a letto con lei mentre aveva un’altra donna ad aspettarlo a casa. «Non dire niente

 

Candice abbassa lo sguardo e si sente terribilmente in colpa, avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa, ma, come ogni volta, non era riuscita a rimanere zitta rovinando tutto.

Nina scivola contro il muro sedendosi per terra con la testa tra le mani. Sebbene lei e Ian non stessero più insieme faceva male. Nell’ultimo anno stava davvero sopportando troppe cose -Ian insieme a Nikki, Ian che le sbatteva in faccia la propria felicità e il proprio matrimonio dopo averle detto di chiudere definitivamente i rapporti, lei stessa incinta del bambino di Ian- e non era più in grado di andare avanti. E faceva male perché non se lo sarebbe mai aspettata; perché, mentre lei continuava ad incolparsi -e per un nanosecondo aveva anche pensato di dargliela vinta, ma poi ci aveva ripensato perché non era quello che lei voleva- della fine della loro storia, lui andava a letto con una delle sue migliore amiche. Ma, la cosa peggiore, era il fatto che fosse tornato indietro, scusandosi. Molto probabilmente l’aveva fatto per avere la coscienza pulita e perché si sentiva in colpa. E sporco. Sporco e incredibilmente in colpa.

La bionda si alza dal divano e si siede accanto all’amica.

 

«So che non vuoi che io dica niente, ma non… Non posso vederti così per colpa mia, lo capisci? Ho sbagliato, ma in un modo o nell’altro lo saresti venuto a sapere.» le sussurra Candice accarezzandole un braccio nudo. «So che avresti dovuto saperlo prima, ma io… Forse Paul se n’è dimenticato…»

«Ci si può dimenticare una cosa del genere?» domanda Nina a denti stretti guardando l’amica negli occhi. «Avrebbe fatto meno male prima, sai? Perché non sarebbe successo quello che è successo. Ora mi trovo nei casini per colpa sua. E no, non sto reputando questo bambino un errore, solo non… Non avrei fatto quello che ho fatto… E non dovrei nemmeno sentirmi così, solo-»

 

E Nina scoppia a piangere così, senza un motivo. Anzi, un motivo c’è. Ci sono tanti motivi, ma, proprio perché sono così tanti, non sa nemmeno perché sta piangendo. E gli ormoni, maledetti ormoni. La ginecologa l’aveva avvertita che sarebbe stata imprevedibile e lo era… Non vuole piangere, eppure lo sta facendo. Lo sta facendo e non riesce a controllarsi. Non vuole farlo, come non voleva essere sgarbata con Paul, anche se, dopo tutto quello che le aveva detto Candice, se lo meritava.

Nina avrebbe parlato con lui, sicuro. 

 

«Penso siano… Siano un insieme di cose…» singhiozza la ragazza. «E gli ormoni. Perché le donne incinta hanno gli ormoni? E ho voglia di castagne.»

 

La bionda guarda l’amica come se fosse impazzita. Aveva visto vari film su donne incinta e in preda agli ormoni, ma averne una, reale, era completamente differente.

Castagne? Quelle si trovano in autunno e loro sono quasi in estate. 

Dove le avrebbe trovate delle castagne?

All’improvviso la mora scoppia a ridere. Un secondo prima stava piangendo e ora ride.

 

«Nina?» la chiama spaventata la bionda.

«Le castagne si trovano solo in autunno.» continua a ridacchiare. «E non lo so, non ho nemmeno voglia di castagne. Ananas. Pizza all’ananas.»

«Nina, spero tu ti renda conto che non puoi avere una pizza, per di più all’ananas, alle nove di mattina. E’ illegale una cosa del genere.» la richiama Candice tentando di non ferire l’amica, ma comunque felice, o più rilassata, che abbia smesso di pensare al tradimento.

«Lo so, ma ho voglia comunque di una pizza all’ananas. Possiamo prendere una pizza all’ananas?» le domanda Nina facendole gli occhioni dolci.

«Dopo, molto dopo.» sospira la bionda passandosi una mano sui capelli. «Ora credo che dovremo andare, okay? Dopo pensiamo alla pizza. Ora al massimo le brioche, non all’ananas però.»

 

La mora annuisce alzandosi in piedi. 

Candice si dirige fuori dal camerino, ma la voce di Nina la blocca.

 

«Pensi che mi amasse ancora quando mi ha tradito? O che mi abbia mai amato almeno?»

 

La voce di Nina risulta stridula e la ragazza sembra sul punto di piangere. Ancora.

 

«Sono sicura di si, per entrambe le risposte.» le risponde Candice guardandola negli occhi. «Penso che tu gli debba parlare, per entrambe le cose

 




























 

                                                               * * *





























 

Sta lavorando da cinque ore consecutive e comincia a sentirsi stanca. Le fanno male i piedi, la schiena e sta cominciando ad avere la nausea. E’ lì che capisce di doversi fermare. Ha girato tre scene e ne ha recuperate quattro di quelle vecchie, ma non ce la fa più. Per questo, dopo l’ennesima scena terminata, si getta sul divanetto di casa Salvatore distrutta e accaldata. Tutto aveva cominciato a girare leggermente e aveva dovuto stendersi, solo un attimo.

Julie e Paul l’affiancano preoccupati.

 

«Nina, ti senti bene?» le domanda la produttrice.

«Si, ho solo un po’… Ho mal di testa.» le risponde la mora. «Ed ha cominciato a girare tutto.»

«Va bene, tesoro, hai dieci minuti di pausa. Vuoi che ti vada a prendere dell’acqua con lo zucchero?» le domanda amorevolmente Julie.

«S-si, grazie. Dopo posso parlarti?» le domanda la giovane.

 

La bionda annuisce, per poi allontanarsi a chiedere a uno della crew dell’acqua con dello zucchero.

Paul le passa una mano sulla fronte, preoccupato, ma Nina si scosta da lui.

 

«Devo parlare anche con te.»

 

Paul la guarda preoccupato.

 

«Sai che puoi dirmi qualsiasi cosa.» le risponde subito.

«Anche tu sai che puoi dirmi qualsiasi cosa, Paul.» gli risponde l’attrice assottigliando gli occhi. «Eppure non l’hai fatto.»

«Che cosa stai dicendo?» le domanda Paul non capendo.

 

Julie, ormai, li ha quasi raggiunti.

 

«Dopo, ora devo parlare con qualcun altro.» gli risponde.

«Ecco a te.» la produttrice porge il bicchiere a Nina. «Abbiamo venti minuti di pausa, sei sicura di farcela?»

 

La mora annuisce, sorseggiando piano l’acqua con lo zucchero cominciando a sentirsi leggermente meglio.

 

«P-posso parlarti?» le domanda Nina con la voce leggermente tremolante. «Devo dirti una cosa.»

«Certo, perché no. Andiamo nel mio studio?» le domanda la bionda sorpresa dal tono titubante, e grave, dell’attrice.

 

Nina annuisce e, dopo aver guardato per l’ultima volta Paul, segue Julie lungo il corridoio. E’ lì che lo vede. Non lo vedeva da un bel po’, ultimamente non avevano più avuto scene insieme perché lei non si era sentita molto bene, e avrebbe preferito che la cosa rimanesse tale ancora per molto. Lo sguardo di Ian incontra quello di Nina e rimane leggermente spiazzato. L’uomo capisce subito che c’è qualcosa che non va con lei, lo sente nell’aria, nella pelle, eppure non la ferma. Saluta entrambe con un sorriso, un po’ più veritiero per la produttrice, un po’ meno per la mora. Nina, invece, incolla gli occhi su di lui e rimane per qualche istante immobile.

Ci sarebbero così tante cose da dirgli, eppure non riesce nemmeno a salutarlo. E il ricordo di quello che le ha detto Candice qualche ora prima si affaccia prepotente, ma non fa comunque nulla. Lo guarda solo… Con disgusto, poi, sotto lo sguardo sbigottito dell’uomo, segue la produttrice nello studio.

Le due si accomodano all’interno. La bionda dietro la scrivania, nella classica sedia girevole di pelle grande quanto un armadio, e la mora di fronte a lei. 

Nina si sta già pentendo di essere entrata con Julie per dirle quello che… Quello che sta succedendo. Avrebbe voluto aspettare, ancora, ma aveva bisogno di dirlo a qualcuno che non fosse sua coetanea -o parente o Ian- e per discutere sul lavoro. Perché doveva semplicemente iniziare a diminuire le ore e per un’altra cosa, di cui non era assolutamente sicura. Stava semplicemente pensando si smettere, di dare un taglio a tutto. E poi con l’imminente arrivo del bambino l’idea aveva cominciato a concretizzarsi sempre di più.

 

«Julie… Devo… Devo parlarti di una cosa.» balbetta piano Nina, mentre la produttrice la guarda preoccupata.

 

Julie aveva già capito che c’era qualcosa che non andava, e si era domandata cosa, ma non lo aveva capito, continua a non capire tutt’ora. Però è contenta che Nina ne sia venuta a parlare con lei, vuol dire che si fida. 

 

«Sai che puoi dirmi qualsiasi cosa e che rimarrà tra noi.» le sorride dolcemente la bionda, mentre Nina si morde nervosamente il labbro. Le mani sono appoggiate lì, sulla pancia, dove Julie non può vederle. «E’ da un po’ che sei strana.»

«Io… Sono incinta

 

 

______________________________________________________________

 

Lo so che mi odiate, ma credo che Ian venga a scoprire tutto nel prossimo capitolo. Se non è sul prossimo sarà sicuramente su quello successivo, ma prima avevo bisogno di Julie. Julie che, anche nell’altra storia, è stata circa la terza persona a scoprirlo, per mano di Nina.

Questo capitolo è un’alternanza di leggerezza e di tristezza, almeno credo. La nostra bulgara sta cominciando a “lottare” contro gli ormoni e con i vestiti che stanno cominciando a diventare stretti, ma in gravidanza, è normale u___u

Paul è stato il primo ad essere preso di mira, se non si era notato, povero ragazzo. Lui era convinto di tirarla su di morale invece ha fatto peggio, anche se ha commentato con una banalità, ma si sa che anche la piccola cosa può scatenare una furia. La seconda è stata Candice, nel bene e nel male. Si, abbiamo scoperto che cosa ha combinato Ian e di come si sia avvicinato a Nikki. Ho fatto uno spoiler anche per la prossima storia, ma la reazione di Nina, lì, non sarà tragica come in questa, anche perché, mentre nell’altra sono passati più di otto anni e una montagna di cose dette-non dette, qui è ancora tutto agli albori. Nina ovviamente non l’ha presa bene, lo rinfaccerà a Ian successivamente, ma è passata dalla rabbia/tristezza alle voglie delle castagne e dell’ananas. Si, esiste sul serio la pizza all’ananas e, non vorrei offendere gusti altrui, ma do di stomaco solo a pensarci >.<

Nina parlerà (o urlerà) anche con Paul, sempre nel prossimo capitolo, che sarà il continuo di questo, visto che scopriremo anche cosa avrà da dire Julie al riguardo.

Ringrazio le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, auguro a tutte voi un Buon Anno!

Alla prossima <3

  
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