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Autore: Crilu_98    02/01/2016    2 recensioni
François Marchand, appartenente ad una famiglia della media nobiltà francese, è alla disperata ricerca di sua sorella Amélie, sparita senza lasciare traccia; ancora non sa di essere diventato il bersaglio di un manipolo di congiurati e che per venire a capo dell'enigma dovrà ricorrere all'aiuto di una giovane ladra, Claire, dal passato misterioso. Amélie, invece, nel tentativo di riconquistare la propria libertà incrocia la strada di James MacMallon, un bandito scozzese in esilio perennemente diviso tra il profitto materiale e la propria coscienza.
Nel frattempo, a Parigi, il Cardinale Richelieu indaga sulle voci che girano a palazzo, avendo tra le mani un unico indizio: il simbolo del Giglio Scarlatto.
Tra briganti onesti, affascinanti contesse, spie, sicari e pedine si dipana la storia di una congiura che potrebbe mettere fine al regno di Francia...
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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François sbatté le palpebre un paio di volte, prima di svegliarsi del tutto e rammentare cosa gli era capitato.
-Quella sgualdrina!- sibilò con rabbia, passandosi una mano tra i capelli castani, sul punto che ancora gli doleva per il colpo ricevuto. Era in un vicolo di Parigi buio e maleodorante e senza sorpresa si accorse che i soldi che portava con sé erano spariti.
"Poco male" pensò, rimettendosi in piedi a fatica "Non mi mancano di certo. Ora devo smetterla di pensare alla Francia prima che alla mia famiglia e mettermi alla ricerca di Amélie!"
Decise di recarsi a palazzo, per intercedere con il Re affinché diramasse l'avviso della scomparsa della ragazza. Con un po' di fortuna qualcuno avrebbe potuto fornirgli informazioni utili sui suoi rapitori; era disposto anche a dilapidare tutto il patrimonio di famiglia per ritrovare Amélie, ma il fatto che ancora non gli fosse giunta alcuna richiesta di riscatto lo rendeva inquieto.
"Cosa vogliono da me questi uomini?"
Era questo l'interrogativo che lo assillava, mentre entrava nel Louvre, facendo un cenno di saluto ai vari nobili suoi pari. Non facendo parte dell'alta aristocrazia François era spesso esentato dal presenziare a corte, onore a cui invece ambivano molto suo padre e suo fratello; aveva spesso riflettuto sul fatto che se Antoine fosse morto prima che lui entrasse a far parte del corpo dei Moschettieri, probabilmente lui ed Amélie si sarebbero ritirati a vivere nelle loro terre, a Parthenay. Entrò nel grande salone dei ricevimenti, in cui i cortigiani di Luigi XIII si erano già accomodati in attesa della festa di quella sera; il giovane detestava i balli - soprattutto perché lo costringevano a stare a stretto contatto con lei - ma quella volta aveva ringraziato la passione del monarca per le feste. In quelle occasioni, infatti, era spesso di ottimo umore e lui avrebbe avuto più possibilità di riuscire a strappargli quel favore... Sempre che il Cardinale Richelieu non si fosse dimostrato contrario; un cenno di quel prelato, che portava sempre dipinto un severo cipiglio sul volto, poteva far crollare le speranze anche di qualcuno molto più in alto di lui nella scala sociale.
Ma il Cardinale non sapeva neanche dell'esistenza del Signore di Parthenay, perciò François era fiducioso. Si avvicinò ad un servitore che sostava davanti alla porta che dava sulle stanze private del re.
-Dovrei chiedere udienza a Sua Maestà, sono François Marchand, Signore di Parthenay- esclamò il giovane, assumendo la sua solita aria irreprensibile e neutra.
-Non potete aspettare il ballo di questa sera, Monsieur?-
-E' una questione molto urgente.-
Il servo fece un cenno vago con il capo e sparì dietro la porta; ricomparve dopo qualche istante, per annunciargli che Sua Maestà poteva riceverlo e per scortarlo al suo cospetto insieme a due guardie del Cardinale vestite di rosso.
Luigi XIII stava discorrendo con l'onnipresente Richelieu, a cui François dedicò un ossequioso saluto dopo essersi inchinato al monarca.
Il Re era un uomo di media statura, suo coetaneo, dai lunghi capelli neri e baffetti del medesimo colore che arricciava continuamente con le dita e i suoi penetranti occhi scuri squadrarono il nuovo arrivato con curiosità; il Cardinale invece, lo fissava con eccessiva insistenza, come se costituisse un enigma di cui non poteva venire a capo.
-Ebbene, Monsieur Marchand? Perché avete richiesto con tanta urgenza la nostra attenzione?-
-Ho una supplica da porgervi, Sire... Si tratta di mia sorella Amélie, è sparita tre giorni orsono mentre era in visita al Conte di Blois e da quel momento non si sono più avute sue notizie. Temo che sia stata rapita...-
-Come fate a sapere che non è fuggita di sua volontà?- intervenne il Cardinale. François lo guardò negli occhi, trattenendo a stento lo sdegno:
-Mia sorella non è un'irresponsabile, non fuggirebbe mai dalla sua casa e dal suo unico familiare rimasto, Eminenza. Ho il timore che si tratti qualcosa di più di un semplice rapimento, perché non è stata avanzata nessuna richiesta di riscatto.-
Luigi XIII aggrottò la fronte, pensieroso:
-Quindi cosa vorreste esattamente da noi?-
-Un avviso, Vostra Maestà, da far diramare in tutta la Francia affinché le mie ricerche possano essere facilitate dalla vostra benevolenza...-
Una semplice occhiata a Richelieu bastò per far pronunciare la sentenza:
-E sia. Ce ne occuperemo domani stesso, affinché vostra sorella possa essere ritrovata in fretta.-
-Vi ringrazio, Vostra Maestà. Avete come sempre il mio rispetto e la mia gratitudine.-
Una volta che il giovane si fu congedato, il Cardinale si rivolse al Re:
-Sapevate che quel ragazzo è stato di recente sospeso dal suo servizio come Moschettiere?-
-No, certo che no. E voi, come fate a saperlo?- chiese il monarca, stupito.
-Mi sono informato... C'è qualcosa di strano in questa storia, Vostra Maestà. Una ragazza non svanisce nel nulla nel bel mezzo di una città come Parigi e l'insistenza di Monsieur Marchand nel voler considerare la sua sparizione come qualcosa di più di un semplice atto di brigantaggio mi insospettisce...-
-Non comprendo i vostri timori, Cardinale, quel giovane mi è sembrato semplicemente in pena per la sorella... Comunque, la vostra lungimiranza ed accortezza nel valutare le persone non mi hanno mai deluso: domani diramerò l'avviso per la scomparsa di Amélie Marchand e contemporaneamente voi farete sorvegliare il fratello. Se c'è qualcosa sotto che ci sfugge, lo verremo a sapere.-
 
François si districò a fatica tra i convenevoli e i sorrisi di circostanza, che nel suo caso erano semplici inclinazioni delle labbra. Tirò un sospiro di sollievo solo quando vide avvicinarsi un vecchio amico di suo padre, il Duca Carlo d'Angouleme, figlio illegittimo di Carlo IX di Francia. Nonostante i suoi cinquantotto anni, il Duca era ancora capace di magnetizzare la folla, che si scostava al suo passaggio con deferenza; anche François, che lo conosceva fin da bambino, rimaneva sempre colpito dalla potenza che emanava, sebbene non fosse di statura imponente.
"No, dev'essere qualcosa nello sguardo!" ragionò, mentre sul suo viso si faceva strada il primo vero sorriso della giornata "Del resto, il sangue non è acqua, e il Duca discende direttamente dagli antichi Re di Francia..."
Il Duca si fermò accanto a lui, sorridendo amabilmente, ma mantenendo uno sguardo mesto e serio:
-Non pensavo di trovarvi qui, dopo quello che è successo alla giovane Amélie!-
-In realtà- rispose François -Sono qui per lei. Ho chiesto udienza al re affinché mi aiutasse nelle ricerche in tutto il Paese: dopo tre giorni, credo sia inutile continuare a cercarla per le strade di Parigi...-
-Avete fatto bene, e ricordatevi che da parte mia avrete sempre tutto l'aiuto possibile!-
-Me lo ha detto anche il Conte di Blois, ma della sua parola non mi fido affatto...-
-Blois, avete detto?- borbottò il Duca, grattandosi la barba -Fate bene, François, fate bene... Sapete che in giro si dice che si sta tramando un'altra congiura contro il re e il Cardinale Richelieu?-
-Un'altra!?- esclamò François -Credevo che dopo la journée des dupes* i nemici del re avessero capito che Richelieu è inattaccabile!-
-Cosa ci volete fare, ragazzo, la nobiltà non sarà mai del tutto fedele alla corona! Alcuni rimpiangono le libertà e i diritti che abbiamo perso da secoli, e che ormai non sono più applicabili al nostro mondo... Cambiando argomento, vi consiglierei di filarvela alla svelta!-
-Prego?-
-La Contessa di Clermont Madie Lefevre e suo marito, il Conte di Clermont, hanno appena fatto il loro ingresso in sala. Non credo che un vostro incontro sia auspicabile...-
François impallidì nello scorgere la familiare acconciatura ramata e gli scintillanti occhi castani.
"Madie..."
Nonostante fossero passati quasi due anni dalla fine del loro rapporto, si sentiva ancora troppo legato a quella donna manipolatrice ed ambigua, per questo fuggiva non appena lei arrivava. Ringraziando con un cenno silenzioso il Duca, si mescolò ai cortigiani lungo le pareti del salone, lontano dalla luce, infilandosi in un corridoio deserto e buio. Tirando un sospiro di sollievo, iniziò a cercare l'uscita; ben presto, però, si rese conto di essere capitato in un ala del castello che non conosceva ed uscirne si rivelò più arduo del previsto. Nel frattempo udii musica e grida provenire dalla sala dei ricevimenti, segno che il ballo era iniziato: del resto, notò guardando fuori dalla finestra, il sole era appena tramontato.
Ad un tratto una coppia allegra e sicuramente clandestina gli tagliò la strada, senza notarlo, per sparire dietro un tendaggio seguiti da una scia di risolini.
"Avrei potuto essere io un paio di anni fa..." rifletté con disgusto.
Poi, all'improvviso, se la trovò davanti. Non aveva idea di come fosse riuscita a capire dove fosse, forse era un istinto innato, perché Madie appariva sempre nelle occasioni a lei più favorevoli. Come quella, solo loro due in un corridoio vuoto.
Madie sorrise, mostrando i denti incredibilmente candidi; nonostante il trucco ed i gioielli, però, François riuscì ad intravedere sul suo viso gli anni che li separavano e sorrise anche lui, beffardo.
-State invecchiando, Contessa...-
Madie Lefevre incassò il colpo con grande eleganza, stringendo appena le labbra ed assumendo un'aria falsamente contrita:
-Eravamo arrivati a darci del tu, un po' di tempo fa... Mi chiamavi addirittura per nome!-
-Questo è stato prima di scoprire di essere per voi nulla più di un divertente trastullo per passare il tempo!-
Fu più forte di lui, non riuscì a nascondere la delusione nel tono di voce e la Contessa ammiccò vittoriosa.
-Ah, François, sei ancora così ingenuo...-
-Vi sbagliate, non preoccupatevi: sono guarito!- commentò sarcasticamente il giovane, voltandole le spalle, deciso ad uscire di lì. Madie, però, si pose velocemente al suo fianco; il profumo costoso, probabilmente orientale, gli invase le narici e gli tolse la lucidità per andare avanti.
-Ho da proporti una cosa...- mormorò la Contessa nel suo orecchio, con la stessa voce passionale con cui anni prima lo aveva fatto entrare nel suo letto. Nonostante le sue buone intenzioni, François rimase fermo ad ascoltare.
Madie iniziò a camminare in cerchio attorno a lui, sfiorando con le dita sottili il petto ed il collo del giovane.
-Il Re, ultimamente, ci ha molto deluso: si è rivoltato contro i suoi stessi fedeli servitori che hanno tentato di aprirgli gli occhi sull'operato del Cardinale Richelieu, ha preso parte ad inutili e sanguinose guerre, ha sterminato sudditi francesi... Tu dovresti saperlo molto bene, dato che hai perso il tuo povero fratello nell'assedio di la Rochelle, no? Non pensi che si sarebbe potuto evitare?-
-Evitare?- chiese François -E come? Rifiutandosi di combattere? Il nostro compito è servire la Francia ed il Re!-
-Hai detto bene: noi dobbiamo servire prima di tutto la Francia e solo poi il Re! E se il Re non segue gli interessi dello Stato...-
Il moschettiere si riscosse all'improvviso:
-Stai parlando di una congiura, Madie?- chiese, osservandola serio. La Contessa sorrise:
-Siamo tornati al tu, finalmente!-
François si irrigidì, liberandosi dalla sua presa sul braccio:
-Non so in cosa vi state intromettendo, Contessa, ma vi sarei enormemente grato se mi lasciaste in pace: ho delle questioni più urgenti da sbrigare!-
-Oh sì: ho sentito di tua sorella... Un vero peccato, un mistero davvero! Beh, buona fortuna, François!-
E detto questo attirò le sue labbra in un casto bacio, prima di osservarlo allontanarsi furente.
La Contessa di Clermont sorrise: non si era accorto di ciò che gli aveva fatto scivolare in tasca.
-Come fate ad essere sicura che non vi tradirà?- borbottò La Marche, uscendo dalle ombre del corridoio.
-Lo conosco bene: non ha il cuore di condannarmi sulla base di questa conversazione...-
-E' passato anche lui dal vostro letto, immagino...-
-Immaginate bene!- commentò pacatamente lei, voltando le spalle a Marchand con una punta di rimorso.
"Peggio per lui: io gli avevo offerto un'alternativa, ma François ha deciso di seguire caparbiamente la sua morale. Beh, che lo porti alla rovina, allora!"
 
 
*"Giornata degli ingannati". Nome con cui fu contraddistinto il giorno di Novembre in cui dei congiurati avrebbero dovuto rovesciare Richelieu. Invece fu lui, con i suoi soliti intrighi, a smascherarli e a metterli in cattiva luce davanti al re. Fu la più innocua delle congiure volte al Cardinale, tanto che sembra più una congiura da libro d'avventura che un fatto realmente accaduto xD Ma che ci volete fare, la Storia è bella anche (anzi, soprattutto) per questo.
 
Angolo Autrice:
Ehilà,
questo capitolo è pieno di eventi e persone che mi piacciono particolarmente. Non parlo di Luigi XIII, perché lui mi dà l'idea di un bambolotto scemo, ma di Richelieu e di Carlo d'Angouleme: quest'ultimo, così come la congiura che vi ho spiegato qui sopra, è stata una piacevole scoperta. Un tipo niente male, che da bastardo del re con un giro assurdo di eredità è diventato feudatario, amante delle donne, tanto che mantenne e spedì in giro per il mondo diversi figli illegittimi. Poi, beh, la journée des dupes ha dei risvolti comici, a pensarci su xD un esempio del genio strategico e politico di Richelieu molto calzante per la nostra storia.
E a proposito della storia: il Cardinale Richelieu è stupito di vedersi spuntare davanti uno dei sospettati della congiura, François è costretto a fare i conti con il suo passato e la Contessa sembra decisa a trascinarlo in qualcosa di molto illegale e pericoloso. Un bel programmino, eh?
Spero che il capitolo vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate :) nel frattempo, vi lascio informandovi che dalla prossima volta vedremo cosa ne è stato della povera Amélie e chi incontrerà durante la sua prigionia.
Un bacio
 
Crilu
   
 
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