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Autore: LauLiu    08/01/2016    7 recensioni
La vita dei personaggi di Kodocha è cambiata,per chi in male e per chi in bene.
Tre lunghi anni hanno uno strano potere: cambiare le situazioni.
L'America è nota per essere il luogo che realizza ogni tuo desiderio...ma se riesce a realizzarlo,è capace anche di distruggerlo. Non il sogno,ma la tua stessa esistenza.
Ho cercato di dire il succo della storia (in un certo senso). E' la mia prima FF su cui mi cimento con impegno.Accetto critiche sia positive che negative uwu
Tratto dal prologo:
" Tre anni.
Tre fottutissimi anni.
Tre anni che mi hanno ucciso. Ucciso dentro,nel profondo.
Sono pazzo o forse no...Anzi si. Sono pazzo,ma a causa sua.
Le donne...portano solo rogne.
Ma lei ha fatto di peggio...
Lei...
Lei...
Lei mi ha stregato e poi maledetto."
Premetto una cosa,non ho finito la storia,quindi quando aggiornerò sarà un capitolo appena "sfornato".
Spero di avervi un po' incuriositi :)
Kiss
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith, Un po' tutti | Coppie: Sana/Akito
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo X. Forti emozioni.



-È stato uno sbaglio. Devi uscire per sempre dalla mia vita.


Come diavolo mi era saltato in mente di baciarla?

Non so cosa mi fosse preso in quel momento, ma vederla lì, in lacrime, aveva letteralmente abbattuto ogni mia difensiva e ogni mia capacità di intendere e di volere.

Anzi, non era propriamente esatto, perché in quel momento avevo desiderato davvero ardentemente quel maledetto contatto.

So di aver tradito Fuka con quel mio gesto, ma il mio istinto mi ha detto di agire così e io, come uno sciocco, gli avevo dato retta distruggendo una promessa fatta alla mia ragazza.


Per quanto io provi ad odiarti, Sana, proprio non ci riesco.


Non riuscivo a lasciarmela alle spalle.

Certo, ero davvero incazzato con lei perché era sparita per ben tre anni, ma non la odiavo, non ci riuscivo.

Mi ripetevo sempre che dovevo odiarla, le mi aveva abbandonato nonostante sapesse cosa io provassi per lei, ma per quanti motivi io potessi trovare, i suoi occhi così profondi e pieni di gioia mi incatenavano ogni volta e sgretolavano ogni mia barriera costruita per respingerla.

Ma non potevo perdere la persona che amavo per una sbandata infantile.

Non le avrei permesso di rovinare tutto per l'ennesima volta, no, stavolta non sarebbe successo.


Ero davvero combattuto.

Mi sentivo dannatamente in colpa nei confronti di Fuka, ma dovetti ammettere a me stesso che quel contatto lo bramavo da tempo e non mi era dispiaciuto affatto baciarla.

Il pensiero delle sue labbra rosee sulle mie aveva riempito i miei polmoni di aria pura, come se solo con quel contatto avessero ripreso a respirare dopo tanto tempo.

In quel momento però, un grande interrogativo si fece spazio nella mia mente: che posizione occupava Lei per me?

In cuor mio sapevo di non amarla più, eppure, in qualche modo, lei era una calamita e io non potevo fare nulla per allontanarla da me in modo tale da poter andare avanti serenamente con la mia vita.

Be, sarebbe più corretto dire che tutte queste convinzioni nascevano dalla testa perché il mio cuore diceva ben altro, ma non volevo e non potevo ascoltarlo.


Con tutti questi odiosi pensieri nella testa raggiunsi casa, aprii la porta d'ingresso, salutai mio padre e mia sorella per avvisarli del mio ritorno e corsi nella mia camera dove mi chiusi a chiave.

Una volta dentro e al sicuro da occhi indiscreti, presi dalla cartella il mio fedele paio di auricolari, le collegai al telefono e mi sdraiai sul letto.

Avevo un disperato bisogno di allontanarmi da tutto e tutti, cercavo in di trovare una risposta alla mia domanda ignorando ciò che il cuore mi suggeriva perché sapevo che lui mentiva.

Dentro di me si era scatenata l'ennesima tempesta, ma non potevo stupirmi più di tanto visto che accadeva ogni santissima volta che la incontravo; ma ignorando questi stupidi dettagli tornai a concentrarmi sulla canzone in play al momento “Wherever you will go” e cullato dalla musica mi addormentai.


Quando la mattina seguente mi svegliai mi accorsi di aver dormito con le auricolari, feci per alzarmi ma un bel mal di testa fece capolino stordendomi in una maniera davvero fastidiosa.

Alla fine dopo lunga e penosa malattia decisi di alzarmi dal letto che iniziava a diventare improvvisamente scomodo.

Scesi in cucina, con l'intento di fare colazione, ma l'odore che colpì le mie narici appena sveglie non fu l'aroma di caffè, ma l'odore di carne alla piastra.

Quell'odore mi fece capire che dovevo aver dormito per molto tempo e infatti, una volta varcata la soglia della porta della cucina, l'orologio appeso al muro confermò la mia teoria.

Senza spiaccicare parola mi sedetti al tavolo e iniziai a fare zapping tra i vari canali televisivi dimenticandomi un particolare che traumatizzò le mie povere orecchie e cervello appeni svegli; infatti venni subito rimproverato da mia sorella che odiava quando io o papà facevamo zapping nella vana impresa di trovare qualcosa di un minimo interessante da guardare, ma si sa com'è: in tv non c'è mai niente di nuovo, sempre le solite cose; un po' come il film “Grinch” nel periodo di Natale.

Dopo aver quasi perso l'udito smisi di cercare un programma decente e solo dopo mi accorsi di essermi imbattuto in una commedia romantica strappa-lacrime; roteai gli occhi esasperato anche quando notai l'improvviso interesse di mia sorella verso quell'abominio di telefilm che trasmettono per le donne di mezza età che non hanno nulla da fare all'ora di pranzo se non mangiare e piangere.

Finalmente mi potei concentrare su qualcosa di diverso quando mia sorella mi mise davanti un piatto fumante di carne con un contorno di insalata verde e patate al forno, in quel momento mi accorsi che il tavolo era apparecchiato per due e guardai interrogativo mia sorella, lei in tutta risposta mi disse che avevano chiamato all'ultimo momento papà per un lavoro urgente, come al solito.

Dopo pranzo decisi di andare a fare visita a Tsuyoshi che mi aveva chiamato quattro volte stamattina ma non avevo potuto rispondere visto che il mio telefono, dopo aver riprodotto musica per una decine di ore ininterrotte, era morto.

Dopo una decina di minuti arrivai davanti al condominio di Tsuyoshi e suonai il campanello un paio di volte visto che nessuno accennava a rispondere, così feci per andarmene quando venni fermato da una voce femminile, mi girai e vidi Aya corrermi incontro.


-Ciao Akito, cerchi Tsuyoshi? -mi chiese lei sempre sorridente.

-Emh...si...dopotutto sono sotto casa sua, no?

-Emh si, certo- rispose lei imbarazzata guardandosi le punte dei piedi -Ho le chiavi di casa di Tsu, sai è a letto con la febbre e la madre mi ha chiesto di controllarlo visto che lei avrebbe dovuto lavorare.

-Se sta male non mi sembra il caso di farlo stare ancora peggio con i miei proble- mi bloccai di colpo quando mi resi conto del danno che stavo per fare o che avevo già fatto vista l'espressione di Aya.

-Ti riferisci a Sana?

-No. - risposi secco e un po' troppo deciso per risultare credibile.

-Non c'è motivo di nasconderlo, ieri mi ha chiamata e mi ha raccontato l'accaduto-Ops, questo non dovevo dirlo!- disse lei, grattandosi la testa allarmata.

-Non fa nulla, farò finta di non aver sentito nulla...-dissi con tono un po' vago e abbassando lo sguardo.


Mi dava davvero i nervi il fatto che Sana dopo esser sparita e aver tagliato i rapporti con tutti, cercasse qualcuno di noi per sfogarsi sui suoi problemi che in questo caso erano anche i miei.

Ad un tratto si accese un campanello d'allarme. Sana ha raccontato tutto ad Aya, e Aya è la migliore amica di Fuka, e tra migliori amiche non ci sono segreti, giusto?

Ero fottuto.


-Emh...Aya?- dissi preso dal panico e spezzando il silenzio imbarazzante che si era venuto a creare. Lei non rispose ma mi fece segno di andare avanti -Non dirai nulla a Fuka vero?

-Assolutamente no! Non lo farei mai, certo siamo molto amiche e non è bello nascondersi le cose, ma io tengo molto a entrambe e non voglio metterle l'una contro l'altra come non voglio creare problemi tra te e Fuka!

-Grazie, Aya -dissi tirando un sospiro di sollievo -Be, che aspetti ad aprire la porta? Voglio far visita al malato -dissi accennando un sorriso per alleggerire l'aria.

-Certo! -rispose lei sorridente.


Una volta aperto il portone, preso l'ascensore e aperta la porta di casa Sasaki, Aya sollevò una voce per avvisare il fidanzato che era arrivata. La ragazza prese dalla busta un contenitore con dentro qualsiasi tipo di verdura possibile e immaginabile e quando, per caso, si girò verso di me e mi vide, scoppiò a ridere.


-Akito dovresti vedere la tua faccia schifata!

-Lo credo...vuoi avvelenare il mio migliore amico con chi sa quale strana verdura...

-Oh, Akito, ci sei anche tu?


Mi voltai verso la porta del piccolo corridoio che collegava le camere alla sala e vidi il mio amico reggersi a pena sulle sue gambe.

Il pigiama era tutto aggrinzito e i capelli tutti spettinati e i suoi famosi occhiali rotondi erano poggiati sul suo naso arrossato. Insomma...si vedeva chiaramente che non era in forma.


-Che ci fai qui? - mi chiese tirando su col naso.

-Sono venuto per parlarti ma non mi sembra il caso visto come sei messo- dissi squadrandolo da capo a piedi.

-Che è successo stavolta con Sana?- disse sedendosi sul divano e prendendo un fazzoletto stropicciato dalla taschina del pigiama per poi soffiarsi il naso.

-E tu come fai a-

-Semplice, da quando è tornata mi fai molto spesso visita e la maggior parte delle volte parliamo di lei- disse con disinvoltura.

-Ah...- ero senza parole. Dopotutto il suo ragionamento non faceva una piega -Tsuyoshi ieri l'ho baciata...

-Ah si? Aspetta...cosa avresti fatto?- chiese urlando, per quanto la voce rauca glielo permettesse, come se avesse capito in ritardo le mie parole. -...Akito, ora ti sto per rifare una domanda di qualche tempo fa e al quale tu non mi avevi risposto, ma ora non ti permetterò di sviare il discorso, quindi preparati. Posso lasciarti pensare anche tutto il giorno, ma non uscirai da questa casa senza prima aver risposto, chiaro? E non pensare che la febbre ti possa salvare.


Deglutii.

Iniziai a sentirmi nervoso perché sapevo che la domanda di Tsuyoshi non mi sarebbe piaciuta per niente e tutti questi suoi avvisi mi fecero pensare al fatto che sarebbe stata una domanda troppo diretta.

Aya uscì dalla cucina e si sedette affianco al ragazzo prendendogli la mano, entrambi puntarono il loro sguardo su di me e già dai loro occhi avevo capito dove volevano andare a parare.


-Ami Sana?- chiese il mio amico dando voce ai pensieri di tutti dentro quel piccolo salotto di quello stramaledetto palazzo.

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Salve a tutti! Ed eccomi di nuovo qua con un nuovo capitolo!

Mi scuso con tutti voi per la lunga assenza ma ho avuto vari impegni in questo periodo. Inoltre l'ispirazione è venuta a mancare, non riuscivo a scrivere più di due righe ogni qual volta cercassi di andare avanti. Ma ieri sera è tornata e parola tira l'altra ho finito il capitolo! (Dovrei scrivere più spesso di notte xD)

Vi faccio gli auguri di Buon Natale e di Buon Anno, anche se in ritardo...

Spero di non sparire per altri tre mesi, ma non si sa mai con questa scuola che mi sta letteralmente risucchiando.

Ma bando alle ciance e parliamo della storia!

Che pensate di questo capitolo? Akito è sempre più confuso sul conto di Sana, non sa cosa veramente provi per lei o forse non lo vuole ammettere. E soprattutto...come risponderà alla domanda si Tsuyoshi?

Vi faccio un piccolo spoiler per il prossimo capitolo: non sarà narrato da Akito, ma da Sana, quindi dovrete aspettare un po' prima di sapere la sua risposta :3

Mi raccomando recensite! Voglio leggere i vostri pareri!

E se vi va mettete un piccolo "mi piace" alla mia pagina facebook, sarei molto felice di parlare con tutti voi ^w^


Kiss e alla prossima!


Maka
   
 
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