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Autore: mgrandier    11/01/2016    17 recensioni
"Se in quell’istante avessi avuto il coraggio di abbassare lo sguardo,
evitando quegli occhi trasparenti come cristallo e taglienti come il filo di una lama,
allora, forse, avrei avuto la libertà.
La libertà di obbedire."
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tra dubbi e scelte
 
L’aria fresca della notte incombente sferzava il suo volto, i riccioli bruni sciolti vibravano lasciando libera la fronte, mentre lo jabot sbatteva disordinato sul petto. André teneva un’andatura costante, volutamente tranquilla, su un tracciato di cui conosceva perfettamente ogni buca e ogni irregolarità; un nastro sterrato che si snodava tra terreni curati e boschetti radi, poco impegnativo se percorso in sella, ma che ad una carrozza poteva risultare insidioso, provocando scossoni e sobbalzi. Lanciò un’occhiata distratta al riflesso incerto che lo accompagnava con insistenza dalla superficie tremolante del canale: la sagoma scura della carrozza pareva correre leggera, librandosi sull’acqua, senza contatto con il terreno. Si sforzò di scrutare oltre il rettangolo imperfetto del finestrino, riconoscendo appena la cortina della tenda, senza riuscire a scorgere niente altro. Strinse le dita attorno alle redini, tornando ad osservare la strada e la riva scoscesa che conduceva all’acqua alla sua destra, mentre sull’altro lato si susseguivano fusti dritti e impassibili di alberi alti e sottili; un corridoio che davanti ai suoi occhi si faceva sempre più stretto e obbligato, chiuso in una morsa scura, dove la luce fioca della luna già alta in cielo non riusciva ad arrivare.
Riconobbe l’ansa ampia con cui il canale virava a sinistra, accompagnando la strada a occidente; condusse la carrozza oltre il bivio con la via diretta a Parigi, lasciando il canale e inoltrandosi tra gli alberi in una fenditura aperta tra due schiere di vegetazione scure che percorse senza indugiare. Oltre, a settentrione, la vista si aprì su appezzamenti incolti, sui quali lo sguardo poteva spaziare fino a lontane costruzioni dall’aria povera e trascurata, buie e silenziose nella distesa placida e scura del terreno.
Conducendo la carrozza con attenzione, i sensi all’erta per cogliere il minimo segnale di pericolo e per trovarsi pronto a reagire senza indugio, nonostante il fragore delle ruote sul pietrisco e il cozzare ritmato degli zoccoli, André riconobbe, dietro di sé, il richiamo delicato di due tocchi incerti sul legno dell’abitacolo, giusto alle proprie spalle.
Si guardò attorno: la campagna appariva tranquilla, già abbandonata al riposo della notte … Raggiunse sicuro una curva morbida dove gli era nota la presenza di uno spiazzo sterrato e tirò a sé le redini, arrestando la corsa dei cavalli. Sospirò appena, passando nervosamente le mani sulle cosce e poi tra i capelli. Con un balzo a terra lasciò la seduta a cassetta, avvicinandosi alla porta della carrozza, afferrò la maniglia e l’aprì con un gesto deciso, spalancando lo sportello.
Dentro l’abitacolo, scorse Oscar seduta sul divanetto, le mani strette una nell’altra e il capo chinato, in una postura insolita.
- Oscar … va tutto bene? – le chiese istintivamente.
- Sì, sì André … - gli rispose Oscar annuendo con lo sguardo basso, due ciocche bionde, volutamente indisciplinate, a scivolare lungo le gote – Perdonami … e’ tutto a posto. Io … non avrei dovuto … –
André rimase un istante in silenzio, con la mano destra ferma sul montante dell’apertura dello sportello e il capo chino per osservare dentro l’abitacolo; trasse un respiro profondo, corse al divanetto con lo sguardo e riconobbe sul velluto cremisi trapuntato un involto scuro. Allungò la mano sporgendosi nello spazio angusto e afferrò la stoffa ripiegata.
- La sera è fresca, Oscar: è bene che tu ti copra con questo … - le parlò a voce forzatamente calma, dispiegando il telo e avvicinandosi a lei. Passò la sinistra dietro la sua schiena afferrando il mantello, come una piuma sulle sue spalle, sistemandolo addosso ad Oscar con gesti premurosi e accomodando l’eccesso oltre le sue reni, e poi riunì i lacci sul suo petto, legandoli in un fiocco stretto alla base del collo. Sollevò il capo, trovando sul proprio viso lo sguardo grato di Oscar, che lo osservava con leggera inquietudine, un accenno di sorriso, timido e velato dall’artificio che lascia polvere anche sui petali delicati.
Andrè rimase fermo, il cuore stretto da quella visione, il respiro a morire di fronte a quella immagine illuminata dal bagliore fioco filtrato dai finestrini della carrozza, la mente annebbiata dal profumo delicato di lavanda.  Strinse le labbra, sostenendo quello sguardo blu come la notte, lucido e sempre più timido. Chinò un poco il capo, accennando un sorriso, soffocando caparbio il nodo che gli legava la gola.
Nella quiete della campagna, nel rifugio della carrozza, solo il soffio dei loro respiri vicini fendeva il silenzio. Oscar rimaneva zitta e André rispettava quel silenzio carico di attesa e incertezza, lasciando scivolare il suo sguardo sulla pelle che, anche nella penombra, pur senza artificio, appariva bianca come neve; un fruscio leggero attirò la sua attenzione, lo sguardo scese alle mani di Oscar che si stringevano ancora una nell’altra, i guanti in grinze tra le dita serrate. Tornò al suo sguardo, alle labbra strette, e la mano corse alla sua guancia delicata, le nocche di due dita a percorrerla leggere.
– Davvero va tutto bene, Oscar? – le chiese in un soffio, e la vide annuire immediatamente, rispondendo forse senza davvero avere modo di riflettere.
André chiuse gli occhi un istante, annuendo a sua volta in sorriso, mentre lentamente si forzava ad arretrare, per lasciare l’abitacolo e tornare al proprio posto, alla guida della carrozza. Posò un piede a terra, puntò le mani sui montanti della porta, quando un richiamo flebile carpì la sua attenzione.
- André … -
Si fermò immediatamente, sollevò il capo e trovò su di sé lo sguardo di Oscar, fremente, lucido e imbarazzato.
- Oscar …? – le rispose subito, correndo in suo aiuto pur rimanendo immobile nello specchio stretto della porta della carrozza.
Si sentì colto da nuova inquietudine, quella stessa che lesse nella voce di Oscar e trattenne su di sé, un vibrare profondo nell’animo provato dalle emozioni di un dubbio che progressivamente aveva preso forma di una richiesta insolita, di una carrozza scura, di un abito drappeggiato di seta.
Si schiarì la voce, forte nella volontà di non lasciare mai un suo richiamo a disperdersi nell’ombra del silenzio – Posso fare qualcosa per te, Oscar? -
La vide esitare ancora, prima di riuscire a parlare – André … io vorrei sapere una cosa da te … -
Si forzò a sorriderle, cercando di aiutarla ed esprimersi – Sono qui per te, Oscar … chiedimi pure … -
Lei trasse un profondo respiro, mentre le mani stringevano il fiocco del mantello, che lui aveva legato sul suo petto – André tu credi che io questa sera sia … tu trovi che così io … - si fermò, abbassando lo sguardo sulla gonna visibile anche sotto il mantello, e poi riprese, liberando ogni dubbio in un unico sfogo - Insomma, André, tu credi che un … un uomo potrebbe mai … notarmi … oppure anche magari …? –
Sentì le lacrime pungere, abbassò lo sguardo nascondendo quel moto dell’animo in un sospiro sofferto, e si mosse di nuovo verso di lei, appoggiando il fianco al divanetto e puntando il gomito sullo schienale. Cercò dentro di sé una risposta, parole capaci di infonderle sicurezza e di tranquillizzarla, di donarle consapevolezza di sé e della propria accecante bellezza … Fu un volo dell’animo, fino a ripensarsi nella solitudine propria camera, a cedere allo sguardo dell’uomo dello specchio e alla sua sofferenza: pensò di dirle che nulla avrebbe mai potuto fare nulla per vincere il cuore di un uomo votato ad un amore impossibile; per un attimo, sperò di avere il coraggio di fermarla, di dirle che forse quell’uomo l’avrebbe guardata con occhi diversi … ma che non sarebbe mai riuscito a liberarsi da quella catena solida e inamovibile che è l’amore, forte e saldo anche quando conscio del proprio limite. Avrebbe davvero desiderato parlarle dell’amore che conosce l’ostacolo e che vive e si nutre del proprio sogno pur sapendo che resterà deluso … perché sapeva di poterlo fare, perché quello era l’amore di cui lui stesso viveva da anni, soffocando il proprio istinto per salvare il proprio cuore. Pensò di dirle che quell’abito poteva solo avvogerla, rendendo visibile il suo corpo perfetto, ma che non avrebbe mai potuto mostrare il suo animo, quello che davvero la rendeva unica e perfetta … al di sopra di ogni altra creatura al mondo.
E in questo modo l’avrebbe inevitabilmente ferita, tarpando le ali a quel desiderio di cercare se stessa e di dare respiro ad un lato di sé da sempre celato, che l’aveva indotta a quella scelta azzardata.
Immaginò allora di rinfrancarla, di rassicurarla sul fatto che quella decisione fosse quella giusta, un atto dovuto, se pure coraggioso, che le avrebbe spalancato la porta di un nuovo orizzonte, di una vita differente, affacciata su un sentimento finalmente corrisposto. Ma non sarebbe stata la verità …
Rifiutò di mentirle, perché non avrebbe mai sopportato l’idea di farlo, di macchiarsi di una simile colpa solo per illuderla … ma si impose di non deluderla, cercando una risposta che fosse verità, pur celando la cruda realtà.
Si schiarì la voce, soffocando, una volta ancora, l’istinto; lo sguardo si fece carezza, sui guanti e sulle spalle sottili disegnate dalla stoffa scura del mantello, cercando il blu lucente e perdendosi in esso.
- Oscar, credimi, sei meravigliosa. Sei una dea … un angelo, una visione del cielo che ha preso animo e corpo su questa terra … e nessun uomo potrebbe mai pensare il contrario. – continuò a osservarla, mentre lei sgranava gli occhi, le labbra si dischiudevano, e la sorpresa nel cogliere parole mai udite da quelle labbra amiche, si faceva palese sul suo viso – Questa sera, anche chi ti ha sempre vista e pensata solo come uomo, non potrà che arrendersi ammirando questa donna senza eguali … e provando il desiderio di avere … di avere questo fiore unico e misterioso solo per sé, tra le proprie braccia … -
Una mano sottile trovò la sua destra, ancora stretta allo schienale, e André si mosse, lasciando il velluto e voltando il palmo ad accogliere quella pelle morbida e delicata. Levò la sinistra, coprendo la  mano di Oscar e la accarezzò delicatamente, realizzando con quel rinnovato contatto che non vi erano pizzi a separare pelle da pelle … Il suo cuore si strinse in quel tenue cercarsi, nel riconoscere nel gesto di Oscar quel desiderio mai sopito di mostrarsi a lui nella sua vera essenza. André chinò il capo, in una sorta di inchino, e le labbra raggiunsero la mano di Oscar, ancora adagiata sul suo palmo. Un contatto di un istante, un soffio per riconoscerne la morbidezza imprimerla nella propria memoria insieme alla sua fragranza delicata e inconfondibile. Non seppe trattenere l’urlo della propria sofferenza, che stillò umido scivolando sulle proprie gote, fino a perdersi nel vuoto oltre la pelle. Inspirò a forza e poi con un movimento rapido, ritraendosi da lei, dal sedile e dall’abitacolo, forzando lo sguardo a terra, raggiunse le redini e tornò a condurre la carrozza.


Angolo dell'autrice: Tassello forse un po' breve... ma necessario, pure questo. Lascio a voi questo groviglio di pensieri e dubbi ....
Grazie di cuore ancora a tutte. A presto!
  
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