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Autore: JTown    12/01/2016    4 recensioni
L'imminente trasloco nel piccolo paese di Beehouse scuote la tranquilla e piatta vita di Bonnie Sullivan: il piccolo borgo medievale, che sorge sulle pendici di una collina, si presenta come uno scenario vuoto e dimenticato da Dio. Ma Beehouse nasconde molto più di ciò che Bonnie possa anche solo immaginare: antichi misteri e ombre dal passato minacciano di mettere in pericolo la vita di suo fratello Scott e di tutti i suoi cari.
Bonnie, CJ e Megan sono pronti a scoprire la verità circa la storia del paese ma il Signore è tornato. Ed ha fame.
Genere: Avventura, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The red sect
01 Ϟ La nuova casa

 
Nonostante il viaggio di ritorno fosse stato decisamente più tranquillo rispetto a quello dell’andata, Bonnie continuava a sentire lo stomaco sottosopra. Aveva passato l’intera traversata aerea con le unghie conficcate nei braccioli dei comodi sedili cercando di non pensare all’atterraggio e a ciò che l’avrebbe aspettata dopo. Quando era scesa, valigia alla mano, i suoi amici si erano volatilizzati tutti in un batter d’occhio lasciandola da sola al Terminal tre.
La folta chioma bianca e nera di suo padre fece capolino in mezzo alle altre. Bonnie l’osservò avanzare verso di lei a passo sicuro e sguardo duro. Si affrettò ad indirizzare gli occhi altrove poiché temeva che un qualsiasi contatto visivo avrebbe rivelato brutte notizie così prese a giocherellare con il mazzo di chiavi nella tasca destra del giacchetto.
«Bonnie» La salutò suo padre accennando un cenno del capo e sfilandole la valigia di mano «Come è andato questo viaggio post-diploma?»
Era una domanda di pura cortesia e Bonnie distinse immediatamente lo scarso interesse che suo padre aveva nell’ascoltare la risposta. Avrebbe davvero voluto raccontare delle mille avventure vissute nella meravigliosa Finlandia, del cibo che aveva mangiato e dei posti che aveva visitato ma, scoraggiata dal poco entusiasmo dell’uomo, decise di rispondere con un banalissimo e secco: «Bene».
Suo padre annuì distrattamente e s’incamminò verso l’uscita mentre Bonnie tratteneva a stento un sospiro di rassegnazione.
Poco importa, si disse, risparmierò fiato prezioso.
Attraversarono la strada e trovarono il resto della famiglia – madre e fratello minore – che attendeva nella macchina parcheggiata in doppia fila. Bonnie attese pazientemente che suo padre sistemasse zaino e valigia nel portabagagli e poi, in gran fretta, aprì la portiera e s’infilò nell’automobile.
«Ciao tesoro» La salutò sua madre girandosi appena per guardarla «Come è andato il viaggio?»
A lei interessava davvero. Bonnie sorrise tra sé e sé e inclinò il capo a sinistra mentre suo padre avviava pigramente l’automobile per uscire dall’aeroporto.
«Benissimo!» Gridò talmente forte che suo fratello Scott si svegliò di soprassalto. Il ragazzino le sorrise debolmente e  la salutò con la mano.
«Sei arrivata, finalmente…» Borbottò con la voce ancora impastata di sonno.
La sorella annuì ridacchiando e proseguì con il racconto – perché finalmente qualcuno voleva davvero stare a sentire le sue inutili chiacchiere –: «Appena arrivati abbiamo deciso di raggiungere l’hotel a piedi così avremmo visto il posto ma dopo due ore a girare a vuoto, per colpa di Helena, abbiamo chiamato un taxi dividendo la spesa. È stato un tantino caro ma almeno alla fine abbiamo raggiunto l’albergo senza troppi intoppi. In compenso, con tutto quel girovagare, abbiamo anche scoperto un ristorantino niente male… A proposito, che c’è per cena? Ho così fame!»
Scott si voltò di scatto verso di lei e le rivolse uno strano sguardo. Aprì la bocca per parlare ma sua madre, quasi terrorizzata, lo bloccò prima che potesse dire qualcosa.
«Non so, di cosa hai voglia? Pasta, pizza, carne,… Decidi tu!»
Di tutta risposta lo stomaco di Bonnie brontolò facendo ridacchiare tutti, compreso suo padre.
«Direi che una bella pizza andrà più che bene!»
«Menomale che abbiamo fatto la spesa oggi!» Esclamò Scott lasciandosi scappare un teatrale sospiro di sollievo «Quel nuovo frigorifero sembrava così vuoto che…»
Nuovo frigorifero? Prima che potesse chiedere delucidazioni al riguardo, suo padre scosse il capo mentre sua madre riprendeva il fratello.
«Scott! Quante volte ti ho ripetuto di tenere la bocca chiusa?»
Il ragazzino abbassò lo sguardo ed arricciò le labbra: non gli piaceva essere  rimproverato dalla madre tantomeno davanti a tutta la famiglia.
«Scusami… È solo che sono così contento della nuova casa che mi dispiac… Ops…»
Bonnie si abbandonò sul sedile e sgranò gli occhi: «Come sarebbe a dire “nuova casa”?»
Ma non vi fu bisogno di risposte: proprio in quel momento suo padre svoltò imboccando una strada che Bonnie mai e poi mai avrebbe voluto percorrere.
Si erano trasferiti e non le avevano accennato nulla per non rovinarle la vacanza.
«Abbiamo dovuto affrettare i tempi, sai, la ditta del trasloco premeva e noi non vedevamo l’ora di sistemarci nella nuova casa» Cercò di spiegare frettolosamente sua madre nel vano tentativo di calmare la figlia «È molto più grande rispetto al vecchio appartamento! Pensa un po’, ora hai anche una camera tutta per te. Certo, è tutto da sistemare ma sono sicura che ti piacerà…»
«Mamma» Bonnie scandì lentamente le due sillabe che componevano quella parola «A me quel posto non piacerà mai e sono sicura che faccia schifo anche a voi!»
«Bonnie!» Tuonò suo padre. Dal tono di voce intuì immediatamente che l’aveva fatto veramente arrabbiare e che forse avrebbe fatto meglio a tacere «Non ci sei neanche mai stata e già ti lamenti. Perché per una buona volta non chiudi il becco e fai semplicemente come ti diciamo noi? Stiamo tutti facendo un sacrificio e tu per prima dovresti contribuire»
Le poche parole utili per controbattere le morirono in gola. Bonnie chiuse gli occhi cercando di non piangere e con la mano destra raggiunse il mazzo di chiavi che teneva in tasca: ora non erano che dei pezzi di metallo che non avrebbero più aperto alcuna porta.
Si addormentò soltanto dopo una manciata di minuti quando, finalmente, la sua mente fu del tutto sgombera.
 
Una morbida curva a sinistra, poi a destra. Un dosso e la macchina sussultò facendo svegliare di colpo Bonnie.
La ragazza stropicciò gli occhi e guardò fuori dal finestrino: tutto quel che vide furono le luci di alcune case che lentamente si avvicinavano.
«Non mi piace questo posto… Sembra un presepe» Borbottò ancor prima di rendersi conto di quel che aveva appena fatto.
«E menomale!» La canzonò il padre senza staccare gli occhi dalla strada «Questo è soltanto il paese vicino, il nostro è più su» Continuò poi indicando un punto indistinto nel buio.
Bonnie si sporse tra i sedili davanti e strizzò gli occhi per vedere meglio: un altro agglomerato di luci, molto più piccolo rispetto a quello dell’altro paese, prendeva vita tra la fitta vegetazione.
«Assolutamente niente di interessante» Commentò buttandosi nuovamente all’indietro.
Scott stava invece con il naso appiccicato al finestrino rapito dal paesaggio notturno che si stagliava sotto il suo sguardo meravigliato. I due paeselli, talmente vicini da poter quasi essere uno solo, erano collocati entrambi sulla stessa collinetta ricoperta di ulivi ed altri tipi di alberi che Bonnie non riuscì a riconoscere.
Saint Gregor, Bonnie apprese il nome del primo paese da sua madre, era un piccolo borgo medievale che sorgeva qualche metro più in basso rispetto a Beehouse, il luogo in cui era situata la sua nuova casa.
La macchina dei Sullivan costeggiò il castello di Saint Gregor e proseguì su, verso una salita poco illuminata. Dovettero procedere altri cinque minuti prima che Beehouse prendesse effettivamente forma.
La prima struttura che accoglieva visitatori e abitanti era niente di meno che il cimitero che, a detta di Bonnie, era già tutto dire. Sulla sinistra, di tanto in tanto, si aprivano una serie di salite che portavano chissà dove in cima alla collina, verso i campi di ulivi. Suo padre imboccò una lunga strada costellata di case basse e vicine con massicce porte di legno, continuò verso una piccola piazza su cui si affacciava il palazzo baronale  – il cui stendardo di famiglia non era altro che un’enorme ape poggiata su un ramo di ulivo – e svoltò a sinistra verso l’ennesima salita.
«Dove stiamo andando? Credevo che casa nostr… Ehm, la nostra nuova abitazione fosse giù al paese» Pronunciò la frase con un certo sollievo.
«Non essere sciocca Bonnie» La riprese sua madre mentre un sorrisetto malizioso le spuntava sulle labbra «Okay trasferirsi dalla città ad un piccolo paese ma io per prima non avrei mai rinunciato ad abitare in un comodo appartamento».
Alla destra della stradina percorsa da suo padre si apriva un’enorme rotatoria con un’aiuola al centro e, proprio lì accanto, una serie di palazzi tutti nuovi e rigorosamente uguali prendevano forma. Quelle strutture andavano a cozzare con l’immagine medievale del borgo, era uno strano accostamento tra nuovo e antico.
«Siamo leggermente più alti rispetto a Beehouse» Spiegò suo padre mentre parcheggiava vicino ad uno di quei quattro palazzi «Hanno dovuto abbattere una gran quantità di ulivi per costruire questo posto e poco più giù c’è anche un parco ma quello è stato abbandonato. Gli abitanti della zona si sono lamentati dei progetti perché, come ti sarai accorta tu stessa, queste case sono diversissime da quelle giù in paese. Non amano i cambiamenti… E non amano nemmeno gli stranieri».
Quel discorsetto e quella breve spiegazione demoralizzarono ancora di più la povera Bonnie: non solo si era trasferita in un ex borgo medievale, ma la loro casa moderna era mal vista dagli abitanti che non sopportavano un granché i nuovi arrivati. Cos’altro poteva andare storto?
Scott, che non aveva più spiaccicato parola per il resto del viaggio, osservava con aria assorta un piccolo balcone al primo piano. Una figura scura, dall’aria minacciosa, si muoveva nel buio.
Bonnie cercò di afferrarlo per il braccio e trascinarlo via da lì ma Scott sembrava completamente imbambolato. Il ragazzino inspirò e, portandosi le mani alla bocca, gridò: «CJ! CJ!»
Di tutta risposta il piccolo balcone si illuminò e l’ombra acquistò un viso ed un corpo: CJ era un ragazzo alto e magrolino, dai capelli scuri e ricci e l’aria trasognata.
Quello si sporse in avanti ed abbozzò un saluto prima verso Scott e poi verso i suoi genitori ignorando Bonnie che per tutto il tempo era rimasta lì ad osservarlo assieme al fratello.
«Ciao caro!» Ululò sua madre.
Il ragazzo li salutò di nuovo e poi, come se niente fosse, spense la luce e se ne ritornò dentro casa.
«È davvero simpaticissimo» Commentò Scott mentre toglieva a Bonnie lo zaino dalle mani «Sono sicuro che andrete molto d’accordo»
«Già davvero simpaticissimo» Replicò Bonnie borbottando appena.
I quattro salirono le scale fino al secondo piano, l’ultimo, mentre la ragazza cercava inutilmente di combattere contro le lacrime che sarebbero uscite da lì a poco. Quando sua madre spalancò la porta di casa, Bonnie non poté fare a meno di commentare quell’orrenda abitazione con un «Che schifo» carico di disprezzo.
Cercò immediatamente la camera da letto per rifugiarsi sotto le coperte. Ne aveva già abbastanza di quel posto nuovo e di tutti i cambiamenti che avrebbe dovuto affrontare da quel momento in poi. Si addormentò sperando che quello fosse soltanto un brutto incubo.
 
Angolo autrice: dopo una settimana dall'inizio di questa nuova avventura sono nuovamente qui per l'aggiornamento. Che dire? Innanzitutto ringrazio tutte quelle persone che hanno letto e dedicato un po' di tempo a me e alla storia. Inoltre grazie anche a chi ha recensito e a chi ha supportato o sta supporetando questo esperimento. 
Primo capitolo tranquillo, senza troppi colpi di scena o grandi rivelazioni. Siamo solo all'inizio quindi non temete, con i prossimi aggiornamenti verranno fuori sempre più cose che vi manderanno fuori di testa (hanno avuto questo effetto anche su di me, posso garantirvelo). Bonnie è... Arrabbiata ma io la capisco perfettamente e le voglio bene ed è un personaggio che mi piace anche se il mio cuore appartiene ad un altro (chi sarà mai?)
Per il momento è tutto ma tornerò martedì con il prossimo capitolo (già steso e in fase di revisione).
Grazie a tutti coloro che mi dedicheranno un po' di tempo.
Un abbraccio,
JTown.
   
 
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