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Autore: Floralia    14/01/2016    0 recensioni
Grace cammina da sola tra i boschi e le strade del Colorado. In una mano ha una pistola scarica, nell'altra un pennarello indelebile.
Genere: Avventura, Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
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La mattina portò odore di pini e alghe, oltre ad un sottile ma persistente sentore di putrefazione.
Grace si svegliò di soprassalto. Nel sogno era intrappolata nel fango. Connor era con lei, cercava di tirarla fuori, le urlava incoraggiamenti.
Si mise seduta e constatò che i suoi compagni di viaggio si erano già alzati.
Si tirò in piedi aggrappandosi alla mensola della finestra. Scostò il sacco di iuta che Manu aveva usato per coprire il vetro e guardò fuori.
Manu e Russell stavano preparando i kayak, caricandoli con le provviste trovate nella casetta.
Forrester esaminava l’acqua del lago con le maniche tirate fin sopra i gomiti.
La ragazza si grattò la testa, poi il collo, la schiena, il pube. Era un’abitudine che aveva ormai da qualche settimana, da quando aveva dormito una sera nella paglia, o tra stracci sporchi, e aveva irrimediabilmente contratto dei parassiti. Ogni tanto sentiva una puntura acuta ad un polpaccio, o sulle braccia e ritrovava una zecca attaccata alla cute. Ogni volta digrignava i denti mentre la staccava dalla solida presa e la gettava lontano. Una volta se n’era messa una in bocca perché aveva troppa fame e masticandola aveva sentito uno scrocchio che le aveva provocato i brividi alla schiena, ma aveva continuato fino ad ingoiare il magro boccone.
Si strinse in vita i pantaloni e sentì che il suo stomaco gorgogliava per la fame. Niente zecche da mangiare, purtroppo.
“Buongiorno” la salutò Russell quando la vide uscire nel sole del mattino “preparati per partire.”
Forrester si avvicinò agli altri tre, reggendo tra le mani un intrico di alghe scure e dall’apparenza viscida.
“Forrester” cominciò Manu con fare dubbioso “non credo sia una buona idea. Non sembra igienico.”
“Neanche morire di fame è molto igienico” la rimbeccò.
“Vuoi dire che dobbiamo mangiare alghe?” chiese Grace.
“Chi vuole, può.”
Russell alzò entrambe le mani al cielo e prese una manciata di alghe che si portò alla bocca e masticò con gusto.
Grace si avvicinò e lo imitò. La consistenza in bocca era simile alla plastico, ma il gusto ricordava il fango insipido. Tuttavia lo stomaco smise di gorgogliare.
“Non era così male, o sbaglio?” Forrester fissò il suo sguardo negli occhi di Grace.
La ragazza fece spallucce e ringraziò per la colazione.
Manu mantenne l’aria schifata sul volto e rifiutò.
Grace si diresse verso il suo kayak blu e sistemò lo zaino nel portapacchi interno. Rovesciò il kayak su un lato così da svuotarlo dall’acqua che c’era all’interno.
Quando ebbe finito, risciacquò i lati sporchi di fango con l’acqua del lago, carezzando la superficie di resina con le mani.
Osservò i suoi compagni di viaggio: Manu e Forrester stavano ancora discutendo riguardo alle alghe, mentre Russell sistemava il suo zaino nel kayak.
Grace si disse che doveva ingannare il tempo, così prese il pennarello indelebile dallo zaino e cominciò a disegnare sul kayak. Scrisse il suo nome e cognome, abbozzò un piccolo autoritratto e quando fu soddisfatta vi tracciò attorno dei rospi stilizzati, che saltavano in tutte le direzioni.
Grace Miller, regina dei rospi urlanti.
 
 
 
 
La giornata si prospettava afosa.
Nugoli di moscerini indugiavano sulla superficie dell’acqua, addensandosi in particolare attorno ai singoli pezzi di legno che galleggiavano portati dalla corrente.
Grace imprecò e schiaffeggiò l’aria di fronte al proprio naso nella speranza di uccidere alcuni degli insetti che la perseguitavano, o almeno di allontanarli.
Il kayak nel frattempo procedeva sull’acqua profonda per inerzia, fendendone la superficie scura.
“Dannati moscerini” si lamentò Russell a qualche metro di distanza.
“Prova ad aprire la bocca e lasciarli entrare” suggerì Manu, “così almeno hai qualcosa da mangiare.”
Forrester rise, a circa tre metri alla destra di Grace. Il suo kayak era originariamente giallo, ma l’uomo l’aveva ricoperto di teli scuri e fango, così da mimetizzarlo.
Grace riprese in mano la pagaia e ricominciò a fendere l’acqua con andamento alternato.  In poco tempo prese nuovamente velocità.
Erano circondati su entrambi i lati da scoscese rocciose che declinavano verticalmente nel letto del fiume. Più in alto vi erano le montagne, ricoperte sulla cime da spruzzi di neve candida.
“Oppure potremmo mangiare quelle maledette patate, se le avessimo cotte prima di partire” Russell rimbeccò Manu.
La donna smise di pagaiare e alzò il capo al cielo.
“Se l’avessimo fatto, adesso saremmo ricoperti di mosche, oltre che di moscerini. E avremmo perso tempo.”
Forrester si intromise: “Non c’è bisogno di litigare. Abbiamo tutti fame, ma cuoceremo le patate al prossimo stop.”
Russell guardò indietro, verso la ragazza. “Grace, cosa ne pensi tu?”
Grace scosse il capo, reprimendo uno sbadiglio nella manica della camicia. “Penso che vada bene qualsiasi cosa.”
“Hai trovato qualcosa da mangiare, nel baule del kayak?” chiese Forrester.
“No, soltanto una cola.”
“Mangerei anche della fottuta carta in questo momento.” sbraitò Russell.
Manu lo zittì e lo schizzò con la punta della pagaia.
Russell la schizzò a sua volta, provocando una sequela di improperi in una lingua che Grace non riuscì ad identificare.
Forrester si avvicinò alla ragazza, fino a quando i due kayak non furono paralleli, distanziati da una quarantina di centimetri.
“Non ci hai ancora detto cosa hai intenzione di fare, Grace. Vuoi venire con noi ad Albuquerque?”
“Non ho ancora capito bene cosa intendete fare, una volta lì.”
“Ecco, abbiamo sentito delle voci in giro. Manu le ha sentite. Dicono che ad Albuquerque c’è un quartiere sicuro. Un centro di accoglienza.”
“Come è possibile? Credi che ci sia ancora?”
“Non ne sono sicuro.”
“Quello di Denver sembrava il paradiso. Ci hanno detto che ci avrebbero dato rifugio, cibo e un posto per dormire.”
“Ci sei stata?”
“Si.”
Forrester smise di pagaiare. Guardò Grace negli occhi.
“Non era un paradiso, quindi?.”
Grace sbuffò. “No, non lo era.”
“Era infestato. I militari sparavano a vista, vivi e morti. Tutti uguali.”
“Quello di Albuquerque sembra diverso. Dicono che in New Mexico l’epidemia è arrivata dopo almeno una settimana. Hanno avuto tempo di prepararsi e mettere su un campo profughi. Hanno armi, provviste, radiocomunicazioni.”
“Sembra fantastico.”
Forrester esitò. “Ci vuoi venire?”
Grace sorrise all’uomo e fu scossa da un sospiro.
La corrente del fiume era forte abbastanza da trascinare i kayak senza che fossero spinti dalla forza umana.
“Credo che mi fermerò prima. Voglio tornare a Cortez.”
“Che cosa vuoi fare lì? I centri abitati sono posti molto pericolosi.”
“Lo so. È solo che ho bisogno di tornarci, di vedere casa mia.”
Forrester sembrò tirare fuori le parole dal fondo di un pozzo “Non mi sento tranquillo a farti andare da sola. Ecco, non adesso che so che non hai neanche diciotto anni.”
Grace gli lanciò un’occhiata di sottecchi. “Me la so cavare da sola.”
“Non è questo.”
“Farò attenzione.”
“Questa è una scelta che devi fare tu. Non sono tuo padre. Ma se cambi idea, sappi che sei sempre la benvenuta ad unirti a noi.”
“Grazie, lo apprezzo molto.”
“…e ricordati che cosa ho fatto per te a Cheyenne!” urlò Russell.
Manu ridacchiò e gli mandò un bacio sulla punta delle dita.
“Oh, non di nuovo.” Forrester bisbigliò, scuotendo il capo.
“Che cosa è successo a Cheyenne?” chiese Grace incuriosita.
“Niente di adatto alla tua età.” Rispose Forrester.
I due dovettero separarsi per evitare una grossa roccia che sorgeva dall’acqua del fiume. Grace raggiunse Russell e Manu nel gruppo di testa. Pose la stessa domanda a Manu.
La donna le sorrise e continuò a pagaiare vigorosamente. La sua pelle al sole brillava delle sfumature dell’oro che mettevano in risalto i suoi muscoli definiti.
“Abbiamo fatto l’amore, io e Russell” confessò poi, rivolgendosi a Grace. “Eravamo in una tenda per campeggiatori, e solo dopo abbiamo scoperto che eravamo circondati da vaganti. A decine.”
Russell rise al ricordo di quell’avventura.
Grace era completamente rossa in viso, balbettava sillabe sconnesse. Per fortuna il rumore della corrente impedì agli altri di accorgersi del suo imbarazzo.
“Allora Grace, vieni con noi ad Albuquerque?” la rimbeccò Russell.
“Non credo, mi dispiace. Voglio tornare a Cortez.”
L’uomo grugnì infastidito. “Non troverai nulla a Cortez. La cosa più inutile e pericolosa che si può fare è tornare indietro nel proprio passato a ricercare fantasmi. Hai detto che tutta la tua famiglia è morta, a Cortez?”
“Si.”
“Allora che cosa cerchi?”
“Voglio solo tornare a casa mia, toccare le mie cose. Visitare la tomba di mio fratello.”
L’immagine del sogno in cui la testa di Brandon rotolava ai suoi piedi con i dentini scattanti le piombò davanti agli occhi.
“Non ti farà bene. Ti stai mettendo in pericolo.”
“Ho deciso che è quello che voglio fare. Farò attenzione. Quando ho finito magari posso raggiungervi ad Albuquerque.”
“Mi sembra un buon piano”, rispose Manu.
Russell riprese: “ Non è detto che ci ritroveremo lì. Ho un piano B: se Albuquerque non è più sicura, allora andremo a casa di mio cugino, a Santa Fe. Ha una grande villa, con i pannelli solari.”
“Sai se è ancora vivo?”
“No, ma lo scoprirò varcando la soglia di casa sua, non ti pare?”
L’uomo rise sotto i baffi.
Manu scosse il capo.
“Non starebbe male, una bella doccia calda. E un pasto cucinato al forno. Abiti puliti…” cominciò Forrester.
Grace immaginò se stessa in una vasca di acqua calda e bagnoschiuma profumato.
“Forrester, non è il caso di farsi aspettative su qualcosa che non sappiamo neanche esistere. Russell non vede suo cugino da anni.” Fece Manu.
“Ma la casa dovrebbe essere ancora lì, comunque!”
Grace soppesò l’opportunità di vivere in una casa con corrente elettrica. Riscaldamento per l’inverno, acqua calda, una cucina funzionante. Il suo stomaco emise un gorgoglìo acuto, che si disperse tra le parole degli altri.
In lontananza si vedeva dove gli argini del fiume si addolcivano, lasciando spazio ad una banchina ghiaiosa e, più lontano, ad una distesa erbosa.
“…dovremmo passare PRIMA da Santa Fe, e poi sulla strada…”
Grace ebbe l’impressione di udire dei suoni in sottofondo alla conversazione che stava avvenendo tra i suoi compagni di viaggio.
“…non dovrebbe essere lontano se…”
Grace lanciò un urlo e subito si coprì la bocca con entrambe le mani. La pagaia cadde e la ragazza la afferrò un attimo prima che affondasse nell’acqua.
“Porca puttana.” Anche gli altri tre si erano accorti della minaccia che li attendeva.
Grace si guardò intorno terrorizzata, alla ricerca di una via di fuga. Nel punto in cui erano, gli argini del fiume erano ancora troppo scoscesi per essere scalati. Tornare indietro era impossibile a causa della corrente.
Di fronte a loro, appariva da dietro uno sperone di roccia la spianata di sabbia e ghiaia dove l’acqua del fiume si abbassava di diversi metri, e costeggiava un centro abitato formato da casette bianche con i tetti di tegola, e un grande campeggio disseminato di tende e camper.
Migliaia di vaganti si ammassavano e producevano suoni disumani. C’era odore di morte.
La corrente stava trascinando i kayak nel mezzo della baraonda. Alcuni vaganti avevano provato a guadare il fiume, e adesso venivano trascinati a valle dalla potenza dell’acqua. Su entrambe le rive, i non-morti si accalcavano, spingendosi l’uno sull’altro, latravano come creature infernali alla ricerca di carne umana.
“RIMANIAMO SUI KAYAK!” Russell informò gli altri. “Non possono raggiungerci nell’acqua. Se ci provano, gli spariamo. Usate le pagaie quando finiscono le munizioni. Rimanete al centro del fiume!”
Grace fu colta dal panico assoluto. Raggiunse la pistola nello zaino, poi si ricordò che era scarica.
“Qualcuno ha delle munizioni?” domandò con i denti che battevano. Si morse la lingua.
“Per che modello?” Chiese Forrester, che intanto stava caricando un fucile a due canne.
Grace gli mostrò la pistola, tenendola alta sopra la testa.
Stavano quasi raggiungendo lo sbocco che dava sulla spianata, da dove sarebbero stati visibili e sarebbero diventati bersagli.
Forrester le lanciò un sacchetto di stoffa. Grace lo prese al volo. Tremava. Aprì il tamburo della pistola e vi ficcò dentro i proiettili. Cinque colpi erano tutto ciò che aveva.


Ciao a tutti :) Grazie infinite per le recensioni! Chiedo scusa se la storia ogni tanto fa un po' schifo ^___^ spero vi piaccia. Ho diviso questo capitolo solo per la lunghezza, in realtà è un pezzo unico. Enjoy the following! :D
  
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