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Autore: Elpis Aldebaran    15/03/2009    2 recensioni
[Sequel di "De Umana Insania". Per tutti coloro che l'hanno letta e un po' amata.]
Avevamo lasciato i nostri protagonisti con un articolo di giornale che annunciava il suicidio di Itachi in prigione. Tutti pensavano che quella brutta storia fosse finita, ma quella stessa notte quando l’ultimo Uchiha scelse la morte, qualcosa è cambiato, qualcuno è tornato in libertà, gira per la Londra di fine anni ’50 ed è alla ricerca di qualcosa che soddisfi le pretese del suo Dio.
Qualcuno che cerca vendetta.
Genere: Thriller, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hidan, Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Shikamaru Nara, Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'De Umana Insania' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Blue Eyes

 

(De Umana Insania – Capitolo della Vendetta -)

 

 

 

 

 

2. Capitolo Secondo – A Ray in a Cloudy Sky

 

 

 

 

 

Sakura stava tagliando in modo quasi maniacale e perfetto una semplice carota.

In una pentola, del riso bianco stava cuocendo lentamente e in un’altra, del curry stava per essere completato con l’aggiunta, appunto, delle suddette carote. Dal salotto, la musica di una radio si diffondeva ovunque, facendole muovere a terra un piede involontariamente, concentrata com’era sul piatto che stava cucinando con tanta attenzione. Non era mai stata brava in cucina, era una delle tante cose che la faceva sembrare mascolina agli occhi di molti; sua madre, proprio per questo, le aveva sempre detto che mai ci sarebbe stato un uomo che avrebbe desiderato sposarla un giorno, e così anche Sakura aveva cominciato a crederci, rassegnandosi.

Poi era arrivato Naruto. Ed era per lui che in quel momento aveva messo da parte la sua se stessa aggressiva e poco femminile, per prendere un libro di cucina e mettersi a preparare per il suo fidanzato impossibilitato, del buon riso al curry (almeno sperava che venisse buono, era sopravvissuto a Itachi Uchiha, non poteva mica permettere che crollasse per avvelenamento).

Il campanello dell’appartamento trillò tre volte e Sakura si precipitò, senza pensare, ad aprire al visitatore inaspettato prima che potesse farlo Naruto.

Neji Hyuuga salutò con un cenno di mano, entrando nell’abitazione con eleganza; la sua perfezione e i suoi modi di fare raffinati stonavano in modo palese col disordine della casa.

“C’è qualche problema?”  

Domandò Naruto zoppicando verso di lui.

“Diciamo di sì. Volevo informare te, prima di andare a dirlo a Nara

Neji si accomodò sul divano rosso mogano del salotto, mettendo sul basso tavolino davanti a sé dei fogli scritti fittissimi.

“Siete riusciti a scoprire dove è stata portata Ino?”

Domandò Sakura.

“Purtroppo no, siamo in alto mare. Non abbiamo trovato testimoni che abbiano visto Hidan, potrebbe anche aver lasciato la città, per quanto ne sappiamo. Ma conosciamo qualcosa sulla sua fuga

Naruto sbirciò i fogli di Neji, assottigliando gli occhi per cercare di leggere.

Hidan è fuggito dal carcere con un complice.”

“Vuoi dire che là fuori c’è qualcuno che lo sta aiutando anche adesso?”

“Molto probabile.”

“E’ una pessima notizia.”  

Constatò il biondo, grattandosi distrattamente il mento con la punta del gesso.

“Già e non essendo a conoscenza di che faccia abbia o chi sia, non sappiamo nemmeno se ci tenga sotto controllo e se faccia sapere i nostri spostamenti a Hidan, dato che non abbiamo trovato un minimo indizio su di lui e sul suo nascondiglio

Il terzetto rimase silenzioso per alcuni istanti, ognuno immerso nei proprio pensieri quando uno strano odore si espanse per la casa, facendo arricciare il naso a Neji.

“Oh no! Il curry!”

Sbarrò gli occhi Sakura, precipitandosi in cucina. Si sentirono vari trambusti, tra cui il rumore di una pentola che cadeva a terra, un’imprecazione della giovane e vari utensili che, probabilmente, venivano lanciati da una parte all’altra della cucina.

Quando tutto sembrò finito, Naruto sorrise a Neji come a scusarsi e riprese il discorso di prima.

“Avete fatto delle ricerche?”

“Ovviamente. Abbiamo tentato di rintracciare tutte le persone coinvolte col culto di Jashin di cui Hidan era a capo prima che venisse arrestato. Erano tre uomini e quattro donne che si occupavano dei riti, altri erano una sorta di assistenti o persone con cui avevano affari; delle quattro donne, due si sono trasferite all’estero, una è morta, l’altra è qui in città ed è già stata interrogata, ma è pulita. Sembra che abbia messo la testa a posto e si sia sposata.

Dei tre uomini, uno attualmente è ricoverato in ospedale in prognosi riservata, uno lavora a Manchester e un altro si è ritirato in Cornovaglia, predicando in nome del dio Jashin laggiù.”

Naruto si buttò sullo schienale del divano, riflettendo a lungo sulle notizie appena ricevute. Apparentemente, nessuna di quelle persone che erano state a stretto contatto con Hidan adesso erano in grado di aiutarlo.

“Che mi dici dei vari collaboratori, gli uomini in affari di cui mi hai accennato prima?”

“Lo stesso vale per loro. Trasferiti, morti… Gli unici due di cui non si sa nulla sono due uomini. Pensiamo che vendessero le vittime da sacrificare o cose del genere…”

Disse con un moto di disgusto Neji, voltando il viso in un’altra direzione, come a non volerci pensare.

“Credo che proprio queste due persone siano la nostra traccia.”

“Lo penso anche io. La mia squadra ci sta già lavorando; l’unico indizio che abbiamo è l’iniziale dei loro nomi, probabilmente.”

“In che senso?”

“Sono stato negli archivi e ho guardato la scatola delle prove che furono portate in aula nel processo contro Hidan. Tra i reperti, c’erano diverse lettere e messaggi firmati presumibilmente da questi due uomini misteriosi; ognuno firmava con una ‘K’, con una calligrafia differente.”

“Credi che siano i loro nomi?”

“Se veri o in codice, questo non saprei dirlo, Uzumaki.”

Il biondo annuì, alzandosi barcollante dal divano e stiracchiandosi.

“Domani esporrò tutto questo a Shikamaru. Ci sta che, col cervello che si ritrova, veda qualcosa che a noi è sfuggito.”

“Non credo. Se mi permetti, in questo momento Nara è abbastanza inutile. Non ha la freddezza per lavorare come si deve. Mi domando perchè non lo abbiano allontanato dalle indagini.”

Neji si abbottonò il cappotto elegante e risistemò i fogli che aveva poggiato sul tavolino. Quando si tirò su, gli occhi azzurri di Naruto fiammeggiavano indignati.

“Non è una cosa giusta quella che stai dicendo, Neji. Shikamaru è un ottimo poliziotto, forse uno dei migliori della centrale. Non merita la compassione di nessuno ed è abbastanza forte e maturo da poter lavorare a mente lucida. Io credo nel suo lavoro.”

“Talmente maturo da scagliare un telefono contro il muro?”

Domandò sarcastico Neji, mostrando con un ghigno i denti bianchissimi.

“La verità è che in questo momento non è in grado di svolgere il suo mestiere, ecco tutto. È uguale a tutti gli altri: niente più, niente meno. Dammi retta, Uzumaki, tenetelo il più lontano possibile dalle operazioni, è un consiglio.”

Il giovane Hyuuga non badò all’occhiataccia furente che gli lanciò Naruto. Salutò educatamente Sakura, che si era momentaneamente riaffacciata dalla cucina, e tolse il disturbo sbattendo la porta dell’ingresso.

“Alla faccia del brutto carattere…”

Commentò Sakura, perplessa.

“Neji Hyuuga è così, freddo e calcolatore, non ammette mai errori. Gli ci vorrebbe una donna, per ammorbidirlo.”

“Ho un’amica carina, vuoi che faccia un tentativo?”

“Se è Tenten a cui stai pensando, non credo sia una buona idea. Lei lo ucciderebbe.”

Sakura sembrò pensarci seriamente, poi scoppiò a ridere, poggiandosi sullo stipite della cucina.

“Sì, forse hai ragione.”

Naruto si rimise a sedere sul divano, sintonizzando la radio su un programma di musica Jazz.

Sakura tornò ai fornelli, tentando di riparare al danno del curry bruciato.

Naruto era la cura migliore alla sua malinconia. Con le sue risate e battute, anche col suo esser goffo e imbranato col gesso, le faceva dimenticare per alcuni secondi la tristezza che era venuta nel momento in cui aveva appreso della scomparsa di Ino.

Era il suo sole in un giorno di nuvole.

 

Quando Shikamaru Nara il giorno dopo arrivò alla centrale, una nuova busta anonima lo aspettava sulla scrivania. Kakashi Hatake attendeva su una sedia vicino, le mani congiunte in grembo e gli occhi stanchi solcati dalle occhiaie profonde di chi lavora anche di notte.

“Inutile dire che anche questa è arrivata senza postino.”

Disse soltanto.

Shikamaru si fece forza, aprendo la busta con uno strappo.

Migliaia di fili d’oro caddero sul tavolo, sparpagliandosi, mentre gli occhi del giovane si aprivano turbati, non riuscendo a capire in un primo momento che cosa fossero.

“O mio Dio…” sussurrò, portandosi una mano alla bocca. “…questi sono i suoi capelli…”

Toccò tremante la ciocca bionda caduta dalla busta sentendone la consistenza poi, come se fosse stato punto da qualcosa, ritirò in fretta la mano, sconvolto.

Kakashi si avvicinò al ragazzo, facendolo mettere a sedere. Sapere che quei capelli erano appartenuti fino a poche ore fa a una ragazza sequestrata, ricevere un pezzo di lei era una cosa che faceva contorcere le viscere dello stomaco anche a uno come lui. Fece sparire il più in fretta possibile tutto quanto, controllando prima che nella busta non ci fosse altro, qualcosa di utile, magari.

“Nara

“La prossima volta cosa ci manderà? Un dito? Un orecchio? Il cuore?

Pronunciò con rabbia, prendendosi il viso tra le mani.

“Non ci sarà una prossima volta.”

Affermò Kakashi, prendendo dei fogli da un cassetto della scrivania .

Shikamaru li esaminò bene, ma non riuscì lo stesso a capire cosa il suo superiore stesse cercando di dirgli.

“Lo abbiamo trovato, o meglio, abbiamo trovato tre possibili posti in cui potrebbe essere. La zona è fuori città, dopo East London.”

“E’ un posto immenso, come potete dire di averlo trovato?” rispose con foga il ragazzo.

“Personalmente, se dovessi scegliere un posto dove nascondere un prigioniero, sceglierei dei magazzini abbandonati o una vecchia fabbrica, non credi che sarebbero dei bei posti? O magari una cantina.”

“E’ ovvio, mai nessuno andrebbe a curiosare…”

“Appunto. E mi risulta che nella zona che abbiamo rintracciato, ci siano tre vecchi magazzini per materiali da costruzione di una famosa ditta, la Madoson&Co. Ha chiuso parecchi anni fa per bancarotta, ma ancora i suoi magazzini sono sparsi per la periferia di Londra.”

Shikamaru guardò a lungo Kakashi, scrutando il suo viso per verificare se quello che gli stava dicendo fosse uno scherzo oppure no. Forse tutta quella situazione poteva avere una svolta positiva.

Forse il suo incubo stava per finire.

“Dobbiamo andare subito a controllare, non possiamo aspettare oltre!”

Ho già convocato tre squadre, si stanno preparando. Fallo anche tu e vai da Naruto, ha delle notizie da darti…”

Detto questo si separarono.

 

Ino si passò una mano fra i capelli corti, tagliati male e in modo impreciso.

Era contenta, almeno quella volta non era stato versato del sangue. Vedeva Hidan davanti a sè che lucidava con un panno la canna di una pistola grigio scuro, una Colt Navy del 1870, e deglutì tremante, pensando che probabilmente quella era l’arma che avrebbe messo la parola fine alla sua breve vita.

Cambiò posizione delle gambe, deboli e graffiate, cercando una postura più comoda. Essere in quel posto le aveva fatto venire tutte le crisi che conoscevi: di nervi, isteriche, tutto. Ormai era arrivata alla conclusione che non sarebbero mai riusciti a trovarla e a liberarla in tempo dubitava che Hidan avesse lasciato dietro di sé degli indizi sul luogo del sequestro, che poteva essere ovunque. Anche all’estero, per quanto ne sapeva lei.

“Non siamo all’estero, piccola Ino, non temere.” Rispose la voce dell’uomo come se avesse sentito il suo muto ragionamento, “Siamo ancora a Londra, all’incirca. Sai, è difficile scappare con una ragazza rapita appresso: le persone farebbero troppe domande.”

Continuò con un sorriso amichevole che le fece rizzare tutti i peli delle braccia.

Si era chiesta più volte, in quei giorni, cosa ci fosse in Hidan che non andasse. A quanto ne sapeva lei, prima di immischiarsi nella religione di Jashin, era stato un notaio di nota fama, benestante e frequentatore dell’alta società; aveva soldi, successo e un certo potere tra i suoi clienti e colleghi, evidentemente. Un uomo comune avrebbe venduto l’anima al diavolo per avere una vita come la sua, e Ino non riusciva proprio a capire cosa lo avesse spinto a diventare in quella maniera; in un certo senso, era molto simile a Itachi Uchiha.

“Hidan…” pronunciò timorosa, con voce roca. Quello la guardò interrogativo, invitandola con gli occhi viola a parlare.

“… perché segui questa religione? È… è orribile…”

Honey, piccola… perché questa domanda così difficile e complicata?”

“Se… se devo morire, almeno voglio capire meglio per cosa lo faccio.”

L’uomo la guardò compiaciuto, rimettendo la pistola nel fodero e avvicinandosi a lei lentamente, felice per quella domanda e voglia di sapere.

“Mi sembra giusto. Mi perdonerai però se il mio sarà un discorso confuso e complicato. ‘Perché’ è la domanda più difficile che un essere umano possa fare.”

Ino lo vide mettersi comodo su una sedia traballante di legno, mentre si accendeva un sigaro che emanava un odore nauseante.

“Vedi, Jashin è un dio che vuole sacrifici, umani chiaramente. Lui è convinto che gli uomini, tutti dal primo all’ultimo e me compreso, siano dei sudici peccatori, una razza ingrata, sommersa dai vizi e dall’ipocrisia. Lui ama il mondo, immensamente, e per questo non sopporta di vederlo in mano a degli esseri tanto spregevoli come noi; anche io un giorno morirò per mano di qualcun altro ed allora sarò felice di essermi liberato da questo male comune, da questo mondo malato che ormai non ha più nulla da offrire e quindi deve essere distrutto. Jashin ama proprio questo: la distruzione totale, completa di questo mondo corrotto, è convinto che dalla distruzione possa nascere qualcosa di migliore. Io sono consapevole di essere soltanto una sua pedina, lo aiuto in questo progetto e un giorno verrò ripagato; è una religione magnifica che in pochi sanno apprezzare e comprendere e tu, honey, devi sentirti onorata di contribuire a tutto questo. Non devi vedere la faccenda in modo negativo, sono sicuro che dopo la morte, ovunque tu andrai, mi ringrazierai per quello che ti ho fatto.”

Ino rimase seriamente scioccata dalle sue ultime parole. Non poteva credere che le avesse detto che un giorno gli sarebbe stata grata!

Cercò di controllarsi, mentre un moto di rabbia la percorreva tutta. Avrebbe voluto alzarsi ed urlargli che si poteva ficcare i suoi ringraziamenti con tanto amore su per il didietro, se proprio ci teneva; invece rimase immobile, continuando ad osservarlo e mordendosi la lingua.

“E dimmi… stai cercando di fare del male a Shikamaru solo per vendetta?”

“Detto così sembra altamente immorale. Il tuo compagno ha impedito che noi della setta del dio Jashin compissimo il nostro dovere e questo non è stato bello.”

Adesso lo sguardo di Hidan si era fatto più sarcastico e minaccioso, come se al ricordo dell’avversario la sua fiamma della vendetta stesse avvampando più del solito.

“E’ uno sporco infedele e il dio Jashin disprezza le persone come lui. Volevo che soffrisse, ma non col morire: per noi seguaci e servitori di Jashin, la morte è la nostra massima aspirazione, è l’avvicinamento col nostro Dio e il nostro massimo contributo alla sua opera. Non volevo che quel Nara avesse un tale privilegio prima di me, così ho pensato che farlo soffrire per il resto dei suoi giorni fosse un bel modo per punirlo. Non sei d’accordo con me?” Chiese a Ino, con occhi seriamente interessati alla risposta che poteva dare la giovane. Ma quella rimase zitta, incapace di pronunciare anche un singola parola: qualsiasi cosa avesse detto, non gli sarebbe piaciuto sicuramente e l’avrebbe fatta fuori prima del tempo.

Il silenzio piombò ancora fra i due. Hidan sembrava un bambino davanti a una grande ruota panoramica per la prima volta, immerso in sogni affascinanti e fantasie nascoste; Ino cercava in tutti i modo di scacciare dalla mente tutto quello che aveva sentito finora perché, anche se fosse sopravvissuta, era sicura che si sarebbe portata gli incubi appresso per un sacco di tempo.

Cercò di ripensare a tutto quello che era accaduto, a come fosse capitata in quel posto, quando quell’incubo fosse iniziato e perché non avesse potuto far nulla per evitare tutto ciò.

“Perché… come hai fatto a fuggire dal carcere?” chiese piano, ricordandosi di quel particolare strano e inspiegabile di cui avevano parlato anche i giornali.

“Come prego?”

“Voglio dire… era pieno di polizia: come hai fatto ad evadere senza che nessuno ti vedesse?”

“Sei molto curiosa Ino, deduco sia una caratteristica comune di voi giornalisti.” 

Constatò pensieroso, sorridendo di quel fatto buffo.

“Come dire… sono uscito dalla porta della mia cella e poi da quella secondaria, lì ho preso una macchina e sono andato in periferia. Semplice.”

Ino continuava a guardarlo perplessa, non capendo. Hidan si rese conto del suo sguardo dubbioso.

Honey, ragiona, è ovvio che qualcuno mi ha aiutato. Mi considero una persona abbastanza intelligente e astuta, ma non tanto da aprire una porta di ferro a mani nude e poi…”

Ino già non ascoltava più, si era fermata a due frasi prima.

Era ovvio che qualcuno lo avesse aiutato? A quella domanda c’era solo una risposta.

 

“Ha un complice nella polizia.”  

Decretò Shikamaru mentre si dirigeva verso le macchine di Scotland Yard. Dietro di lui, Naruto lo seguiva veloce, per quanto potesse, guardandosi poi attorno.

“Vuoi dire che finora abbiamo lavorato col complice di Hidan? Sei sicuro?”

Shikamaru vide i suoi colleghi prendere posto nelle varie macchine, preparandosi probabilmente all’operazione finale di quel rapimento. Quando notò che nessuno stava badando a loro, si rivolse a Naruto parlando a bassa voce.

“Questo spiegherebbe un sacco di cose: come è fuggito dalla prigione senza essere visto, come abbia preso le informazioni su di me, come recapitasse le buste gialle senza postino, come sapesse i miei orari di lavoro. Prima che questa storia finisca, troveremo anche questo figlio di puttana.”

Si allontanò da Naruto che, arrabbiato, rientrò negli uffici, maledicendo il braccio rotto e la gamba zoppicante che gli impedivano di andare in missione.

Shikamaru si sistemò sul sedile accanto al guidatore, aspettando che il capitano Hatake lo raggiungesse; dietro di sè, altri due agenti avevano preso posto nella vettura, fermi e immobili pronti all’azione. Uno di loro lo colpì particolarmente per la sua alta statura, sottolineata dallo spazio angusto della macchina.

“Qual è il vostro nome, agenti?”

Chiese, più per necessità che per educazione. Voleva rendersi conto con che gente lavorava.

“Io sono Aburame. Numero di matricola 0056.” 

Rispose uno di loro come una macchina, sistemandosi sul naso un paio di occhiali tondi e scuri che non gli permettevano di leggere il suo sguardo.

“Agente Zukuka, lavoro nella seconda divisione della squadra omicidi.”

Rispose l’uomo alto, alzando una mano. Shikamaru intravide sul polso di questo un cicatrice circolare, somigliante da lontano a un bracciale.

“Come te la sei procurata?” chiese il giovane subito, senza pensarci.

“Cicatrice di guerra, ho partecipato alla Seconda Guerra Mondiale, prima di venire in polizia.”

Nara annuì, sentendosi quasi più sicuro ad avere come compagno un elemento del genere: sicuramente, non gli sarebbe mancata l’esperienza.

Quando Kakashi Hatake li raggiunse, partirono insieme a tutte le altre pattuglie alla volta di East London, sfrecciando sulla statale che fiancheggiava il Tamigi e che li portava nella periferia industriale, uno scenario completamente diverso dal chiassoso centro di Londra.

Il gruppo di vetture si separò in tre diverse direzioni, ognuna diretta a un magazzino diverso della Madoson&Co; Shikamaru osservava fuori dal finestrino il paesaggio tetro, il cielo sempre nuvoloso che, in quella circostanza, era semplicemente perfetto.

Arrivati nelle vicinanze dello stabilimento, le quattro macchine di Scotland Yard si fermarono, parcheggiando in un luogo nascosto dagli alberi, dove difficilmente qualcuno le avrebbe notate.

L’aria era più fredda e l’umidità data dal fiume era più percepibile che in città, facendo rabbrividire gli agenti quando scesero dalle auto.

Tutti misero mano alle proprie pistole e si radunarono in cerchio per ascoltare le direttive del capitano Hatake. Alla fine si diressero verso il magazzino, disperdendosi.

 

Naruto, dopo aver parlato con Shikamaru, si era chiuso negli archivi della centrale, controllando le personali schede, una per una, degli agenti di polizia della loro centrale, cercando un indizio su qualche nome che potesse risultare sospetto.

Ma come aveva immaginato, niente compariva su quei curriculum immacolati. Tutti sembravano bravi uomini, agenti con la testa a posto  che mai nella vita avevano commesso qualcosa, nemmeno un piccolo furto. Sconsolato, buttò l’ennesima cartellina sul tavolo, massaggiandosi gli occhi stanchi, convincendosi che forse Shikamaru stavolta aveva preso un granchio e lui stava solo facendo del lavoro inutile.

La porta dell’archivio si aprì con un sommesso cigolio, facendo passare Neji Hyuuga.

“Ti stavo cercando, Uzumaki. Posso sapere che ci fai rinchiuso in questo posto?”

Il biondo si voltò verso il suo interlocutore, non scordando le parole che aveva usato contro Shikamaru la sera prima.

“Secondo il mio amico, il complice di Hidan si troverebbe all’interno della polizia. Quindi sto cercando fra i curriculum di ogni singolo poliziotto se c’è qualche indizio, una traccia…”

“Può essere, ma sono qui per farti sapere un’altra cosa, comunque. Ho trovato il nome dei due uomini che erano con la setta di Jashin.”

Naruto sbarrò gli occhi, invitando il collega a parlare.

“Sono stati nominati una sola volta nel processo contro Hidan, per sospetto di complicità, ma furono subito lasciati perdere. Uno è Kisame Hoshigaki, un noto avvocato di Liverpool; l’altro è conosciuto col solo nome di Kakuzu. C’è veramente poco su di lui, se non che è stato un mercenario durante la guerra, e da allora deduciamo che abbia continuato la sua attività per qualche ricco che voleva togliersi un po’ di disturbi. Sembra sia scomparso poco prima l’incarcerazione di Hidan.”

Naruto ci pensò un attimo, guardando Neji perplesso.

“Perché ho come l’impressione di aver già sentito questo nome?”

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

*Colt Navy: è una rivoltella, una pistola che spara a ripetizione, molto semplice. È di produzione americana ed è stata usata nelle Guerre Indiane, nella Guerra di Crimea e nelle battaglie risorgimentali. Immessa nel mercato statunitense nel 1850, è stata usata fino al 1873 circa (cit. Wikipedia).

 

 

 

 

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Aveva tanto sperato che qualcuno, lui, la venisse a salvare; ogni minuto passato in quello schifo di posto aveva pregato Dio (lei, che in tutta la sua vita non era mai nemmeno entrata in una chiesa) di mandarle una qualsiasi persona a prenderla, a dirle che andava tutto bene e che sarebbe tornata a casa. Ma adesso, dopo quello che le aveva detto Hidan, si era rassegnata alla sua fine, forse ingiusta, e aveva cominciato a desiderare che Nara se ne stesse a casa, al sicuro, perché se lui fosse morto, lei sicuramente non sarebbe riuscita ad andare avanti lo stesso.

“Shikamaru, smettila, ti prego… vattene via!”

 

 

 

 

 

 

 

 

Note di Lee:

Oh, Mon Dieu!

Eccomi qua col secondo capitolo, che a dirvela tutta è il mio preferito in assoluto; primo per la presenza NaruSaku (originariamente nella mia testa ci doveva essere anche la scena lemon fra i due, ma per ragioni di tempo l’ho dovuta saltare), secondo per il pezzo sulla religione di Jashin, sulla quale mi sono svenata. Non esisteva nessuna notizia a riguardo, solo che questa religione predica il massacro e l'assassinio. Nel Jashinismo, qualsiasi cosa che non sia la distruzione totale è considerata un peccato (cit. Wikipedia).

Per cui capirete, oh cari lettori o presunti tali, che tutta la descrizione in merito esposta da Hidan, è farina del mio neurone.

 

 

 

Risposte alle Recensioni:

Mimi18: Adesso puoi dire cosa ti piace di questo capitolo senza spoiler vari! XD Come si denota, anche nella preferenza dei capitoli abbiamo gusti in comune, e ciò mi preoccupa quasi più della sincronizzazione della vescica, oh Gesù! XD Seriamente parlando, sono felice che recensisci ogni capitolo nonostante tu abbia già letto tutto. Lo apprezzo davvero molto, TwinH.

 

Kaho chan: Oh, Kaho! Che sorpresa! Sono indecisa se prendere quel “Non mi ricordavo che fossi così brava, davvero Lee” come un complimento o no, fatto sta che mi sono messa a ridere. XD

Sono molto felice che ti piaccia la fanfic e sicuramente il betaggio della Reki ha contribuito molto. Non si spiega come la prima parte dell’intera storia, fatta con calma e pazienza, fosse piena di frasi che non tornavano, mentre la seconda parte, più lunga e fatta di fretta senza poi essere riletta, sia venuta solo con qualche errore di battitura.

Eh, i misteri della vita…

And so, spero che continuerai a leggere, a ‘sto punto, nella speranza che anche il resto dei capitoli ti piaccia.

 

 

Ringrazio come sempre tutti quelli che leggono, anche se non recensiscono, ma che se lo facessero renderebbero sicuramente felice una povera creatura del Signore. ù_ù

 

Prossimo aggiornamento a domenica 22 marzo, ore imprecisate.

 

 

 

 

 

Lee

 

 

 

 

 

 

Naruto © Masashi Kishimoto

Blue Eyes © Coco Lee

 

 

   
 
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