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Autore: CinderNella    23/01/2016    5 recensioni
Si sentiva un po’ stalker a guardarlo e ad annotare ogni suo comportamento da dietro un muro delle rovine di Christ Church Greyfriars – se si fosse trovata dietro a un cespuglio avrebbe potuto trovarci dell’ironia nella situazione che stava vivendo da qualche tempo – ma era parte del suo lavoro anche quella. [...] Ma, diversamente dal solito, e non perché fosse venerdì, lui si era separato dal suo gruppo di colleghi per dirigersi all’interno del giardino che portava dritto alle rovine dov’era casualmente lei: si stava proprio dirigendo verso di lei.
Resasene conto, si catapultò alla panchina più vicina per dare l’idea di essere davvero impegnata a fare qualcosa che non fosse spiarlo da lontano, ma dalla sua espressione non doveva esserci riuscita: «Mi scusi, ma lei mi sta spiando?»
Era davvero come a scuola. Stesso portamento arrogante, stesse fattezze e modo di presentarsi elegante e capelli impossibilmente biondi: eppure era completamente diverso.
«Ehm...» non sapeva che scusa formulare.
«È la quarta volta che la vedo in una settimana e in zone diverse della città. Perché mi segue?»
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Hermione Granger, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione, Luna/Theodore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Buongiorno! Come va? Gela come se ci fosse Elsa con il suo inverno perenne anche da voi? Alloraaa... ecco il secondo capitolo a New York, ed è Dramione-centrico. Anche da loro c'è la neve. Buona lettura!










 

Love; it will not betray you, dismay or enslave you, it will set you free
Be more like the man you were made to be.
There is a design, an alignment to cry of my heart to see,
The beauty of love as it was made to be.

Giovedì mattina venne svegliata dal bussare alla porta da parte di qualcuno: però il suono era più vicino, e la camera non era solo sua... Aprì gli occhi troppo velocemente, e non comprese la vista che le si parava davanti. Malfoy era pronto per uscire, ma non era addobbato come al suo solito. E stava portando ripetutamente il suo pugno sinistro contro il comodino che separava i loro letti.
«Che ci fai ancora qui?» Hermione sbadigliò vistosamente, coprendosi gli occhi con una mano e provocando involontariamente una risata in Draco, che le mise subito dopo davanti una tazza fumante di... qualcosa.
«Che roba è?»
«Caffè appena fatto. Su, muoviti!»
«Ma se ieri ha nevicato tutto il pomeriggio...» non era usuale una Hermione Granger così pigra, specialmente in vacanza, dove c’erano tante cose da scoprire. Ma era stata anche appena svegliata improvvisamente, quindi non aveva tutti i torti.
«Infatti andremo a fare pupazzi e angeli di neve a Central Park.» dichiarò soddisfatto il biondo, esibendo il suo migliore ghigno a trentadue denti «Se ci riusciamo. E se riesci a portare il tuo pesante deretano in bagno a prepararti.»
Il sorriso che era spontaneamente comparso sulle labbra di Hermione si trasformò in un’occhiataccia indirizzata a Malfoy: riusciva a fare deliziose premesse e gesti amorevoli, per poi distruggerli – volontariamente, probabilmente – in meno di dieci secondi.
Afferrò la tazza di caffè fumante e borbottò qualcosa: «Preferivo* il tè.»
«Ti ho difatti fatto il caffè per dispetto. E perché ne avevo voglia io.»
Hermione gli scoccò un’altra occhiata perplessa – e non proprio amichevole – per poi sedersi meglio sul letto, ancora nelle coperte, a sorseggiare il caffè «Com’è che non sei ancora andato in riunione?»
«Le hanno cancellate, per oggi. Dovevano arrivare degli speaker fondamentali al JFK stamane, ma ovviamente con questo tempaccio non è stato possibile.»
«Oh, ecco.» E la prima cosa che aveva pensato di fare era andare a esplorare Central Park con lei con la neve. E l’aveva pure svegliata. E nonostante avesse un pigiamone caldo e coprente addosso, si sentì improvvisamente troppo scoperta e arrossì, dando la colpa al caffè caldo e non ad altro.
«Granger, per quanto sia affascinante osservarti mentre sorseggi come un uccellino quel caffè, inizio a scendere. Provo a fare una chiamata transoceanica a quegli sconsiderati di Theo e Blaise, che mi ignorano.»
Hermione pensò immediatamente al fuso orario, corrucciandosi subito – e Draco la intercettò «Non preoccuparti, sono in pausa pranzo. Non mi sognerei mai di chiamare Blaise a lavoro...»
Il tono sarcastico era tutto fuorché subdolo. «A dopo, sbrigati!»
E con la stessa velocità con cui si era palesato davanti a lei non appena aveva aperto gli occhi, si chiuse dietro la porta lasciandola sola nella suite: Hermione tirò un sospiro di sollievo. Si rese conto solo allora che aveva trattenuto involontariamente il fiato fino a quel momento.

Quella nevicata programmata ma nonostante tutto non attesa le aveva scombussolato i piani, soprattutto per le conferenze che aveva fatto cancellare: stava seguendo Malfoy avviluppata nel suo cappottone e con il cappuccio alzato, senza dimenticarsi della sua sciarpa e senza preoccuparsi dell’idea che doveva star dando alle persone che la incontravano per i viali del più famoso parco newyorkese.
«Potremmo addirittura incontrare Marshall, e ti scambierebbe chiaramente per uno yeti nero.»
Hermione colse il riferimento a “How I Met Your Mother” e gli tirò una leggera spallata: «Bigfoot, semmai. E poi non voglio morire di freddo. Se dobbiamo fare l’angelo di neve senza il cappuccio mi bagnerei tutti i capelli!»
«...Ma se decideremo di fare prima un pupazzo di neve avrai la capacità motoria di un pezzo di legno.» continuò Draco, prendendola con nonchalance sotto braccio e conducendola lungo un ponticello arcuato bianco «Voglio portarti al lago e alla fontana di Bethesda, e poi magari vediamo dove andare a piazzarci per fare un bel pupazzo di neve. Magari Strawberry Fields?»
«Ho già sentito questo nome, non mi piace andare in posti affollati.» Hermione assottigliò lo sguardo, cercando di ricordare a cosa lo associasse.
«Sarebbe paradossale che tu non l’abbia mai sentito come nome... Strawberry Fields Forever! La canzone dei Beatles!» stavolta fu lui ad averle dato una leggera spallata «È il memoriale di John Lennon a Central Park. E sì, è anche abbastanza famoso per i picnic, ma dubito che verranno a fare picnic oggi...»
«Il mio angelo di neve sarà in un posto isolato, dove nessuno lo rovinerà.» continuò lei, alzando il naso al cielo: Draco scosse la testa e sorrise. Quella ragazza era davvero testarda.
Quando però arrivarono vicino al lago, la sua caparbia si trasformò gradualmente in completo stupore: osservava i soffitti di vetro dai colori sgargianti della terrazza di Bethesda e le arcate che conducevano a un piazzale rotondo dove c’era la fontana, e poi il lago. E lui osservava il viso di lei: era sempre un tripudio di emozioni quando scopriva cose nuove, e adorava notare ogni piccola sfumatura del suo stato d’animo di fronte a quello che lui stesso le mostrava.
Improvvisamente, però, quella iniziò a correre: ridacchiando contenta, si diresse alla sponda del lago, cercando di coglierlo tutto con un solo sguardo. Draco la raggiunse con calma e lasciò che facesse qualche foto, non aveva fretta; provava inesplicabilmente gioia a vederla così.
Si sedette su una delle panchine a ridosso del lago e la osservò da lontano, mentre si avvicinava alla fontana, poi alla terrazza, continuando a fare foto: aveva preso a osservare il lago e i palazzi che sembravano lontani anni luce sebbene ancora visibili oltre gli alberi, quando si sentì pizzicare il braccio. Nonostante gli strati di vestiti di entrambi, Hermione c’era riuscita ad attirare la sua attenzione in un modo così fastidioso: ma quando si voltò a guardarla vide solo il suo sorriso spensierato «Andiamo a fare un pupazzo di neve su quella collina.»
Stava indicando una distesa innevata prima del lago, oltre la terrazza e verso l’Upper West Side; lui la seguì, dopotutto non sembrava avere molta voce in capitolo.
Quando però la vide tirare fuori dalla tasca del cappotto delle cianfrusaglie colorate – tra cui una carota! – rimase perplesso «Granger, che roba è?»
«Beh, il pupazzo di neve dovrà pur avere un naso, degli occhi e una bocca, no?» rispose quella, iniziando ad ammassare neve in un punto, cercando di darvi una forma tonda.
Decise di non chiederle dove avesse trovato quella roba e iniziò a imitarla, inginocchiandosi a qualche metro da lei per formare una forma rotonda di neve leggermente più piccola di quella ragazza: e la levigava con le mani inguantate.
Venti minuti dopo avevano sistemato anche dei rametti a mo’ di braccia e di capelli per la loro creazione di neve, soddisfatti.
«Come lo chiamiamo?»
«Deve avere un nome per forza?»
Hermione annuì con fermezza.
«Okay... Snorre.»
L’espressione di Hermione ora era leggermente schifata: «Non proprio un nome tenero.»
«Allora sceglilo tu!» ribatté lui, scuotendo la testa. In realtà nemmeno sapeva come gli era venuto quel nome in mente, probabilmente l’aveva letto documentandosi su qualche mito norreno.
«Olaf. Ha un suono molto più dolce.» commentò l’altra, ricevendo da Draco solo un cenno affermativo non meglio specificato «Voglio una foto. Con noi e Olaf.»
«Non troveremo mai qualcuno che passa da qui per chiedergliela...»
«Spilungone, basta che giri la fotocamera e allunghi il braccio un po’ a sinistra e scatti! Ed è fatta! Ci dovremmo entrare tutti e tre.» lo riprese bonariamente lei, dimostrando qualche secondo dopo di aver ragione: avevano la foto con Olaf, erano entrambi sorridenti e ci erano riusciti senza chiedere a nessuno.
Hermione si alzò e allontanò un po’ dal pupazzo di neve, gli fece un’altra foto e poi continuò a salire su per la collina: perplesso, Draco la seguì. Quando la vide cadere credette in un suo malore, ma poi venne smentito: si era spaparanzata sul terreno a braccia e gambe allargate, e le stava muovendo senza criterio. Comprese e si fece un po’ più in là, imitandola: «Il mio angelo sarà sicuramente più realistico.»
«Sì, certo, come no.» ribatté l’altra con un tono di sfida.
«Ah sì?» poco dopo se lo ritrovò affianco, posato su un lato, intento a slargare le forme dell’angelo che lei stava ancora facendo «Malfoy!»
Quell’uomo la torturava con quei dispetti infantili. Certo, si pentì subito dopo di quell’esclamazione accorata che l’aveva fatta voltare a sinistra, facendola trovare a dieci centimetri dal bellimbusto dispettoso: non voleva davvero pensare alla parola “bellimbusto”, non era nemmeno solitamente nel suo vocabolario. Però, a quella distanza, con tutti i trascorsi e considerati i momenti prima, non riusciva proprio a trovare una descrizione più adatta... certo, il fatto che Malfoy le si stesse avvicinando impercettibilmente non la faceva ragionare molto meglio. Deglutì. Non trovava la parola adatta. E Malfoy si avvicinava. E lei non voleva minimamente allontanarsi.
Aveva anche serrato gli occhi, pronta ad affrontare l’irrimediabile conseguenza che adesso desiderava, ma l’unica cosa che sentì subito dopo fu un colpo molto forte sulla fronte.
Aprì gli occhi e si ritrovò Malfoy addosso, dolorante e con le braccia allungate alla sua destra. Non riuscì a trattenere la risata: le si sarebbe probabilmente formato un bernoccolo per colpa della caduta inopportuna dell’ex-Serpeverde, ma la sua espressione sconvolta era davvero esilarante. Non doveva esserselo aspettato neanche Draco, probabilmente aveva fatto leva su un piede cercando di sporgersi un po’ di più ed era finito di faccia a terra – o meglio, sopra Hermione. E ora lei non riusciva a smettere di ridere.
«Sei adorabile, Granger. La tua sensibilità è oltremodo magnanima.» il sarcasmo era chiaramente malcelato, ma lei si alzò e lo aiutò comunque a fare lo stesso: aveva ancora il sorriso – e la risatina – stampato in viso «Muoviti, Malfoy. Voglio passeggiare ancora un po’ in questo meraviglioso paesaggio invernale.»
Draco accettò l’aiuto di Hermione e le andò dietro: con la macchina fotografica in mano quella si lasciava guidare dai suoi stessi passi, che in quel momento seguivano il lago. Il sentiero era tortuoso e ripido in diversi punti, e ora era più che certo che la macchina fotografica l’avesse tirata fuori qualche minuto prima per usarla come barriera tra loro due: Hermione lo precedeva di qualche passo ed era in silenzio, concentrata sullo scattare foto. Draco non sapeva se, oltre alla separazione fittizia di cui ora necessitava la sua accompagnatrice, Hermione fosse davvero interessata a fotografare ogni singolo scoiattolo, cigno e papera che osservava, sulla superficie del lago o su quella dei sentieri ogni dieci metri.

Passarono tutta la giornata insieme, e stranamente quello non l’aveva sconvolta più di tanto: l’aveva portata a pranzo in un localino vegano – che a quanto pare era a prescindere molto buono, a detta di Draco – a Brooklyn**, avevano passeggiato tutto il pomeriggio in quella zona, avevano attraversato il ponte di Brooklyn con la neve – era sicuramente una vista inusuale, considerato il mese e le solite foto che si vedevano di quel ponte – e infine le aveva fatto fare un tour personalizzato del distretto finanziario. Tornarono a Midtown dopo cena, ma solo dopo aver fatto una capatina a Greenwich Village: voleva vedere a tutti i costi il tipico arco oltre il quale era visibile l’Empire State Building che era a Washington Square Park, e anche l’edificio di Friends. Malfoy ne aveva poi approfittato per portarla a cena in un altro posto lì vicino, sempre famoso per gli hamburger – e quando mai, a New York sembravano esserci solo quelli e gli hot dog – ma anche per avere una stella Michelin.
Quando finalmente rimise piede in camera, l’unica cosa che voleva fare era gettarsi sotto le coperte e non uscirne fino alla mattina dopo: ma non era possibile. C’era un’enorme scatola sul suo letto, e non ne capiva il perché. Draco non era lì con lei e non poteva nemmeno chiederlo a lui.
La grande scatola era anche accompagnata da una busta da lettere: il cartoncino era molto bello. Si decise ad aprirla, anche se non sapeva davvero cosa aspettarsi: riconobbe la grafia di Draco, e questo non era di buon auspicio. Avrebbe potuto dirglielo a voce, invece aveva scelto di comunicarglielo per messaggio. E poi cosa c’era in quella scatola enorme?
Granger, non arrabbiarti.” le premesse non erano buone “Lo sai che ti ho detto di non andare al Met? Ecco, è perché venerdì sera Merrill Lynch organizza una cosa lì. Siamo invitati. E hai bisogno di un vestito perché son più che certo che tu non ti sia portata nulla del genere da Londra, visto che non ti aspettavi serate di questo tipo. Non dare di matto, non è nulla di che. Non ci ho speso eccessivamente, non per i miei standard almeno, e lo stilista possiamo dire che è emergente. Più o meno. Davvero, non dare di matto. Spero ti piaccia, Draco x
Lo lesse tutto d’un fiato: non poteva crederci. Più che altro perché Malfoy, che di solito non era ripetitivo, aveva scritto due volte “Non dare di matto” – avrebbe sicuramente dato di matto.
Un po’ in ansia, mise il biglietto da parte e sollevò il coperchio della scatola: non riusciva a richiudere la bocca. Era anche peggio di quello che si sarebbe aspettata.




*: so che sarebbe stato più corretto "Avrei preferito il tè", ma, pur essendo Hermione Granger, si è appena svegliata. E non ama la luce e non è di molte parole: quindi la forma più breve e leggermente scorretta va bene.
**: si chiama MOB. Esiste davvero, se cercate "MOB Brooklyn New York" su google trovate anche i suoi piatti! Noi lo trovammo per caso a NY, una domenica all'ora del brunch/pranzo, eravamo davvero affamate ed era l'unica cosa non troppo sporca/poco costosa e non troppo costosa: veniva un po' ma era buona. E all'inizio manco c'eravamo accorte che non erano veri hamburger!
  
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