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Autore: Steno    26/01/2016    2 recensioni
A proposito di dei recalcitranti, principi falliti, stupidi sexy demoni, palle di fuoco e una laurea in arti magiche.
P.S. c'è anche un drago!
°°°
Dal capitolo 15:
Era circondato da persone che si preoccupavano per lui, era ora di dimenticare il ragazzino solo ed impaurito che era un anno prima “Vedi Ylva, se c’è una cosa che ho imparato è che attaccare in svantaggio numerico non è mai una buona idea”
°°°
Nota dell'autrice:
Non penso che anche usando tutte le duecento parole a mia disposizione riuscirei a descrivere l'enorme bagaglio di idiozia che i miei protagonisti si portano dietro.
Non voglio mandare messaggi particolari con questa storia: ho solo due personaggi stupidi che mi divertirò a mettere in tutte le situazioni più assurde e imbarazzanti a cui riesco a pensare.
Genere: Comico, Demenziale, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Principi e Dei'
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2.

Ageh sedeva a gambe incrociate di fronte al suo compagno di stanza fissandolo negli occhi.

Non riusciva mai a distinguere le occasioni in cui Ylva si prendeva gioco di lui da quelle, rare (molto rare), in cui era serio. A questo proposito aveva elaborato una statistica e una linea d’azione consigliata: dal momento che il novanta per cento delle volte il biondo scherzava aveva arbitrariamente deciso di prestargli attenzione solo una volta su dieci e poi decidere in base alle circostanze.

Quella era una numero dieci.

Ma non poteva essere serio.

“Tu…vuoi…consigli sulle ragazze…da me?”

“Ma certo!” risposta immediata targata Ylva.

Ageh si allargò il collo della maglia, sentiva un insolito calore sulle guance. Non era imbarazzato e non faceva particolarmente caldo.

Anzi sembrava una sensazione piacevole.

Gli era così poco familiare che ci mise un po’ a capire di che si trattava.

Era lusingato.

E un po’ incredulo.

“Davvero?” Ageh veniva da una società di guerrieri, forza e abilità nel combattimento erano considerate attraenti, non certo il talento per la magia. Non poteva certo dire di dover tenere a bada le ragazze. Anche perché queste ultime molte volte erano meglio addestrate e forti quanto gli uomini.

“Ma certo tu sei il mio più migliorissimo amico, a chi dovrei chiederlo?”

Il sopracciglio di Ageh ebbe un piccolo spasmo incontrollabile.

“Ylva ti ricordi quel discorso sui superlativi assoluti usati a caso…”

“Non saprei, ad un certo punto mi sono addormentato”

Era inutile, una battaglia persa.

“Ti prego Aggie, tu sei la persona più intelligente che conosco”

Per qualche strano motivo quella che era sicuramente la persona più stupida che avesse mai incontrato, era anche l’unico che sembrava aver colto il suo punto debole.
Quello stesso stupido che ora cercava di fargli tenerezza sporgendo il labbro inferiore e sbattendo le ciglia. Persino il piccolo drago Gavril sbuffò disgustato.

“Eddaaaaaaaaaaaaiiiiiiiiiiiiiiiiii!”

“Va bene, va bene! Adesso smettila però”

Schivò un tentativo di abbraccio bloccandogli i polsi a metà strada e lo rimise a sedere.

“Ok, ho letto al riguardo” Ylva si dispose all’ascolto come un bimbo davanti ad una favola bevendosi ogni sua parola “Sembra che non ci sia un approccio standard che funzioni con tutte le ragazze. Al contrario, la maggior parte dei manuali sembra dare consigli generici come: sii te stesso e l’importante è accettarsi. L’idea che mi sono fatto quindi, conducendo uno studio a campione sulle più famose storie d’amore è che, in campo sentimentale, le ragazze sono molto più sveglie dei maschi!” concluse annuendo convinto.

Ylva lo guardava pieno di meraviglia:
“Mi stai dicendo di chiedere aiuto a una femmina?” per poco Ageh non si tramortì colpendosi la fronte con una mano.

Dopo un attimo di disorientamento il suo sguardo cadde sulla causa di tutti i suoi mali:
“Ti sto dicendo che l’unica che ti può dire se hai speranze è la ragazza che ti piace! Non so se te l’hanno mai fatto presente: ma sei un libro aperto! Probabilmente si è già accorta da chissà quanto tempo che le vai dietro, le hai mai parlato?”

Ylva avvampò all’istante.

“Certo che no!”

“Come immaginavo; lascia la seduzione ai donnaioli consumati, penso che la tua unica possibilità sia cercare di parlare con lei! Se, come penso, ha già capito tutto, non ti rimane che interpretare le sue reazioni”

Ylva si fece pensieroso e Ageh attese, sapeva per esperienza che quell’espressione voleva dire domande in arrivo.

“Quindi dovei parlarle di una cosa qualsiasi e…” corrugò la fronte sforzandosi “Poi non sono sicuro di aver capito”

“Se le parli potremo analizzare le sue risposte e capire se voleva essere carina con te o se rischi di andare in contro ad un rifiuto”

Ylva sbatté gli occhi sorpreso.

“Aggie sei un genio!”

Ageh stavolta non riuscì a impedire la catastrofe: Ylva gli planò addosso a braccia aperte e lo rovesciò all’indietro soffocandolo.

 
°°°

Com’era prevedibile se n’era già pentito.

Dopo che Ylva aveva messo in ridicolo le sue maledizioni, annullandole distrattamente, lo aveva afferrato per un polso e trascinandolo per corridoi, cerchi magici e saloni affollati di studenti allibiti. Si era fermato nel giardino posteriore con aria affannata e gli aveva intimato di aspettare lì perché aveva bisogno del suo ‘Supporto morale’.

Ageh da una parte, sotto una montagna di furia omicida spolverata di odio profondo, era curioso. Ylva era una testa all’aria, quale ragazza poteva averlo messo in una tale agitazione.

Il giardino a quell’ora del pomeriggio era all’ombra del palazzo principale. Era un luogo piacevole, decorato con piante esotiche e panchine in pietra.

Diversi studenti si aggiravano conversando o si mostravano immersi nello studio di qualche grosso tomo.

Una banda di esibizionisti. Perché mai studiare all’aperto, incastrato in qualche contorta posizione semisdraiata contro il tronco di un albero quando tutti avevano una confortevolissima camera e la biblioteca era fornita di larghi tavoli e una riserva infinita di quaderni per gli appunti?

Pieno di sdegno finalmente si rese conto che Ylva aveva puntato una ragazza intenta a disegnare un fiore tipico dei regni al di là dell’oceano.

Un brivido gli attraversò la schiena.

Con il senno di poi forse se lo sarebbe dovuto aspettare.

Quell’incosciente aveva una cotta per Frenuh!

Una ragazza dalla pelle completamente nera e i lunghissimi capelli lilla intrecciati in un complesso sistema di trecce.

Ed era anche l’unico esponente della razza demoniaca che avesse mai calcato il suolo della città universitaria.

Anche da quella distanza riuscì a vedere le lunghe orecchie a punta di lei, che spuntavano orizzontalmente dalla massa dei capelli, tremare quando avvertirono dei passi decisi in avvicinamento.

Gli occhi azzurri che sembravano contraddistinguere l’intera razza si puntarono su Ylva quando si fermò davanti a lei.

Ovviamente non sentiva la conversazione ma poteva sempre interpretare le reazioni: per ora Ylva si era seduto e non sembrava sul punto di essere fulminato.

Peccato. Un’altra occasione sfumata.

Una parte della sua mente registrò che anche altri occupanti del giardino stavano furtivamente sbirciando la coppia.

Forse era perché era occupato a contare gli impiccioni che un suono improvviso lo colse del tutto alla sprovvista.

Una risata cristallina si diffuse nell’aria.

Lentamente riportò la sua attenzione sui due esitante.

Frenuh rideva poco regalmente tenendosi i fianchi mentre Ylva la guardava del tutto incantato.

Si scambiarono ancora un paio di battute fra gli sguardi ormai apertamente curiosi della platea, poi si alzarono.

Con un momento di ritardo Ageh si rese conto che si dirigevano verso di lui.

Un momento di ritardo fatale.

Si guardò intorno in preda al panico in cerca di una via di fuga, ma ormai aveva guadagnato la completa attenzione del pubblico.

In un altro luogo e in un altro tempo avrebbe potuto dire che si sentiva come un cerbiatto davanti ai fari di un camion, ma sfortunatamente tutto quello che gli uscì davanti a quelle due paia di occhi sorridenti fu:
“Ah-Ehm”

“Aggie!”

“Non ch…”

“Ma che cosa carina vi chiamate per soprannome!” Frenuh gli porse una mano e lui guardò le sue cinque falangi nere dalle unghie perfettamente curate come se non sapesse che farci.

“Ho… sbagliato qualcosa? Non si fa così con gli umani?” chiese esitante la ragazza.

“Ma sì, è solo timido…” Ylva gli batté sulla spalla con fare bonario.

“Io non sono timido!” gli abbaiò di rimando.

“Che carino è arrossito!” Frenuh rise coprendosi la bocca delicatamente con il dorso della mano.

Era troppo non poteva reggere un attacco su due fronti.

Ritirata strategica! Subito!

“Oh, quella è l’espressione di panico! Avevi ragione sgrana gli occhi in modo buffissimo!”

Il commento della ragazza penetrò lo stato confusionale dei pensieri di Ageh.

“Ylva…di cosa stavate parlando prima?” chiese con un tono improvvisamente neutro.

Una qualsiasi persona normale avrebbe colto il cambiamento di atmosfera.

Infatti Ylva lo ignorò totalmente.

“Tu hai detto che le dovevo chiedere a lei se le piacevo! Poi le ho spiegato che era stata una tua idea e le ho fatto una tua imitazione!” sembrava estremamente orgoglioso di se.

La furia omicida tornò più potente che mai.

Ageh gonfiò il petto pronto a esplodere ma fu interrotto prima che potesse finalmente far ingoiare una palla di fuoco piena d’affetto al suo ‘migliorissimo’ amico.

“La faccia arrabbiata! È uguale! Ylva sei incredibile!” adesso Frenuh rideva apertamente.

Intorno a loro il mormorio era gradualmente salito di tono: i presunti studiosi si erano raccolti in gruppi e commentavano la scena indicando apertamente.

Ma c’era almeno una persona sul quel pianeta che lo prendesse sul serio?

“Sai Frenuh, questo è niente, se m’impegno riesco anche a imitarlo quando canta sotto la doccia!”

Al diavolo la magia, lo avrebbe strangolato a mani nude!

“Ylvaaaaaaaaaaaa!”
 
 
   
 
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