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Autore: VioletTurner    27/01/2016    0 recensioni
Richard Reeves è un attore. Diventerà amico di David Giles, attore anche lui.
Entrambi si innamoreranno di due donne speciali...ed il bello della storia è proprio lì
Le due storie d'amore avranno percorsi separati seppure uniti a legami d'amicizia profondi e duraturi...
Le due coppie avranno problemi che risolveranno insieme amandosi e sostenendosi.
Gli incontri più importanti sono già combinati dalle anime prima ancora che i corpi si vedano
(P. Coelho)
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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RICHARD & MICHAEL
 

E’ proprio vero: la conoscono tutti i malati quella sensazione. Quella che si prova la prima volta che si rimane soli in ospedale. Chi ti è venuto a far visita, genitori o amici che siano, purtroppo, deve andare via, l’orario è finito. 
E tu sei lì, con nessuno vicino per poter sfogare i tuoi timori. E’ un dolore…no, non è proprio un dolore, è una specie di malinconia, ti viene da piangere e non lo fai. Tanto sai che non serve a nulla: potrebbe farti sentire meglio o, addirittura, peggio.
Richard non lo fece quando James e Laura dovettero uscire dalla sua stanza.
Però cominciò a pensare, pensare ed ancora pensare.
Aveva i suoi libri preferiti lì, il “Trono di spade”, ma non aveva la minima voglia di sapere come se la passavano gli Stark o i Lannister.

Chi se ne frega, per quella sera: i pensieri e le tortuosità mentali di Jon Snow che voleva diventare un Guardiano della notte passavano in secondo piano, rispetto alle domande che faceva a se stesso. Una più di tutte gli martellava in testa: “Quanto durerà questo calvario a letto?”
Si sentiva in qualche modo come il piccolo Brandon Stark, menomale che, almeno Rick ,era vigile.
Meno male che era vivo.
A forza di arrovellarsi il cervello per via dell’ansia , divenne talmente stanco da addormentarsi come un ghiro.
Fu risvegliato soltanto dalla dottoressa Torres, una bella donna dalle forme generose, venuta per auscultare il cuore e controllare la gabbia in cui era rinchiuso l’arto, messa sia per evitare ulteriori urti dolorosi, per immobilizzare la gamba ed anche permettere una perfetta guarigione interna.
“Oggi è arrivato un ragazzino davvero particolare, diventerà tuo compagno di stanza. Contento?” gli disse lei con un sorrisetto cordiale.
“Direi proprio di no. Non è che la cosa mi consola” rispose Richard alla Torres “Vuol dire che si è fatto parecchio male”
“Diciamo che va pazzo per le moto” disse ancora la dottoressa per poi andare via. Richard la vide entrare nella saletta attigua per cercare di medicare un ragazzetto riccioluto e all’apparenza davvero molto buffo e simpatico. La tapparella della finestra era alzata e potè vedere al di là del vetro, quello che stava accadendo. “Insomma ero sopra questa moto bellissima, rossa fuoco e mi andava il vento tra i capelli” spiegava con enfasi e imitando il suono delle motociclette “Wiiii Wiiii swish swishhhh” aggiunse. Richard non riuscì a trattenere la risata tappandosi la bocca.
“Ahi ahi ahi! Fa piano Dottor House!” si lamentò poi con l’infermiere, che cercava di immobilizzare il braccio con le fasciature. 
“Dai su, Michael, vedi di stare fermo un pochino” raccomandava la dottoressa che stava medicando l’ abrasione sulla mano.
“E’ andato tutto bene fino a che non ho cercato di scalare dalla terza alla qua…ahhh…”. Il poveretto tentava di spiegare ma più gli si immobilizzava l’arto superiore, più il malcapitato alzava tutta la gamba, tanto da sembrare un dondolo. In uno di questi buffi oscillamenti il ragazzetto salutava chi stava a guardarlo. 
Il ventenne Richard trovò la scena piuttosto divertente e Michael gli faceva tenerezza: nel dolore di un incidente e con tutti quei punti, anche sulla fronte, trovava la forza di scherzarci su. Decise di prenderlo come esempio, da quel momento in poi e, più convinto e rilassato prese in mano il libro, immergendosi nella lettura.
Finita la medicazione, che durò parecchio, spostarono Michael nella stessa stanza di Richard, che vedendolo entrare, abbassò il piccolo tomo.
“Salve! Io sono Mike!” salutò con la mano destra libera dal tutore “Ciao, sono Richard” si presentò il ventenne con un cenno della mano, come se l’altro, bloccato com’era, al collo, potesse vederlo. ‘Fortuna che non sembra tanto grave’ pensò Richard dentro di sè.
“Ma tu come mai stai qui?” domandò Mike.
“Incidente in mare” rispose “Facevo surf…stavo girando una scena nella serie in cui recito, per la verità”
“Forte! quindi eri tutto Wiiiii Wiiii Wiiiii splash splash!”. Quel modo di parlare di Mike lo fece ridere ancora, intenerito.
“Veramente ero più Wiiii wiiii splash splash e alla fine crack!” 
“Crick e Crock?” domandò scherzando il ragazzino bruno ancora la risata di Richard “Eh si anche!”. Riuscì a divertirsi anche Mike nonostante stesse in quella situazione. 
Dal canto suo, anche Richard si sentiva sollevato: almeno avere un compagno di stanza era una bella distrazione dal fatto che era in ospedale, senza genitori presenti e con uno strumento alla gamba, munito di fili metallici che la passavano da una parte all'altra. 
La differenza di età sembrava non contare, Michael aveva più o meno la stessa età del fratellino Noah e, anche se gli mancava, Richard aveva una paralisi in faccia per quanto quel ragazzino lo faceva ridere, e anche per come parlava. Aveva uno strano accento e speciale, proprio come lui.

Il giorno successivo ancora Laura tornò a salutare il figlio.
“Ti ho portato delle riviste almeno puoi leggere altro, se sei stufo dei tuoi libri”
disse poggiando una generosa raccolta 
“Mamma, sembra che devo stare qui un anno, quante me ne hai portate ?” disse riuscendo a tirarsi un pochino più dritto e seduto. Laura gli sistemò il cuscino dietro la schiena, dopo di che si voltò notando che il letto accanto era disfatto. In più, sul tavolo, c'era una serie di riviste di moto, e modellini di motocicli costruiti con materiali diversi. Michael era andato a fare una radiografia e, visto che era via da un bel po’, sarebbe sicuramente tornato da un momento all’altro.
“Vedo con piacere che non sei da solo, almeno” disse al figlio sedendosi vicino.
Richard annuì sorridendo poi spostò l’attenzione su di una rivista di gossip, in cima al mucchio “Questa, mi sa tanto che è tua” disse alla madre
“Già letta” gli rispose lei e prese a sfogliarne un’ altra “Ma tanto leggo solo l’oroscopo”. Una voce comune a Richard, come un richiamo si sentiva nei corridoi “Pista pista!” poi un trambusto, provocato dal cadere di strumenti metallici e anche altri poco più pesanti “Tutto a posto!” 
Il giovane rivolse lo sguardo alla madre, sogghignando “Sta arrivando Mike”. 
Difatti quel ragazzetto gracilino, che aveva seminato l’infermiere a bordo della sua sedia a rotelle, entrò e salutò “Amico mio! Salve signorina! E’ la tua fidanzata?” chiese sussurrando poi a Richard.
Questo rise “No, è mia mamma”
“Complimenti alla nonna allora” commentò Michael. La bellezza della madre di Richard, certo, non passava inosservata.
Laura si presentò con fare cordiale e gentile, come sempre.
“Vuoi da leggere?” propose lei stessa al giovanotto 
“Avete riviste di gossip?” chiese Michael. Richard gli porse proprio quella che aveva scartato ed aveva in mano.
“Vediamo quello che succede nel mondo” parlò tra se e se quel simpatico ragazzetto “Ohhh! Si è sposata la principessa, come sono contento!” 
I commenti di Mike erano sempre ben accetti, specie con quella cadenza che condiva il tutto; anche se nato a Sidney, doveva sicuramente avere origini italiane, magari del sud, visto che molti di loro avevano cercato la loro fortuna in Australia e in America, in passato.
“Ecco vedi? Questa gli ha messo le corna! Gliel’avevo detto io!” commentò ancora Mike, ad alta voce, scatenando le risate di Laura e suo figlio.
Una figura in divisa accompagnata da un signore anziano interruppe l’ilarità del momento. “Nonno!” lo riconobbe Mike
“Ehm Mike, questo poliziotto è venuto a parlare con te riguardo l’incidente”
Era la prima volta, in due giorni che lo conosceva, che Richard vide Michael perplesso, che non sapesse cosa dire. “Dice che devo uscire perché deve prendere la tua dichiarazione ok?” chiese pacato ancora suo nonno.
Gli si rivolse poi la guardia “Prego può andare…anche lei signora” disse a Laura
“Non è che posso stare qui…?” chiese il nonno di Mike facendo un ultimo tentativo di restare accanto al nipote.
“Nonno stai tranquillo, tanto è solo è un poliziotto, mica uno sbirro” replicò Mike. “Il ragazzo è spiritoso” lo giustificò l’anziano signore.
Richard sbuffò trattenendo la risata e sorrise solamente ritirando le labbra. L’agente, dopo aver guardato in modo severo Michael, cominciò con l’interrogatorio
“Allora…Michael...” fece per leggere il cognome ma il piccolo Mike lo interruppe “Non mi chiamo Michael…mi chiamo Mike”
“Mike” riprese a parlare il piedipiatti “Chi ti ha dato il permesso di prendere quella moto?” domandò
“Ma che permesso…?”. Eccolo lì. Mike cominciava a giocare la carta del finto tonto
“E’ stato tuo nonno a dirti di prendere la moto?” chiese di nuovo la guardia, mettendo la questione su un altro piano
“Non capisco” disse ancora Mike però guardando il nonno oltre la finestra, intento ad ascoltare.
Richard si godette tutta la scena ma dovette appellare le sue forze per non scoppiare a ridere, come ogni volta succedeva, grazie a Michael
La guardia si voltò notando il vecchietto e allargò le braccia “Per favore…”
Poi indirizzò di nuovo l’attenzione verso il giovanotto
“La moto, l’hai presa per provarla no?” domandò mantenendo la calma
“Si perché mi piaceva troppo!” rispose Mike con entusiasmo
“E l’hai provata perché sei un meccanico…” suppose ancora il poliziotto
“In che senso?” chiese Michael apparendo un pochino confuso
“L’hai presa per lavoro si o no?”. Ormai stava perdendo la pazienza
“No!” si difese Mike alzando una mano “Sicuro?”
“No…” rispose di nuovo l’adolescente
“Guarda che lo andiamo a chiedere anche agli altri operai dell’officina”
Mike si mise a ridere “Ma quali operai, la dentro ci stiamo solo io e mio nonno”.
Accidenti, si era fregato con le sue stesse mani. Riuscì comunque ad arrampicarsi, abilmente, sugli specchi “Ma tanto lavora solo mio nonno eh…”
“Va bene Mike…non ho capito se ci sei o ci fai”
“No io? Tutt’e due”. Con quella risposta, pensò Rick, Michael si era guadagnato un Oscar al miglior “Finto scemo” dell’ospedale.
“Facciamo così io torno un’altra volta, nel frattempo tu riprenditi” si raccomandò ancora quel povero poliziotto, che non sapeva più che pesci prendere con Mike.
“Eh riprenditi anche tu però che sembri un pochino sciupato” rispose prontamente l’altro. In realtà il poliziotto era tutto tranne che magrolino, anzi.
Basso e corpulento quanto un armadio, o per meglio dire, un comò.
Intanto il nonno di Mike si era affacciato all’altra finestra che dava alla camera, alzando la tapparella.
“Uhhh mio nonno sta in televisione guardi! Ciao nonno!” lo salutò il nipotino.
Richard tirò la testa indietro non riuscendo più a trattenersi dal ridere di tutto quello che era accaduto.
Quando, finalmente la guardia uscì, raggiungendo il nonno di Mike, Laura potè rientrare; nella confusione del momento ne aveva approfittato per comprare qualche snack a Richard e al suo amico. “Ecco a voi, ma non ingozzatevi” 
“Lo sapete che in quella saletta dei giochi ci sono dei simpatici pagliacci? Mi sono fermata un pochino a guardarli giocare” continuò poi mentre sistemava gli effetti personali del figlio nell’armadietto.
“E’ una cosa che si trova in tutti i reparti pediatria di tutti gli ospedali, credo” commentò Rick “Si ma vedessi che costumi. Alcuni sembravano cicciotti come quei panda ciù ciù ciù” li imitò con tanto di gestualità delle braccia, alzando i gomiti, per quello che gli era possibile.
Madre e figlio risero ancora, poi d’un tratto Richard smise “Speriamo non si avvicinino, da piccolo ne avevo paura” disse ironico 
“Ma adesso che sei cresciuto è tutta un’altra storia” replicò la madre.
“Magari fra quei pagliaccetti c’è una bella ragazza e ti ci innamori pure” sentenziò Michael.
Richard fece spallucce. Non volle dire che le parole di Mike avevano riaperto in lui il vuoto che sentiva da tempo.
 
(per scrivere questo capitolo ho ripreso una scenetta che mi è rimasta molto a cuore, ma che mi ha fatto ridere anche tanto di questo personaggio di Braccialetti Rossi, Tony)
   
 
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