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Autore: Vago    27/01/2016    3 recensioni
Libro Primo.
Dall'ultimo capitolo:
"Che schifo.
Dopo tanto tempo che passi con qualcuno ti ci finisci per affezionare.
Non so chi, tra di loro, mi mancherà di più.
Forse tutti, o forse nessuno. Prima o poi dimenticherò i loro nomi.
In fondo, mi sono divertito a seguirli.
Sai, la mia ironia non ha perso l’occasione di affiorare.
Ho visto cose incredibili. Draghi, fate, esseri fantastici… e poi la magia. Quant’è bella?
Peccato che, se mai uscirai da lì, non potrai vederla con i tuoi occhi…
Nel mio viaggio con quei cinque ragazzi ho visto cose veramente incredibili.
Questo nuovo mondo è pieno di sorprese. Sarebbe bello poterlo esplorare assieme a te… Come ai vecchi tempi…
[...]
Ho visto perfino le armi elementari all’opera ancora una volta.
Non mi è dispiaciuto fino in fondo questo lavoro… O forse sì.
Il finale è stato bello e, nonostante tutto, devo ammetterlo, perfino io mi sono commosso, ogni tanto.
Un ragazzo si è sacrificato per i suoi compagni. Forse c’è ancora qualcuno non corrotto, in fondo.
[...]
Incredibile.
Non ho mai visto cose di questo tipo in tutta la mia vita…
Aspetta un attimo, così potrai vedermi anche tu."
------------
Storia revisionata
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Fato'
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Angolo dell'autore:

Cosa?! Un'angolo dell'autore all'inizio della storia?

Si. proprio così.

Volevo solo dire a tutti quelli che mi stanno seguendo in tempo reale che questo è il secondo capitolo della giornata. Quindi, se non l'avete ancora fatto, andate a dare un'occhiata al capitolo trentacinque, che ho pubblicato questa mattina.

Bene! Informazioni di servizio finite! Buona lettura a tutti!

Vago.

 

I cinque Cavalieri entrarono nel palazzo.
Non c'era nessuno. Né persone, né resti. Era pulito come il giorno in cui l’avevano lasciato.
Decisero di passare la notte nelle stanze degli allievi, mentre i draghi volavano verso la rocca dove erano cresciuti.

Il giorno dopo, con gran gioia, Diana si accorse di non avere più l'impaccio del guscio. La mano però, aveva assunto il colore dell'argento.

Sta succedendo tutto troppo in fretta. La materia cristallina di un guscio impiega mediamente sessanta ora per essere assorbita dalla materia organica.
Solo quell’imbecille in rosso ha costretto gli dei ad accelerare i tempi per potersi difendere da quell’Athur…
C’è qualcosa che non va. Il tempo non si accelera senza una ragione.
Devo stare in guardia.
Perché ho questa brutta sensazione? Lo so già, finirò in mezzo a qualche macello.

Saputo questo, gli altri si fecero in quattro per cercare tutto quello che serviva per essere considerati cavalieri: Trado si occupò di insegnarle i rudimenti della lingua del potere e Codero della magia stessa, Frida trovò in una tuta grigia con il casco che i primi cavalieri avevano messo da parte per il Cavaliere del drago argento, Ardof invece passò le due giornate in cui stettero fermi nell'armeria mettendo da parte tutte le spade ancora in buono stato che erano rimaste nascoste sotto le rovine delle rastrelliere, in attesa che Diana venisse a chiedere la sua spada. Fu felice di sapere che lei era già brava nell’arte della scherma. Non avrebbero perso tempo ad insegnarle i rudimenti e, alla fine, sapeva già di che spada aveva bisogno.
Non fu bravo come Drake in questo ma riuscì comunque a trovare una spada adatta, specialmente perché spesso l’elfa lo lasciava rovistare nel mucchio mentre andava a controllare una delle spade che ancora non avevano provato.
La ragazza sembrava soddisfatta della delicatezza dell'arma. Un filo solo, leggermente curva, iridescente per tutta la lunghezza della lama sottile.
- Oh, Diana. Aspetta un attimo. Devi ancora fare una cosa: metti la mano sulla pietra incastonata nell'elsa e facci scorrere all'interno il tuo mana come ti ha spiegato Codero.-
Diana chiuse gli occhi e la pietra cominciò a brillare. Quando la ragazza finì di trasferire il mana la pietra si era totalmente trasformata: ora nell'elsa vi era incastonata una splendida perla dai riflessi grigio-rosati.
L'elfa rimase incantata di fronte a quello spettacolo.
Quella sera i cinque cavalieri si ritrovarono nella grande mensa del palazzo. Codero creò un altopiano, Frida riuscì a far funzionare di nuovo le fontane, Trado fece soffiare un dolce brezza umida per togliere la polvere dalla sala.
Ardof attese.
Avrebbe potuto appiccare un incendio, ma a che scopo?
Diana fece il suo ingresso. La tuta da Domatrice dei Draghi le era leggermente larga, la spada le pendeva al fianco destro e i capelli neri, oramai lunghi, erano raccolti in una treccia che usciva morbida dal casco.
Gli altri quattro Cavalieri non erano da meno. Tenevano le spade al fianco e la propria arma elementare in mano.
Diana si avvicinò.
Codero con un leggero movimento della mazza sollevò di un’altra spanna il terreno.
L'elfa si inginocchiò.
Trado fece soffiare una brezza fresca facendo vibrare la corda dell'arco e Frida accese le fontane infilando la punta della spada nel terreno.
- Diana, non potremo darti gli onori dovuti, – esordì Ardof – ma, per quel che vale, benvenuta nell'ordine D. e C. L'ordine dei Domatori elfici e dei Cavalieri umani.- il Cavaliere batte in modo appena percettibile l'asta dell'alabarda sul terreno. I bracieri che avevano disposto intorno all’altopiano si accesero.

Chissà se quel vecchio matto dell’eremita è ancora vivo…
In ogni caso, non vi sembra di aver esagerato un po', con tutto questo?

Acqua, Terra, Fuoco, Vento. I quattro elementi uniti.
Una porzione del muro della mensa si mosse rivelando un buco buio che proseguiva diritto, scendendo appena per i primi dieci metri, per poi perdersi nel buoi notturno che lo avvolgeva.

Maledizione.
Deve sempre succedere qualcosa.
La mia vita non può essere piatta e facile, monotona… no. Sarebbe troppo bello.
Forza… Entriamo.
Tanto lo fareste in ogni caso, vero?

I Cavalieri si guardarono.
- Destari Estra. “Fuoco, segui.”- un fuoco fatuo cominciò a fluttuare davanti a Frida.
I cinque cavalieri entrarono nel tunnel, perché di un tunnel si trattava, con le spade in mano. Frida in testa con il globo levitante, Trado dietro a chiudere la fila.
Il tunnel a volte si allargava permettendo ai ventenni di affiancarsi, a volte si stringeva talmente che erano costretti ad avanzare a carponi.
Dovettero fermarsi più di una volta a riposare o mettere qualcosa sotto i denti. Sottoterra non si riusciva a percepire lo scorrere del tempo e solo grazie alle coscienze dei draghi all'esterno i Cavalieri potevano capire se fosse notte o giorno.
Ci fu uno squittio, poi uno struscio. Trado e Codero si affiancarono con le spade in pugno.
Dalla penombra perpetua che lasciava il globo uscì veloce il draghetto nero. Aprì le ali e provò a volare ma tutto quel che riuscì a ottenere furono dei buffi saltelli.
- Piccolo!- Diana prese il draghetto in braccio con fare materno.
“Scusa Ardof… io e Marfest non siamo riusciti a tenerlo. Questa dannata galleria è troppo stretta per noi.”
“Non importa Erdost, il draghetto ci ha tirato un po' su il morale. Ho un favore da chiederti: vedi se tu e gli altri draghi riuscite a seguirci in volo. È già da un po' che camminiamo e non so se esista una fine a questo tunnel. Se vedi qualcosa di strano, come una casa o un rialzamento innaturale del terreno fammelo sapere. Ok?”
“Ok.”
Camminarono spediti per un altro giorno, in base a quello che gli dissero i draghi all’esterno.

Sono passati quattro giorni da quando ci siamo divisi dai draghi…
Se Fariuna è stata furba, ha deviato verso sud, stando lontana però dalla Rocca. Normalmente un drago ci metterebbe cinque giorni alla velocità normale…
Abbiamo ancora un giorno, se non vogliamo farli aspettare.
E voi cos’avete da guardare? Si, io facevo due volte quel tragitto in giornata, allora? Ero sotto la forma di un falco… e rompevo il muro del suono. Ve l’ho detto che avrei potuto gareggiare alle olimpiadi.

- Ragazzi, il cibo che ci siamo portati dietro sta finendo... se diminuiamo le dosi ci basterà si e no per… per tre giorni al massimo. Anche le borracce si stanno svuotando velocemente, ma l’acqua la possiamo ricavare con la magia.- Codero aveva lo zaino aperto a terra e stava controllando i sacchetti all'interno.
“Vedo qualcosa.”
“Cosa di preciso?”
“Sembra una casa. Beh, chiamarla casa è un po' eccessivo... diciamo che è una baracca in balia degli elementi.”
“Quanto siamo distanti?”
“Tanto... una cinquantina di chilometri circa. Forse di più.”
Ardof fu abbattuto. - Ragazzi, c'è una bella e una brutta notizia: la bella è che se il tunnel continua dritto finiamo sotto una baracca, la brutta è che tra noi e lei ci sono ancora circa cinquanta chilometri. Questo è tutto quello che mi dice Erdost.-
I Cavalieri si misero in marcia con la consapevolezza dei chilometri davanti.
Il Fato fu però clemente con loro. Non percorsero più di tre chilometri che il corridoio si apriva in una grotta nera, troppo grande per essere illuminata per intero dal globo di Frida.
Ci fu un fruscio in un angolo scuro della caverna e il draghetto alzò la testa incuriosito.
Un rumore di passi. Questa volta più vicino.
Ardof sentì una mano sulla spalla. Si voltò. Codero con la mazza in mano gli indicò con la testa una roccia.
Frida ridusse il globo.
I ragazzi si spostarono lenti verso il masso tenendo coperta Diana con il draghetto.
Codero appoggiò la mazza e attese che gli altri si preparassero. Trado prese una freccia d'aria dalla faretra, Frida si mise in guarda, Ardof poté solo aspettare; l’alabarda non gli permetteva preparazioni spettacolari.

Certo che Fuoco poteva forgiarsi un’arma un po’ più divertente… che so… un ascia bipenne. Una catapulta o… una falce. Una falce! Quanto sarebbe stata spettacolare una falce dalla cui lama nascono delle fiamme? Maledizione, questa me la segno. È un’idea geniale.

La mazza calò lentamente e la roccia si ruppe.
Dietro non c'era nessuno.
Passi, ancora passi. Ma dall'altra parte della sala.
Trado incoccò la freccia.
Il dardo partì e passò attraverso il masso da cui proveniva quel rumore di passi. Non si sentì nessun suono provenire dal bersaglio.
Ancora passi frettolosi, infondo alla sala.
- Basta!- disse esasperato Ardof. Piantò il manico dell'alabarda nella roccia del pavimento. I muri della grotta presero fuoco illuminando l’intero ambiente. Non c'era nessuno.
- Sentite, qui da soli non ne usciamo più. Chiamiamo uno dei draghi che ci dia una mano a far uscire il nostro amico.- sussurrò Codero.
- Ci penso io.- Trado chiuse gli occhi.
- Aspetta, non chiamiamo subito i draghi, chiedigli solo di prepararsi.- disse Frida.
- Cosa pensi di fare?- Le chiese Codero.
- Se non volete bruciare come le pareti di questa grotta uscite subito allo scoperto!- urlò l’elfa con tutto il fiato che aveva in corpo.
Un uomo uscì allo scoperto dal fondo della grotta. Seguito da una donna a destra, e ancora uno da dietro. Poi altri, non solo umani ma anche elfi, tutti malconci e con armi maltrattate, arrugginite e sbeccate.
Ci fu un sibilo nell'aria, alle loro spalle. Tempo un attimo e Trado aveva già incoccato una freccia, questa partì e divise a metà l’altro dardo. Ne scoccò una seconda e dal buio si alzò un grido di dolore.
- L'hai ucciso?- chiese preoccupato Ardof.
- No. L'ho preso alla gamba. Tranquillo.-

L’importante è che tu ne sia convinto.

Dopo la manifestazione di precisione di Trado uscirono allo scoperto altre sette persone.
- Chi di voi è il capo?- chiese Codero battendosi la mazza sul palmo.
Silenzio. Nessuno osò fiatare.
- Codero, – gli disse Frida scuotendo la testa. – di solito la gente non parla se glielo chiede gentilmente. Tu sei troppo bravo per tenere un interrogatorio. Si fa così!- l'umidità della grotta si concentro davanti al gruppo creando una colonna alta poco più di un metro. La colonna cominciò a turbinare, ghiacciandosi.
- Chi non vuole finire così farà meglio a dirci chi è il capo.-
Si fece avanti un ragazzo, avrà avuto quindici o sedici anni, - Lui non è qui. È al centro.-
- Bene ragazzino. Portaci da lui.- concluse Frida. E aggiunse sottovoce - Visto? Se lo chiedi con una minaccia hai più possibilità di farli parlare.-
Si misero in marcia.
Ardof si avvicinò alla ragazza. - Da quand'è che sei così cattiva da congelare le persone?-
Lei sorridendo gli rispose. - Non so. Magari è sempre stata la mia passione creare statue di ghiaccio…-
- Allora non devo starti tanto vicino. Potrei diventare un ghiacciolo.-
- Tanto lo scioglieresti, no?-
- Sono sicuro che non me lo permetteresti.-
I due si misero a ridere.

A me, più che altro, è salito un conato di vomito a sentire questo scambio imbarazzante di battute. Non so voi.
Sono persino imbarazzato per loro…

Una volta separati Ardof abbandonò il suo sorriso, quando stava vicino a quella ragazza sentiva un tornado di emozioni nel petto. Non riusciva a pensare con una logica e quando le parlava gli uscivano solo battute stupide o frasi imbarazzanti.

Mi trovi perfettamente d’accordo.

Frida dal canto suo si sentì sollevata quando Ardof rallentò il passo, non riusciva ad avere un pensiero compiuto che la faccia di Ardof si intrometteva: i suoi occhi, i suoi capelli, il sorriso.

E dai! Dove sono finito? Alla sagra dell’imbarazzo? Per favore! Abbiate pietà di me!

La ragazza scosse la testa per allontanare quelle immagini. Era una Domatrice, era l'incarnazione di una dea, non poteva permettersi distrazioni. Non doveva permettersi distrazioni, checchè ne dicesse Seisten.

Ah! sono stanco. Non ne posso più.
Voglio il cambio. Datemi un sostituto!

“Erdost, ci stiamo spostando. Se c'è abbastanza spazio da questo loro capo ti chiamo.”
“Tranquillo io e Reicant siamo sopra di voi.”
“Mi manchi...” Ardof chiuse lì la comunicazione.
- Trado! – Chiamò Ardof – Senti un po', amico, come fai a mantenere la concentrazione anche con Diana vicina?-
- In che senso?- Trado rallentò il passo, facendo attenzione a rimanere indietro rispetto al gruppo.
- Cioè, avere lei intorno non è un disturbo?-
Trado sorrise e mise un braccio sulle spalle dell'amico. - Perché, hai qualcuno in mente?-
- Beh, una cosa forse ci sarebbe...-
- È Frida, vero?-
- No. Perché pensi subito a lei?-
- Si vede a chilometri di distanza che siete una coppia perfetta.-
- Ma figurati un po'. Comunque, non mi hai dato ancora una risposta. Come fai a non distrarti?-
- Subito, al villaggio elfico, ero impacciato. Poi quando è iniziata la guerra in me si è accesa una luce. Se mi fossi distratto in battaglia Diana ne avrebbe risentito. Io combatto per proteggerla, non posso dire che combatto per un Bene Superiore o per concetti inafferrabili. Io cerco di costruire un futuro per lei... per noi.-
- Si...-
- Ma questo vale per me. Ognuno combatte per quello in cui crede.- il tono di Trado si era di nuovo fatto baldanzoso.
- Scusa, ragazzo...-
- Si, signora?-
Diana si stupì di essere stata chiamata signora. - Questo vostro capo, dove si trova?-
- Non è molto lontano, signora. Dovete aspettare ancora poco.- il ragazzo aprì una porta nascosta che si apriva sulla parete destra del cunicolo che avevano appena imboccato.
- Signori. – riprese il ragazzo – Dopo di voi.-
La porta si chiuse dietro di loro. Ardof stava per battere l'asta dell'alabarda per terra quando sentì un lieve presenza nella sua testa.
“ Ardof, lascia stare. Non mostriamogli ancora i nostri poteri.”
“ D'accordo Frida.” il ragazzo mise via l'arma.
Una candela si fece largo nell'oscurità. Cinque fiammelle si staccarono da quella principale per rischiarare i volti dei cavalieri.
- E così... – esordì una voce chiaramente maschile – Qualcuno ha trovato l'ingresso. Ora bisogna capire da che parte sta questo qualcuno così fortunato.-
Si sentirono alcuni passi.
“Ora!”
Ardof batté con forza l'asta. Il soffitto della stanza in cui erano entrati prese fuoco, illuminando tutto l’ambiente.
Una figura ammantata sedeva comodamente su una poltrona lacera al centro della sala. Intorno a questa stavano in piedi sei uomini, sotto al peso di armature rovinate dal tempo.
- E così uno di voi sa usare la magia senza il bisogno di parlare. – continuò calmo l’uomo sistemandosi il cappuccio sul volto. – Sono sorpreso di vedervi vestiti come dei Cavalieri… non vedevo armature del genere da un bel pezzo. Vedo anche che la signorina lì ha un cucciolo di drago in braccio. Quindi, ricapitolando: uno di voi è un mago e la signorina è una Domatrice dei draghi... e che bel drago, devo dire, non è nato da molto, vero? Direi più o meno una settimana. Non di più. Voi altri cosa fate, invece? Il ragazzo castano sarà sicuramente l'arciere... sì l'arciere con la faretra vuota... – Si fermò un attimo ridacchiando alla sua battuta. – e ora passiamo a voi due. – disse rivolgendosi a Codero e Frida – Chi di voi è il guerriero e chi l'erborista? Tutti i gruppi dovrebbero essere composti così, se vogliono andare avanti nel loro viaggio personale.- l'uomo prese fiato squadrando tutti i ventenni.

Ok. Sono confuso.
Lo ammetto. Non ho capito nulla del suo discorso. Credo di essermi peso al cucciolo di drago.

- Come fa a sapere tutte queste cose su come deve essere costruito un gruppo? Non mi sembra un grande viaggiatore, lei. O magari sbaglio.- disse ironica Frida.
- L’apparenza non sempre dice tutto di una persona. Una volta anche io facevo parte di un gruppo. Il gruppo più importante che la Storia abbia mai visto!-
“Dopo il nostro.” puntualizzò Trado facendo sentire i suoi pensieri solo ai suoi compagni. Ad Ardof scappò da ridere, si morse la lingua per non sembrare impertinente.
- Eravamo grandi, eravamo in quattro. – continuò l'uomo – C'era l'arciere, il mio migliore amico, la maga – la voce si incrinò un poco, ma lui continuò il suo monologo – il medico, il mio compagno più fidato, ed io, il soldato. Eravamo uniti e imbattibili... finché non finì la missione. Mesi di lavoro, solidarietà e fatica condivisa andati in fumo. Tutto quanto finito in meno di una notte.- la voce dell'uomo si ruppe.
“Ragazzi. – chiamò Ardof – Da come si pavoneggia di aver fatto parte quella missione mi sembra che parli di Quella Missione. La missione dei diplomatici.”
Trado rispose subito. “Non può essere. In Quella Missione erano solo tre. Drake, Farionim e Nestra. Non c'entra nessun quarto Diplomatico.”
“Ma allora di che diavolo sta parlando?” disse Frida scocciata.
“Chiediamo. Comunque magari non parla di Quella Missione.” Disse Codero.
- Scusi. – fu Frida a rompere il silenzio. – Ci può dire i nomi dei suoi compagni di viaggio?-
- Oh, i loro nomi sono ormai sbiaditi nella mia memoria.- evase dalla domanda l'uomo.

Proprio simpatico il nostro amico. Non c’è che dire.

“Calma, sta giocando con noi. Assecondiamolo.” ammonì Codero.
- Bene, bene. Ma le cose serie: voglio sapere il motivo per cui siete qui, al mio cospetto, nella Tana del Lupo?-
- Noi non sapevamo dell'esistenza di questo... posto. – cominciò Ardof. – Siamo capitati qui per puro caso.-
- Il Caso non esiste, ragazzo.-
- In ogni caso, volevamo solo passare la notte nello stabile qui sopra.-
- E quelle tute?-
Fu Trado a rispondere. - Le abbiamo trovate nel magazzino qui sopra. Ci piacevano e ognuno di noi ne ha scelta una. Come anche le spade. Erano di sopra e le abbiamo prese. Con i tempi che corrono non si sa mai. Poi, con la guerra che c’è, è sempre meglio essere previdenti.-
- E il draghetto, quel draghetto dove l'avete trovato?-
- Signore, ho trovato il suo uovo qualche giorno fa abbandonato nella Grande Vivente. Mi si è schiuso davanti due giorni fa.-
- Grazie, mi avete dato molte spiegazioni. Ora come ultima cosa: cosa sono quelle armi colorate?-
- Glielo ho già detto. Erano di sopra. Insieme a queste spade. Erano troppo belle per lasciarle lì. Sa quanto può valere al mercato di Gerala un arco come questo? Penso che non avrei più problemi economici per tutta la vita, se trovassi il giusto compratore… Magari un collezionista di armi sarebbe disposto a pagare fino a cento Laire d’oro per ottenerlo… Guardi che intagli meravigliosi.-
L'uomo non sembrò completamente convinto.
- Bene, comunque... dicevo all'inizio, prima di divagare, mi è dato sapere da che parte state?-
- Dalla parte giusta.- rispose secco Ardof.
- Ragazzo, non esiste una parte giusta e una sbagliata. Davvero credi che il Re abbia iniziato questa guerra solo perché gli andava bene così? Perfino lui nella sua infinita pazzia ha un fine, secondo lui, migliore. O i ribelli che combattono sulle alture, anche loro portano avanti la guerra per un fine ai loro occhi giusto. Quindi io torno alla stessa domanda: da che parte state?-
“Glielo diciamo?” fece Frida.
“Se vivono sotto terra ci sarà un motivo.” rispose Diana.
“Chi parla?” fece Codero.
- Siamo dalla parte dei ribelli.- fece tutto d'un fiato Ardof.
- Bene, bene. Oggi le nostre armi non berranno sangue!-

Che frase colorita… non la sentivo da qualche centinaio d’anni. Più o meno. E, se non ricordo male, quella serata è finita con un massacro.

Ai ragazzi scappò un sospiro di sollievo.
- Se mi è concesso, – ricominciò l'uomo – chi di voi è il mago? No, vorrei solo chiedergli di spegnere il soffitto.-
“Ardof, ho paura che prima ti abbia visto. Diglielo.” gli intimò Frida.
- Sono io. Come aveva intuito dall’inizio, immagino. – poi aggiunse a bassa voce ma in modo da essere sentito dall’uomo – Destari Frot. “Fuoco spegniti.”-
- Bene, bene! Un mago del fuoco! Noi poi dovremo parlare. Ora vi prego di rilassarvi qui. Questa sera vorrei che mangiaste alla mia mensa.-
- Se non disturbo, – intervenne Codero – noi dobbiamo ricongiungerci con la nostra carovana il più presto possibile. Abbiamo deciso di raggiungere i Monti Muraglia… Magari superarli, se non incontreremo ostacoli.-
- Si, d'accordo. Ne parleremo poi questa sera. Ora lasciate che i miei uomini vi facciano vedere dove dormirete.-
Entrarono due uomini con una casacca di pelle e una spada dell'Accademia al fianco. I Cavalieri vennero portati in una stanza più piccola con dieci amache attaccate al soffitto.
- La stanza degli ospiti.- ridacchiò uno dei due.
Ardof si sedette pesantemente su un'amaca, chiuse gli occhi e mormorò piano, stringendo l’alabarda tra le mani - Stern Moght. “Silenzio Esterno.” Ora possiamo parlare tranquillamente.-

Per cosa hai studiato la grammatica dell’antica lingua?
Questo è l’incantesimo più sgrammaticato che abbia mai sentito… no, non è vero. Quel destari al palazzo del mezzogiorno vince ancora… ricordate? Fuoco, prugne… avanti, sapete perfettamente di cosa parlo.
Ti va solo bene che la magia non abbia capito di dover zittire il mondo esterno.

- Bene. – sbottò Frida. – Mettiamo subito le cose in chiaro: questo tipo non mi piace. Troppi segreti, troppi giri di parole. Non mi fido di uno così e mai mi fiderò.-
- Neanche a me piace. – assentì Trado. – Però questa resistenza può aiutarci, quando arriveremo con i draghi ai Monti Muraglia avremo un vantaggio iniziale. Se riuscissimo a prenderli in contropiede e a farli indietreggiare potrebbero tendergli un'imboscata.-
- Trado ha ragione. Anche se ho paura che loro siano veramente pochi… Ma non possiamo fidarci di questo tipo a occhi chiusi. Dobbiamo scoprire qualcosa di più su di lui e su tutto questo posto.- commentò Codero.
Ardof si batté una mano sulla gamba. - Lui ha detto che faceva parte del più grande gruppo mai esistito. Ma se parlava di Quel Gruppo, perché ha detto che erano in quattro? Magari per sviarci, confonderci... oppure c’è stata qualche altra spedizione. Mi ricordo che nella stanza nascosta, nel Palazzo del Mezzogiorno, era stata evidenziata l’isola dei monaci su una cartina. Magari hanno mandato un gruppo lì a fare qualcosa…-
La voce di Diana interruppe le riflessioni di Ardof. - In ogni caso questa sera cercheremo di capire. Bisogna però creare una storia abbastanza convincente. Non mi sembrava molto convinto del fatto che abbiamo trovato questa roba di sopra.-
Frida ricapitolò. - Secondo lui Ardof è il mago. Bisogna anche inventarsi dei nomi per coprirci. Trado ovviamente è l'arciere, Diana è la Domatrice, Codero è il medico, o erborista, come lo chiama lui, e io sono la guerriera. Dobbiamo continuare a farglielo credere.-
- Sì, Frida ha ragione! Non dobbiamo commettere nessun errore. Se poi riterremo che merita la nostra fiducia, gli diremo le cose come stanno per davvero.- il tono di Trado era allegro e sicuro di se.
I due soldati tornarono a prendere gli ospiti e li trovarono sdraiati sulle amache. Delle armi colorate nessuna traccia, ma i due uomini non ci fecero caso.
La mensa era un'enorme caverna circolare naturale, con tre lunghi tavoli paralleli. Molte persone erano già al loro posto, davanti a un piatto fumante.
L'uomo li salutò dal posto capotavola del tavolo centrale.
Subito tre bambini vestiti con abiti di fortuna multicolore portarono agli ospiti cinque piatti pieni.
- Per favore. – disse Ardof implorante rivolto all'uomo. – Dimmi che questa non è carne.-
- Noi qui non possiamo allevare delle bestie. Tutto quel che mangerete qui sarà composto dai funghi che crescono sottoterra. Quelli che avete nel piatto ora sono funghi fritti.-
Cominciarono a mangiare in silenzio.
- Ora, che ha capito che non abbiamo cattive intenzioni, ci può dire il suo nome?- la voce di Codero squarciò il silenzio.
L'uomo si pulì gli angoli della bocca che si intravedeva sotto la penombra del cappuccio e prese fiato. - Il mio nome è oramai conosciuto solo più da me. Ed è meglio così. Voi potrete chiamarmi Il Capo, come tutti qui dentro, del resto. È una precauzione che ho dovuto prendere. E voi?-
Ardof ripassò mentalmente la storia che avevano inventato. - Io sono Nair. I miei compagni di viaggio sono: Fireo, Jeara, Sertian ed Debra.- disse indicando Codero, Frida, Trado e Diana. – Inoltre nel nostro gruppo c'era anche un altro membro, Eldèro, lo abbiamo perso durante il viaggio.- Cadde sui cinque un silenzio carico di dolore.
- Capisco... allora, Nair... giusto?-
- Si, sono io.-
- Bene. Dov'è che hai imparato la magia del fuoco? Se puoi dirmelo, ovvio.-
- No, no. È una domanda giusta da parte sua. Io, subito dopo il Cambiamento, mi sono trasferito oltre i Monti Muraglia. Lì ho conosciuto uno dei tre diplomatici: Farionim. Non so se lo conosce, almeno per sentito dire. Lui aveva creato una colonia di uomini-pesce e fate, mi ha accolto con lui e il suo drago e mi ha insegnato qualcosa sulla magia, per lo più le basi. Il resto l’ho imparato viaggiando per le terre. Sapeva che nel deserto si sono stabilite delle tribù? Anche i loro sciamani mi hanno insegnato qualcosa…-
- E, voialtri che storia avete alle spalle?- continuò Il Capo da sotto il suo cappuccio, ignorando la domanda.
- Mio padre era un soldato. Poi quando ho conosciuto gli altri ho capito che questa era anche la mia strada.- rispose bruscamente Frida.
- Io, invece, – disse Codero – al contrario di questi due non ho una storia particolare alle spalle. Quando il loro gruppo è passato vicino a casa mia ho deciso di viaggiare con loro. Mia madre mi ha insegnato le proprietà di molte erbe, quindi potevo anche essere utile, durante il loro viaggio.-
- Si, capisco. – disse l'uomo sporgendosi ma senza scoprire mai il volto – Però non ho capito come si è formato il vostro gruppo.-
- Ecco tutto. – fece Ardof cercando di sembrare più naturale possibile – Dopo aver appreso un po' di magia da Farionim e dalle popolazioni a est, ho deciso di vedere com'era diventata la vita da questa parte dei Monti Muraglia, sa, sono stato via per più di due anni… Oltretutto ero senza una Laira e potevo utilizzare le conoscenze che avevo ottenuto come guaritore o prestigiatore ai mercati. Ho girato per un po', guadagnandomi da vivere come potevo e, quando ho sentito che il re è impazzito, mi sono deciso a ritornare dall'altra parte. Purtroppo la guardia reale mi ha ostacolato poco lontano dalle colline che dividono la Piana Umana dai Muraglia... Mentre girovagavo, in cerca di qualcuno che potesse darmi informazioni sulle strade sicure per i valichi ho conosciuto Sertian.-
- Sì. Gli ho dato una mano un paio di volte e, alla fine, abbiamo deciso di restare uniti come gruppo.-
- Bene. Eravate un duo. Poi chi si è unito?- Il Capo cominciava a sembrare interessato alla storia che gli stavano raccontando.

Ed io che pensavo che Vago fosse l’unico in grado di inventarsi balle interessante…
Dai, su. Continuate.

- Poi, – Continuò Trado – sono passato dal villaggio degli elfi scuri e ho chiesto alla mia ragazza, Debra, di venire con noi.-
- E ora eccomi qua.- S'intromise Diana.
- Sapevo che gli elfi del Bosco Nero erano estremamente riservati. Non credevo avessero conoscenze al di fuori della loro comunità.-
- Ho avuto la fortuna di dovermi muovere fino a Gerala più volte per portare i prodotti dei nostri campi ai grandi smerciatori. Fu durante uno di questi viaggi che lo conobbi.- rispose l’elfa.
Anticipando la domanda dell'uomo Frida disse. - Quando poi passarono da casa mia, toccò a me unirmi al gruppo. E con me mio fratello, Eldèro, quello che oggi non c'è. Non aspettavo altro. Dovetti uscire da una finestra per non essere fermata dai miei genitori, ma mio fratello mi vide e decise di accompagnarmi…-
- Infine passarono da me. Nair aveva una brutta ferita a una gamba che aveva fatto infezione. Non so se lo sa, ma quando un mago ha la febbre la magia è indebolita… avevano sentito dire che mia madre era la migliore guaritrice in circolazione. Purtroppo lei non era in casa, un malato la stava trattenendo ad alcuni giorni di cammino dal mio villaggio, e dovetti curarlo io. – Codero prese fiato – Poi quando Nair si fu rimesso completamente mi proposero di andare con loro. Non riuscii a dire di no. In fondo non era il mio sogno quello di rimanere confinato in un villaggio come assistente di mia madre…-
- Bene. Ma, com'è che... Debra ha il draghetto e l'altro, Eldèro non c'è?-
- Eravamo appena entrati nella Grande Vivente quando un lupo enorme, grigio o bianco, non mi ricordo bene, ci attaccò. Eldèro si fece rincorrere da quel coso per lasciarci proseguire... poi non lo abbiamo più trovato.- Trado si zittì.
L’uomo parve dispiaciuto. - Probabilmente siete incappati in un Athur. Non credevo ce ne fossero ancora di vivi. Mi spiace dirvelo ma non sono in molti quelli che riescono a sopravvivere a un incontro con una di queste bestie.-
- Il mio drago invece lo abbiamo trovato mentre cercavamo Eldèro. Era ben nascosto. L'ha trovato... Jeara, mi sembra. Subito non sapevamo esattamente cosa fosse. Quando, però, tenni io in mano l'uovo non riuscii più a staccarmelo dal palmo. Da allora Nair mi allena per la magia ed Jeara con la spada. Come un vero Cavaliere.-
- Ti correggo, sei una Domatrice. Molto bene. Cosa volete fare, ora?-
- Spostandoci verso la Grande Vivente abbiamo incontrato un gruppo di ribelli che andava verso il fronte abbiamo deciso di unirci a loro.- rispose Ardof.
- Sapete cosa sono quelle armi che portate con voi? Non le spade, le altre.-
- Beh, direi che sono delle armi di eccellente fattura e dai colori sgargianti.- disse Trado.
- Non sono solo quello. Dove le avete trovate?-
- Erano... per terra, le spade fuori dai foderi e quelle armi abbandonate per terra. Erano state lasciate non molto lontano da quel palazzo da cui siamo entrati in questo posto.- fece Frida, gli altri annuirono.
- Perché avete preso proprio quelle?-
- Io ho preso tutto rosso per via dell'elemento che controllo.- fece Ardof.
- Io ho preso il completo bianco per via dell'arco. Ha una tensione incredibile… certo, devo trovare un po’ di frecce, ma almeno l’arma ce l’ho.- continuò Trado.
- La mia tuta non era per terra. – disse Diana – L'ho presa da una specie di magazzino. Non ce n'erano altre grigie, come la mia mano. Ho sentito delle storie sul fatto che i Cavalieri si vestissero dello stesso colore dei loro draghi.-
- Io ho preso la tuta verde poiché è il colore delle erbe con cui ho imparato a lavorare.-
- E io quella azzurra perché c'era la spada dello stesso colore.-

Mi correggo. Vago era l’unico in grado di inventarsi scuse decenti.
Ma come si fa ad inventare motivi così stupidi?

- Ah. Molto bene.- l'uomo sembrò rattristarsi dietro il suo cappuccio.
- Mi dica, – esordì Codero – perché ha detto che le armi che abbiamo preso su non sono normali?-
- Per favore, venite un attimo con me.- detto questo l'uomo si alzò e puntò verso l'uscita. I ventenni lo seguirono silenziosi.
L'uomo li guidò fino a una stanzetta appartata, lontana dalla mensa.
- Allora. – l'uomo si massaggiò il naso. – Quello che sto per dirvi è una cosa che pochi sanno. Pochi davvero.-
Ci fu un momento di silenzio.
- Quasi tre anni fa, quando il re cominciò a dare di matto, abbiamo deciso di ostacolarlo. Badate bene, perché ho detto abbiamo. Comunque. L'accademia si mosse contro la rocca del re. Purtroppo ad aspettarci c'erano dei... dei demoni. Fummo decimati. Molti ragazzi vennero uccisi. Ragazzi umani, elfici, draghi. Molti draghi vennero anche uccisi. Rimanemmo vivi solo in pochi. Fu una strage, ma noi ci eravamo preparati. Prima dello scontro abbiamo allontanato cinque ragazzi, non erano allievi come gli altri, i nostri saggi avevano visto in loro una forza incredibile. Li abbiamo incaricati di radunare le popolazioni dall'altra parte e guidarli contro il re. Penso che i ribelli sui Muraglia siano stati radunati da questi allievi.-
- Cosa avevano di tanto speciale quei ragazzi?- chiese Frida.
- Avevamo visto in loro un destino incredibile. Un destino dettato dagli dei, gli stessi dei che hanno cambiato il nostro mondo.-
- Si, – s'intromise Trado – ma perché ci dice queste cose? Noi cosa c'entriamo? Siamo un minestrone di persone che viaggiano assieme.-
- Vedi, quelle vesti, quelle armi, tutto quello che vi portate dietro era loro.-
- Si, certo. – continuò Trado. – ma tanto io non sono un dio, come non lo è nessuno dei miei compagni. Da quanto so.-
- Per favore, - disse Ardof. - perdoni l'insolenza di Sertian. Ma, lei come fa a conoscere tutte queste cose?-
- Io sono stato uno dei diplomatici. Drake è il mio nome.-

Zan zan zaaaan!
Vabbè, c’erano pochi dubbi su chi fosse, dopo quel discorsetto.

- Ma, scusi, lei ha detto che faceva parte di un gruppo di quattro persone. Da quel che Farionim mi ha detto i diplomatici erano solo tre.-
L'uomo si tirò giù il cappuccio, mostrando il i capelli grigi incolti e una cicatrice sullo zigomo.
“È proprio Drake!” commentò Ardof.
“Ma no? Sei un genio, davvero. Complimenti. Non l'avevo proprio capito.” ribatté Frida un po' scocciata.

Obbiettivamente non era difficile arrivarci…
Qualche piccolo indizio lo ha lasciato.

- Invece ci fu anche un quarto diplomatico. Quando andammo dai draghi per il trattato, ci fu offerto di diventare Cavalieri. Noi accettammo, ma uno di noi, Reis, non trovò nessun drago adatto a lui. Quando fummo tornati, decidemmo di nominare Reis re, per compensare ciò che non aveva mai ricevuto.-
- Un lucertolone alato sputafuoco.- puntualizzò Codero.
- Per l'appunto. Un drago.-
“Allora, glielo diciamo?” fece Frida.
“Non so. Scoprirci subito...” Trado era ancora scocciato dai giochi di parole con cui Drake gli aveva ricevuti.
“Dobbiamo dirglielo. Dopotutto di lui ci possiamo fidare. È stato uno dei nostri maestri...” ribatté Codero.
“Facciamo una cosa: domani mattina, quando leviamo le tende, gli diciamo la verità. Così magari ci darà il suo appoggio.” concluse Ardof mettendo d’accordo tutti.
- Scusi. – Codero ruppe il silenzio – Lei ancora non ci ha spiegato perché ci sta dicendo queste cose.-
- Vedete, il Fato esiste. Uno dei ragazzi che mandammo in missione lo incarnava. Io sono sicuro che c'è un motivo perché voi abbiate trovato le tute e le armi.-
- Si, un altra cosa non mi è chiara: perché vi siete divisi? Ha detto che eravate molto uniti.-
- Per il motivo più stupido del mondo. Nestra. Farionim si innamorò di lei, e con lui Reis. All'inizio tra i due ci furono dei battibecchi, niente di particolare, di pericoloso. Poi la cosa divenne una faccenda seria. Molto seria. Io non riuscivo più a farli stare calmi, alla fine Nestra decise di lasciarci per non fare danni alle Terre. Lì Farionim, il mio migliore amico, si fermò non si mosse più dal punto in cui era atterrato, spezzò il suo arco e lo gettò in un lago vicino. Alla fine mi lasciò anche Reis, rinchiudendosi nella sua rocca. Non rovinate le vostre amicizie per cose così futili, ve ne prego. Non sopporterei di vedere altre persone soffrire come ho sofferto io.- Drake sembrava sincero.

Proprio un tenerone, che altro si può dire?
Reis. Come dimenticare la scenata che fece quando nessun drago accettò di legarsi a lui? Comica.
Cosa? Non vi avevo già parlato di lui, prima? Oh! Come sono distratto!
Vabbè, ora sapete che ci fu un quarto diplomatico.

   
 
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