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Autore: Vago    30/01/2016    3 recensioni
Libro Primo.
Dall'ultimo capitolo:
"Che schifo.
Dopo tanto tempo che passi con qualcuno ti ci finisci per affezionare.
Non so chi, tra di loro, mi mancherà di più.
Forse tutti, o forse nessuno. Prima o poi dimenticherò i loro nomi.
In fondo, mi sono divertito a seguirli.
Sai, la mia ironia non ha perso l’occasione di affiorare.
Ho visto cose incredibili. Draghi, fate, esseri fantastici… e poi la magia. Quant’è bella?
Peccato che, se mai uscirai da lì, non potrai vederla con i tuoi occhi…
Nel mio viaggio con quei cinque ragazzi ho visto cose veramente incredibili.
Questo nuovo mondo è pieno di sorprese. Sarebbe bello poterlo esplorare assieme a te… Come ai vecchi tempi…
[...]
Ho visto perfino le armi elementari all’opera ancora una volta.
Non mi è dispiaciuto fino in fondo questo lavoro… O forse sì.
Il finale è stato bello e, nonostante tutto, devo ammetterlo, perfino io mi sono commosso, ogni tanto.
Un ragazzo si è sacrificato per i suoi compagni. Forse c’è ancora qualcuno non corrotto, in fondo.
[...]
Incredibile.
Non ho mai visto cose di questo tipo in tutta la mia vita…
Aspetta un attimo, così potrai vedermi anche tu."
------------
Storia revisionata
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Fato'
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 “Fariuna.” chiamò Trado con la mente.
“Si? Siete arrivati?”
“Vi vediamo. Ti ho chiamata in anticipo per darti per primo la notizia. Il tuo uovo si è schiuso. Ora il cucciolo è legato a Diana.”
Un'ondata di emozioni diverse e contrastanti travolse Trado con la potenza di un uragano. L’elfo fece fatica a rimanere concentrato.
“Scusa, è che... che non me l'aspettavo. Grazie per avermelo detto.” Riprese la regina dei draghi dopo essersi calmata.
“Non importa. A tra poco.”
Trado si ritrasse dal contatto.

Non riuscivi proprio a trattenerti per un’altra ora, vero?
No, mi raccomando. Distrai la regina dei draghi con una notizia di questo minuscolo peso. Tanto la riuscita del vostro piano non dipende solo dalla freddezza con cui guiderà il suo esercito.

Di lì a poco il gruppo poté vedere la nuvola multicolore dei draghi.

“Erdost, secondo te, tra quanto entreremo nel gruppo?”
“Se non ci sono venti contrari tra una decina di minuti. Non sono così tanto lontani.”
E così fu. Il gruppo di draghi sembrava uno stormo in migrazione. Fariuna era al centro, attorniata dai suoi quattro generali.
- Per favore, – disse la regina ai suoi generali – lasciatemi da sola con i Cavalieri.-  
Attorno al drago rosato si creò un vuoto.
- Venite pure.-  I quattro draghi si avvicinarono.
- Bentornati. Sono contenta di vedervi.-  continuò la regina.
- Fariuna. – disse un po' intimorita Diana dalla sella di Reicant – Vedi, si tratta del suo uovo... insomma... mentre andavamo verso il Palazzo, beh, mi si è schiuso in mano... io, cioè non sapevo che... che potesse succedere una cosa del genere. Però, insomma... questo è il cucciolo che ne è uscito.-  la ragazza mostrò il draghetto nero alla regina dei draghi. I due draghi si squadrano.
- Ascolta, non è colpa tua se lui ti ha scelto. Anzi, sono sollevata e felice che abbia scelto te. Felice per te e per lui.-  una lacrima rigò il muso della dragonessa, cadendo poi nel vuoto
- Aspetta, mi sembra giusto che tu possa vedere bene il tuo cucciolo. – Fece Trado e con un balzo passò sulla sella di Marfest, rischiando di far cadere il Cavaliere verde. – Fariuna, se prendi la tua forma umana il posto per te sulla sella di Reicant c'è.-
La regina non se lo fece ripetere due volte. In un attimo era già seduta al contrario sulla sella del drago bianco con il draghetto scuro in grembo.
- Come... come l'hai chiamato?-  la voce era rotta dall'emozione.
- Io, non le ho ancora dato un nome... non so neanche da dove devo cominciare... -  
La voce di Codero le risuonò nella testa. “Il nome è una caratteristica fisica o... o di un episodio particolare tradotto nella lingua del potere. Noi abbiamo usato questo metodo per trovare il nome ai nostri compagni.”
Il Cavaliere verde mise a disposizione di Diana la sua conoscenza e il suo vocabolario della lingua del potere.
- Si, allora... si, forse. no. E... forse. Ci sono! Vanenir! Sangue azzurro!-  
- Bene, allora Diana ti affido Vanenir e spero che te ne prenderai cura.-  concluse Fariuna con gli occhi lucidi.
La regina saltò via dalla sella del drago candido e riprese la sua vera forma. Frenò la caduta con uno schiocco delle ali membranose e si portò di nuovo al centro dello stormo.
Il buio arrivò all'improvviso, grandi nubi temporalesche si addensarono in un attimo sopra al gruppo dei draghi.
Una voce spaventosamente bassa arrivò direttamente nel cervello dei ragazzi. “È ordine della regina che tutti i draghi atterrino.”

Ardof si separò dal gruppo per sedersi su uno spuntone di roccia che guardava a ovest.
Dalla collina su cui si erano accampati la Grande Vivente era solo una striscia verde scuro che si stagliava sul crepuscolo.
- Bello spettacolo, vero?-  
Ardof balzò in piedi e per poco quel gesto non lo fece cadere dal masso su cui si era appollaiato. - Frida! Mi hai spaventato! Per la centesima volta, oltretutto.-
- Già, e sempre nello stesso modo…-
- Comunque si, è uno spettacolo incredibile.-
- Vieni, devo farti vedere una cosa. Uno spettacolo un po' diverso…-  la ragazza gli prese la mano e lo portò dalla parte opposta della collina, lo fece passare attraverso delle sterpaglie secche alte fino al ginocchio e in un roveto. Alla fine si ritrovarono davanti a una colonna di roccia naturale. Sembrava un obelisco.
- Ik. “ Su.”-  i due Cavalieri si sollevarono da terra e fluttuarono verso la cima della montagnola. Sopra vi era uno spazio erboso ombreggiato da un ulivo dai rami contorti e le foglie ingiallite.
- Wow. Come ha fatto a nascere qui quest' albero?-  
- Non lo so. Ma non è proprio questo che volevo farti vedere.-  Frida lo portò sull'orlo della colonna e gli mostrò la vallata che aveva ospitato gli scontri.
- Siamo davvero così vicini?-
- Si. Secondo Fariuna arriveremo là per domani pomeriggio. Anche se si alzasse il vento contrario li raggiungeremo prima che il sole superi l’orizzonte.-  
I due si sedettero con le gambe a penzoloni. Frida gli posò la testa sulla spalla e Ardof le guardò pensieroso i capelli castani scompigliati.
Di lì a poco arrivò anche Erdost, che si accucciò di fianco al suo Cavaliere, con la coda che penzolava al di fuori di quel praticello fuori dal mondo. Ardof gli appoggiò una mano sulla scapola squamosa.
Si. Stava bene. Era in mezzo alle persone a cui voleva più bene. Neppure la distesa nera demoniaca che si stendeva per la vallata poteva demoralizzarlo. Era la persona più felice del mondo o, se non lo era, ci mancava davvero poco.

Ti accontenti di poco…

Ardof si addormentò appoggiato al ventre caldo del drago cremisi, mentre la sua ala spiegata lo riparava dalla pioggia che aveva cominciato a cadere sulla collina.
Quando il Cavaliere si svegliò il sole non era ancora sorto e accanto a lui non c'era più nessuno. Dall'ulivo cadeva una goccia ogni secondo. Ardof mise le mani a ciotola e raccolse l'acqua.
La superficie divenne opaca, poi la faccia di Frida comparve tra le mani del ventenne.
- Ciao. Fariuna ci ha chiamati e non volevo svegliarti. Ricordati che siamo dove ieri ti ho spaventato... – le labbra della ragazza si incresparono appena in un sorriso – A presto.-
La superficie dell’acqua tornò trasparente e il Cavaliere la usò per sciacquarsi la faccia.
Ardof si cercò di pettinare i capelli, poi partì di corsa verso l'altra parte della collina.
Il Cavaliere ringraziò gli dei che la tuta dell'Accademia proteggesse da qualunque cosa, quando dovette ripassare fra i rovi.
Quando fu arrivato da Fariuna aveva il fiatone, la faccia arrossata e gli scarponi ricoperti di fango.
- Bene, ora che ci siete tutti posso spigarvi il piano per domani: arriveremo al monte che ci avete indicato per le tre di pomeriggio, non prima. Inoltre dovremo volare alti per evitare le frecce e per non essere visti. Dobbiamo sfruttare il fattore sorpresa e la paura che quei soldati possono avere della mia razza.-  
I cavalieri annuirono.
- Appena saremo arrivati qui, – la regina indicò con un dito affusolato un monte poco distante dal campo di battaglia – Voi dovrete partire da soli per infondere coraggio ai vostri soldati e dare a loro la notizia della nostra scesa in guerra. Una volta fatto questo attaccheremo tutti insieme. Durante la nostra prima incursione fate stare tutti i vostri uomini lontani dal nemico. Le nostre fiamme non fanno distinzioni tra amici e nemici.-
- Come farete a sapere che è il momento?-  chiese Codero.
- Uno di noi verrà con voi e ci darà il segnale prestabilito.-  
- Se lei... tu ne sei sicura, va bene.-  concluse Trado.
- Chi dovrebbe venire con noi?-  Chiese Frida.
- Venite, vi presento.-  
La regina li portò a un estremo del campo, presieduto da una grossa tenda verde. L’unica tenda che i draghi avevano montato.
Dentro l'aria era intrisa del profumo di molte spezie.
Gli venne incontro un uomo, o meglio un drago sotto le spoglie di un uomo, smilzo, alto, con i capelli bianchi e un naso adunco. Era il primo che vedevano sotto una forma così poco altezzosa e nobile.
- Vi presento Nettevì, è uno dei miei draghi più fidati e, inoltre, per via di alcuni problemi a cui non accennerò non potrà unirsi a noi nella pieno della battaglia.-  
I cavalieri strinsero a turno la mano del drago che sarebbe partito con loro.
- Bene, – si congedò la regina – io devo preparare l'attacco e dare le ultime direttive. Voi… – Fariuna si passò una mano tra i capelli neri – Voi fate quel che volete, basta che siate pronti per partire entro un’ora. Prima che il sole sorga.-  
- Si regina.-  Nettevì si piegò in uno strano inchino e tirò su con il lungo naso.
Quando la regina fu scomparsa nell'accampamento Nettevì si diresse alla sua tenda senza fiatare.
“Che simpaticone…” commentò Frida.
I Cavalieri misero tutti i loro bagagli nelle selle e si sdraiarono sulle foglie secche compattate dal diluvio della notte.
In quell’ora riuscì a ricominciare a piovere. Reicant spiegò la sua candida ala sui Cavalieri che cercavano di far passare il tempo, chi sonnecchiando, chi ammirando le proprie armi.
Ardof stava ammirando la squama rossa persa da Erdost, quando un ruggito basso riempì l’aria.
Nettevì era già pronto sul versante nord della collina su cui erano accampati, aveva i vestiti bagnati e una borsa sgualcita a tracolla. I capelli erano attaccati alla fronte e sugli occhi ma il drago sembrava non farci caso. Erano in ritardo di mezz’ora sulle previsioni di Fariuna per colpa di quella pioggia.
Il terreno era saturo d'acqua, le unghie d'avorio dei quattro draghi degli elementi erano inzaccherate di melma.
All'orizzonte si poteva vedere lievemente l'arcobaleno.
Quando i quattro cavalieri si fermarono alle spalle di Nettevì, il drago si trasformò in un rettile malaticcio con un'ala più corta dell'altra e la coda mozzata. Il drago aprì le ali sghembe e si sollevò da terra.

Mamma mia che drago mal ridotto! Dannazione, poveraccio! Trovategli un diavolo di mago che lo rimetta in sesto!
Perfino da ubriaco riesco a volare più dritto di lui!

I draghi degli elementi fecero altrettanto.
La temperatura fra le nuvole era davvero bassa, ogni goccia d'acqua era come un proiettile sulla pelle di Ardof.
- Destari intr! “Fuoco dentro!”-  la pelle del Cavaliere riprese un po' di colore mentre i suoi muscoli venivano scaldati dalla magia.

La grammatica, maledizione! La grammatica!
Possibile che non riusciate a comporre una frase di senso compiuto? Cosa vuol dire fuoco dentro?
Ringrazia di essere ignifugo, perché altrimenti saresti diventato un pezzo di carbone, probabilmente.

I draghi sorvolarono il campo nemico. Migliaia di demoni neri ammassati nella vallata.
Ad Ardof venne un brivido, sia lui che Erdost avevano paura. Tanta paura.
“Il campo dei nostri soldati non è molto lontano... ce la fai ad andare avanti?” chiese Ardof grattando le squame dorsali del drago carminio.
“Tranquillo, non ho mai ceduto in volo e non cederò ora. Soprattutto dopo una notte di sonno come questa.”
Finalmente atterrarono nell'avamposto delle popolazioni dell’est. Attorno a loro si creò una folla parlottante. Si fecero spazio il Governatore di Chiritai, Farionim, Foglietta I sulla spalla di quest'ultimo, Re Vroyer e Fasto.
La nota positiva nella faccenda è che avevano digerito la loro resurrezione. Questo era un bene.
- Bentornati!-  disse Farionim sfoggiando un sorriso splendido.
- Siamo felici che siate di nuovo fra di noi. In tutti i sensi.-  apostrofò Fasto.
- Siamo contenti anche noi di essere qui. – disse Trado – scusateci se non siamo più venuti a trovarvi dopo la battaglia… non volevamo creare troppo scompiglio.-  
- E il vostro compagno chi è?-
Fu Ardof a rispondere - Siamo partiti perché sapevamo di essere in svantaggio rispetto ai demoni. Siamo andati a trovare l'unica razza libera che non era ancora scesa in guerra…-  
- Ti prego... non dire i draghi.-  borbottò Farionim.
- I draghi.-  
- Siete pazzi! – imprecò Vroyer – Dei draghi non bisogna fidarsi!-  
Il re dei nani venne colpito da un’occhiata gelida di Codero.

Quel povero Cavaliere aveva perso due anni di vita con lui e non era riuscito a convincere il re dell’intelligenza di quella razza.

- E… – aggiunse Farionim – pretendono sempre qualcosa in cambio. Lo so per esperienza.-  
- A questo abbiamo trovato una soluzione. – continuò Ardof tranquillo –Governatore?-
- Si?-
- Lei mi aveva detto che se avessimo vinto la guerra lei e il suo popolo vi sareste trasferiti nella parte ovest delle Terre, o sbaglio?-  
- No, è corretto. Ma con questo?-
- Ho detto a Fariuna, l’attuale regina dei draghi, che sarebbero potuti andare a vivere in quella zona se la guerra fosse finita in nostro favore.-  
I governanti rimasero un attimo in silenzio.
- C'è un piano. – disse Frida. – I draghi si stanno preparando per la guerra. Nelle prossime ore ci manderanno un messaggio attraverso lui. – e indicò il drago verde. – Allora, appena loro avranno terminato la prima incursione, dovremo attaccare in massa. Il nostro obbiettivo non deve essere per forza quello di sterminare il nemico, basterà farlo indietreggiare a sufficienza. Ai confini della Grande Vivente c'è un gruppo ben nutrito di ribelli guidati da Drake. Lì spero che si svolgerà l'atto finale. Se non riusciamo a sconfiggerli prendendoli di sorpresa non so se avremo un’altra possibilità.-  
- Volete dire che sarà Drake a guidare i ribelli?-  chiese Farionim.
- Si.-  rispose Trado.
- E ti saluta.-  aggiunse Ardof.
Codero approfittò di un attimo di silenzio per dire. - Noi, approfitteremo della battaglia per raggiungere la Rocca delle Due Razze. In ogni caso rimarremo in contatto con voi. Uno di noi vi passerà le informazioni necessarie, faremo così anche con i draghi e i ribelli.-
- Molto bene. Manderemo l'ordine di armarsi.-  concluse il discorso Foglietta I.
I cinque governatori se ne andarono richiamando i generali.

I Cavalieri aspettarono che la folla si disperdesse nell'accampamento scavato nella roccia, dirigendosi poi verso la bara del compagno caduto per loro.
Il suo viso era duro, bianco, ma il sorriso era ancora il suo. Il sorriso di un bambino, il sorriso di un mezzo pazzo, il sorriso di chi sa di essere diventato un eroe, forse.
Era uno sguardo che Ardof non aveva visto su nessun altro in vita sua. Ma una cosa era sicura, Vago non era una persona comune.

Ci fosse una sola persona normale in questo gruppo…

I quattro si ritirarono nelle tende che i soldati della resistenza aveva montato per loro in un angolo dell’accampamento.
Mentre Ardof si sciacquava il viso dallo sporco che lo aveva accompagnato dalla partenza dalla capitale dei draghi, arrivò a fargli compagni una farfalla che rischiarava un poco la tenda intorno, come una piccola candela.
Le sue ali sembravano fatte di fuoco, ma non era una fata, come si sarebbe aspettato.

Ehi, non guardate me, questa volta.
Finalmente hanno capito che non sono qui per eseguire ogni loro ordine e basta.
E poi, dai. Una farfalla? Sul serio? Avanti, mi conoscete. Fossi stato io sarei diventato un enorme teschio infuocato con tanto di corna che fluttua a mezzaria. La farfalla non è proprio nel mio stile.

La farfalla svolazzò in tondo, per poi poggiarsi al centro alla tenda.
Ci fu un bagliore e la farfalla prese a crescere, assunse una vaga forma umana, gambe, braccia, un volto... l'alabarda del fuoco si alzò da terra e librò verso il nuovo arrivato che la prese al volo, sicuro, come se si fosse allenato per anni nel maneggiarla.
Ardof si inginocchiò subito al nuovo arrivato. Davanti a lui stava in piedi un uomo senza età, la faccia pallida in netto contrasto con gli occhi rossi incandescenti. I capelli erano fuoco vivo, scoppiettante e informe. Il nuovo arrivato portava un'armatura pesante di placche metalliche filigranate, un elmo con un pennacchio di fuoco sotto il braccio e l'alabarda luminosa come non mai in mano.
Era il messaggero, ne era sicuro. Non percepiva lo stesso potere che lo aveva avvolto nella Volta, ma era estremamente simile.
Le labbra rosse del soldato di fuoco si incresparono in un sorriso divertito, come se stesse ridendo a una battuta che aveva sentito solo lui. - Perché ti inginocchi davanti a un tuo pari, Ardof? Non lo hai fatto al nostro primo incontro.-

Senti un po’ quel fiammifero maledetto.
… Non lo hai fatto al nostro primo incontro. Non lo hai fatto al nostro primo incontro?!
Bravo! Prenditi i meriti non tuoi. Tanto ero solo io quello con un’armatura nera sotto il sole del deserto.
Te la farò pagare. Non so ancora come, ma una maniera la troverò. Stanne certo.

- Scusami... – disse il Cavaliere rialzandosi – perché sei venuto fin qui? Cos’altro hai da dirmi.-  
- Il nostro signore vuole metterti in guardia.-  Il messaggero porse al Cavaliere un foglietto spiegazzato e ingiallito. Sembrava antico, come se fosse un reperto. Appena Ardof prese il foglio di carta il messaggero si ritrasformò in farfalla e se ne andò.
Ora in mezzo alla tenda erano ammucchiati i pezzi l'armatura del soldato di fuoco e l'alabarda dell'elemento che aveva ripreso il suo colore abituale.
Ardof lesse il biglietto ad alta voce. - Buon pomeriggio, Ardof. Il mio consiglio è solo quello di lucidare le armi e scaldare i muscoli perché tra poco un incendio ti colpirà con tutta la sua prorompenza. Spero che il mio dono ti sia utile nelle battaglie a venire. Ricorda sempre chi sei, un figlio del fuoco. Arrivederci, il tuo signore.-

Semplicemente scrivere “preparati!” era troppo difficile?
Sappiamo già che sei il dio del Fuoco, non c’è bisogno che ce lo ricordi.

Ardof si tolse per la prima volta la tuta rinforzata dell'accademia per mettersi la nuova armatura.
Le placche metalliche erano molto più leggere e flessibili di quanto avesse pensato la prima volta che le aveva viste, ma davano un senso di resistenza incredibile.
Nessun metallo sulla terra aveva quelle caratteristiche, ne era sicuro.
I glifi sull'armatura presero a vorticare, modificandosi e unendosi. La frase finale recitava: “Ardof, il dominatore del fuoco, il Cavaliere delle fiamme, la fenice del Signore del Fuoco.”
Il ragazzo si sedette a gambe incrociate sulla branda, posò a terra l'elmo e con un panno cominciò a lucidare la lama della sua spada e quella dell’alabarda.
Dopotutto era stato uno degli Dei primigeni a suggerirglielo.

Non credo che intendesse lucidare le armi nel senso letterale del termine… dubito sarebbe di qualche utilità in questo momento.
Ma fai quel che vuoi. Vedi solo di non tagliarti qualche dito.

Nel rubino incastonato nell’elsa di Pyra la fiammella era divampata.
Verso l’una del pomeriggio un soldato andò alla tenda del Cavaliere rosso mentre sbraitava come un forsennato. - Vieni, sbrigati! Il vostro dannato amico sta dando di matto come un ubriaco alla festa degli alcolici dei nani. Presto!-  
Nettevì era sdraiato sul pavimento della grotta, sbavando e contorcendosi.
Urlava come un forsennato. - Sii, sii mio siignore!! Solo per leiii! Lo farò siignore!-

Ma che?
Spero che questo rettile malandato soffra di allucinazioni e convulsioni… se non è così prevedo grossi problemi.

Ardof entrò nella mente del drago storpio e la trovò contorta, era un labirinto, completamente diversa da quella di qualsiasi altra creatura.
Sopra quel labirinto oscuro fluttuava un'immagine nitida, una corona d'oro circondata da un alone nero.
Il Cavaliere carminio uscì appena in tempo da quella mente così inusuale per vedere il drago alzarsi incerto sulle proprie gambe e scagliarsi contro di lui.
Con una velocità che nessuno gli avrebbe mai attribuito, Nettevì rubò una spada a un soldato lì vicino, abbassandola violentemente sulla testa del Cavaliere.
L’alabarda pose l’asta filigranata tra la lama e la pelle appena in tempo.
Ardof riusciva a stento a parare i colpi del drago storpio con quell’arma così ingombrante, senza mai riuscire a creare uno spazio sufficiente per attaccare.

Merda.
Devo trovare una soluzione al problema.
Quell’inutile alabarda va bene solo a un mago puro, come puoi pretendere che in un duello sia di qualche utilità?
E dove sono finiti quegli altri maledetti marmocchi?

- Perché mi stai attaccando?- urlò Ardof portando l’alabarda di fronte a sé.
- Mi ha promesso che se ne uccido uno, avrò un nuovo corpo!-
I fendenti si fecero più violenti.
Qualunque soldato cercasse di intervenire veniva prontamente falciato dall’acciaio di quella spada.
Ci fu un sibilo nell’aria, poi una freccia candida trapassò il petto scarno del drago, facendolo ricadere a terra sul suo stesso sangue.

I cinque cavalieri si presero in disparte per discutere dell'accaduto. Ardof notò che tutti, Diana esclusa, avevano un'armatura nuova.

Complimenti per l’attenzione e lo spirito di osservazione.
Ora possiamo tornare a parlare del drago?
 
I glifi sui pettorali recitavano:

“Trado, il dominatore dei venti, il cavaliere degli uragani, il serpente piumato della Signora dell'Aria.”

“Frida, la domatrice delle acque, il cavaliere delle onde, la sirena della signora dell'Acqua.”

“Codero , il dominatore della terra, il cavaliere delle montagne, il golem del Signore della Terra.”

Vi ricordo che il punto di legame tra voi e i draghi è appena stato trapassato da una freccia! Volete svegliarvi a parlare di quello?
Si, belle le armature, ma dopo avrete tempo per parlarne.
Forza, prima le cose importanti!

- A chi tocca dare la notizia a Fariuna?-  fece Trado.
- Ci penso io.-  disse Ardof.
Il ragazzo chiuse gli occhi e si concentrò sulla regina dei draghi.
“Si?”
“Fariuna, il drago che ci ha mandato assieme è morto.”
“Come è potuto accadere?”
“Si contorceva e urlava lodi a un suo signore. Poi mi ha attaccato. Non siamo riusciti a fermarlo in altro modo.”
“ Questo non ha senso...”
“Fariuna. – Continuò Ardof. - Sono entrato nella mente di Nettevì poco prima che morisse. C'era un'immagine, una corona con un alone nero attorno.”
“Se quello che dici è vero dobbiamo fermare il re il più presto possibile. Tempo un'ora e attaccheremo. Non permetterò che un altro dei miei sudditi venga assassinato.”
Ardof diede la notizia dell'attacco a chiunque fosse a portata d'orecchio.
Il segnale di Fariuna arrivò puntuale. I soldati liberi si gettarono fuori dal campo con un urlo spaventoso.
“Fariuna, non temete le frecce delle truppe del re?”
“Tranquillo, abbiamo la nostra tattica.”
“Mi affido a lei, regina. Noi partiamo per la Rocca.”
Fuori i draghi volavano a coppie, ventre contro ventre, i muscoli tesi e le fauci spalancate in un interrotta fiamma.
Era uno spettacolo, bello come il parco appena fuori alla Volta degli Dei.
I draghi riuscivano a volare mantenendo la posizione, le virate erano precise e, anche se il volo era interrotto da picchiate e schivate, il loro ventre poco protetto non veniva mai scoperto.
- Ragazzi, prendiamo nota. Una cosa del genere ci sarebbe servita la prima volta…-  disse Codero.
- Ci avessimo pensato prima non sarebbe finita così male la nostra battaglia.-  rifletté Trado, concedendosi ancora qualche secondo per ammirare la scena.
- O forse si. Magari era destino che noi morissimo in quella battaglia.-  rispose Ardof sistemandosi l’elmo.

I signori sono pregati di riportare la loro attenzione sul fatto che non dovrebbero perdere tempo a parlare! Dannazione! Svegliatevi!
Sono d’accordo con voi che siete stati degli emeriti idioti la prima volta, ma avete un compito da portare a termine!

No! Ragazzina vattene!
Ti prego Diana, siamo in ritardo su qualunque tabella di marcia!

E ti pareva? Una perdita di tempo dopo l’altra. Non riusciremo mai a prendere il volo.
Forza Trado, salutala alla veloce così potremo incamminarci. C’è qualcuno qui che non vede l’ora di morire, non essere egoista.
E che fastidio rimanere fermo sotto forma di falco. Ho tutta la coda che prude!
Forza! Vogliamo partire? 

   
 
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