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Autore: Ormhaxan    30/01/2016    3 recensioni
Londra, 1472. Richard, Duca di Gloucester e futuro Richard III, nominato protettore del nord dopo la fine della guerra tra gli York e i Lancaster, ritorna a Londra per reclamare il suo ultimo premio: la mano di Anne Neville, vedova del Principe del Galles e figlia di quello che è stato uno degli uomini più potenti d'Inghilterra, Richard Neville.
Anne, però, non è disposta a sposarlo e chiederà aiuto al marito di sua sorella, George Plantageneto, affinché l'aiuti ad ostacolare tale unione. Le sue speranze verranno vanificate quando Richard la sottrarrà dalla custodia del Duca di Clarence e la condurrà in un luogo a tutti segreto...
[AVVISO: La figura di Richard III si discosta da quella più celebre della tragedia di Shakespeare, mentre prende ispirazione dalla figura storica, e dai fatti realmente accaduti.]
Genere: Angst, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
Capitoli:
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Richard lasciò Westminster a notte fonda, sulle sue labbra dipinto un sorriso trionfante e impertinente, nel suo farsetto infilata una pergamena che sigillava l’accordo preso con suo fratello George.
Il maggiore era stato irremovibile, aveva fatto di tutto per impedire il matrimonio tra lui e Lady Anne, cercare di far uscire quest’ultima dal santuario in cui era stata rinchiusa contro la sua volontà due settimane prima; alla fine, suo malgrado, era stato Richard a uscirne parzialmente vittorioso, cedendo parte delle terre della famiglia Neville e della futura eredità di Anne al maggiore – Warwick, Salisbury, Tewkesbury – per saziarne l’avidità  e fargli giurare che non avrebbe mai più tentato di intromettersi nei suoi affari economici e sentimentali.
Aveva persino ceduto il suo ruolo di Conestabile d’Inghilterra, una delle cariche più influenti e prestigiose del regno, tutto pur di zittire le proteste di George e avere ciò che il suo cuore desiderava di più: Anne.
Dopo tutto, si era detto, la vita di corte non aveva mai fatto per lui: era una vita tranquilla a nord quella che voleva, a Middleham, tra la gente che lo conosceva e amava; a Londra era sempre stato e sempre sarebbe stato il fratello minore del re, il taciturno e austero Duca di Gloucester, che non sapeva godersi la vita e gli svaghi peccaminosi della mondanità.

“Dickon! – Francis Lovell lo stava attendendo fuori le mura del palazzo, lo aveva aspettato per ore, impaziente di conoscere il verdetto ultimo – E’ stata presa una decisione?”
Richard ghignò, lasciando trasparire la sua vittoria agrodolce, e presa dal farsetto la pergamena chiusa con della ceralacca rossa che portava il sigillo del re gliela sventolò sotto il naso: “George è stato accontentato, si è preso il castello e il titolo di Warwick e Salisbury; anche Tewkesbury, insieme alla sua dannata abazia in cui riposa il pio Edward di Lancaster, mentre io avrò il nord e la mia Anne.”
“Sarete per sempre geloso di lui, non è così, odierete per sempre il Principe del Galles!”
Richard lo fulminò con lo sguardo: “Geloso? Perché mai dovrei esserlo?”
“Perché lui ha avuto ciò che avrebbe dovuto essere vostro per diritto, ciò che vi è stato negato da vostro fratello; perché lui l’avrebbe resa regina un giorno, proprio come sognava il Conte, e probabilmente lei stava iniziando ad amarlo.”
“Tacete, Lovell, voi non sapete niente! – esclamò piccato e infastidito – E in ogni caso le volontà del Conte e i buoni propositi non valgono più nulla: lui e il gentile principe sono entrambi morti, sono il passato, mentre io sono vivo e ho un futuro radioso davanti.”
Richard salì in sella al suo destriero dal manto reso nero dai colori della notte e diede un deciso colpo di speroni.
“Dove state andando?” chiese Francis, non ancora in sella al suo cavallo.
“Dalla mia futura sposa, Francis, ad annunciarle la lieta novella!”
“Ma è notte fonda!” esclamò l’amico, come se la cosa non fosse abbastanza evidente, ritenendo quella decisione una follia.
“In questo caso la desterò dal suo pacifico sonno! – Richard rise – Andate a casa, Francis, andate da vostra moglie e brindate alla mia salute e a quella di Anne Neville.”



**


A St. Martin dormivano tutti quando Richard arrivò, il frate che gli aprì la porta lo guardò con occhi assonnati e preoccupati, e frettolosamente lo lasciò entrare.
Senza dare troppe spiegazioni, il Duca si diresse verso le stanze di Anne, incurante delle proteste del frate e di quello che avrebbero pensato il priore e gli altri una volta saputa la cosa; non svegliò neanche Agnes, unica dama di compagnia di Anne, e di soppiatto entrò nella stanza da letto della sua futura sposa: chiuse a chiave la porta, così da non rischiare di essere disturbato, e ammirò compiaciuto il corpo addormentato della fanciulla illuminato appena dalla luce delle ultime candele quasi del tutto estinta e dai raggi della luna che filtravano dalla finestra socchiusa.
“Così bella…” sussurrò a pochi passi da lei, osservandola dormire rannicchiata sotto le pesanti coperte, sfiorando i suoi lunghi capelli dalle sfumature rosse sparsi sui cuscini.
Era andato là per svegliarla e darle la notizia, per farla infuriare ancora una volta, ridere ogni volta che il suo viso diventava paonazzo per la rabbia e lo insultava, ma ora che la vedeva così tranquilla e serena non ebbe il coraggio di sfiorarla.
Silenzioso aggirò il letto e, sfilati i calzari e il farsetto blu, si distese accanto a lei: probabilmente domani mattina lei gli avrebbe urlato contro, inveito anche, facendolo pentire di quella folle scelta, ma in quel momento non gli importò nulla.
Si avvicinò a lei, senza però toccarla, abbastanza da percepire il calore emanato dal suo esile corpo e chiusi gli occhi si addormentò tranquillo.



Si risvegliò percependo uno strano peso comprimerle lo stomaco, sentì le sue dita come impigliate in qualcosa di morbido ma allo stesso tempo ingarbugliato, e giurò di percepire una mano…
Anne spalancò il occhi e trattenne il fiato: non era sola nel letto, c’era qualcun altro insieme a lei, e abbassato lo sguardo riconobbe quella massa di capelli ricci - gli stessi ricci che avrebbe riconosciuto in mezzo a tanti -  immediatamente.
Cacciò un urlo.
Richard sobbalzò, svegliato bruscamente da quell’urlo che per poco non gli compromise l’udito, e lesto si allontanò dal morbido e caldo corpo di Anne e si mise seduto.
“Voi! – Anne gli puntò un dito contro – Come avete osato?”
Frettolosamente gettò le coperte di lato, si alzò a piedi nudi dal letto a baldacchino, e si allontanò il più possibile da Richard.
Quest’ultimo si stropicciò un occhio con aria assonnata, sbadigliò, e seduto sul bordo del letto si mise alla ricerca dei suoi calzari.
“Non avete nulla da dire?” chiese ancora Anne, la voce stridula e nervosa.
“Da quella prospettiva vi si vede ogni cosa, Milady, la vostra veste è fin troppo leggera. – disse con voce piatta, senza scomporsi, come se la cosa fosse poco importante – Non che io non abbia mai visto una donna nuda, sia chiaro, o che sia infastidito dalla vista.”
“Voi… - Anne cercò di coprirsi con le mani come meglio riuscì, afferrò una veste che si mise addosso frettolosamente, legandola in modo da coprire le pudenda – Voi avete passato tutta la notte nel mio letto, vi siete intrufolato nella mia stanza, e chissà che altra scelleratezza avete compiuto mentre ero addormentata.”
“Non vi ho neanche sfiorata con un dito mentre ero sveglio, se questo può consolarvi, mentre non rispondo delle azioni commesse nel sonno. – assicurò – Ero venuto da voi per parlarvi, dirvi che sono arrivato ad un accordo con George, che mio fratello non interferirà nuovamente nei miei piani, ma avendovi trovata profondamente addormentata non ho avuto cuore di svegliarvi.”
“E avete preferito denudarvi e strisciare come un serpente tentatore nel mio letto!”
“Se non erro ho ancora le mie braghe e la mia tunica addosso, non mi sono denudato, tantomeno volevo tentarvi! – spiegò piccato – Volevo solo…”
“Cosa?”
“Non lo so, Anne, non so cosa mi è passato per la testa! – ammise – Ero stanco, euforico per aver messo a tacere una volta per tutte il mio adorato fratello George, e ho agito d’impulso. Se vi ho in qualche modo offeso vi chiedo scusa.”
“Stavate dormendo aggrappato a me, avevate il capo sul mio ventre e la vostra mano… - fece una breve pausa per trovare il coraggio di proseguire – la vostra mano era sul mio seno!”
Richard roteò gli occhi, spazientito: “Come già detto, non ho controllo su quello che accade mentre dormo, e a mia ulteriore difesa bisogna dire che i vostri seni sono molto invitanti.”
“Sfrontato! – Anne afferrò un cuscino e lo lanciò contro di lui, colpendolo, facendo la stessa cosa con un altro e poi un altro ancora – Impertinente, egocentrico, tiranno!”
“Sapete cosa? Essere insultato da voi è quasi diventato eccitante! – esclamò, provocandola nuovamente, bloccandola un istante dopo averla vista afferrare un candelabro – No!”
La bloccò per il polso, stringendo quel tanto che bastava per farle indebolire la presa sul suddetto candelabro di ferro e toglierlo dalle sue mani: “Una cosa sono i cuscini, Annie, – proseguì – un’altra sono gli oggetti contundenti. E io sono stanco di giocare, farmi trattare come uno stupido, continuare con questa commedia.”
“Allora andatevene e lasciatemi sola.”
“No, non prima di avermi ascoltato, di avervi detto ciò per cui sono venuto qui ieri sera.”
“Vi ascolto.” Disse piccata Anne, incrociando le braccia al petto.
Richard annuì impercettibilmente, seccato ma allo stesso tempo compiaciuto, e con voce chiara e forte disse: “George ha promesso di non intralciare più la nostra unione, dopo un’accesa discussione ha deciso di accettare le mie condizioni e darci la nostra benedizione.”
“Non è vero! – esclamò Anne – George non mi lascerebbe mai nelle vostre grinfie, non lo farebbe mai, non importa quali siano queste condizioni.”
“Neanche per il titolo di Conte di Warwick e Salisbury, del castello di Tewkesbury? Neanche per la carica di Conestabile d'Inghilterra? – chiese retoricamente Richard – Io credo proprio di sì, ma belle.”
“Warwick? – Anne era perplessa – Ma sono terre e i titoli di mio padre, fanno parte della fortuna di mia madre, sono il motivo per cui volete sposarmi. Per quale motivo lo avreste fatto?”
“Perché ho avuto il nord e la chiave per arrivare ad esso: voi. Inoltre, la vostra dote è rimasta notevole, mi porterà prestigio e ricchezza. – spiegò lui – Perché così potrò adempiere alla promessa che feci a vostro padre molti, molti anni fa, quando ero ancora un ragazzino.”
“Quale promessa?”
Richard si avvicinò ancor di più a lei, così vicino da far sfiorare i loro corpi, e posata delicatamente una mano sulla guancia di Anne rispose: “Prendermi cura della sua amata bambina.
Sapete, - proseguì – per me la lealtà è tutto, e fino a quando ho potuto sono stato leale a vostro padre: per me è stato come un padre ed ho pianto la sua morte.”
“Bugiardo! – sentenziò velenosa Anne – Voi avete ucciso mio padre a Barnet, voi e i vostri fratelli, lo avete ucciso!”
“Edward lo voleva vivo, e anche io, ma i soldati hanno disubbidito agli ordini e lo hanno circondato e ucciso. – disse profondamente ferito – Il sangue di vostro marito potrà anche lordare le mie mani, lo ammetto, ma non avrei mai assassinato l’uomo a cui volevo bene. La sua morte è stata una tragedia, non sarebbe dovuta accadere, e che io sia maledetto e la mia anima bruci all’inferno se vi sto mentendo.”
“Ma la Regina Margherita…”
“La Lupa di Francia1 vi ha mentito! – disse nel tentativo di farla ragionare – Non capite, Anne, siete davvero così cieca? Quella donna ci ha sempre odiato, odiava anche vostro padre nonostante tutto, e avrebbe fatto qualsiasi cosa per calugnarci.”
Anne abbassò lo sguardo, una lacrima rigò il suo viso, e in un sussurrò disse: “Perdonatemi, ho sbagliato ad accusarvi della morte di mio padre, non avrei mai dovuto dirvi quelle parole. – si asciugò un’altra lacrima – Voi amavate mio padre, questo ve l’ho sempre riconosciuto, per lui eravate il figlio maschio mai avuto. Per voi provava immenso affetto, e vi rispettava, era orgoglioso dell’uomo che eravate diventato.”
“Accetto le vostre scuse, ma belle, e anche se avrei dovuto dirvelo molto tempo fa è giusto che sappiate che sono davvero desolato per le vostre perdite.”
Anne lo guardò con la coda dell’occhio, poco incline a credergli, - poteva anche aver pianto la morte di suo padre, del suo mentore, ma non quella di suo marito, dell’uomo che lui stesso aveva assassinato – e glielo fece capire immediatamente:
“Come potete essere dispiaciuto per la morte di un ragazzo che voi stesso avete strappato alla vita nel fiore degli anni?”
“Non lo sono, - rispose piccato – ma mi dispiace se questo vi ha recato sofferenze. Vostro marito sarà stato anche il Principe di Galles, il ragazzo pio e santo degno di suo padre che volete farmi credere, ma ha tentato di uccidere il mio sovrano, mio fratello, e io dovevo fermarlo.”
“Mi avevano detto che era stato uccisione a sangue freddo.”
“Non che io ricordi, no. Edward brandiva una daga nella mano destra, nonostante fosse ferito e sconfitto ha cercato di ribellarsi fino all’ultimo, e quando io e George abbiamo capito le sue intenzioni lui si è buttato su Ned per proteggerlo e io ho affondato la lama.”
Anne si coprì il viso con le mani, non sopportando quell’immagine, il pensiero del suo caro sposo trafitto da una lama e morente in una pozza fatta del suo stesso sangue.
“Lo amavate? – chiese all’improvviso Richard – Dovevate amarlo molto se dopo un anno continuate a piangerlo come il primo giorno.”
Nella sua voce c’era sarcasmo, certo, ma sembrò anche infastidito al pensiero che lei potesse amare qualcun altro; lui l’aveva ritenuta sempre e soltanto sua, sin da quando il Conte gli aveva preannunciato il loro fidanzamento poi sfumato per volere del loro sovrano, e la consapevolezza di essere disprezzato e in un futuro mai amato lo rendeva furioso.
“Sapete bene che non ho sposato Edward per mia volontà: entrambi siamo stati costretti, e inizialmente lui si è dimostrato molto freddo e distaccato. – sospirò  - Successivamente, le cose sono cambiate, si è dimostrato dolce con me, abbiamo scoperto molte cose in comune e probabilmente stavo iniziando a volergli profondamente bene.”
“E siete stati… intimi? – azzardò – Voci sostengono che il matrimonio non è mai stato consumato e io vorrei sapere se sto per prendere una moglie vergine o deflorata.”
Anne sorrise amara e scosse la testa: “Vi divertite ad umiliarmi, Richard?”
“Umiliarvi? – aggrottò la fronte – Mia cara, nulla di tutto questo concerne l’umiliazione, è puramente una questione d’affari.”
“Affari… - fece eco la voce di lei – Ma certo, dopo tutto sono solo un premio, una vostra proprietà. Sapete, voi e mio padre non siete poi così diversi, amate muovere i pezzi della vostra scacchiera come più vi aggrada, senza pensare alle conseguenze.”
“Non una proprietà, Anne, ma una mia pari. – disse – Sarete la mia duchessa, la mia adorata moglie, vi sarò fedele fino a quando avrò vita e vi renderò felice.”
“Fedeltà, amore: cosa ne sapete voi dell’amore?”
Per Richard fu come una coltellata al petto: cosa ne sapeva lui dell’amore, lui che aveva giaciuto con due donne senza amarle, aveva dato loro due figli bastardi, lui che era cresciuto senza l’affetto di un padre e aveva conosciuto così pochi anni di pace.
“Amo i miei figli, Kat e Johnny, amo le mie sorelle e mia madre, sono fedele al Re e sarò fedele e leale a voi, Anne: Loyaultè me lie2, la Lealtà mi lega, è il mio motto.”  
“Fedeltà, lealtà, tutte virtù importanti certo, ma l’amore? – Anne fece un passo in avanti – Io voglio essere amata, Richard, voglio qualcuno che mi ami per quella che sono e non per la mia fortuna e voi… voi mi amate, anche solo un po’, riuscite a trovare dell’amore per me nel profondo del vostro cuore?”
“Anne, sapete che ci tengo a voi, che non voglio rendervi infelice.”
“Non sto parlando di affetto, Richard, ma di amore: voi mi amate?”
Richard serrò le labbra e trattenne il fiato, quella domanda era sfacciata quanto imprevista, e per la prima volta da tanto tempo era rimasto senza parole. Cosa mai avrebbe potuto dire per non ferirla? Non l’amava, le voleva profondamente bene ma non l’amava nel modo in cui le meritava e desiderava essere amata, e ammettere il contrario sarebbe stata una menzogna; dirle la verità, d’altra parte, l’avrebbe ferita.
“Con il tempo…” sussurrò in fine, decidendo che quella era la migliore risposta, la verità.
Se lei si fosse lasciata amare con il tempo lui avrebbe imparato ad amarla e a donarle il suo cuore colmo di cicatrici, ma aveva bisogno di tempo, del suo aiuto.
“E voi, voi riuscirete mai a provare affetto per me, amarmi e insegnarmi a fare altrettanto?”
Aye, con il tempo… - sorrise sorniona – Siete geloso, Richard, geloso di Edward?”
“Non per molto ancora… - annullò la distanza e le accarezzò il viso – Lui ti ha avuto prima di me, ha avuto ciò che sarebbe dovuto essere mio, ma tra due giorni sarete mia moglie e non permetterò al suo fantasma di perseguitarmi. Che si tenga pure il Paradiso, non mi importa, io avrò voi e il nord, vi darò i figli che lui non vi ha dato e farò in modo che il suo viso e il suo nome diventino uno sbiadito e lontano ricordo.”

E poi la baciò, prepotentemente e inaspettatamente, stringendo il suo esile corpo con le sue possenti braccia, cogliendola di sorpresa. Aveva desiderato baciarla dal primo momento in cui era entrato nelle sue stanze la notte passata, non appena l’aveva vista addormentata, così bella e tentatrice allo stesso tempo.
Anne afferrò il suo farsetto, tentando di allontanarlo, ma le sue proteste furono inutili: Richard era troppo forte, la sua passione bruciava come un fuoco, il suo bacio era tutto quello che i baci di Edward non erano mai stati.
La sua bocca era famelica, sembrava volerla divorare, assaporava ogni centimetro della sua e le sue mani sembravano essere ovunque sul suo corpo.
“Richard…”
Anne protestò, cercando ancora una volta di allontanarlo, sentiva il suo cuore esplodere nel petto mentre lui le baciava lascivamente il collo: come poteva un uomo così arrogante e odioso provocarle tutte quelle sensazioni?
La sua sopratunica fu slacciata e sfilata frettolosamente, la sua lunga tunica da notte era così leggera che Anne si sentì nuda, si lasciò scappare un gemito simile ad un urlo quando lui – riprendendo a baciarla – chiuse le mani a coppa sui suoi piccoli seni e strinse forte.
E quando si ritrovò stesa sul letto, la tunica abbassata fino all’ombelico in modo da rivelare i due oggetti del desiderio di Richard e la bocca di quest’ultimo intenta a lambire e mordere il suo seno, Anne perse anche l’ultimo barlume di lucidità.
“Anne, oh Anne… - Richard le soffiò sul collo, una sua mano pigramente poggiata sulla sua coscia, provocandole un brivido – Così bella, così candida, perfetta. Mi desiderate, Anne?”
I suoi occhi azzurri erano velati dal desiderio, le sue gote rosse come due mele mature, il suo respiro affannato: Edward non le aveva mai fatto provare quelle emozioni, era stato un ragazzo inesperto e timido sotto le coperte, il più delle volte impacciato. Ma Richard, lui era un uomo, un uomo passionale che aveva concepito due figli, era un figlio di York, era possessivo e passionale.
“Posso leggerlo sul vostro viso, - continuò mordendole una spalla – Ditelo!”
“Sì, - confessò con voce spezzata – Sì, Richard, sì. Vi desidero, Dickon.”
“Non usavate quel nome da quando eravamo bambini… - le tolse un ciuffo di capelli dal viso – Mi piace come suona sulle vostre labbra.”
La baciò nuovamente, passionale come la prima volta, interrompendolo poi altrettanto bruscamente. Senza dire nulla si allontanò da lei, risistemandosi la tunica mezza sgualcita e aperta, tentando di darsi un contegno, lasciandola sbalordita e mai così desiderosa di un uomo.
“E’ meglio che vada, adesso, prima che sia troppo tardi. C’è ancora molto da preparare, il matrimonio è tra due giorni, e le vostre dame si staranno preoccupando.”
“Voi… - Anne si portò a sedere, si sentì presa in giro, umiliata – Voi mi avete raggirata, vi siete preso gioco di me, vi siete divertito.”
“Mi sono fatto prendere dalla passione e dal desiderio, vi ho dimostrato che la nostra unione potrà essere interessante anche senza amore, dato un assaggio della nostra prima notte di nozze. – la corresse piccato – Per quanto avrei voluto, non sono tipo da portare a letto dame alla vigilia delle loro nozze, andare contro le usanze.”
La guardò sottecchi e continuò: “Certo, a meno che voi non mi supplichiate di continuare, in quel caso potrei anche fare un’eccezione.”
Il cuscino lo colpì in pieno viso, facendolo scoppiare in una fragorosa risata, avvicinare nuovamente a lei e rubarle l’ennesimo bacio.
“Potrei quasi abituarmi a tutto questo, sapete? – sussurrò sfregando i loro nasi – Le nostre litigate, voi che mi lanciate cuscini, io che mi faccio perdonare portandovi a letto.”
“Stupido! – l’apostrofò, arrabbiata ma anche divertita, cercando nuovamente le sue labbra e trovandole – Vi odio!”
“Bugiarda! – esclamò sogghignando – Pazienza, ma belle, una volta sposati rinchiuderò entrambi nelle nostre stanze e vi impedirò di lasciarle per almeno una settimana.”
Anne avvampò nuovamente, osservandolo in silenzio rivestirsi, prendere le sue cose – tra queste anche un ultimo bacio da lei – e lasciare le sue stanze dopo averle riservato un ultimo dei suoi sorrisi da sbruffone.
La prossima volta che l’avrebbe rivisto sarebbe stato davanti all’altare della chiesa, avrebbe indossato il suo abito da sposa, e lui sarebbe diventato suo marito.

 

*



1. Epiteto dato a Margherita d'Angiò per le sue origini francesi.
2. Motto che ha per tutta la vita accompagnato Richard di Gloucester, poi Richard III, spesso associato al cinghile bianco, suo stemma. Il motto, tradotto in inglese, come avrete capito da il titolo alla storia.






Angolo Autrice: Salve, gente! Penultimo capitolo prima dell'epilogo finale, in cui tutti i retroscena vengono svelati, così come i sentimenti celati di Richard.
Nella tragedia di Shakespeare, Riccardo III, Richard  è visto come l'assassino del padre e del marito di Anne, cosa non vera, poichè entrambi sono periti in battaglia - il primo nella già citata battaglia di Barnet, la seconda in successione che perse dopo il tradimento di suo genere, George Plantageneto, e il secondo nella battaglia di Tewkesbury, che determinò la definitiva sconfitta delle forze del Principe di Galles e della fazione fedele ai Lancaster -  per meno di terzi.
In questa mia versione ho voluto fondere le due versioni, quella storica e quella della tragedia, attribuendo sì a Richard la morte di Edward di Lancaster ma contestualizzandola in modo più realistico possibile.
Infine, ringrazio tutti coloro che leggono, seguono e recensiscono.

Alla prossima,
V.
  
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