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Autore: Hopeless20    03/02/2016    0 recensioni
Quando una ragazza si trova a combattere con la tristezza cosa è giusto che faccia? Può la cosa sbagliata diventare giusta? Il difficile cammino di Jessica che si ritrova a combattere, per cercare di uscire dal suo stato di tristezza perenne. Non sempre c'è un motivo per cui il cuore perde la gioia di vivere.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 2 Il ragazzo non ha una bella cera, è magro, oppure sono i vestiti larghi che indossa a farlo sembrare tale, ha le occhiaie che sottostanno a due occhi azzurri, quasi trasparenti, e la barba incolta.Ha i capelli biondi, ma palesemente trascurati. Mi guardo intorno per essere sicura che poco fa stesse parlando proprio con me, non c'è nessun altro in strada per cui confermo l'ipotesi di prima.Il ragazzo mi fissa, ha un non so che di misterioso e inquietante. Decido che è meglio ignorarlo, infilo le cuffie, ma senza far partire la musica per essere sicura di sentire ogni rumore sospetto, mi volto nella direzione per la vi di ritorno e inizio a camminare. Cammino per un po', ma dietro di me sento il rumore di passi, continuo a camminare, però il rumore di passi non accenna a diminuire. Mi volto di scatto e mi trovo faccia a faccia con il ragazzo del muretto. "Non ignorare ciò che ti ho detto poco fa, fidati quella di problemi di ragazzi non capisce niente.". Lo guardo in silenzio indecisa se rispondere o girarmi e continuare a camminare. "Lo so che non stai davvero ascoltando la musica, per cui smettila di ignorarmi. Sta tranquilla, cerco solo di darti consiglio, non ti farò nulla." Sbarro gli occhi, come faceva a sapere che non ascoltavo davvero la musica?"Cara, se ti stai chiedendo come faccio a sapere che che non stavi sentendo qualsivoglia forma musicale è perchè non ti ho visto premere il tasto play sullo schermo.". Ok quest'uomo fa paura. "Ahah, dai stavo scherzando, figurati se qualcuno può notare un dettaglio del genere. L'ho capito quando ti sei girata di scatto, non l'avresti fatto se non avessi sentito i miei passi dietro di te.". Stizzata per la presa in giro, mi volto e continuo per la mia strada. "Andiamo, stavo solo scherando. Fermati!". Mi sento prendere il braccio, ma riesco subito a liberarlo dalla presa, che non era assolutamente ferrea. "Potresti smetterla di seguirmi!". Sbotto irritata."Ho apprezzato il tuo consiglio, ma posso decidere sola! Ciao.". "Che carattere scontroso che hai cara.". "Santo cielo, non puo lasciarmi in pace? Mi metto a gridare se non ti allontani, io nemmeno ti conosco!". Riprendo a camminare, ma il ragazzo continua a tallonarmi e a parlare. "Hai ragione, hai ragione... Il mio nome è Angelo Martucci, ho 20 anni e lavoro come cameriere. La psicologa con cui hai parlato è mia zia, e fidati di problemi di giovani non capisce un'acca.". Le sue parole attirano la mia attenzione. "Sei il nipote della dottoressa?". "Finalmente un tono più gentile. Sì, sono suo nipote, ma non la vedo mai, l'ho frequentata solamente, quando credevo di essere depresso e andavo nel suo studio, poi ho capito che è solo una farlocca, e ho smesso di andare alle sedute,e lei non mi ha mai cercato per riprenderle. Bene ora che sai chi sono, puoi dirmi tu il tuo nome?". Sono titubante a rispondere, tuttavia lo faccio lo stesso. "Jessica De Gregorio.". "Molto bene Jessica, adesso puoi ascoltarmi? Però prima sediamoci." Detto fatto, il ragazzo si accomoda su una panchina e mi fa cenno di sedermi vicino a lui. Lo faccio, in fondo, cos'ho da perdere? "Allora Jessica, dimmi, per quale motivo eri da mia zia?". "Non vedo perchè dovrei dirtelo.". "Se non volevi parlarmene perchè ti sei seduta vicino a me?". Gonfio le guance infastidita, in una smorfia che ha sempre fatto ridere il mio ragazzo. "Ahah come sei buffa... Avanti perchè eri da lei?"." Perchè mi sento triste e non so la ragione.". "Classico...". Commenta Angelo. Mi innervosisce il suo sminuire il mio problema, sto per alzarmi, ma il ragazzo mi blocca nuovamente."Perchè ti arrabbi adesso?"."Non ti devo nessuna spiegazione." Stavolta mi alzo sul serio e inizio ad allontanarmi, ma le sue parole mi fermano nuovamente."Peccato che tu te ne voglia andare Jessica, perchè io avevo il tuo stesso problema e ho trovato la maniera di risolverlo...". Mi volto verso di lui, non riesco a credere alle mie orecchie. "Come sai che il tuo problema era come il mio?"."Ti senti triste, abbandonata, ridi a comando, il tuo sorriso non raggiunge mai gli occhi, nessuno se ne accorge e ti senti nell'abisso. Hai pensato al suicidio, ma non hai il coraggio di applicare ciò che hai pensato, non perchè hai paura della morte, la tristezza ti ha portato via la paura, ma perchè ti rende ancora più triste pensare alla sofferenza dei tuoi cari. Allora tieni duro e fingi di stare bene solo per loro. Se quello che ti ho detto corrisponde a quello che provi tu, allora vieni con me.". Mentre parla mi si avvicina e mi tende la mano, non so cosa devo fare, posso davvero fidarmi di lui? "Ti sto offrendo una via d'uscita dal tuo stato emotivo Jessica... Vieni con me.". Sono confusa e sconcertata. Posso seguire un semi sconosciuto che però ha capito la mia situazione perfettamente e senza nemmeno chiedermi nulla, mentre le persone che mi sono più vicine non hanno mai notato nessun cambiamento in me? Allungo la mano verso la sua.
  
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