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Autore: everything88    04/02/2016    3 recensioni
È giusto credere nel destino? Due anime gemelle sono sempre in tempo per superare ogni difficoltà e trovare il modo di stare insieme?
Questa storia è ambientata dopo la fine della sesta stagione.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NOTA DELL'AUTRICE: Eccoci qui con questo terzo capitolo. Premetto che ritengo sia la cosa più brutta scritta finora, perché il tentativo di buttare giù questa transizione molto 'dialogosa' si è rivelato più arduo del previsto. Ad ogni modo, spero che riusciate a perdonarmi e a darmi ancora fiducia. Ci vediamo alle note finali!


Capitolo 3 - “September morn”


“L'ho perso. È finita per sempre!” . Poche, rapidissime parole, prima che Camilla si precipitasse in camera lasciando che il dolore avesse ancora una volta il sopravvento e rifiutandosi di avere altri contatti con il mondo esterno per i successivi tre giorni.

Livia capì immediatamente la gravità della situazione e, nonostante il matrimonio e la recente maternità, si sentì di nuovo una bambina, alla stregua di Don Chisciotte di fronte ai mulini a vento.

“George, è tutta colpa mia! Sono io che l'ho spinta ad andare da lui. Adesso, però, non so assolutamente cosa fare, non l'ho mai vista così; lo sguardo che mi ha rivolto quando è tornata a casa mi ha fatto venire i brividi!”

“Liv, non è colpa tua. Tua madre è una donna adulta, you know, e sì, ha seguito il tuo consiglio, ma solo perché aveva bisogno di un'ultima spinta per fare ciò che già voleva. Non so cosa sia successo, ma adesso tu puoi solo starle vicina”, provò a rassicurarla il ragazzo, malgrado la difficoltà di trovarsi nel bel mezzo di una situazione indubbiamente delicata.

“Amore, ma come faccio a starle accanto se mi chiude letteralmente fuori dalla porta e non si sfoga con me?” 

“Dalle un po'di tempo, ognuno affronta la sofferenza a modo proprio. L'importante è che tu ci sia quando sarà pronta a parlarti.”

“E allora posso aspettare una vita. Sai quanto ci ho messo a farle dire che le mancava Gaetano? No, stavolta non starò con le mani in mano: chiamo papà!”

“Your dad? Scusa, Liv, ma vorrei che Cami potesse avere ancora per un po' un tetto sopra la testa senza dover emigrare in Alaska!”

Il commento spontaneo del marito riuscì a stemperare per un attimo la tensione, rubando un sorriso a Livia, che però non era affatto intenzionata a cambiare idea.

“Senti, a mali estremi, estremi rimedi. Qui ci vuole una terapia d'urto ed io non ho altre carte da giocarmi. Al momento è l'unico modo per tentare di farla uscire da quella stanza.”

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“Livietta, è tutto ok? Tu e Cami state bene? Al telefono ti ho sentita ansiosa” , domandò Renzo, dopo aver fatto accomodare la figlia in quella casa dalle pareti rosa che ancora faceva una fatica incredibile ad accettare come propria.

“Tranquillo, papà, io e la bambina stiamo benissimo. È la mamma che ha dei problemi.” rispose la ragazza, che cominciava a non essere più sicura di aver fatto bene a coinvolgere il genitore.

“Quali problemi? Che succede?” continuò a chiedere Renzo, il tono di voce che tradiva una forte preoccupazione.

“Senti, non so se faccio bene a parlartene, forse la mamma mi odierà per questo, ma io non so a chi rivolgermi. Nelle ultime settimane Gaetano se n'è andato, lei si è pentita di averlo lasciato e pochi giorni fa ha provato a raggiungerlo ma è tornata disperata e da allora non ha più voluto dire una parola. Non ho idea di cosa fare, io l'ho sempre vista come una roccia, in grado di affrontare qualsiasi prova la vita le mettesse davanti ed è la prima volta in 18 anni che la vedo come una persona normale, con le sue fragilità. So che ha avuto altri momenti di sconforto, soprattutto quando vi siete lasciati o quando è morta la nonna, ma stavolta è diverso. È come se si fosse arresa, come se credesse che la vita abbia voluto punirla per aver sbagliato tutto e ho paura che non voglia reagire. Per favore, aiutami, prova a parlarle. So che tra voi c'è ancora un legame profondo e a farti questa richiesta non è una bambina che vuole che i genitori siano per sempre felici e contenti insieme, ma una figlia che non vuole perdere sua madre e che crede che tu possa darle una mano, così come la mamma l'ha data a te perché io riuscissi ad accettare la storia di Carmen e di mio fratello.”

Renzo per un attimo restò in silenzio, ammirando la meraviglia di ciò che era diventata la persona che amava di più al mondo. Di fronte a sé aveva due occhi che erano i suoi e un'anima sempre più simile a quella della donna che gli aveva fatto perdere la testa vent'anni prima. Un puro, semplice, forte e fragile incanto, pronto ad aiutare gli altri senza pensare alle conseguenze e che lui non poteva assolutamente deludere.

“Tesoro, non so se servirà a qualcosa, ma ti prometto che ci proverò.”
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Camilla non riusciva a crederci. Tra tutte le persone presenti sulla faccia della terra, Renzo si sarebbe collocato all'ultimo posto tra coloro ai quali avrebbe voluto mostrarsi in quelle condizioni. Quando il suono del campanello era giunto fino alle sue orecchie, ridestandola da un sonno senza sogni, la professoressa aveva sperato che si trattasse di una questione di poco conto, risolvibile in pochi minuti da Livietta, e non le era parso vero di percepire lo scambio di battute tra padre e figlia, prima che la ragazza, chiudendo il discorso con un “Grazie!” , uscisse con la bambina.

“Sei venuto fin qui per goderti lo spettacolo? Eccoti servito! Il 'poliziotto superpiù' ha detto addio per sempre ad Agatha Christie e lei è uno straccio. Sei contento?”

“Camilla, ma davvero pensi che io sia così meschino? Lo so, in questi mesi non ti ho reso la vita facile, ma puoi credermi quando ti dico che il giorno in cui è nato Lorenzo è come se in qualche modo fossi di nuovo venuto al mondo anch'io. Mio figlio non avrà la fortuna di essere cresciuto da due genitori innamorati, ma sicuramente non dovrà avere dubbi sul fatto di essere la mia più grande priorità, così come lo è Livietta. E se oggi sono qui, non è certo per gioire del tuo dolore, né tanto meno per tornare alla carica, ma perché ti voglio bene e questa è una condizione che non potrà mai cambiare, a prescindere dal male che ti ho fatto e per il quale non potrò mai perdonarmi. Ti ho persa, ne sono consapevole e lo accetto, ma non puoi impedirmi di preoccuparmi per te se so che stai male. Cos'è successo?”

“Senti Renzo, posso anche arrivare a crederti, ma onestamente non penso proprio che tu sia la persona più adatta con cui affrontare questo argomento.”

“Ok, allora ti dico la mia, e sappi che se qualcuno, anche solo un anno fa, avesse preannunciato questo discorso, gli avrei riso in faccia fino a perdere il fiato. Tu e Gaetano siete fatti l'uno per l'altra, l'unica parola possibile per completare una frase che arranca, il giusto mix tra incoscienza e senso di responsabilità. Io l'ho sempre saputo e questo mi ha portato tante volte a chiudere gli occhi, e tante altre a combinare casini. Del resto, è successo anche a te, che nel cercare di salvare in ogni modo il nostro matrimonio hai finito col vivere una sorta di doppia vita, dalla quale io venivo regolarmente escluso a suon di bugie e omissioni. Non mi fraintedere, non voglio assolutamente recriminare, anche perché, ora più che mai, non sono proprio nella posizione più adeguata per farlo. Ormai quel che è stato, è stato e io ho cominciato una nuova fase della mia vita. Quello che vorrei consigliarti, e te lo dico davvero con il cuore, è di non arrenderti, perché se un uomo come lui ti ha aspettata così a lungo e tu sei ancora la Camilla Baudino di cui mi sono innamorato, nessuno può convincermi che le cose non possano sistemarsi. Non so come siate rimasti e non conosco a sufficienza lui per sapere come si senta in questo momento e quale sia la strategia migliore da adottare, però conosco bene te. Cercarlo di nuovo subito o dargli un po'di tempo e spazio è una tua scelta ma non tradire ciò che sei e reagisci. Se non vuoi farlo per me, fallo per tua figlia e per tua nipote, che hanno bisogno di te.” 

Un suono molto noto fu un segnale evidente che anche qualcun altro volesse essere preso in considerazione.

“Lo so Potti, anche tu hai bisogno della mamma, vero?”

Camilla, per la prima volta dopo tanto tempo, guardando il marito negli occhi, rivide l'uomo per il quale aveva sfidato l'esaperante ritrosia della madre. L'amore era finito e non sarebbe più tornato, ma il fatto che gli atteggiamenti infantili e la gelosia fuori tempo massimo avessero lasciato spazio ad un affetto sincero e disinteressato le restituiva almeno un briciolo di pace e di fiducia nel futuro.

“Grazie Renzo, davvero. E stai tranquillo, uscirò presto da questa stanza, non fosse altro che per andare a firmare la nostra separazione!
… Ah, dimenticavo, ti voglio bene anch'io!”

Se non era tornato il buon umore, almeno riemergeva a fatica l'ironia. Il che, in quel momento, era già un inizio.

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DUE MESI DOPO...

“Torre, amico mio, sei davvero venuto fino a qui? E il commissariato a chi l'hai lasciato?”

“Dottò, lo sapete che l'unico capo con cui lavoro bene siete voi. Tanto stavo male con De Matteis a Roma, quanto adesso col sostituto vostro a Torino; quindi, come ho potuto, me ne sono scappato. Sono troppo felice che state per tornare!”

“E la Lucianona come sta? Tutto bene il matrimonio?”

“Non c'è male, dottò, anche se il compromesso geografico non sempre riesce. Ma ditemi di voi, piuttosto, io pensavo che vi avrei rivisto molto tempo fa.”

“Lo so, Torre, lo so e non puoi capire cosa ho provato quando mi sono ritrovato Camilla davanti e soprattutto come sono stato dopo.”

“Ma perché non siete tornato a Torino con lei? Quando mi ha chiesto l'indirizzo di qui, inizialmente non ero certo di darglielo, ma poi ho ripensato alla cosa che mi avevate confessato quel giorno in ufficio e non ho più avuto dubbi.”

“Beh, non è cambiato niente, sono ancora certo di non saper stare senza di lei, tanto che negli ultimi mesi ogni giornata è stata uguale all'altra e non ha avuto il minimo senso. Però io quella notte non ce l'ho fatta: non mi fido più, non ci credo più. Ho passato 10 anni con l'assoluta certezza che fosse meglio soffrire che sentirsi vuoti e spenti, ma questo era prima. Quando non hai qualcosa e la vuoi con tutto te stesso, sei pronto a dannarti l'anima, perché dentro di te sei certo che la posta in gioco sia talmente alta che se la vincerai sarai ripagato ampiamente di tutto. Quando perdi qualcosa, invece, il dolore per quella caduta è così letale che preferisci l'anestesia totale al rischio che invada ancora le tue ossa. Camilla è l'amore della mia vita e lo sarà sempre ma adesso è un capitolo chiuso.”

“Lo capisco, dottò, anche se non posso non dire che mi dispiace. Sapete quanto vi stimo e sono sicuro che avreste potuto rendere la professoressa la donna più felice del mondo. Comunque, per la faccenda della casa rimaniamo d'accordo come avevamo detto al telefono?”

“Certo, poi comunque ci aggiorniamo meglio nei prossimi giorni. Adesso, però, non voglio più resistere al profumino che sento da quando sei entrato!”

“Qui c'è roba buona assai dottò, lasciatevi servire!”

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Settembre era arrivato in un soffio, la scuola stava per ricominciare e la attendeva l'ennesima quinta da portare alla maturità. Non era stato facile riuscire davvero ad uscire da quella stanza, perché dovunque andasse, a cominciare dal cortile, le sembrava sempre di sentire il suo profumo ed ogni parola che ascoltava, ogni persona che le passava accanto, ogni gesto compiuto da perfetti estranei, le riportava alla mente uno degli infiniti ricordi che la legavano indissolubilmente a lui. Eppure ce l'aveva fatta, non per se stessa ma perché continuare a farsi del male avrebbe significato danneggiare anche chi non lo meritava. La separazione era stata finalmente firmata, Livietta e George erano alla ricerca di una casa che desse ancora più forma alla loro neonata famiglia e Renzo si sforzava per rendere al meglio nella triplice veste di padre, nonno e architetto. Tutti andavano in una certa direzione. Tutti, tranne lei. Il dolore lancinante dei primi giorni, però, aveva quanto meno ceduto il posto alla sensazione positiva che le dava l'idea di tornare ad insegnare e di poter cercare di fare la differenza nella vita di qualcuno essendo semplicemente se stessa. E comunque, quando la mancanza di Gaetano arrivava a farsi così insopportabile da non permetterle di respirare, ripensava al calore che le avevano dato le sue braccia e si ripeteva che, prima o poi, sarebbero stati di nuovo una cosa sola.
Quella mattina, Camilla rientrava da una passeggiata insieme alla nipote e a Potti, quando le si presentò davanti una scena che la raggelò: nei pressi di quella porta che nove mesi prima si era spalancata per dare inizio alla più sospirata delle magie, tanti scatoloni che preannunciavano un imminente trasloco. Lui era lì, era tornato e stava per andarsene di nuovo, stavolta forse per sempre e chissà dove. La donna all'improvviso si sentì mancare ma, pochi istanti dopo, senza nemmeno accorgersene si ritrovò a sbattere i pugni urlando.

“Gaetano, Gaetano per favore aprimi. Ti prego, ho bisogno di parlarti, non te ne puoi andare così!”

Passi, prima più confusi, poi sempre più chiari e vicini. La loro storia era stata scandita da tanti momenti della verità, ma quello, forse, sarebbe stato il più importante di tutti. La porta si aprì e Camilla sentì la sua voce morirle in gola.

“Salve professoressa, mi dispiace ma sono solo io.”

“Torre, ma che ci fa lei qui? Dov'è Gaetano?”

“Il dottore rientrerà tra una settimana, mi sto occupando di gestire il suo trasloco.”

“Mi sta dicendo che cambia casa ma rimarrà a Torino?”

“Sì, però per favore non mi chiedete altro perché stavolta non posso darvi nessuna risposta.”

“Non si preoccupi... arrivederci!”

Stava tornando. Non voleva più rischiare di trovarsela davanti in ogni momento della giornata ma era pronto a condividere di nuovo con lei il cielo della città che più di ogni altra era la loro.
Cosa significava? 
Prima di partire per Praga, con un sorriso amaro le aveva sussurrato: 'Io non potrei mai stare troppo lontano da te' . Ma adesso le cose erano totalmente cambiate. Ora lui sicuramente era andato oltre e un allontanamento così limitato era quel tanto che gli bastava per assicurarsi di non essere importunato dalla sua presenza costante, perché un incontro casuale non gli avrebbe fatto né caldo, né freddo. Aveva chiuso con lei e poteva tornare alla sua quotidianità senza dover più scappare. 
Due mesi. Due mesi passati a raccontarsi un mucchio di stronzate per rialzarsi. Quando poi basta un solo, minuscolo e stupido attimo per ricominciare a sprofondare nell'abisso delle proprie lacrime.  



E anche stavolta siamo arrivati alla fine. Gaetano sta tornando a Torino, Camilla deve rialzarsi dopo un'altra caduta e la Mole potrà essere ancora testimone di tante cose... se non avete ancora avuto un collasso davanti allo schermo, vi do appuntamento al prossimo capitolo! :)
   
 
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