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Autore: princess_sweet_94    07/02/2016    1 recensioni
Lo Skill Nill è il confine che separa il mondo Umano da quello degli Shinigami, un confine invaricabile sia per gli uni che per che gli altri.
Tuttavia, quando un pericoloso essere minaccia di distruggere il confine, le regole si strappano e un giovane Shinigami viene mandato sulla Terra allo scopo di ritrovare la persona che possiede il pezzo spezzato della spada Grim, arma potentissima dispersa secoli addietro nel mondo umano, così da poter distruggere l'entità nemica e salvare entrambi i mondi...
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[AU - Karma/Okuda con ausilio di altre coppie minori - Soprannaturale/Fantasy/Dark]
Enjoy!
Genere: Dark, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Karma Akabane, Koro Sensei, Manami Okuda, Nagisa Shiota, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"Mi dispiace tanto Okuda!" esclamò Kayano dall'altro lato del ricevitore "Una febbre in questa stagione non deve essere la migliore delle cose."
"No, decisamente" rispose Okuda che si teneva il naso tappato per simulare il raffreddore "A dire il vero dispiace a me mancare nella Settimana delle Ghiande."
"Ma se ti salti un sacco di lavoro" si sentì la voce di Isogai dall'altro lato del ricevitore.
"Quest'anno le querce seghettate sono cariche, ci vorrà un sacco per raccogliere tutto" spiegò Nagisa "Anche se ci mettiamo tutta la scuola."
"Beh, chissà, magari riesci a guarire almeno per l'arrostitura" disse Kayano.
"Lo spero" sospirò lei, sconfortata.
"Quindi nemmeno Karma verrà?" chiese la ragazza.
"Ahm... no" rispose "Non se la sentiva di lasciarmi sola in queste condizioni e quindi rimarrà a casa anche lui."
"Capisco" disse lei.
"Beh, è naturale" commentò Nagisa.
"Ragazzi! Smettetela di poltrire, su a lavoro!" urlò qualcuno poi una serie di fischi quasi sfondò il timpano di Okuda.
"Korosensei si dà da fare, eh?" chiese la ragazza spostando la cornetta dall'altro lato.
"Già, come ogni anno" rispose Isogai.
"A lui interessa solo l'arrostitura, di raccogliere le ghiande se ne frega altamente" commentò Kayano.
"Gli piace dare ordini" constatò Nagisa e Okuda poté distinguere nella sua voce una nota divertita.
"Pare proprio che dobbiamo andare, ci sentiamo poi" avvisò Kayano.
"Certo, mi raccomando divertitevi" li salutò Okuda prima di riattaccare. Posò il telefono e osservò cupa il palmo della propria mano ora divenuto quasi nero: aveva chiamato sua madre e chiesto informazioni su cosa fare per sovrastare un’infezione quando il disinfettante non aveva effetto. Aveva dovuto dire che si era tagliata con un arbusto durante la raccolta delle ghiande e la sua sola fortuna era che fosse proprio quel periodo.
Aveva seguito alla lettera le istruzioni che le aveva dato sul metodo che usava lei da piccola quando le succedevano cose di questo tipo e doveva ammettere che aveva funzionato benissimo: quella roba verdognola che le aveva riempito la mano per tutta la notte era ora sparita ma rimaneva comunque una situazione grave, il taglio non accennava a rimarginarsi.
Si appoggiò ai cuscini e chiuse gli occhi. Che situazione!
Sospirò e si girò su un fianco, addormentandosi quasi subito.


Passarono diverse ore prima che venisse svegliata dal suo campanello che suonava, con molta cautela scese dal letto per evitare giramenti di testa essendosi appena svegliata, e si diede qualche minuto per riprendersi. Solo quando sentì il campanello per la seconda volta comprese cosa l'aveva svegliata e perché, si affacciò alla finestra e poté notare sulla porta Nagisa e Kayano.
Cosa c'erano venuti a fare lì?
Ah, già, erano venuti a trovarla perché credevano avesse la febbre!
In un attimo andò nel panico e l'occhio le cadde sulla mano che, constatò con orrore, era in condizioni inguardabili. Per prima cosa corse in bagno a fasciarla, poi afferrò una mascherina* dal cassetto e la indossò prima di precipitarsi ad aprire.
"Nagisa-kun! Kayano-san!" esclamò prima di tossire teatralmente "Cosa ci fate qui?" chiese con voce sofferente: era proprio un’ottima attrice!
"Siamo venuti a vedere come stavi" rispose Kayano "Eravamo preoccupati."
"Siete stati gentili ma, prego, entrate" invitò spostandosi per farli entrare.
"Grazie" risposero accomodandosi in salotto.
"Non dovevate disturbarvi a venire fin qui" disse Okuda.
"Non preoccuparti, non è un disturbo" rispose Nagisa sorridendo.
"Piuttosto, dov'è Karma?" chiese Kayano.
"Oh!" Okuda la guardò per un istante, spaesata, poi ricordò la conversazione avuta a telefono "Ah, lui... è andato un attimo al supermercato" disse "Doveva prendere gli ingredienti per la cena" sorrise "A proposito, vi preparo del té" si ricordò all'improvviso alzandosi.
"No, non preoccuparti, lo faccio io" si offrì Kayano precedendola "Tu resta seduta" e con questo corse in cucina.
"Okuda-san, che hai fatto alla mano?" chiese Nagisa.
"Oh, nulla, mi sono scottata con il bollitore" sorrise lei. Scese il silenzio nel quale il ragazzo la guardò sorpreso per un istante prima di mormorare.
"Allora perché... sta sanguinando?"
Okuda gelò mentre volgeva lo sguardo alla benda notando solo allora che era sporca di sangue con qualche chiazza verde qua e là. Boccheggiò per un istante poi ammutolì.
"Okuda-san..."
"La pelle..." sussurrò lei "...si è aperta, una brutta ustione" spiegò cupa "Ci ho messo un infuso di erbe che mi ha consigliato mia madre ma a quanto pare devo rifare la fasciatur...!" le parole le morirono in gola sostituite da altro. Rimase impalata un attimo, poi scattò verso le scale e corse in bagno.
"Okuda-san!" la chiamò Nagisa preoccupato, attirando l'attenzione di Kayano dalla cucina.
Okuda si strappò la mascherina, gettandola sul pavimento del corridoio prima di fiondarsi in bagno e piegarsi sulla tazza.
Quasi non sentì i passi dei due compagni raggiungerla velocemente e fermarsi sulla soglia del bagno.
"Okuda-san!" Kayano si fiondò vicino a lei e le tenne la fronte mentre Nagisa apriva l'acqua del lavandino e vi bagnava un asciugamano che poggiò sulla sua tempia appena la ragazza si riprese. Era scossa dai brividi e faceva fatica ad alzarsi.
"Va tutto bene, stai calma" mormorò Nagisa premendo l'asciugamano fresco sulla sua testa, facendola rilassare in un istante "Aiutami" disse a Kayano prendendole un braccio e passandoselo intorno al collo, lei lo imitò e la portarono in camera sua dove la fecero stendere sul letto.
"Forse dovremmo chiamare un medico" propose Kayano preoccupata.
"No!" esclamò Okuda tentando di alzarsi "Sto bene, è solo una normale reazione di rigetto... passerà presto" disse stirando un sorriso forzato.
"Si, però..." tentò la ragazza.
"Possiamo restare finché non torna Karma" propose Nagisa.
"No, non ce n'è bisogno. Non preoccupatevi, ora sto meglio... non voglio recarvi alcun fastidio. Karma sarà qui tra poco" spiegò sperando vivamente che se ne andassero. Voleva restare sola.
"Sei sicura?" domandò il ragazzo.
"Si, tranquilli" rispose. I due si guardarono per un istante prima di congedarsi e uscire dalla camera, tornarono in salotto a recuperare i loro cappotti infine uscirono.
"Qualcosa non va Kayano?" chiese Nagisa dopo un po', camminando di fianco a lei e notando il suo sguardo basso.
"Okuda ha mentito" disse infine "Karma non poteva essere andato al supermercato per fare la spesa, il frigo era pieno" spiegò fermandosi in mezzo alla strada seguita subito dopo da lui.
"Adesso che ci penso ha anche esitato prima di rispondere, come se non avesse capito la domanda" rifletté Nagisa "Oltretutto... vorrei sbagliarmi ma la ferita che aveva sulla mano non poteva essere una semplice scottatura. Sta succedendo qualcosa" concluse.
"Credi che dovremmo tornare indietro?" domandò lei.
"No, non ci direbbe nulla in ogni caso, neanche se la mettessimo con le spalle al muro... se non ce l'ha detto può darsi che non fosse poi così importante, però..."
"Però?" rincarò la ragazza.
"Però non c'è dubbio sul fatto che stesse male davvero" concluse lui.
"Mmh..." Kayano riabbassò il capo e si osservò le scarpe pensierosa "Cosa credi che dovremmo fare?"
"Non lo so" rispose "Non lo so proprio."


Okuda li vide sparire oltre la stradina dalla finestra della propria camera prima di chiudere ermeticamente le tende, scese in salotto e ripeté l'operazione con tutte le finestre chiudendo infine la porta a chiave.
Poi andò in bagno e disfece la benda: il taglio era sempre lì ma stavolta coperto sia di sangue che della vischiosa sostanza verdastra. La mano era completamente nera, con strane bozze che spuntavano dalla pelle, e aveva ricoperto tutto l'avambraccio fino al gomito.
Si apprestò a disinfettare la ferita e ricoprire tutto con il rimedio della madre per poi correre in camera sua e afferrare il telefono che le aveva lasciato Karma.
Aveva detto di avvertirlo se la situazione fosse peggiorata e credeva che fosse proprio accaduto, premette l'unico tasto presente e partì subito la chiamata.
Si avvertirono pochi bip in sequenza infine la voce di Karma si fece sentire, preoccupata, e questo bastò a far scemare parte dell'ansia che l'aveva afflitta.
"Si sta propagando" disse semplicemente, cercando di mantenere un certo grado di calma per non scoppiare in lacrime.
"Fin dove è arrivato?" domandò lui.
"Fino al gomito. La pelle ha cambiato colore e sta assumendo una strana forma" spiegò "E... ha iniziato anche a sanguinare" concluse con la voce spezzata mentre vedeva emergere il sangue oltre la fitta coltre di crema bianca che ci aveva messo sopra "Non riesco a farla smettere, cosa devo fare?!" domandò mentre già sentiva le lacrime salirle agli occhi, la voce intrisa di panico.
Dall'altro lato ci fu silenzio per qualche secondo cosa che la mise ancora di più in ansia, poi Karma parlò di nuovo.
"Metti giù il telefono" disse infine. Okuda restò spiazzata per qualche secondo, infine ubbidì. Appena lo fece lo schermo s'illuminò e qualcosa uscì da esso: era una specie di vasetto di plastica completamente nero con su incise scritte nella lingua degli Shinigami. Lei lo prese poi si riportò la cornetta all'orecchio giusto in tempo per sentire di nuovo la voce di Karma.
"Mettine quanta più puoi su tutto il perimetro infetto, fallo ogni volta che vedi che la pelle lo ha assorbito, chiaro?" illustrò serio.
"Si" rispose lei.
"Resta in casa, cercherò di tornare quanto prima" e con questo chiuse.
Scese il silenzio, rotto solo dai consecutivi bip bip che segnavano la fine della chiamata. Okuda mise giù il telefono e restò seduta sul pavimento della propria stanza, poggiata al letto per un tempo che parve infinito.
Dopodiché si alzò e tornò in bagno: si lavò ben bene la mano e il braccio e vi spalmò sopra la crema, rendendo la pelle un composto informe di sostanza azzurra, infine la fasciò completamente.
Si guardò allo specchio sopra il lavandino e notò una strana vena nera che spuntava sulla sua tempia, seminascosta dai capelli: pulsava in modo inquietante anche se era decisamente piccola.
Sospirò e si sedette sulla vasca, coprendosi il viso con le mani: in quel momento, come in nessun altro, sperava che Karma tornasse prima che fosse troppo tardi.




§




Erano passati cinque giorni da quando Okuda era stata infettata, alcuni compagni di classe erano andati a trovarla ma già dopo il terzo giorno non aveva potuto far entrare più nessuno talmente erano pietose le condizioni in cui versava.
"Posso capire che le condizioni si siano aggravate, Okuda-san" stava dicendo Korosensei dall'altro lato della porta "Ma metterti addirittura in quarantena..."
"Non faresti meglio ad andare in ospedale?" aveva chiesto Yukimura.
"Non vi preoccupate, il medico mi ha già dato disposizioni... dovrebbe passare tra qualche giorno ma fino ad allora non posso entrare in contatto con nessuno" spiegò lei, con voce roca e stavolta non per finta "Persino Karma-kun è stato costretto a ritornare a casa sua nel frattempo" aggiunse.
Dall'altro lato ci fu solo silenzio per qualche istante, tant'è che Okuda pensava fossero andati via, finché Korosensei non parlò.
"In questo caso, ti auguriamo una pronta guarigione."
"Eh? Ma Koro-san..." protestò Yukimura prima di interrompersi bruscamente.
"Spero tu possa tornare a lezione presto."
"Certo, grazie Korosensei" rispose Okuda. Infine i due se ne andarono, con grande sollievo della ragazza che si affrettò a ritornare in camera sua.
Si sedette sul letto e riprese la crema, oramai quasi finita, iniziando a spalmarsela sulle braccia, sul viso, sul petto... ma era inutile. L'infezione si era propagata su tutto il corpo, la sua pelle non aveva più né il colore né la forma di prima.
Lentamente e inesorabilmente la trasformazione era giunta al termine.


"E così..." disse Itona impassibile, poggiato al muretto che dava sulla casa della ragazza, lo Skill Pose davanti al viso e una barretta di yokan grande quanto un mattone tra le mani "...è stata infettata"
"Proprio così. Posso contare su di te?" domandò la figura incappucciata, sospesa davanti al suo viso tramite l'ologramma creato dal bracciale.
"Certo" rispose il ragazzo staccando un pezzo di dolce con tutta la carta "Non fallirò."




§




Karma apparve davanti la soglia di casa, annunciato da un turbine di fiamme che illuminò il giardino per qualche istante.
Era notte inoltrata e il quartiere era nel più completo silenzio, cosa che lo agevolò. Osservò le persiane tirate della casa e constatò egli stesso che la porta era chiusa a chiave con tanto di catenaccio e lucchetto.
Si accigliò e preferì non bussare, piuttosto si portò lo Skill Pose al viso constatando la quantità di energia rimasta: ad occhio e croce doveva riuscire a teletrasportarsi senza problemi. Così, un secondo turbine lo circondò e subito dopo apparve nel salotto.
Era buio e sprofondato nel più totale silenzio. Tuttavia qualcosa lo mise in allerta: i suoi sensi scattarono avvertendolo del pericolo che aleggiava sulla casa.
Era passata solo una settimana da quando se n'era andato, il tempo di mettere appunto l'antidoto... sperava solo di non essere arrivato troppo tardi. Deciso salì le scale avviandosi nel corridoio, aveva appena superato il bagno quando uno scricchiolio lo fece fermare. Aveva calpestato qualcosa.
Gettando lo sguardo in basso notò dei minuscoli pezzettini luccicanti sparsi sul parquet, s'inginocchiò e ne prese uno particolarmente grande in mano: era un pezzo di vetro e, a giudicare dal fatto che erano posti fuori la porta del bagno, non potevano essere altro che dello specchio. Un brutto presentimento lo invase ed entrò nella stanza da bagno con cautela, osservando accuratamente lo spazio che lo circondava: poteva sembrare tutto in ordine se non per le bende sporche gettate malamente nel cestino, l'armadietto dei medicinali era stato svuotato e il suo contenuto riversato per terra e nel lavandino insieme ai pezzi di vetro di ogni dimensione sparsi ovunque, mentre lì dove avrebbe dovuto esserci lo specchio non vi erano altro che un paio di mattonelle a cui era rimasta attaccata della colla.
A grandi linee poteva solo immaginare quello che era successo e la cosa non gli piaceva per nulla. Uscì dal bagno e si diresse a passo spedito verso la camera di Okuda, tuttavia rimase impalato sulla porta: dall'interno provenivano strani rumori e il senso di pericolo era aumentato. Pronto a tutto alzò il braccio destro ed evocò uno Skill Nill, in caso di evenienza, poi aprì lentamente la porta.
Inutile dire che non ci vide nulla, era completamente buia e vi aleggiava un odore insopportabile mentre i rumori si arrestarono di colpo. Non si lasciò sopraffare ed entrò cercando l'interruttore della luce ma non appena poggiò la mano sul muro venne scosso da brividi di disgusto nel toccare una sostanza viscida e fredda.
La ritrasse immediatamente capendo di aver fatto benissimo ad evocare lo Skill Nill prima di entrare: la casa non avrebbe retto ad uno scontro. Perché qualunque cosa ci fosse in quella stanza poteva star certo che non fosse umana... non più almeno.
"Okuda-san..." sussurrò sperando che i suoi timori non si avverassero.
Come risposta ricevette solo un sospiro, proveniente da un punto imprecisato della stanza.
"Okuda-san... sto entrando" non seppe nemmeno lui perché lo disse tuttavia si mosse lentamente verso l'unica fonte di luce all'interno della camera, anche se flebile: la finestra, l'unica con le persiane alzate in tutta la casa.
Da lì riusciva a intravedere solo il cielo nero, privo di stelle e luna poiché nascoste dalle nuvole. Un singhiozzo lo accolse appena arrivò davanti al vetro, affiancando il letto: solo allora distinse la figura rannicchiata su di esso.
"Okuda-san... ho l'antidoto, posso aiutarti..." tentò ma venne stroncato dalle parole della ragazza.
"Tu non puoi aiutarmi. Vattene" sibilò gelida arrestandolo nel suo atto di avvicinarsi.
"Non sei in te, Okuda, lascia che ti aiuti!" esclamò deciso avvicinandosi.
"Vattene" sibilò nuovamente la ragazza mentre le nuvole si spostavano lasciando entrare un po' di luce dalle tende.
"Perché me ne dovrei andare?" domandò lui.
"Perché altrimenti..." la voce della ragazza suonò debole e innocente prima di incrinarsi, diventando roca e stridula "...ti ucciderò!"
La luna filtrò potente nella stanza illuminando lui e l'essere in piedi sul letto, perché quella cosa non poteva davvero essere Okuda: le braccia erano grandi, verdi e raggrinzite con dita più lunghe del normale, il corpo sembrava rivestito da uno spesso strato di squame mentre dalla cintola in giù spuntavano una marea di tentacoli doppi, talmente lunghi da ricoprire il pavimento della stanza arrampicandosi sulle pareti. I suoi capelli erano una massa informe priva di gravità, dalla bocca spuntavano dei denti affilati e gli occhi erano bulbi senza pupille.
"Okuda-san, tu..." Karma rimase scioccato di fronte a quella visione tant’è che reagì in ritardo al suo attacco: un tentacolo lo colpì allo stomaco sbattendolo contro il muro.
Sputò sangue e si ritrovò piegato in due dal dolore, reggendosi il torace con un braccio mentre l'altro era poggiato a terra.
"Oku-da..." tentò di chiamarla col respiro mozzato prima che un secondo colpo minacciasse di abbattersi su di lui. Venne scaraventato contro la finestra che si ruppe in mille pezzi mentre lui cadeva in giardino "Dannazione!" sbottò alzandosi a fatica "Non ho altra scelta, anche se mi è rimasta poca energia... Skiru Form!" dopo essersi trasformato impugnò la sua spada e la brandì contro l'essere che stava tranquillamente uscendo dalla finestra.
Doveva iniettargli l'antidoto, sempre sperando che non fosse troppo tardi. Okuda si rigettò all'attacco, indirizzando diversi tentacoli verso di lui.
"Shield Flame!" una barriera trasparente apparve davanti al ragazzo deviando i tentacoli "Fire Sword: Flame Monarch!" la spada del ragazzo s'incendiò creando un turbine di fuoco col quale investì la ragazza, facendola ritrarre.
Lei ringhiò e attaccò nuovamente, Karma parò un tentacolo ma non vide quello che lo colpì a tradimento alle spalle e venne scaraventato contro il limite dello Skill Nill che si distrusse.
Okuda si avvicinò a lui e lo afferrò per la vita, alzandolo a qualche centimetro da terra con un tentacolo; oramai privo di energie, Karma non poté reagire ed era sicuro che lo avrebbe ucciso se una specie di fischio non si fosse sparso nell'aria.
Okuda si portò le mani alle orecchie e lasciò andare il ragazzo che cadde a terra, in mezzo alla strada. Gemendo dal dolore saltò oltre il tetto della casa di fronte e sparì.
Karma si alzò a fatica e recuperò la propria spada, incurante dello Skill Pose quasi scarico, prese lo slanciò e la seguì.
Fu solo dopo dieci minuti passati a seguire la figura fra i tetti che si accorse che puntava verso il parco, forse il luogo più deserto e isolato dalla città in quel momento: che fosse solo un caso?
Il fischio persisteva e stavolta suonava più come una melodia suonata sulle note di un flauto, Okuda era ferma nella radura e Karma ne approfittò per tentare di iniettarle l'antidoto: lo estrasse dalla tasca e cercò di coglierla abbastanza di sorpresa da farla girare e infilargli l'ago all'altezza del cuore.
Ma fallì. Non appena si avvicinò lei lo colpì nuovamente catapultandolo via.
Era troppo forte. Non aveva altra scelta, doveva indebolirla.
"Harmonia Hell!" la lama della spada divenne incandescente e lui la usò per tagliare alcuni dei tentacoli che brandiva contro di lui. Okuda urlò mentre dai tentacoli sprizzava quello che avrebbe dovuto essere il suo sangue e che ora era solo una vischiosa sostanza violacea. In preda all'ira e al dolore frustò l'aria con un tentacolo che colpì la mano di Karma: la siringa con l'antidoto volò qualche metro più in là perdendosi tra l'erba, una seconda frustata nello stomaco spedì Karma ancora più lontano.
Era la fine...?
"Ice Floe!"
Una luce esplose da un punto imprecisato del parco e si espanse come un’onda d'urto, poi tutto fu coperto da una doppia lastra di ghiaccio. Karma osservava dalla sua posizione stesa il ghiaccio avvolgere i tentacoli di Okuda, intrappolandola; un'ombra si mosse agilmente parandosi di fronte la ragazza e piazzandogli l'ago nel petto, esattamente all'altezza del cuore.
Passò qualche secondo, il tempo di comprendere quel che era successo, che il corpo di Okuda iniziò ad avere degli spasmi, si contorse, si gonfiò ed infine esplose schizzando sangue e tentacoli ovunque.
Karma restò immobile, inginocchiato a terra, gli occhi spalancati e la bocca semichiusa: cosa era successo? Non era questo che sarebbe dovuto accadere una volta iniettato l'antidoto...
Deglutì a vuoto e si accorse dello Skill Nill che li aveva avvolti solo quando questo scomparve, i resti dell'essere evaporarono e il ghiaccio sparì. Al centro della radura rimasero solo lui e l'artefice di tutto quello: un ragazzo con indosso un paio di pantaloni neri, degli anfibi in pelle scura e una casacca senza maniche argentata. Il collo era coperto da un piumino azzurro e tra i capelli bianchi spiccava una fascia gialla.
Horibe Itona se ne stava tranquillamente in piedi davanti a Karma Akabane, stringendo tra le braccia il corpo inerme e umano, coperto solo da una mantella rossa, di Manami Okuda.






nota*: in Giappone, quando si sta male, è di norma indossare mascherine che coprono naso e bocca se si entra a contatto con persone esterne per evitare di contagiarle
  
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