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Autore: Fjorleif    07/02/2016    11 recensioni
STORIA INTERATTIVA// posti ancora disponibili //. I fatti sono ambientati durante la guerra dell'Anello e la trama investe talvolta le vicende di personaggi minori, pur mantenendo i punti salienti della storia.
Dal primo capitolo:
Che cosa rimaneva della pace che un tempo regnava in quelle terre verdeggianti e altere? Che cosa della superba magnificenza delle sconfinate praterie e delle immense distese d'erba?
Eppure Éomer ricordava un tempo non troppo remoto in cui qualsiasi Eorlingas poteva attraversare in sicurezza le terre del Mark, senza avvertire la minaccia degli Uruk proveniente da Ovest, o la presenza inquietante del Male che cresceva ad Est.
Dal quarto capitolo:
Ma ciò che più sarebbe mancato al suo cuore sarebbe stato il mare, instancabile moto delle sue passioni e infallibile rimedio per ogni male che affliggeva il suo animo. Dove avrebbe trovato la forza di prendere importanti decisioni e a chi avrebbe confidato ogni sua preoccupazione? Per tutta la vita si era rivolta ai profondi flutti blu ponendo loro i suoi interrogativi e ogni volta aveva ricevuto una risposta, sussurrata dal fragore delle onde, sagge consigliere e complici amiche.
-Namaarie.- Disse in un sussurro. -Il mio cuore dormirà finché non ti rivedrà ancora.-
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Legolas, Lothirìel
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Questa fiction vuole essere un esperimento "interattivo" per coinvolgere più possibile tutti quegli ammiratori dell'Universo di Tolkien che vorrebbero vedere sè stessi o un proprio personaggio inserito nella Terra di Mezzo e che interagisce con i personaggi presenti. Da lettrice, mi è sempre capitato di volermi immergere nel mondo di cui stavo leggendo e che mi appassionava e penso che ciascuno di noi debba avere la possibilità di far parte di ciò che gli piace. 
Il progetto funziona così:
1) Chi fosse interessato a far parte della storia deve scrivermi un messaggino privato, dove mi specifica il nome e una piccola descrizione del personaggio che vorrebbe inserire nella storia (ad esempio: che ruolo ricopre, di quale razza fa parte, se ha famiglia, se vorrebbe essere accoppiato o imparentato con uno dei personaggi già esistenti, una piccola descrizione fisica, come vorrebbe interagire nella storia, ecc...)
2)Piccola regolina: prima di inviarmi un eventuale messaggio privato, lasciate una piccola recensione al capitolo, per farmi capire cosa ne pensate della storia e per farvi conoscere e riconoscere.
3)Purtroppo potrebbe capitare che un personaggio con cui desiderate interagire sia già stato "preso". In tal caso ci si può accordare e trovare un compromesso, ma ahime, vige la regola del "primo arrivato". In ogni caso io cercherò di fare il possibile per accontentarvi :)
4)Anche se la trama è ambientata durante la guerra dell'Anello, questo non vi impedisce di avere un personaggio che ha a che fare anche con altri periodi storici dell'Universo di Tolkien. Per nostra fortuna, il professore ha creato razze immortali e razze longeve, quindi se, ad esempio, siete particolarmente appassionati de Lo Hobbit potete inventarvi un personaggio che ci sia stato allora e che ci sia anche durante la trama corrente. Potremo poi rivedere scene delsuo passato tramite flashback, narrazioni, ecc...





8. Un Segreto


Nella penombra dell'alta Torre di Ecthelion, sire Denethor stringeva tra le mani una lettera appena giunta da Rohan. Dunque Eärnil, il suo ambasciatore, era giunto nella città dei cavalli, dove si apprestava a trascorrere un lungo periodo, e non aveva tardato a inviare notizie al suo signore.
Un fascio di luce rarefatta si insinuò nel cupo e taciturno rifugio del Sovrintendente, squarciando dapprima le nubi grigie che coprivano il cielo di Minas Tirith e poi il logoro drappeggio che calava dall'unica, piccola finestra arcuata che si apriva nell'oscurità dell'edificio.
L'uomo rilesse in fretta le poche righe che si delineavano sulla pergamena ingiallita, aggrottando, di tanto in tanto, le sopracciglia imbiancate dal peso degli anni.



Anno 3018 della Terza Era, primo dì del mese di maggio

È con estremo rispetto e profonda reverenza che scrivo al mio Signore Denethor, per informarlo del mio arrivo a Edoras, capitale del regno di Rohan.
Nella giornata del 29 aprile sono giunto nella città dei cavalli, accolto da due guardie alle porte d'accesso. Esse mi hanno scortato sino a Meduseld, il Palazzo d'Oro, dove sono stato introdotto a corte, al cospetto di Re Théoden e dei suoi congiunti.
La salute del re verte in condizioni precarie, così come quella del suo regno, ormai ridotto allo stremo dal rigido inverno appena trascorso e da continui attacchi e scorribande che fanno vacillare la sicurezza del Mark.
Il Sovrano è perennemente affiancato da un'inquietante presenza, che risponde al nome di Grima e che ricopre la carica di consigliere. Ho potuto udire dalle guardie che Vermilinguo, così è chiamato dai più, non è visto di buon occhio dai cittadini e dai parenti del re; egli è scaltro ed insidioso e taluni sostengono che raggiri il sovrano come più gli aggrada con le sue parole, dolci come il miele, ma letali come un veleno.
L'esercito è comandato dal principe Théodred, Secondo Maresciallo del Riddermark, unico figlio del re ed erede al trono di Rohan, e vanta cavalieri di valore tra le sue fila, fra cui Éomer, figlio di Éomund, Terzo Maresciallo del Riddermark e nipote del re. Tuttavia è carente per numero e non preparato a una guerra imminente.
I figli di Eorl non sono dimentichi del giuramento pronunciato dal loro avo, ma temo per le sorti del loro esercito, abbandonato in balia degli eventi da un sovrano ormai troppo debole, ben lontano dal vigoroso re Théoden che salì al trono molti anni addietro.
Mi congedo, in attesa di istruzioni e ordini dal mio Signore e Sovrintendente. In seguito, comunicherò eventuali dettagli di una certa rilevanza se dovessero giungere alla mia persona.

Vostro fedele Eärnil, figlio di Torold, ambasciatore di Gondor.




Le antiche dita affusolate di Denethor si strinsero convulsamente attorno alla lettera in un moto di rabbia. Gondor era da sola e nessuno sarebbe corso in suo aiuto nell'eventualità di una guerra, meno che mai un vecchio avvizzito, mosso come un burattino dal proprio meschino consigliere.
Accartocciò il foglio, scagliandolo con stizza in un angolo del pavimento lastricato ed uscì, sbattendo rumorosamente la porta alle sue spalle.



Era ormai giunta la sera e, insieme ad essa, anche un forte vento proveniente da Est che scuoteva gli  alberi, privandoli delle verdi foglie appena nate. L'imbrunire aveva dipinto il cielo di viola e cobalto, celati ben presto da nubi scure e minacciose.
Sfidando l'imminente temporale, Boromir aveva lasciato le sue stanze ed ora camminava nel cortile del palazzo, l'aria gelida a scompigliare la folta chioma del Capitano. Levando gli occhi grigi verso il cielo che preannunciava una forte pioggia, l'uomo cercò riparo sotto un padiglione in marmo bianco situato al centro del giardino. Si sedette sulla panca di granito e scrutò l'orizzonte, quasi fosse in cerca di qualcosa al di là della vista. 
Gli ultimi giorni erano stati ricchi di dubbi e forti emozioni, perlopiù contrastanti. Aveva favorito la fuga dell'adorata cugina dalla sua casa e dal suo matrimonio, ma ora era in pena per lei e cominciava a pentirsi della sua scelta; dopotutto, l'amava molto, anche se il suo sentimento non corrispondeva a quello che da bambino aveva osservato negli occhi di suo padre e sua madre, e ora si chiedeva se non fosse stato soltanto puro egoismo confidare le sue preoccupazioni a Lothíriel, spingendola così ad abbandonare Dol Amroth. Era molto preoccupato per le sorti della fanciulla, aveva agito da irresponsabile quella notte, e sicuramente era preferibile una moglie indesiderata che una cugina morta.
Era tanto assorto nei suoi pensieri da non accorgersi dell'arrivo, alle sue spalle, di Alysella, l'amata balia che l'aveva cresciuto sin da bambino. La donna si avvicinò con passo silenzioso, posando infine una mano sulla spalla possente di Boromir.
-Cosa turba il tuo cuore, figlio mio?- domandò con voce vibrante e ricca di apprensione.
-Alysella- rispose sorpreso.
La dama si sedette al suo fianco, scostando con eleganza le lunghe vesti di broccato blu, memoria della terra natia che aveva lasciato da moltissimi anni. In cuor suo, ella non aveva mai dimenticato Dol Amroth e bramava tornarci, almeno un'ultima volta prima di lasciare quella terra per dirigersi verso le Aule di Mandos. Quella era la sua più grande paura: morire senza rivedere il mare, condividendo la triste e sfortunata sorte della sua signora. Soltanto i figli dell'amata Finduilas, che, in un certo senso, reputava anche figli suoi, la trattenevano tra le fredde mura di Minas Tirith, dimora non gradita, prigione del suo cuore.
-Sono in pena per Lothíriel- ammise all'improvviso il Comandante di Gondor. 
-Lo sono anch'io, Boromir; tutti noi lo siamo, ma la tua pena non riporterà tua cugina indietro.-
L'uomo alzò gli occhi chiari, fissandoli sul volto della balia, ormai solcato da rughe sottili.
-Cosa dovrei far, dunque?-
Alysella prese le mani del figlio fra le sue.
-La tua apprensione è nobile e giusta, ma il destino di Lothíriel non è più in tuo potere. Ora soltanto i Valar possono decidere del suo futuro e trovo che tu dovresti far dono del tuo pensiero a un'altra persona.-
Lo sguardo di Boromir si accese di curiosità: non riusciva a comprendere appieno le parole della donna. Che si riferisse a...
-Marian ha atteso a lungo il tuo ritorno.- Disse ancora la dama.
L'espressione del Capitano mutò repentina e i suoi occhi si tinsero di cupa malinconia.
-Non so come tu sia a conoscenza di ciò che mi lega a Marian, ma entrambi siamo ben consapevoli dell'inattuabilità dei nostri desideri.-
-Eppure la tua promessa sposa è sparita.- Fu la risposta.
Un moto d'ira accese per un istante il bel volto nobile di Boromir e le iridi perlate saettarono febbricitanti sul viso dai bei tratti di Alysella.
-Pensi forse che mio padre demorderà?- Domandò a voce un po' troppo alta. -Credi che rinuncerà al suo intento con tanta facilità? Tu conosci mio padre, sai bene che ottiene sempre ciò che si prefissa.-
-Non questa volta- Rispose la balia e l'uomo fu certo di scorgere un impercettibile sorriso di soddisfazione dipingersi sulle labbra di lei.
Scosse la chioma castana e gettò un'occhiata nel cortile, evitando lo sguardo della sua interlocutrice. Aveva iniziato a piovere e ora piccole gocce fredde bagnavano il bianco lastricato, come timide lacrime che solcano le fiere guance incorruttibili dell'uomo di valore.
-Meglio rientrare.- Disse infine. -Devo fare visita a Leath la guaritrice.- Concluse mentre il dolore alla gamba tornava alla sua mente. A Dol Amroth, egli aveva aiutato Lothíriel a scappare e quella notte, nel corso della fuga, si era procurato una lieve ferita contro gli scogli acuminati su cui si adagiava il bianco palazzo di Imrahil. 
Il ricordo si fece vivido nella sua memoria e ripensò a come si erano calati dall'ampio terrazzo, proseguendo lungo la scogliera accidentata e rischiando più volte di precipitare fra le onde. Come se non bastasse, quella notte il mare era agitato, quasi fosse consapevole del misfatto e, muto testimone, avesse voluto impedire la fuga della preziosa principessa che ora si allontanava da lui.
Erano quasi giunti al bagnasciuga quando Lothíriel era inciampata nelle vesti blu pavone, scivolando sulle rocce bagnate di sale. Boromir aveva afferrato il suo braccio, ma nella foga di salvarla, si era ferito la gamba, che aveva preso a sanguinare debolmente. Quando poi la cugina era finalmente in salvo, era tornato a palazzo, celando la ferita e ignorandola per diversi giorni, poiché la riteneva cosa da poco. Ma la sua noncuranza gli era costata cara, perché essa si era infettata e ora avrebbe dovuto mostrarla alla guaritrice e darle spiegazioni su come se l'era procurata.
Si diresse a passo spedito verso gli alloggi della guaritrice, mentre il crepuscolo inghiottiva la sua possente figura, e vi giunse in pochi istanti.
Bussò alla porta vigorosamente e attese in silenzio fino a che l'uscio si aprì e un viso giovane e dalla pelle olivastra fece capolino dallo spiraglio. Leath, questo era il nome della fanciulla, fece entrare il Capitano di Gondor, il quale andò a sedersi su una panca vicino alla finestra.
La guaritrice ufficiale di Minas Tirith era una donna anziana di nome Iroeth. Abile e saggia, aveva dedicato la sua intera esistenza ad adempiere al meglio al duro compito che la sua famiglia si era tramandata di generazione in generazione; sua madre era una guaritrice e suo nonno prima di lei, e così via da tempi immemori. Tuttavia Iroeth non era stata privilegiata della benedizione di un figlio e così aveva affidato le sue conoscenze all'orfanella di cui si era presa cura molti anni addietro e che aveva cresciuto come una figlia. Ora la fanciulla aveva da poco compiuto venticinque anni: era bruna e bella e gli occhi, di un marrone intenso, erano profondi come pozzi e scuri come la notte.
La vecchia guaritrice, ormai, aveva affidato la quasi totalità degli incarichi a Leath, poiché il peso degli anni e la fatica gravavano sulla sua persona, rendendole difficoltose anche le mansioni più banali.
Dopo aver sistemato alcune ampolle su di uno scaffale,  la giovane donna si avvicinò a Boromir, sorridendo in modo gentile. Fece un piccolo inchino piegando il capo e si rivolse a lui con reverenza.
-Come posso aiutarvi, mio signore?- Domandò con voce soave.
L'uomo esitò. Si trovava di fronte a un bivio: poteva mentire riguardo a come si era procurato la ferita e augurarsi che alla guaritrice non sorgessero dubbi, oppure essere sincero e sperare che non divulgasse la notizia. 
Alla fine, optò per la prima opzione. Sollevò il tessuto confortevole dei pantaloni e mostrò il taglio purulento. Leath aggrottò lo sguardo e, com'era prevedibile, chiese spiegazioni.
-Come ve lo siete procurato, mio signore?-
-Andando a cavallo.- Mentì l'uomo in modo spiccio.
-A cavallo?- Ripetè lei incredula, sfiorando con le dita la pelle tumefatta. Boromir annuì con un cenno del capo.
-È necessario pulire la ferita, cauterizzarla e medicarla con degli impacchi di erbe, mio signore.-
-Fai quello che devi.- Rispose Boromir. -E non è necessario che seguiti ad appellarti a me chiamandomi “mio signore”- Aggiunse accennando un breve sorriso.
L'intervento richiese parecchio tempo per il lavoro di minuzia eseguito da Leath e quando terminò, la notte aveva già tinto di nero il freddo cielo di Gondor e qualche stella luminosa faceva capolino timidamente fra la fitta coltre di nubi. La guaritrice spalmò un unguento dall'odore pungente sulla pelle cauterizzata e fasciò la gamba possente con uno stretto bendaggio.
-Questo dovrebbe bastare per un paio di giorni. Trascorso questo tempo dovrete tornare per cambiare la fasciatura.-
-Ti ringrazio- sussurrò stancamente il Capitano, stendendo la gamba dopo averla tenuta immobile a lungo.Fece per alzarsi, quando qualcuno bussò alla porta. Con un gesto repentino, coprì la ferita con il mantello, temendo che potesse trattarsi di un uomo di corte. Le sue aspettative furono illuse quando vide entrare una giovane donna dalla folta chioma bruna e lo sguardo languido. Riconobbe subito la figura assai gradita ai suoi occhi: i capelli castani scendevano sino alla vita stretta, che si allargava lungo i fianchi morbidi e sensuali; i seni abbondanti appesantivano leggermente la figura minuta, che tuttavia, nel complesso, risultava armonica e gradevole.
Marian impiegò diversi istanti prima di notare la presenza del bel Capitano di Gondor.
-Buonasera Leath, perdonami per l'ora tarda, ma ho assoluto bisogno dell'unguento che desti a mio fratello per la sua caduta.- esordì la fanciulla, mentre nella sua voce suonava una nota di apprensione. Voltò gli occhi di mogano, accorgendosi solo in quel momento di non essere sola in compagnia della guaritrice, e, sorpresa, sbatté le lunghe ciglia nel constatare che si trattava proprio dell'uomo che sovente aveva animato i suoi sogni più reconditi.
-Boromir?- Sussurrò a un fil di voce, mentre, ancora incredula, teneva lo sguardo fisso in quello di lui.
Egli, di tutta risposta, chinò il capo in un gesto di saluto, senza poter celare un sorriso divertito di fronte all'imbarazzo, quasi palpabile, della fanciulla.
-Vado a prendere l'unguento!- Intervenne tempestivamente Leath per rompere il silenzio che era calato nell'ambulatorio e, detto ciò, lasciò la stanza richiudendosi la porta alle spalle.
La tensione regnava ormai sovrana, mentre nessuno dei due osava proferire parola. Improvvisamente, Marian decise di farsi coraggio e schiuse leggermente le labbra carnose. La voce uscì simile a un suono cristallino, come un rivolo d'acqua che zampilla timidamente fra le rocce.
-E così siete tornato...-
Boromir annuì lentamente col capo.
-Ho udito di vostra cugina: in città non si vocifera d'altro.-
-È così. Lothíriel è scomparsa.- Mentì, ancora una volta, il valoroso Capitano.
-È davvero così bella come dicono?- Domandò mestamente la custode della biblioteca reale.
-Lo è, anche più di quanto si possa immaginare.-
Marian chinò il mento sottile per nascondere l'improvvisa delusione di cui si erano velati gli occhi brillanti. Udire quelle parole dall'uomo a cui anelava era un duro colpo al cuore. Certo, era a conoscenza dell'impossibilità di quell'amore, anche se per un istante, quando i signori di Gondor avevano fatto ritorno senza la dama di Dol Amroth, la fiamma della speranza si era accesa nel suo petto. Tuttavia quel pensiero ardito era stato ben presto soppiantato dalla cruda realtà, poiché, in ogni caso, c'erano molte altre pretendenti ben più adatte ad aspirare all'amore di Boromir.
-Dovete essere molto in pena per la vostra futura sposa.- Mormorò con voce strozzata, cercando a stento di trattenere le lacrime calde, già pronte a fare breccia nei suoi occhi e bagnare le guance tondeggianti.
-Vi sbagliate, Marian.- Rispose lui -Sono in pena per mia cugina, non per la mia sposa.-
La fanciulla alzò gli occhi sbigottita, senza comprendere appieno le parole dell'uomo.
-Ma...- ribatté incerta. -Lei è la vostra promessa, vostro padre l'ha stabilito.-
-Mio padre può aver stabilito ciò che più lo aggrada, ma mai potrà decidere dei miei sentimenti. Un forte affetto mi lega a mia cugina, tuttavia il mio cuore è altrove.- Il suono caldo della voce di Boromir avrebbe fatto vacillare la volontà di qualsiasi fanciulla.
Marian scosse la testa incredula: le pareva impossibile che l'uomo si stesse riferendo proprio a lei, eppure vi erano troppe allusioni nella sentenza appena pronunciata.
-Io...non capisco...-
-Io credo che abbiate capito alla perfezione.- La interruppe lui, afferrandole le candide mani. -Marian, voglio dirti un segreto.- Disse poi rivolgendosi a lei in tono più informale e fissandola intensamente negli occhi. - Lothíriel non è scomparsa, lei è...-
La porta da cui Leath era uscita pochi istanti prima cigolò e si aprì, rivelando la bella figura della guaritrice che faceva ritorno con alcuni unguenti fra le mani. Con sguardo vispo sorrise ai due, notando che ancora si tenevano per mano, ma si astenne dal commentare e si limitò a posare le fiale sul tavolo di legno grezzo situato nel mezzo della stanza.
-Ecco ciò che mi hai chiesto, Marian. Voi, mio signore, dovete trattenervi ancora un'istante, mentre finisco di sistemarvi la fasciatura.
Marian, paonazza in viso, si affrettò a prendere ciò che l'aveva spinta a recarsi in quel luogo e, lesta, si congedò dai presenti, borbottando quello che aveva l'aria di essere un impacciato saluto.



Buonasera, mei cari lettori. Come promesso, sono riuscita a pubblicare il nuovo capitolo entro la fine della settimana (vale anche se è domenica sera, no?!). Siamo tornati a Minas Tirith e abbiamo ritrovato Alysella, di Laylath, Marian, di evelyn80 e, infine, abbiamo conosciuto Leath, di Valerie.
Ora i vostri personaggi cominciano ad essere un bel po', tuttavia ci tengo a ribadire, visto che alcuni di voi me l'hanno chiesto, che c'è ancora la possibilità di inserirvi nel progetto, se volete. Ovviamente, come ho già detto, alcuni personaggi potrebbero apparire subito, mentre altri potrebbero impiegarci del tempo prima di apparire. Detto ciò, darò la priorità a chi di voi mi segue con costanza, non per un gesto di stizza, ma perchè mi sembra inutile scrivere del personaggio di qualcuno che non potrà nemmeno leggere il capitolo dedicato al suo OC. Mi sembra più logico rendere partecipi quelli che seguono la storia, impazienti di veder spuntare il proprio personaggio. Se non siete d'accordo, naturalmente potete farmelo sapere! :-3
Buon proseguimento, Fjorleif.

 
   
 
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