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Autore: Crilu_98    27/02/2016    1 recensioni
François Marchand, appartenente ad una famiglia della media nobiltà francese, è alla disperata ricerca di sua sorella Amélie, sparita senza lasciare traccia; ancora non sa di essere diventato il bersaglio di un manipolo di congiurati e che per venire a capo dell'enigma dovrà ricorrere all'aiuto di una giovane ladra, Claire, dal passato misterioso. Amélie, invece, nel tentativo di riconquistare la propria libertà incrocia la strada di James MacMallon, un bandito scozzese in esilio perennemente diviso tra il profitto materiale e la propria coscienza.
Nel frattempo, a Parigi, il Cardinale Richelieu indaga sulle voci che girano a palazzo, avendo tra le mani un unico indizio: il simbolo del Giglio Scarlatto.
Tra briganti onesti, affascinanti contesse, spie, sicari e pedine si dipana la storia di una congiura che potrebbe mettere fine al regno di Francia...
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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Amélie barcollò per un paio di passi fuori dalla porta di legno che James aveva appena sfondato: una volta doveva essere stato un solido portone invalicabile, ma il tempo e l'incuria avevano facilitato la loro fuga. La ragazza crollò sul terreno, stringendo sotto le dita sottili fili d'erba bagnati di rugiada; alla luce della luna, il prato davanti a lei assumeva un aspetto mistico e quasi si aspettava di veder spuntare creature fantastiche da dietro qualche pianta. Alle sue spalle il castello si stagliava minaccioso e ancora troppo vicino, con le fiamme delle sentinelle che si avvicendavano sulle mura; davanti a lei, più avanti nel sentiero, un bosco simile ad una macchia scura si inerpicava a perdita d'occhio sulle montagne circostanti, rischiarato solamente da sporadici sciami di lucciole.
-Quanto ci metteranno a scoprire la nostra fuga?- sussurrò la ragazza, ancora incapace di alzarsi. La brezza fresca che le invadeva i polmoni la stordiva: non si era resa conto quanto fosse umida e rarefatta l'aria che respirava nella sua cella. Il mantello di James le pizzicava la pelle scoperta delle braccia, perciò glielo restituì con un sorriso di gratitudine: il clima notturno era piuttosto mite.
Lo scozzese le porse una mano e la tirò in piedi, prima di scoccare uno sguardo dubbioso all'edificio dal quale erano scappati:
-Non più di un'altra mezz'ora, un'ora al massimo. Anzi, potrebbero essere già scesi nelle prigioni e non avendoci trovato staranno setacciando il castello; poi, quando si accorgeranno della galleria, inizieranno a perlustrare i dintorni...-
Amélie rabbrividì all'idea:
-E quindi come facciamo?-
-C'è una cittadina non molto lontana da qui, si chiama... Blois, mi pare.-
-Blois? Ma siamo lontanissimi da Parigi! Come hanno fatto a percorrere così tanta distanza in così poco tempo?-
-Ci avete messo un giorno e mezzo perché hanno cambiato spesso carrozza e cavalli e hanno corso come dei forsennati: a piedi e dovendo muoverci con cautela ci metteremo come minimo una settimana per raggiungere la capitale... Quindi ora andremo a Blois, ci nasconderemo e poi domani con più calma ripartiremo verso Nord.-
-Assolutamente no: muoviamoci verso Orléans, è più vicina a Parigi!-
-Ed è anche il primo insediamento che setacceranno da cima a fondo, miss! Sanno che volete tornare da vostro fratello a Parigi!-
-Orléans non è un villaggio, ma una grande città: è molto più vasta di Blois e certamente sarebbe più difficile trovare due viandanti lì... Fidatevi di me!-
James la guardò stupito:
-Come fate a sapere queste cose?-
-Orléans, Blois, Tours... Sono tappe obbligate per raggiungere le nostre terre, a Porthénay. Ho fatto avanti e indietro tra Parigi e la nostra dimora di famiglia molte volte nella mia vita e mi sono fermata in entrambi i centri.-
MacMallon grugnì, soppesando quell'informazione, prima di decretare:
-Che San Pietro ci protegga se vi sbagliate, miss... Andiamo ad Orléans.-
 
Luigi XIII osservava pensoso sua moglie passeggiare con il seguito delle sue dame nel giardino. Quella donna era il suo tormento, uno dei più acuti e recidivi: l'aveva molto amata e sapeva di amarla ancora, ma temeva che la frattura tra loro due fosse ormai irreparabile. Era iniziato tutto con quel gioco, quella palla maledetta che l'aveva fatta cadere e aveva causato la morte del bambino che portava in grembo; poi Anna era diventata sempre più fredda, scostante, si sussurrava che avesse un amante e che cercasse di spodestarlo... Ma il re non credeva a nessuna di quelle voci. Semplicemente, sua moglie aveva smesso di amarlo quando aveva allontanato la sua dama di compagnia preferita*, quella che era stata la moglie del suo fedele consigliere prima di Richelieu e che aveva aiutato la spagnola ad inserirsi nell'ostile corte francese.
Ciò che più angustiava Luigi XIII nell'osservare sua moglie fermarsi davanti ad un vaso di fiori, però, non era il suo amore perduto, ma il costante e spinoso problema dell'erede: dopo tutti gli aborti della regina avevano smesso di giacere insieme e il pericolo che la Corona rimanesse vagante era più concreto che mai.
Udì la porta della stanza aprirsi e riconobbe il passo felpato e veloce del Cardinale. Richelieu si schiarì la voce:
-Vostrà Maestà, ci sarebbero da firmare le missive per il sovrano di Svezia e il Duca di Savoia**...-
Il Re fece un vago gesto infastidito con la mano: non era di politica che voleva parlare in quel momento.
-Avete saputo più nulla di quel giovane nobile... Il congiurato?-
-Monsieur Marchand?-
-Sì, lui!-
Il Cardinale chinò il capo, contrito:
-No, Vostra Maestà, sono desolato, ma è sparito dalla circolazione...-
Luigi si voltò verso di lui serio in volto:
-Siate franco con me, Cardinale: credete che quel ragazzo possa costituire realmente un pericolo?-
Richelieu esitò un poco, prima di rispondere:
-No, io... Non credo che ci sia lui dietro alla morte del mio informatore, anche perché altrimenti il rapimento della sorella non avrebbe senso. Però lo voglio catturare lo stesso, per farmi svelare almeno una versione della verità...-
Il Re annuì, tornando a guardare Anna che si stava per ritirare.
-Siete mai stato innamorato, Richelieu?-
Il Cardinale impallidì:
-Sono un uomo di Chiesa, Vostra Maestà!-
-Questo non risponde alla mia domanda!- replicò il sovrano con un sorriso astuto.
L'altro uomo strinse convulsamente i lembi della sua veste porpora:
-Forse, un tempo, provai qualcosa che voi chiamereste amore; ma è passato così tanto tempo che il ricordo è sbiadito nella mia mente, ed oggi non serbo più memoria della dolcezza di quel sentimento...-
Il Re non rispose e il Cardinale indovinò la causa del suo turbamento:
"La spagnola!" pensò con una smorfia di disappunto.
-Vostra Maestà è forse preoccupato per la sua Regina?-
-Non per la Regina, ma per la Corona, Richelieu, per la Corona...-
 
François attese che il gruppo di pellegrini sparisse alle sue spalle, prima di abbassarsi il cappuccio che gli nascondeva il volto: era quasi sera ormai, e i viandanti erano più rari.
-Forse avremmo dovuto fermarci in quella locanda...- mormorò Claire, scrutando nervosa la campagna intorno a loro.
-Vi ricordo che è stata imposta una taglia sulla mia testa, mademoiselle... Volete forse finire in prigione?-
-No, ma non voglio neanche finire sgozzata da una banda di briganti!-
Il giovane la guardò con aria offesa:
-Sono un moschettiere, per Dio! Vi saprei difendere!-
-Uno contro sei, sette uomini? Non siate arrogante!-
François tirò le redini del cavallo; erano vicini ad uno spiazzo erboso che il sole morente tingeva d'oro. Smontò da cavallo e la guardò sorridendo sprezzante:
-Mettetemi alla prova!-
-Prego?- chiese la ragazza, muovendosi nervosa sulla sella.
-Ho detto: mettetemi alla prova. Mi avete colto di sorpresa, quando vi avevo catturata, e non vi nego che il pugno che mi avete rifilato mi ha stordito parecchio. Perciò, riconosco che siete un'avversaria capace: avanti, combattete con me!-
Claire sbuffò, scendendo anche lei dalla cavalcatura e legando le redini a quelle dell'altro animale:
-Siete un nobile molto strano, Monsieur Marchand!-
-Me lo dicono in molti!-
La ladra sguainò un lungo coltello, affilato e sottile, e un pugnale più tozzo e corto, tamburellando con le dita sulle impugnature di entrambi; si posizionò di fronte al moschettiere e si inchinò in modo beffardo.
Il duello prese subito un carattere focoso ed aggressivo, sebbene tutti e due stessero molto attenti a non vibrare colpi che potessero ferire l'altro; le lame si incrociavano in uno stridio di metallo e François dovette ammettere che la ragazza ci sapeva fare. Parava ogni colpo della sua spada (arma di gran lunga più pericolosa dei suoi due miseri coltelli) senza difficoltà e lo sorprendeva con mosse repentine e impossibili da prevedere.
-Perché vi ostinate ad uscire dal vostro ruolo?-
-Quale ruolo?-
-Non fingiate di non sapere di cosa parlo: un moschettiere che duella con una donna? Anzi, di più, un nobile che gareggia con una criminale? Che la tratta con rispetto? Non è cosa che si vede tutti i giorni!-
-Non dovevo ereditare i miei feudi, mademoiselle, nono sono stato educato per questo... Forse è questa la ragione per cui mi vedete così differente dagli altri nobili. E comunque neanche voi siete una donna comune!-
Combatterono fino a quando non si ritrovarono ansanti a pochi centimetri l'uno dall'altra; il sole era appena tramontato e i due si fissarono negli occhi con uno sguardo soddisfatto. Il coltello di Claire pungolava il fianco del ragazzo, mentre l'altra mano era stretta nella presa ferrea di François; lui, di contro, non aveva ancora abbassato la spada, che si trovava ad un soffio dalla gola della ladra. I loro respiri si mescolavano e resosi conto di quanto il contatto con quel corpo femminile gli stesse facendo male, il moschettiere si allontanò bruscamente.
-Complimenti...- mormorò -Sono stati pochi gli uomini che hanno retto così a lungo un duello con me.-
Claire sorrise e per un attimo il suo volto si trasfigurò, facendola sembrare ancora più giovane. Poi però tornò seria:
-Mi dispiace per la vostra perdita...-
François si irrigidì:
-Mio fratello è morto con onore al servizio della Francia, non poteva sperare in una sorte più dignitosa.-
-Questo non lenisce affatto il dolore di perdere una persona cara... Ma voi non lo ammettereste mai, vero?-
Il moschettiere non rispose e si limitò ad iniziare a preparare i giacigli per la notte.
 
 
*Madame de Luynes, moglie del defunto primo consigliere di Luigi XIII. Fu lei a permettere ad Anna d'Austria l'inserimento nella corte francese, ma dopo la morte del marito e il secondo aborto spontaneo della regina, proprio a causa di una scivolata avvenuta mentre giocava a palla, il Re la allontanò dalla corte.
 
** Richelieu stava allora preparando il campo per la definitiva entrata in guerra della Francia nella Guerra dei Trent'anni: alla fase Svedese, infatti, subentrerà la fase francese (1635-1648) che trasformò il conflitto da scontro religioso a lotta per la supremazia europea. Tra il 1629 e il 1631, poi, costrinse il Duca di Savoia a lasciare l'alleanza con la Spagna e a schierarsi con i francesi.
 
Angolo Autrice:
Ciao,
come vedete ho modificato il capitolo per aggiungere il banner, spero vi piaccia xD
Da sinistra verso destra abbiamo: Richlieu (interpretato da Peter Capaldi in The Musketeers), un personaggio di cui ancora non vi posso svelare l'identità xD (Jared Leto), Claire (Winona Ryder), François (Tom Mison), Amélie (Sarah Gadon), James (Luke Evans), il capitano Schmitt (Viggo Mortensen) e Madie (Milla Jovovich nei Tre Moschettieri). 

 
   
 
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