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Autore: CinderNella    28/02/2016    2 recensioni
Si sentiva un po’ stalker a guardarlo e ad annotare ogni suo comportamento da dietro un muro delle rovine di Christ Church Greyfriars – se si fosse trovata dietro a un cespuglio avrebbe potuto trovarci dell’ironia nella situazione che stava vivendo da qualche tempo – ma era parte del suo lavoro anche quella. [...] Ma, diversamente dal solito, e non perché fosse venerdì, lui si era separato dal suo gruppo di colleghi per dirigersi all’interno del giardino che portava dritto alle rovine dov’era casualmente lei: si stava proprio dirigendo verso di lei.
Resasene conto, si catapultò alla panchina più vicina per dare l’idea di essere davvero impegnata a fare qualcosa che non fosse spiarlo da lontano, ma dalla sua espressione non doveva esserci riuscita: «Mi scusi, ma lei mi sta spiando?»
Era davvero come a scuola. Stesso portamento arrogante, stesse fattezze e modo di presentarsi elegante e capelli impossibilmente biondi: eppure era completamente diverso.
«Ehm...» non sapeva che scusa formulare.
«È la quarta volta che la vedo in una settimana e in zone diverse della città. Perché mi segue?»
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Hermione Granger, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione, Luna/Theodore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Buonasera! Scusate il ritardo, ma ho avuto una giornata di recupero della scorsa nottata terribile. Allora... ci sono tante rivelazioni in questo capitolo. Diciamo... due o tre. Ma sono importanti. E poi ho una domanda, per curiosità: le canzoni che danno titolo ai capitoli le sentite? :P In ogni caso, buona lettura!








 

Happiness hit her like a train on a track, coming towards her stuck still no turning back.
She hid it ‘round the corners and she hid it under beds, she killed it with kisses and from it she fled
With every bubble she sank with her drink and washed it away down the kitchen sink.

Theo non riusciva mai a dormire oltre l’alba quando passava la notte da Luna: la ragazza non usava tende, e aveva delle finestre enormi. Non capiva come facesse, lei, a dormire e a non svegliarsi fino alle otto.
Ma quella mattina, si accorse di esser stato l’ultimo a svegliarsi: il posto accanto a lui era vuoto e, a giudicare dal calore che non emanava, doveva esserlo da un bel po’ di tempo.
Controllò l’orario: stranamente, quella mattina ce l’aveva fatta a dormire fino alle otto e mezzo. Era un grosso traguardo, per lui. Ma che fine aveva fatto Luna?
Stava pensando di chiamarla al cellulare – o in extremis, invocare un Patronus che andasse a trovarla e avvisarla – quando udì le chiavi muoversi nella serratura della porta di casa: era ancora in pigiama, infreddolito dall’esser uscito di scatto dalle coperte preoccupato, e per questo avvolto da una coperta e seduto sul divano ad aspettare la sua ragazza, quando quest’ultima entrò con un vassoio di quelle che evidentemente erano due bibite e una busta di carta.
«Sei già sveglio?»
«La tua domanda sarebbe dovuta essere: hai dormito così tanto?» le andò incontro e le liberò le mani dal vassoio, le diede un leggero bacio a fior di labbra e attese che si liberasse del cappottone per offrirle parte della sua coperta «Che fine avevi fatto?»
«Sono andata a Clapham Junction a prendere qualcosa per colazione.»
«Non avevamo cibo?»
«Sì, ma volevo fare una passeggiata. E offrirti qualcosa di diverso dal tè o dal succo di zucca, per una volta!»
«Traditrice, a passeggio senza di me.» aveva ribattuto lui, fintamente offeso, mentre la ragazza gli tirava una leggera spallata «Non volevo aspettare il bello addormentato!»
«Avresti potuto lasciare un biglietto! E comunque... fino a Clapham? Non sarà freddo, ora?» indicò con un cenno del capo il caffè.
«Theo, ti ricordi che siamo maghi e che esiste un incantesimo riscaldante, vero?» gli chiese, sinceramente incuriosita, Luna.
«Non ci avevo pensato.» esalò l’altro, afferrando il suo caffè «Sarà stata la preoccupazione di prima mattina, appena sveglio, a farmelo dimenticare!»
«Ma sta’ zitto, te ne sei semplicemente dimenticato e basta!» ridacchiò la ragazza, prendendo l’altra tazza di plastica e aprendo la busta di carta «Muffin?»
«Sì, grazie.» rispose Theo, lasciando cadere il discorso precedente «Che piani abbiamo oggi, Lovegood?»
«Usciremo con gli altri probabilmente stasera, vero?»
«O staremo più probabilmente da qualcuno. Punto su Angharad, ma è probabile che saremo da Draco e Hermione...»
«Quindi casa di Draco?»
«Sì, certo, dove c’è Nix al momento. Effettivamente la nostra vita sociale adesso ruota attorno a un gatto...»
«E poi c’è la faccenda del pub che è esattamente a cinquanta metri da casa di Draco, e anche quello conta.» lo rimbeccò Luna, lanciandogli un’occhiatina canzonatoria «E per il resto della giornata?»
«Con questo freddo, io rimarrei nel letto.» Theo rispose alla sua occhiata con un’espressione furbetta alquanto inequivocabile.
«Lo sai che abbiamo entrambi del lavoro da svolgere, vero?»
«E potremo farlo anche nel letto, esistono i computer. E lì ci sono anche le coperte, il caldo, il diletto...»
«Oh, lo so.» rispose Luna, mantenendo lo sguardo furbetto e addentando il muffin al doppio cioccolato che aveva comprato mezz’ora prima.


Blaise rimaneva sempre stupito da quanto la sua pelle sembrasse scura a contatto con quella diafana e lentigginosa di Ginny. Gli sembrava come se entrambi i colori venissero evidenziati a contatto l’uno con l’altro, come se fossero più prominenti. Ed era un po’ lo stesso anche con i loro caratteri, terribilmente simili ma anche molto diversi: la loro vicinanza sottolineava le loro peculiarità.
«Zabini, se mi stessi spogliando con gli occhi non mi preoccuperei, ma la tua espressione pensante mi fa capire che stai riflettendo su qualcosa. Di prima mattina.» la frase che Ginevra usò per attirare la sua attenzione lo fece sorridere: al che si voltò a guardarla e a stamparle un bacio a fior di labbra.
«Ben svegliata!»
«Non mi stai dicendo a cosa pensavi.» era insistente: questa era una particolarità che condividevano. Forse lei era anche più persuasiva di lui, quindi sapeva che la cosa migliore sarebbe stata ammettere la verità.
«Pensavo a quanto la mia pelle sembrasse scura accanto alla tua e viceversa, e a come i nostri caratteri fossero altrettanto... spiccati, quando siamo insieme.»
Ginny gli sorrise sinceramente, prima di tornare a stuzzicarlo: «Oh, e io che pensavo fosse davvero qualcosa di più carnale.»
«È inutile che ci provi, ti conosco bene.» commentò il moro, avvicinandosi alla ragazza e stringendola in un abbraccio.
«Scusami? Cosa vorresti dire, con questo?»
«Semplice, non hai la partita oggi, ma domani. Quindi, onde a evitare performance scadenti domani, niente sesso. E poi sei dannatamente scaramantica» aggiunse l’ex Serpeverde, annuendo soddisfatto della sua percettività.
«Beh, io ci guadagno, da quelle partite! E poi, tutta questa soddisfazione causata dal non fare sesso dovrebbe preoccuparmi?» ribatté la rossa, con entrambe le sopracciglia innalzate.
«Al contrario: non sono soddisfatto per la mancanza di amor carnale, ma per l’ampia conoscenza che ho di te.»
«Oh, come siamo aulici. E bene, se non riempiremo la giornata come al nostro solito, cosa mai faremo?» lo stava palesemente provocando.
«Non è vero che facciamo solo quello! Facciamo tante cose, ma devo essere davvero tanto prestante se tu ti ricordi solo quello!» anche Blaise stette al gioco, beccandosi una gomitata da parte della ragazza, che gli rivolse un’occhiata colpevole – nonostante stesse scherzando, non doveva essere andato troppo lontano dalla verità, forse.
«Beh, potremmo provare a passeggiare in giro per la città. O mangiare fuori, o tutte quelle cazzate da Luna e Theo...
*» propose Ginny, soddisfatta della propria immaginazione nel proporre qualcosa del genere.
Blaise non poté trattenersi dal ridere: «Quelle cazzate da Luna e Theo? Aggiudicato. D’ora in poi le chiameremo così.»
«Non abbiamo ancora deciso cosa fare della nostra giornata.» gli ricordò la rossa, spintonandolo leggermente con una spallata.
Ma Blaise sembrava rapito da un pensiero che doveva essergli venuto in mente qualche secondo prima: «Potrei aver avuto un’idea... interessante. Ma per questa dovrai andarti a buttare nella doccia.»
«Mi stai dando della puzzolente?» Ginny arcuò il sopracciglio destro, perplessa ma propensa a dargli la possibilità di commentare con altrettanta audacia – o di cambiare suggerimento.
«Ovviamente no, cara, ma dovrai prepararti con più attenzione per dove vorrei portarti.» Blaise accompagnò la dichiarazione con un sorriso a trentadue denti, mentre Ginny lo osservava ancora con il sopracciglio alzato, che non aveva l’intenzione di tornare al suo posto.
«Non mi muovo da sotto le coperte finché non mi dici cosa—
«Weasley, voglio portarti a trovare mia madre.»
La sincera ammissione di Blaise, accompagnata da un sorriso a metà tra lo speranzoso e il birichino, la fece capitolare, nonostante quella proposta la terrorizzasse non poco.
«Okay. Vado per prima in doccia.» e lanciandogli un’ultima occhiata un po’ titubante si liberò dalle coperte e si diresse verso la porta.
L’ultima cosa che vide prima di dedicare tutta la sua attenzione al muro color crema che occupava la sua visuale – e a cosa avrebbe detto per spiegare alla madre la motivazione della sua inattesa visita – fu la coppia di gambe diafane di Ginny che si allontanavano dal letto per raggiungere il bagno.

Quando Hermione si svegliò, la casa sembrava innaturalmente silenziosa. Accanto a lei, Draco non occupava il suo lato del letto, e Nix non era seduto sulla sua pancia, perseverante, con l’obiettivo di destare la sua umana.
Di conseguenza, l’ex Grifondoro era uscita dal letto, aveva agguantato il suo cardigan casalingo color crema di lana pesante, l’aveva infilato ed era uscita dalla camera da letto per dirigersi ai piani inferiori.
Solo quando ebbe raggiunto la scala che portava alla cucina iniziò a sentire qualcosa: la televisione accesa come sottofondo, la voce di qualcuno che canticchiava sommessamente – sarebbe potuto essere Draco? – una padella sulla quale sfrigolava qualcosa e il rumore che era solito fare Nix quando giocava energicamente con uno dei suoi giochi.
Arrivata a destinazione, scoprì di aver ragione: le porte scorrevoli della cucina erano spalancate sull’open space che raccoglieva sala da pranzo e salotto, nel quale c’era Nix che si accaniva contro un gioco a forma di topino a pochi metri dalla televisione accesa.
E, in cucina, c’era Draco che armeggiava una padella ai fornelli, cucinando qualcosa e fischiettando un motivetto, che ogni tanto prendeva la forma di qualche parola cantata.
«Buongiorno?» era perplessa. Non l’aveva mai visto così vitale di sabato mattina. Ringraziò il cielo che non dovesse andare dai Malfoy per il brunch, perché quella visione era già abbastanza destabilizzante.
«Lo è.» rispose Draco, voltandosi verso di lei e dedicandole un gran sorriso, al quale lei non poté non rispondere che con un’alzata di sopracciglia: lo raggiunse ai fornelli.
«Il tuo buonumore mi rende leggermente perplessa.»
«Non contenta?»
«Lo sarò quando scoprirò a cosa è dovuto questo buonumore.» rispose la ragazza, abbracciando l’ex Serpeverde da dietro.
«Oh, non sono a lavoro e non ho lavoro da fare nonostante sia a casa, e già questa è una manna dal cielo considerato il periodo. Le nuvole presagiscono tempesta e il cielo è grigio, quindi ho tutte le mie buone motivazioni per rimanere chiuso in casa fino a lunedì mattina, per non parlare del fatto che le giornate grigie mi mettono tranquillità. Sono costretto in casa con te e Nix, e nessuno dei due avrà intenzione o voglia di lasciare l’abitazione con il preannunciato tempaccio e vi avrò per quarantott’ore di fila, e infine è colazione, il momento migliore della giornata per rimpinzarsi di dolci.» si voltò Draco, concludendo il discorso girando il pancake che stava preparando e rivolgendole un sorrisino più piccolo del precedente, al quale però, questa volta, Hermione rispose «Mi hai convinta appieno. E a cosa devo la preparazione della colazione?»
«Cucinare mi impegna mani e testa, e non è qualcosa che normalmente mi capita nelle mie mansioni giornaliere. Quindi sono contento di farlo quando sono libero.» rispose l’uomo, usando una spatola per passare il pancake ormai cotto in un piatto che ne ospitava già una decina.
«Avrei avuto in mente un’altra occupazione per le tue mani, di prima mattina...»
L’occhiata istintivamente sconvolta che le rivolse successivamente Draco si trasformò in ammirazione: «Adoro le tue battutine sconce inaspettate. Ma non temere, abbiamo un intero weekend in cui potremo fare di tutto e di più. Possibilmente lontani da Nix, in questo frangente.»
«Ha quattro piani da esplorare, fidati che non starà con noi tutto il giorno.» lo rassicurò con un sorrisino sornione Hermione, incontrando lo sguardo di Draco nella superficie riflettente della cappa «A proposito, l’hai nutrito?»
«Ovviamente, come al solito.»
«Che bravo umano!»
«Fino a prova contraria, quella sei tu! La sua umana»
«Sì, ma lui ti adora alla pari di quanto ami me, quasi» ribatté la ragazza, annuendo e così facendo scontrandosi contro la spalla di Malfoy con il mento «Allora, con cosa i pancake? Che topping prendo?»
«Ti direi sciroppo d’acero, ma so che...»
«Io amo il cioccolato e per questo prenderò la Nutella.» concluse per lui Hermione, dirigendosi verso lo scompartimento giusto della credenza.
«Esattamente.» convenne Draco, annuendo e cercando di accumulare la giusta quantità d’impasto per l’ultimo pancake.
La loro abbondante e cioccolatosa colazione li portò a trasferirsi sul divano solo dopo più di venti minuti trascorsi a cercare di terminare i loro pancake da sei strati senza soccombere a ragionevoli futuri mal di pancia.
«Penso di poter saltare il pranzo.» aveva dichiarato Draco, lasciando i piatti nel lavabo e arrancando verso il salotto con un paio di coperte.
«Non sei l’unico. Forse la prossima volta che ti viene voglia di fare Masterchef dovresti aggiustare le dosi.» commentò la ragazza, affiancandolo sul divano e appropriandosi di una delle sue coperte.
«Colgo commenti da malevola serpe insoddisfatta, signorina Granger?»
Serpe? Che il suo inconscio facesse brutti scherzi, nonostante Malfoy non ricordasse nulla del suo passato da Serpeverde?
«No, certo che no. Non potrei avere l’ardire di appropriarmi di una sua coperta, sennò.» si affrettò a rispondere Hermione mantenendo lo stesso tono beffeggiante di Malfoy.
«Ora, Granger, dobbiamo solo decidere cosa fare del resto delle nostre ore. Almeno di questo weekend.»
«Il mio piano comprende tante cose, tra cui la lettura, il cibo, sebbene tra un po’ di ore, e tante coccole di tipo diverso...»
«Il tuo piano mi attrae, Granger» commentò Malfoy, sorridendole malizioso «La televisione è inclusa per un po’ nel piano?»
«Forse.» commentò la ragazza, rispondendo con lo stesso sorriso birichino «Oppure potremmo fare tutto quello che ho detto prima, ma in un forte.»
«In un forte?» ora era davvero perplesso.
«Sì, ci costruiamo un forte di cuscini e coperte dove passare tutta la giornata. E dove accogliere Nix, ogni tanto.» propose la ragazza, con lo sguardo che luccicava.
«Non penso di esser ancora ferrato nella costruzione di forti, Granger. L’ultimo che ho costruito penso sia vecchio più di dieci anni...»
«Anche io. La cosa divertente è quella, no?» ribatté la riccia, alzandosi «Prendi cuscini e coperte, io cerco le lenzuola adatte e qualche statua o catasta di tomi pesanti per fare le colonne del nostro maxiforte.»
«Allora è deciso?» l’idea gli piaceva molto, ma era completamente strana: non aveva mai costruito un forte da adulto e con la propria fidanzata. Ma la ragazza in questione era già andata al piano di sopra a cercare il necessario, quindi si ritrovò a parlare con se stesso «È decisamente deciso.»

Se qualcuno mesi prima le avesse detto che si sarebbe trovata nell’appartamento sopra i Tiri Vispi Weasley a trascorrere il suo sabato con un Weasley, lei gli avrebbe risposto che era un pazzo visionario.
E invece era stesa sul pavimento della camera che ormai era diventata di Charlie dopo esser stata disabitata per anni a osservare il soffitto, con il proprietario della camera in questione steso accanto a lei e impegnato nella medesima attività.
George, il fratello stranamente ficcanaso – almeno quando si trattava di lei – ma sicuramente tra i migliori di Charlie, era altrimenti occupato e non a casa: non che sarebbe stato un problema se fosse stato presente, lui sapeva dei loro incontri. Non ne conosceva il perché, il come e la natura del rapporto tra quei due, ma ne era sempre a conoscenza. Dopotutto, viveva con Charlie.
Da quando trascorreva gran parte del tempo con lui, Daphne aveva imparato ad apprezzare la bellezza del silenzio: la sua comprensione, la sua accoglienza, la sua immobilità non terrorizzante.
Parlavano, spesso, ma i loro silenzi erano maggiori delle loro chiacchiere: era una relazione strana. Non aveva mai avuto nessuno nella sua vita con il quale si era rapportata così: talvolta parlava addirittura di più con George, nonostante fosse solo di passaggio per trascorrere il suo tempo con Charlie.
E aveva anche notato che quegli incontri erano quasi sempre fuori dalla sua comfort zone e dagli ambienti che normalmente frequentava: quasi mai a casa sua, spesso da George e Charlie, o nelle campagne vicino Ottery St. Catchpole, o in quelle dell’Oxfordshire, vicino alla colonia di draghi dove lavorava Charlie.
Il suo flusso di pensieri venne interrotto dal suono del cellulare: controllò il messaggio, scoprendo che era di Angharad.
Charlie si era voltato per osservarla, incuriosito ma non invadente. La vide sospirare profondamente, chiudere gli occhi e rimettere a posto il telefono senza digitare una risposta.
«Chi era?» sapeva che non l’avrebbe indisposta quella domanda, non se l’avesse posta lui.
«Angharad.» e lui sapeva chi lei fosse. In realtà, in davvero poco tempo, Charlie aveva scoperto cose della sua vita che lei non aveva nemmeno confessato a se stessa, prima di quel momento. Si era completamente affidata a lui, aveva affidato la sua vita a lui, con tutti i suoi problemi appresso. E lui li aveva accolti e benvenuti, mai sminuiti, e l’aveva fatta sentire di conseguenza a casa.
«Non le hai risposto.»
«Non mi va.»
«È plausibile che sia preoccupata per te, ti sei nettamente e quasi completamente allontanata da tutti ed è molto probabile che senta la tua mancanza...» sapeva che il suo compagno rosso aveva ragione, ma quella consapevolezza non l’aveva fermata dal ribattere aspramente una risposta: «Non come vorrei che le mancassi.»
**
Charlie lo sapeva, Charlie aveva scoperto qualcosa che lei non aveva nemmeno lontanamente mai compreso del suo rapporto con Angharad e della sua eccessiva protezione nei suoi confronti, contro tutti. Non che Angharad ne avesse bisogno – ma c’era, nonostante tutto.
E le aveva naturalmente fatto realizzare la motivazione del suo atteggiamento a tratti morboso nei suoi confronti, senza nemmeno ammetterlo esplicitamente. Charlie aveva lasciato che lei mettesse tutte le carte in tavola – quelle della sua vita, quelle che la componevano come individuo – e l’aveva supportata. E lo faceva ancora.
Non aveva mai affrontato con nessuno l’argomento della sua plausibile bisessualità, ma non ne aveva nemmeno mai sentito il motivo: non era contraria all’idea, ma non ci aveva semplicemente mai pensato. Certo, aveva avuto qualche esperienza di più con alcune ragazze a Hogwarts, almeno rispetto a quelle che ne potevano aver avute altre, ma era stata la stessa cosa con i ragazzi. Ed era adolescente, quindi aveva sinceramente pensato che dipendesse tutto dal risveglio ormonale di quegli anni.
Non ci aveva mai pensato più di tanto e non aveva mai creduto di volere qualcosa di quel tipo da Angharad, che era sempre e solo stata sua amica. Poi, però, una sera con Charlie si era trovata a pronunciare una frase simile a quella che aveva appena detto, e aveva messo insieme un puzzle che non aveva nemmeno mai visto fino a quel momento.
Già non riusciva a frequentare gli altri come prima, per via del lavoro e della sua propensione a voler risolvere i suoi problemi da sola, ma dopo quella realizzazione non riusciva nemmeno a guardare più Angharad nello stesso modo: era arrabbiata con l’amica perché quella non provava ciò che lei invece sentiva nei suoi confronti, e con se stessa per aver involontariamente riconosciuto quel casino, rendendolo così reale.
E non aveva ora voglia di sentirla o vederla spesso, perché non voleva nemmeno affrontare la questione: era a conoscenza della sua eterosessualità, ma soprattutto sapeva che per lei era davvero, solo una amica. Una buona amica con la quale si confidava e condivideva diversi aspetti della sua vita, ma solo un’amica. E non ci si innamora dei propri amici.
«Daph, lei ti vuole bene, e la stai allontanando. Per qualcosa che non dipende da lei, e nemmeno da te...» le sagge parole di Charlie raggiunsero il suo orecchio, ma la sua mente e il suo cuore non avrebbero voluto assimilarle.
E l’inesplicabile persona che era Charlie Weasley l’aveva nuovamente fatta sentire in pace, avvicinandola a sé con un braccio abbastanza solido e comodo da infondere sicurezza: si nascose nell’incavo del suo collo e chiuse gli occhi, più che decisa a lasciare fuori i suoi problemi da quella dimensione tutta loro, dove lei poteva semplicemente circondarsi del profumo rilassante dell’uomo e non pensare a nient’altro.
Percepì l’avambraccio dell’unica persona alla quale avrebbe mai permesso un contatto simile
*** contro la sua vita e ispirò profondamente il suo profumo, abbandonando qualsiasi suo pensiero fuori da quel momento.

Osservavano l’ignaro visitatore di Broomstix
**** da un vicolo nascosto, che collegava direttamente a Nocturn Alley.
«Lo sai che devi farlo avvicinare alla Sanguesporco, vero?» le due figure esili erano nascoste in un angolo buio, cercando di passare inosservate.
«Ci sto provando, ma è più difficile del previsto.»
«Che cosa significa? Devi riuscirci. È l’unico motivo per cui fai parte del piano, l’unica cosa per la quale ti sei avvicinata a lui. O sai a che punto è arrivata nella sua ricerca per ridare la memoria a quel traditore del suo sangue, o...»
«O cosa? Mi uccidi?» ne aveva abbastanza degli ultimatum che quella sanguisuga dai capelli nerissimi le poneva. Senza di lei non aveva nemmeno un contatto diretto con le vittime.
«Potrei benissimo. O peggio, dovrò prendere io in mano la situazione, e non so quanto sarà piacevole per te.» lo sguardo della sua accompagnatrice saettò e si focalizzò su di lei «Anzi, lo so. Non ti piacerà per nulla. Quindi ottieni dei risultati, o sparisci.»
E con quell’ultima minaccia abbandonò la stretta sul suo braccio e si diresse nuovamente verso Nocturn Alley, lasciandola sola e dandole la possibilità di tornare dal suo fidanzato, che vagava ancora per il negozio.







* Sì, è una citazione di How I Met Your Mother, precisamente a un qualche episodio della nona stagione quando parlano di “all that Lily and Marshall crap”, riferendosi alle promesse che si fanno, l’onestà e tutto.
** Allooora. Io dall’inizio ero indecisa se far finire Daphne con qualcuno, e mi era venuta in mente una possibile relazione omosessuale. Però poi ho detto no: non per qualcosa, ma non mi va che siano tutti accoppiati – e poi l’idea non mi aveva mai convinta appieno. E non l’ho introdotto dal nulla perché non è importante, quanto perché, nonostante la mia Daphne sappia più o meno di essere bisessuale da tempo, ha scoperto di essere attratta da una sua cara amica all’improvviso, come del resto lo scoprono i lettori. E l’ha scoperto grazie alle chiacchierate con Charlie. E poi non tutti possono avere l’happy ever after: ci sono gli amori non corrisposti. Ora, Daphne le vuole bene e si sente attratta da lei, ma sarà davvero amore? E poi cosa ci si può fare se Angharad non è attratta da lei? E sì, so di essere un po’ bastarda a mandare tutte le cose brutte a Daphne, ma in realtà non tutto è brutto... basti vedere quanto è diventato importante Charlie nella sua vita e la loro stramba relazione. Vi giuro che non l’ho introdotta a buffo e nemmeno senza pensarci a lungo, anzi. Poi oh, a chi non capita di innamorarsi talvolta dei propri amici? L’unica differenza in questo caso e che per Daphne è una amica... ma beh, l’ha sempre "saputo" –senza ammetterlo a se stessa, ma lo sapeva– di essere bisessuale, quindi non le cambia molto. Deve solo farsela passare, non essendo ricambiata (come capita spesso quando ci si prende le sbandate per gli amici). E poi un po' di dramma mi piace sempre :P
*** La relazione di Daphne e Charlie è molto fisica. Non carnale (ora che Blaise ha usato questa parola non smetterò mai di usarla io XD), ma fisica senza dubbio. Per lei c’è moralmente e “fisicamente”.
**** non so quale sia la traduzione utilizzata in italiano, ma vende roba di Quidditch a Diagon Alley. Oh oh oh, chi saranno queste due esili figure?
  
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