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Autore: Love_You_Goodbye    01/03/2016    1 recensioni
Londra, 1946. E' appena finita la guerra e la giovane Katherine Bullock si sposa con il suo amato Christopher dopo essere stata delusa molte volte in amore. Ma sotto questo matrimonio si cela un mistero che Katherine non rivelerà mai a nessuno...
Dublino, 1994. Emma, la nipote venticinquenne di Katherine, riceve in eredità, alla morte della nonna, il suo baule dei ricordi, nel quale sono custoditi tutti i momenti della sua vita, compresa una foto misteriosa che mostra una giovane Katherine Bullock in compagnia di un ragazzo sconosciuto, di cui nessuno in famiglia aveva mai visto il volto.
Toccherà ad Emma scoprire quali oscuri segreti incombono sulla tomba della nonna e sulla sua vita precedente alla nascita di Celeste, la sua unica figlia.
Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dublino, 1994

L'ospedale era affollatissimo, come sempre, oltretutto. Erano le tre del mattino, ed Emma aveva gli occhi rossi e gonfi. Le facevano male le gambe, sembravano quasi cadere a pezzi, ma lei non ci badò. Doveva correre. Stanza 9c, stanza 9c, continuava a ripetersi, passando con lo sguardo da una porta all'altra dell'ospedale. C'era stata tante volte, lì, ma in quel momento non riusciva a ricordare. Le tremavano le mani. Stava tremando tutta. Chiuse gli occhi, continuando a correre, e li riaprì appena in tempo per vedere degli infermieri trasportare una barella coperta da un telo bianco. Emma pregò che non fosse la stanza 9c quella da cui erano usciti. Guardò la targa. 9c. Un colpo al cuore. Emma schizzò nella stanza e tirò un sospiro di sollievo quando vide la nonna Katherine distesa sul suo letto. Tutti i suoi familiari erano lì, ai piedi del letto, con un'aria sconvolta. Appena vide Emma, Veronika, sua cugina, le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla: "Tranquilla, non è successo niente." disse, mostrandole una poltrona con la mano. "Vieni, siediti."

Emma obbedì, ancora in stato di shock, e fece passare gli occhi da un parente all'altro, aspettando che qualcuno si decidesse a parlare.

"Mi dispiace..." cominciò Celeste, sua madre: "Ti ho fatto preoccupare, non dovevo..."

Emma la zittì con un gesto della mano e fissò il letto sul quale giaceva la nonna. Avrebbe giurato di averla vista muoversi.

Si avvicinò. Le lenzuola erano candide ed emanavano un odore di pulito così forte che face lacrimere gli occhi di Emma. O forse non era per le lenzuola. Forse era perché vedeva sua nonna così, in quelle condizioni...

Ad un tratto Katherine mosse appena le labbra: "Emmy" sussurrò.

"Emma, nonna, Emma." la ragazza le accarezzò i capelli bianchi, i pochi che le erano rimasti, e l'anziana sorrise.

"E' così debole da stanotte alle due," Veronika si alzò in piedi e fece qualche passo verso la finestra del balcone, tirando fuori una sigaretta: "non credo che le sia rimasto molto."

Silenzio.

"I medici hanno detto che non possono fare più niente."

Silenzio. Si sentivano solo le lancette del vecchio orologio a cucù verde che scandivano dei secondi troppo lunghi. Non altro. Perché Emma piangeva in silenzio, le mani che si muovevano seguendo le ondulature dei capelli di Katherine e le lacrime che le bruciavano sul viso.

Qualcuno uscì, sbattendo la porta, ma Emma non si voltò a guardare.

"E..." la donna provò a pronunciare il suo nome.

"Sì, nonna, Emma." le prese la mano, la voce rotta dal pianto: "Andrà tutto bene, nonna, tutto bene."

***

Katherine Bullock si spense per sempre tre giorni dopo, il 7 luglio 1994. Emma la vide, quando se ne andò. Era con lei quel giorno. Le stava mostrando di nuovo l'album delle fotografie, Katherine sorrideva. Poi, quando la ragazza chiuse l'album, la nonna fece un grande sospiro, quasi di sollievo, e se ne andò, il sorriso ancora disegnato sulle labbra. Forse era stata solo un'allucinazione, ma Emma avrebbe giurato di aver visto l'anima di Katherine separarsi dal corpo e salire verso l'alto, verso una nuova vita.

Quelli furono i giorni più brutti della sua vita. I suoi nonni se n'erano andati. Tutti. Katherine era l'ultima rimasta dopo la morte del marito, Chris, scomparso un anno prima. Magari era stato proprio questo a causare la sua malattia, lei amava così tanto il suo Christopher... A dire il vero, adesso che ci pensava, Emma non aveva mai chiesto alla nonna di come si era innamorata del marito. Ora voleva scoprirlo. Ma prima aveva altre cose da sbrigare. 

"Emma, tesoro, sei pronta?" la voce di Celeste, sua madre, era forte e cristallina, come se fino a quel momento non fosse successo niente. Erano le dieci in punto e Celeste e sua figlia erano già in ritardo. Quella mattina dovevano ritrovarsi a casa della zia Tracy per leggere il testamento.

"Sì, mamma, arrivo." scese le scale di corsa e salì in macchina con la madre.

"Mamma?" disse, appena partite.

"Sì, cara?" rispose Celeste, con un tono fin troppo zuccheroso.

"La nonna non mi avrà lasciato niente, vero?"

Celeste si voltò verso di lei, con aria rimproverante. "Tesoro, hai venticinque anni, sei una donna, ormai. E' ovvio che al nonna avrà pensato anche a te, giusto?" le accarezzò una guancia con un dito.

Emma guardò fuori dal finestrino: gli alberi che costeggiavano la strada sfilavano davanti a lei come delle modelle ad una sfilata. Il cielo era limpido. La natura sembrava non accorgersi di quello che stava succedendo a lei e alla sua famiglia, sembrava vivere in un universo parallelo che andava avanti da solo, indipendente dal nostro.

La macchina si fermò proprio sotto il palazzo della zia Tracy.

Emma alzò lo sguardo. Il condominio aveva le pareti di un bianco splendente, appena ridipinte, notò Emma, e ogni tanto si intravedevano dei grandi finestroni opachi che davano sulle infinite rampe di scale che arrivavano fino al dodicesimo piano. Emma spostò lo sguardo. Più in alto il cielo era di un azzurro celestiale, il sole scaldava la pelle in quel giorno così caldo d'estate. Era strano. Pioveva quasi sempre, in Irlanda.

Emma sospirò: avrebbe voluto essere con sua nonna, in quel momento: si sentiva debole, incompleta, come se una parte di lei se ne fosse andata per sempre.

Celeste le appoggiò una mano sulla spalla ed Emma si riscosse. Salirono le scale in silenzio, gli unici rumori percettibili erano l'eco dei passi delle due donne e il suono lontano delle voci dei vari parenti.

***

"E per finire..." l'avvocato aveva iniziato a leggere il testamento da circa un'ora ed Emma non aveva ricevuto ancora nulla.

"...lascio alla mia amatissima nipote Emma Basely..." l'uomo si schiarì la voce per l'ennesima volta, Emma strinse i pugni, impaziente.

"...il mio baule dei ricordi a cui è allegata, ovviamente, la chiave per aprirlo. Qui c'è una nota." continuò, perplesso: "Dice che Emma è proprietaria di un segreto e che toccherà a lei scoprire di cosa si tratta..."

Emma aggrottò la fronte. Un segreto? Sua nonna? Guardò sua madre, intenta a contare e ricontare le chiavi di casa Bullock che le erano state affidate. Teneva gli occhi bassi e perciò non notò lo sguardo interrogativi di sua figlia.

***

Il baule dei ricordi di Katherine Bullock era una vecchia cassa chiusa a chiave da un lucchetto estremamente piccolo per essere quello di uno scrigno sul quale erano incise delle parole che Emma e sua madre non erano mai riuscite a capire: "I tuoi pensieri non hanno bisogno di un lucchetto, per me." L'incisione era contornata da una cornice di rilievi dorati che andavano a formare una precisissima opera d'arte.

La chiave del baule si trovava in uno scrigno di legno, posta con molta cura fra i solchi di un cuscinetto rosso che dava al tutto un'aria molto principesca.

Emma la prese con la punta delle dita, non voleva rovinare il tesoro di sua nonna.

Con cautela infilò la chiave nel buco della serratura e la girò delicatamente verso sinistra. Il lucchetto si aprì senza capricci.

Emma alzò il coperchio di legno del baule, che cigolò pericolosamente, facendole pensare per un attimo che sarebbe caduto a pezzi.

La superficie del baule era intagliata con dettagli oro e lo sfondo era di un bellissimo color verdemare.

Emma si affacciò e guardò con curiosità all'interno della cassa. Come primo oggetto notò uno specchio dal manico e il bordo dorati. La sollevò dal mucchio degli altri tesori lasciati da Katherine e osservò la sua immagine riflettersi nella piastra di vetro che ricopriva il centro dello specchio. I suoi occhi verdi spiccavano al centro dell'immagine. Sorrise. Erano un tratto di famiglia: anche sua madre aveva gli occhi color smeraldo, e si era sempre chiesta da chi li avesse ereditati, dato che Christopher li aveva azzurri e Katherine castani.

Emma ripose lo specchio al suo posto e continuò a frugare fra gli altri oggetti. Trovò un diario. Era di pelle e sulla copertina c'era scritto, a caratteri precisissimi, il nome di Katherine Bullock. Emma aprì il diario alla prima pagina che le si presentò davanti: era datata 23 aprile 1945. La ragazza lesse velocemente le righe che sua nonna aveva lasciato per sempre scritte nella memoria.

"Caro diario,
oggi  è stata una giornata molto stressante, il signor Turner mi ha fatto lavorare tutto il giorno. Sono stanchissima! Erano le undici quando sono uscita dal locale, così, invece di accompagnare Sam come faccio sempre, sono passata per il St James' Park, e, indovina un po'? Steso su una panchina del parco c'era un ragazzo, un uomo! Mi ha fatto così tanta compassione che gli ho chiesto il suo nome. Si chiama Christopher. Gli ho offerto di dormire qui, a casa mia. Ora è di là, nella camera degli ospiti, e sta dormendo come un sasso.
Sai, mi mancava un po' di compagnia. Da quando Mike se n'è andato in guerra... Non vedo l'ora che torni per poterci finalmente sposare!
Ora è tardi, devo riposare o domani non riuscirò a svegliarmi. Prometto di riscrivere presto.
Kitty"

Emma sorrise. Quindi era così che i suoi nonni si erano conosciuti.

Strinse il diario al petto, sicura che quello fosse il ponte che la legava ancora a sua nonna.

Rigirò il diario parecchie volte fra le mani prima di accorgersi che qualcosa sporgeva da una pagina. Tirò piano il pezzo di carta e lo estrasse con cautela dal libro rilegato in pelle. Una foto.

L'immagine sembrava essere stata bruciata, ma si potevano perfettamente scorgere i tratti familiari della ragazza presente in essa: una giovane Katherine Bullock accarezzava con tenerezza le guance di un ragazzo e lo baciava dolcemente sulle labbra mentre lui la stringeva forte a sé. Nonno Christopher, pensò Emma, anche se non ne era molto sicura: non aveva mai visto una foto di suo nonno da giovane.

Era datata 6 giugno 1945.

La ragazza rilesse velocemente la fine scrittura della nonna. C'era qualcosa che non quadrava. Katherine parlava di un matrimonio. Il suo matrimonio! Ma chi era quel Mike?

A Emma scoppiava la testa.

Si buttò sul divano, le mani fra i capelli, respirava profondamente, gli occhi chiusi.

Li riaprì di colpo e squadrò da lontano il baule della nonna. Da lì tutta la magia sembrava svanita. Si stese sul divano, piano, e fu allora che lo vide.

Ora la luce del sole proveniente dalla grande finestra del suo salotto batteva in un punto preciso all'interno del baule. Qualcosa brillava, lì dentro.

Emma cambiò angolazione molte volte, credendo fosse un miraggio, magari colpa dei troppi ricordi.

Era sempre lì.

Si avvicinò con cautela alla cassa, come se all'interno ci fosse qualcosa pronto a spaventarla. 

Scavò fra i vecchi tesori di sua nonna e non riuscì a credere ai suoi occhi quando la trovò.





Allora, ragazzi! Eccomi qui con il secondo capitolo della mia storia. Spero che vi stia piacendo fino a questo punto. Se volete (non obbligo nessuno, sia chiaro) fatemelo sapere con una recensione, mi fareste davvero felice!
E... niente, vorrei ringraziare Stella cadente FromAriWithLove per aver seguito, recensito e messo nelle preferite la mia storia. Grazie!!
Questa è la prima FanFiction che scrivo in assoluto, anche se, quando ero più piccola, mi divertivo ad inventare storie sui personaggi dei miei cartoni animati preferiti :')
Va bene... ora mi ritiro, perché non voglio stare qui ad annoiarvi. 
Ci sentiamo presto.
Bacioni,
Giorgia.

 

   
 
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