Dopo la delusione dell'altra volta, son tornato sì al prato, ma senza cercare Virginia. Mi son sistemato al solito posto, nella solita posizione, ad osservare il cielo sereno in cui splendevano le stelle.
Ed altro non ho fatto, non sto facendo. Un grillo molesto rompe la quiete, poi tace. È un fruscio non dovuto al vento a farmi drizzare le orecchie, come un calpestio leggero d'erba.
- John? - risuona il mio nome a seguito di un'altra pausa di silenzio. Fremo da capo a piedi, deglutendo ed ignorando il battito furioso del mio cuore.
- Sì? - replico, dopo essermi schiarito la gola. - Chi invoca il mio nome? È forse uno spiritello del prato?
Ride sommessamente. Quella sua risata cristallina mi provoca un milione di brividi lungo la schiena.
- Proprio così - risponde, decisa. Sorrido, impossibilitato a trattenermi.
- Che onore - affermo, socchiudendo gli occhi. Il vento agita i fili d'erba attorno a me, solleticandomi piacevolmente le orecchie. - Posso fare qualcosa per te, o caro spiritello?
- Vieni qui...
Mi alzo, raggiungendola. Non appena mi sente arrivare, volta il capo verso di me. È bellissima, con i lunghi capelli biondi che le incorniciano il viso e la testa come un'aureola e gli occhi dolci e luminosi.
- Ciao - sussurro, sdraiandomi di fianco a lei.
- Ciao - bisbiglia di rimando.
Restiamo in silenzio ad osservare la volta celeste. Non saprei dire se sia più spettacolare il cielo notturno o Virginia.
- Che ne dici? - esordisco, reprimendo uno sbadiglio. - Una domanda per ogni stella che c'è lassù, nulla di personale.
- E quante stelle ci sono, lassù?
Avvampo, abbozzando un sorrisetto. Bella domanda.
- Abbastanza per conoscerti almeno un po'.
- E va bene.
- Inizia tu...
Ci riflette un secondo, mentre io mi giro per guardarla. I nostri occhi s'incontrano, e lei mi sorride. Ha un sorriso talmente brillante da illuminare a giorno il prato.
- Ti piacciono i cani?
Ricambio il sorriso.
- Li adoro. Che fosse quello di mio fratello o di mio nipote... li ho sempre amati.
- Hai un fratello? - chiede, stupita.
- Due - rispondo - come le domande che mi hai appena fatto, ed entrambi più grandi di me.
Ridacchia imbarazzata.
- Ops. Allora puoi farmene due.
- Ti hanno mai detto che hai degli occhi bellissimi? - mormoro, vincendo l'incertezza e l'emozione del momento. So d'essere impulsivo, ma non voglio neanche rimangiarmi la domanda.
- N-no... - balbetta Virginia, e io so che è arrossita.
- Hai degli occhi bellissimi, Virginia.
Ed avvampo a mia volta, di nuovo.
- G-grazie...
- Senti... ma se ti dessi il mio numero?
Oh, questo è davvero impulsivo, penso tra me e me.
- Lo dai ad ogni ragazza che conosci? - indaga con un filo di voce, diffidente. Questo mi ricorda che siamo ancora sconosciuti, o quasi.
- Non si risponde ad una domanda con un'altra - ribatto, tranquillo. Mi ignora. - Comunque no, anche perché di ragazze non ne conosco tante.
- Giochi a basket, vero?
Sorrido, soffocando una risatina.
- Sì, gioco a basket.
- Allora credo che potremmo scambiarci i numeri di cellulare - dice con nonchalance.
- Perché gioco a basket?
Ci fissiamo per un lungo istante, verde nel verde. E poi, come io mi sciolgo in una rumorosa risata, lei mi imita cristallina.
- Anche per quello... forse - replica. Ridacchio. Questa conversazione, così spensierata... è una boccata d'aria fresca contro lo stress di tutti i giorni, i pensieri negativi circa numerose vittorie mancate.
Le detto il mio numero di cellulare e lei ricambia.
- Mi hai salvata come Spiritello del prato?
Sento le guance imporporarmisi lievemente, ma tanto è buio.
- No, però ammetto che non è affatto male, come idea... - affermo, sorridendole. Lei adesso è seria.
- John... - sussurra, facendomi rabbrividire. La sua voce, come qualunque altra sua cosa... è incredibile.
- Lo stai facendo di nuovo - la rimprovero scherzosamente. Mi guarda interrogativamente.
- C-cosa?
Le domande una dopo l'altra, vorrei rispondere, invece dico:
- Sorridere... così -.
E poi arrossiamo entrambi. So che vorrebbe chiedere: così come?, eppure tace, imbarazzata quanto me.
- J-john...?
- Cosa c'è?
- Lo... lo pensi davvero, quello che hai detto prima?
- Cosa?
- Dei... dei miei occhi.
Sorrido ulteriormente, allungando una mano per sfiorarle una guancia. È liscia e morbida, calda.
- Certo. Sono belli e... non solo i tuoi occhi.
Si tira a sedere, all'improvviso, e poi si alza. La imito, osservando incantato il vento alzare l'erba che con i nostri corpi abbiam schiacciato e far ondeggiare il vestito di Virginia.
- Ehi.
Si volta appena, guardandomi da sopra la spalla. Anche i suoi capelli dorati sono agitati dall'aria. Lo sguardo che mi dona non è di qualcuno che sa di essere bello e vuole farsi ammirare, bensì un'occhiata timida e quasi malinconica, oserei dire.
- Virginia... - allungo una mano verso la sua, sebbene non sappia nemmeno io cosa voglia fare. Sussulta, quando la tocco, eppure non si ritrae. - Per favore, non te ne andare come l'altra volta.
- Sai che ci rivedremo - mormora; per quanto ciò mi rassicuri, non mi basta.
- Lo so, ma... io voglio rivederti anche altrove...
- Non so se sia una buona idea - commenta a bassa voce, di nuovo diffidente come prima, quando parlavamo di scambiarci il numero di cellulare. Non capisco perché si comporti così, ora, ma non voglio innervosirla.
- Perché? - mi sfugge, mentre lascio andare la sua mano. Lei abbassa lo sguardo, girandosi completamente verso di me. - Virginia...?
- Io... devo andare - risponde semplicemente, se tale si può considerare una risposta. - Buonanotte, John.
- Buonanotte, Virginia - sussurro a mia volta, guardandola andar via, ancora una volta deluso. Mi rimprovero, dovrei essere soddisfatto di aver ottenuto il suo numero.
Mi passo una mano sul viso, sospirando. Forse non abbiamo fatto un passo avanti, ma mezzo...
-
Note dell'autrice
konbanwa! Sì... so di essere imperdonabile, a non aggiornare da così tanto e non degnare d'una risposta le recensioni. Mi vergogno di me stessa, uh... ora giuro che rimedio, però. GIURO. E intanto vi lascio con Soldier di Taemin, questa canzone è... è... indescrivibile. Okay, okay, basta parlare. Mi volatilizzo. Baci!