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Autore: Moon9292    03/03/2016    7 recensioni
Gabriel Martin ha tutto dalla vita.
E' ricco, è bello, è attraente, è intelligente ed ha una bella famiglia. Ha una fidanzata modella bellissima, ed è a capo della sua cerchia di amici. L'università è un gioco da ragazzi per lui. Tutti lo amano, tutti lo desiderano e tutti lo vogliono.
Kyra Smith è una ragazza comune.
E' semplice, non ha a disposizione i soldi di famiglia, e per andare avanti all'università è costretta a dare ripetizioni ai ricchi figli di papà. La sua massima aspirazione, oltre quella di diventare avvocato, è essere invisibile agli occhi di tutti.
Questi due ragazzi conducono vite separate, e l'unica volta in cui si trovano uniti, è solo per prendersi in giro e farsi i dispetti come stupidi adolescenti.
Un giorno, però, le cose cambiano e Gabriel si vede costretto a chiedere aiuto proprio all'ultima persona al mondo alla quale avrebbe chiesto qualcosa. E, come uno scherzo del destino, due anime opposte si troveranno a condividere attimi di eterna felicità.
Che la vita fosse imprevedibile, questo era chiaro, ma poteva davvero diventare così assurda? Evidentemente si...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
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Capitolo 10 - Ciao, noi siamo i Martin

 

 

Il viaggio in macchina durò circa due ore.
Arrivare dalla parte opposta di San Francisco, in uno dei quartieri più ricchi, richiese molte energie e parecchio tempo a disposizione. Kyra non credeva ci volesse cosi tanto, ma quando lo fece presente a Gabriel questi gli rispose che per questa ragione raramente tornava a casa a trovare la sua famiglia.
Kyra non aggiunse altro, tornando a tormentarsi e a farsi prendere da un leggero stato di panico.
Non le era mai capitato di dover conoscere la famiglia del proprio fidanzato.
In tutta la sua vita, aveva avuto un solo ragazzo durante il terzo anno di liceo. Ma la storia era finita dopo che lui aveva preteso di fare sesso con lei.
Ovviamente il tizio in questione aveva pagato caro per il suo atteggiamento: la sua bellissima macchina nera nuova era stata per bene rigata da entrambi i lati.
Sean aveva, poi, voluto aggiungere un suo tocco artistico.
Aveva disegnato con la sua chiave di casa un pene sul cofano anteriore e la scritta “ciao, sono un cazzone. Ti va di farmi un pompino?”
Avevano riso per giorni. Inoltre la macchina nel giro di un giorno sparì dalla circolazione, e questo fece aumentare ancora di più il divertimento dei due giovani.
Per questo la sua esperienza in materia era abbastanza fiacca.
Inoltre doveva considerare che la situazione era oltremodo particolare. Avrebbe dovuto conoscere una famiglia, presentarsi come la fidanzata di un membro di tale famiglia, quando in realtà non era vero.
Era davvero complicato.
Durante il viaggio aveva dovuto applicare alcuni esercizi di respirazione che le avevano insegnato in orfanotrofio per gestire i suoi attacchi di panico.
E solo questo le fece capire quanto il suo stato emotivo era altamente compromesso.
Quel viaggio l’aveva snervata. Sembrava essere durato un’eternità, e allo stesso tempo troppo poco.
Ma si disse che non doveva preoccuparsi, o almeno non tanto.
Era con Gabriel. Insieme avrebbero potuto affrontare qualsiasi cosa.
Non sapeva da dove nasceva questa sua convinzione, non riusciva a capire come poteva fidarsi in quel modo cosi profondo e autentico di quel ragazzo. Ragazzo che per anni aveva considerato come un nemico. Ma che in sole due settimane era riuscita a travolgerla e stravolgerla.
Aveva anche un tatuaggio per dimostrare questo suo cambiamento. Oltre che l’abbandono dei suoi fedeli occhiali. Forse anche per questa ragione aveva avuto piccole crisi respiratorie.
Perché gli occhiali avevano la funzione di proteggerla dal resto del mondo. Di difenderla dalle tempeste emotive che le si scagliavano contro.
Ora non aveva più barriere. Nessuno scudo alla Clark Kent. Era lei contro il mondo. E questo era davvero spaventoso.
Poi, mano a mano, che si avvicinavano alla residenza Martin, Kyra cominciò a domandarsi come sarebbe stata la famiglia del ragazzo, che tipo di rapporto aveva con i genitori, che persone erano. Se si comportavano come quelle famiglie delle pubblicità, sempre sorridenti e felici.
Le venne in mente che in quelle due settimane di conoscenza, non avevano mai affrontato l’argomento. Cosa molto stupida, col senno di poi.
Perciò, quando Gabriel le comunicò che mancavano dieci minuti all’arrivo, decise che doveva colmare quei vuoti.
<< Ehi, Martin, dimmi un po’. Che persone sono i tuoi genitori? Tuo padre lo conosco solo dal punto di vista professionale, e di tua madre non so assolutamente nulla, tranne che la chiami satana >>
Gabriel a quell’affermazione rise divertito.
<< Beh, mio padre all’apparenza può sembrare un burbero, ma in realtà e una pasta di pane. Diventa una iena solo quando è in una aula di tribunale oppure quando siamo coinvolti io e mia sorella Eve >>
<< Devo dirtelo, ho visto qualche video di tuo padre durante un interrogatorio. Oltre a provare piacere e stima nei suoi confronti, confesso di essermi un po’ fatta sotto dalla paura. Non vorrei mai un nemico di quella portata >>
<< Mio padre è molta apparenza. A casa non ha mai alzato la voce, se non quando realmente lo meritavamo. Ha un cuore grande quanto l’intera città di San Francisco >>, spiegò con un leggero sorriso dolce. Kyra capì che il ragazzo provasse una profonda ammirazione e un grande amore nei confronti del genitore.
Un po’ lo invidiava. Anzi, tanto. Il suo vero padre era morto quando ancora era troppo piccola, e il sostituto beh… l’appellativo “padre” non era il più indicato per descriverlo. Forse “maledetto stronzo” rendeva l’idea.
<< E tua madre invece? >>
<< Mia madre è quella che porta realmente i pantaloni in casa. Quella donna è il diavolo in persona, mascherata nel corpo di una cinquantenne ancora sexy e dal sorriso bianco >>, rispose fingendo di rabbrividire al solo pensiero.
<< Dai non può essere cosi cattiva >>, rispose divertita Kyra.
<< Fidati, lo è. Pensa che una volta, quando ero in terza media, mi umiliò pubblicamente davanti a tutta la scuola >>, confessò sgranando gli occhi al solo ricordo.
<< Ok, questa voglio proprio sentirla >>
<< Beh, stavo attraversando quella fase in cui rispondevo sempre ai miei genitori. Loro mi dicevano fai questo e io rispondevo no ecc… comunque un giorno mia madre mi chiese di mettere in ordine la mia camera, ma ovviamente non lo feci. E sai lei come mi punì? Prese tutti i miei vestiti, li colorò tutti di rosa e li mise in una busta di plastica per la spazzatura >>
<< Scommetto che ora arriva la parte divertente >>, commentò Kyra.
<< Divertente un corno! Venne a scuola durante la pausa pranzo. Sapeva che a quell’ora la mensa sarebbe stata piena di testimoni. Ed è per questo che dico che quella donna è satana, perché pensa proprio come il diavolo! Comunque venne a scuola e, con tutta la calma di questo mondo, si presentò davanti al mio tavolo dove mangiavo con i miei amici, e rovesciò il contenuto di tutte e cinque le buste di plastica. I miei vestiti erano rosa ed erano sparpagliati dappertutto. E infine disse la frase che decretò la mia morte sociale: “Piccolo bimbo di mamma. Guarda cosa ho fatto? Ho colorato tutti i tuoi vestiti di rosa come mi avevi chiesto. Anche le tue mutandine con gli orsacchiotti, quelle che preferisci. Sei contento? So che volevi condividere con tutti i tuoi amici la tua nuova passione per il rosa”. Dopodiché mi diede un bacio sulla guancia e se ne andò >>.
Passarono circa tre secondi, poi Kyra cominciò a sbellicarsi dalle risate. Le faceva male la pancia tanto era il divertimento.
Gabriel la guardò inizialmente storto, poi un sorriso divertito spuntò sul suo viso.
Un viso che, illuminato dal sole, sembrava più luminoso. Kyra lo aveva osservato per bene durante il viaggio.
Ogni minuto che passava, ogni metro percorso per tornare a casa, faceva sì che il suo viso brillasse sempre di più. Come se la maschera che si ostinava a tenere a Stanford, cedesse poco a poco.
Quello che aveva davanti somigliava sempre di più al Gabriel che aveva imparato a conoscere in quelle due settimane. Lo stesso ragazzo che l’aveva portata a fare un tatuaggio e che l’aveva difesa da Freddie.
Si chiese perché con il resto del mondo voleva dare l’immagine di una persona dura, fredda, cinica e superficiale.
Il Gabriel con cui aveva avuto a che fare in passato non le piaceva neanche un po’. Lo odiava!
Invece quello che aveva davanti agli occhi, in quel momento, era la persona che aveva imparato ad apprezzare giorno dopo giorno. Che aveva riacceso il suo cuore, dandole speranza. Che le aveva fatto provare sentimenti sopiti, ancora non ben delineati, ma presenti. Era quella la persona con cui avrebbe sempre voluto avere a che fare. Sperava che in quelle due settimane le cose rimanessero sempre cosi.
<< Smith piantala di ridere! Dovrai avere a che fare anche tu con satana, e ti assicuro che non sarà facile. Sono convinto che abbia organizzato qualcosa, e noi non potremmo tirarci indietro. Conoscendola, potrebbe anche farci il voodoo >>, esclamò per metà divertito e per metà spaventato il ragazzo.
<< Va bene. La smetto. Invece parlami di tua sorella. Eve, giusto? >>, domandò curiosa.
Il sorriso sul volto di Gabe divenne più largo. Evidentemente adorava sua sorella.
<< Eve è la piccola di casa. Ha sedici anni, ed è bellissima ed intelligente. Ma anche molto sensibile. E in più ha una voce pazzesca. Dovresti sentirla cantare! >>, rispose con emozione. Ad ogni sua parola traspariva un forte sentimento. Le voleva davvero bene.
<< Sembra straordinaria >>, commentò Kyra con dolcezza.
<< Lo è. Fidati, lo è. Lo capirai appena la vedrai >>.
Poi rimasero in silenzio per qualche minuto. La sensazione di panico non accennava a diminuire, ma ormai era fatta. Sarebbero presto arrivati a casa del ragazzo, e da lì la recita sarebbe cominciata.
Un piccolo fastidio solleticava la mente della ragazza. C’era qualcosa che le sfuggiva, come se avesse tralasciato un dettaglio importante. Ma non le veniva in mente. Provava a grattare quel prurito, ma non c’era verso di farlo smettere. Beh, si disse che dopo una dormita, avrebbe svelato l’arcano mister.
A quel pensiero, la famosa lampadina si illuminò. Ecco qual era il dettaglio!
<< Martin! >>, esclamò con forza.
Il ragazzo saltò sul suo sedile, spaventato e preso alla sprovvista.
<< Che c’è? Ho investito un piccione? Dannazione mi capita sempre quando torno a casa >>, rispose girandosi continuamente per guardare la strada dietro di se, alla ricerca di un cadavere.
<< Che? >>, domandò perplessa Kyra. Poi scrollò la testa, neanche fosse un cane. << Non importa. Martin noi adesso ci presentiamo come coppia. Ma come dormiamo? >>
<< Smith, maledizione a te. Non puoi urlare nel bel mezzo del silenzio, neanche avessi ammazzato qualcuno. Ci potevamo restare secchi >>
<< Rispondi, idiota! Come dormiamo in queste due settimane? Te lo sei chiesto? Ci metteranno in stanze separate, vero? >>, una piccola vocina nella sua testa le sussurrò che quel pensiero non la spaventava più di tanto. Anzi!
<< Sta tranquilla. Mia madre è satana, ma ci tiene alla purezza delle sue vittime sacrificali >>, rispose tranquillo il ragazzo.
<< Purezza delle sue vittime sacrificali? Che diamine significa? >>, domandò scioccata Kyra.
<< Significa che mia madre non ti metterà mai in una situazione sconveniente, come quella di farci dormire insieme. Perché, anche se è di larghe vedute, ad alcune cose ci tiene sempre e comunque. E non fare dormire suo figlio e la propria fidanzata insieme, rientra tra queste >>.
Kyra sospirò contenta. Poi ritornò la vocina fastidiosa, quella che assomigliava tanto alla voce di Sean, che le urlava nelle orecchie.
“Oh dolcezza, davvero una fortuna questa mamma puritana? Avresti potuto godere di quella meraviglia di corpo, toccarlo e osservalo come una maniaca sessuale, ma la mammina che si diverte ad intrepretare il diavolo ha deciso di no. Ecco perché non diventerò mai una mamma. O al massimo sarò una di quelle mamme molto cool, che si fumerà gli spinelli con i figli”.
Kyra zittì quella voce. Poi l’immagine di Sean incinto le balenò nella mente, e se da un lato quell’immagine la scioccò, dall’altro la fece sorridere divertita.
<< Siamo quasi arrivati >>, annunciò dopo un po’ Gabriel.
Kyra si sistemò meglio sul sedile, più agitata che mai.
Pregò mentalmente che le cose andassero bene, e che quelle due settimane passassero in fretta. Ma, con la fortuna che aveva, sapeva già che le cose non sarebbero andate come sperate.
Anzi, aveva la sensazione che in quei giorni sarebbero successe tantissime cose. E, basandosi sulla sua esperienza, sapeva che vi era un 50 e 50 di possibilità che fossero negative e positive.
Incrociò le dita, pregando che fossero solo cose belle.
Gabriel voltò in una strada, e in quel momento davanti alla ragazza apparve una casa meravigliosa. Era delimitata da alte mura di pietra bianca, con un cancello in ottone che permetteva l’entrata con la macchina, un lungo viale di pietra, degli scalini lunghi usati più per bellezza che per altro. E poi si apriva un mondo lussuoso, che raccontava meraviglie, e serate a guardare le stelle. Il genere di luogo dove una persona sarebbe sempre voluta tornare. Un posto che Kyra aveva sempre desiderato e mai avuto.
Gabriel aveva una casa stupenda, un giardino stupendo pieno di alberi e fiori mai visti prima. Era colorata, luminosa, bellissima, sensazionale. Kyra desiderò possedere un luogo simile. Magari dove poter ricostruire una famiglia, quella che non aveva mai avuto. Escluso Sean, naturalmente.
Il cancello si aprì automaticamente, segno che li stavano aspettando.
<< Gabriel è bellissima! >>, esclamò la ragazza.
<< Ti piace? Qua è dove vivrai per le prossime due settimane >>, rispose divertito.
<< Scherzi? Io qua potrei viverci tutta la vita >>
<< Già, anche io >>.
Poi arrivarono alla fine del viale, e parcheggiarono dietro un’alfa romeo bianca, sportiva e che gridava a gran voce “ultimo modello. Sono nuova”. Accanto a questa vi era una Porsche grigio metallizzata.
E lì Kyra capì quanto realmente Gabriel era ricco. E ne rimase sopraffatta. Nemmeno se avesse svenduto se stessa, avrebbe potuto permettersi una sola di quelle macchine. Gabriel aveva una impala del 67 bellissima, e insieme alle altre due macchine, componevano un trio perfetto.
E poi vide una cosa che stonava davvero tanto. Una gip azzurra, vecchietta e un po’ malandata, parcheggiata davanti a tutte le altre macchine. Mentre scendeva dall’auto la fissò per qualche attimo, domandandosi a chi potesse appartenere.
<< E’ di mia sorella >>, disse improvvisamente Gabriel.
<< Cosa? >>, domandò confusa la ragazza.
<< Quel catorcio azzurro è di mia sorella. Appena compiuti sedici anni, i miei genitori le hanno proposto di regalarle una macchina, ma lei rifiutò. Disse che voleva guadagnarsela. Così mise insieme tutti i suoi risparmi, e andò ad un rivenditore di auto usate. Ogni volta dice che è stato amore a prima vista >>.
Kyra sorrise. Con tutti i soldi di cui disponeva la famiglia Martin, la piccola di casa aveva scelto di comprare una macchina usata con i propri risparmi. Era una cosa davvero nobile, e anche un po’ stupida a dirla tutta. Chi non ne avrebbe approfittato?
<< Tua sorella mi piace sempre di più >>.
Presero le valigie dal cofano della macchina e si incamminarono verso la porta di casa. Il momento dei giochi era finito. Ora cominciava la recita.
Entrambi si lanciarono uno sguardo, e Kyra lesse in quegli occhi le stesse emozioni che provava lei: paura!
Anche Gabriel era spaventato, e questo la rincuorò un pochino. Entrambi stavano ballando sulla stessa barca, quindi tanto valeva godersela insieme quella navigata.
Sorrise leggermente, sperando di infondere un briciolo di coraggio. Quel sorriso le sembrava più una smorfia, neanche le stesse venendo una paralisi della bocca.
Il ragazzo ricambiò anche lui quella smorfia.
Poi la porta di casa si aprì ed entrambi furono investiti da tre valanghe.
<< Tesoro! >>, urlò una donna bionda, alta e bellissima.
Si lanciò contro Gabriel, stringendolo in un abbraccio che sembrava più una morsa di un cobra.
<< Mamma! È bello vederti, ma cosi mi soffochi >>, esclamò senza fiato ma divertito.
Dopodiché anche Gabriel ricambiò l’abbraccio, manifestando in quel gesto tutto l’affetto che provava per la madre.
<< Figliolo, sei finalmente a casa >>, disse una voce maschile e profonda.
Davanti agli occhi di Kyra si manifestò il suo mito. Il signor Martin bello, con i capelli brizzolati e gli occhi chiari, affascinante e dannatamente seducente. L’uomo che aveva ispirato tutto il futuro della ragazza. Colui che le aveva aperto gli occhi verso le possibilità dell’avvocatura.
<< Ciao papà >>, salutò il ragazzo sciogliendosi dalla presa della madre e andando ad abbracciare il padre.
In quel momento, l’attenzione della donna si concentrò tutta su Kyra.
Un brivido di paura le scese giù per la schiena. E ora? Che avrebbe dovuto fare? Abbracciarla? Darle la mano? Cominciarla a chiamare mamma?
Nessuno aveva mai scritto un manuale per il primo incontro tra fidanzati e suoceri. Specie per i finti fidanzati. Kyra era completamente in preda al panico.
<< Ciao. È un piacere conoscerti. Tu devi essere la fidanzata misteriosa di quello scapestrato di mio figlio >>, esclamò dolcemente la donna.
Una donna bellissima, tra parentesi. Alta, bionda, sguardo da cerbiatto, sorriso immenso e bianco neanche fosse la testimonial di un dentifricio. La madre di Gabriel era assolutamente perfetta.
Rimase per qualche attimo in silenzio ed immobile, indecisa su cosa fare. Poi si ridestò, rendendosi conto di stare facendo la figura dell’idiota.
<< Esatto, signora Martin. Sono Kyra Smith. È un piacere conoscerla >>, allungò la mano sorridendole e pregando mentalmente di avere le dita asciutte, e non bagnate di sudore.
Ma la signora scansò la mano, e allungò le braccia stringendola in un delicato abbraccio.
Kyra rimase senza fiato. Era da tanto che non veniva stretta tra le braccia di una madre.
Quegli abbracci erano diversi da quelli che ci si poteva scambiare con gli amici o con il proprio partner.
Si ritrovò a pensare che le braccia di una madre sono grandi e allo stesso tempo sottili, capaci di dare amore e di saper difendere.
Lunghe e avvolgenti, per farti sentire sempre come a casa.
E soprattutto erano calde, pregne d’amore.
Erano le braccia più belle di tutto il mondo.
Ricambiò goffamente il gesto, scacciando i pensieri cupi che avevano preso ad affollare la sua mente.
<< Sono molto felice di conoscerti >>, disse dopo qualche attimo di silenzio la signora, staccandosi da Kyra.
<< Anche io sono molto felice di conoscerla, signora Martin >>
<< Oh, non chiamarmi cosi. Mi fai sentire vecchia >>, sbuffò la donna.
<< Questo perché sei vecchia cara >>, aggiunse ironico il padre di Gabriel.
Senza che se ne accorgesse, Kyra era circondata dai genitori del ragazzo, quasi come se le stessero tendendo un agguato. O volevano davvero conoscerla, o stava per morire. Sperava tanto che fosse la prima opzione.
<< Ignora questo idiota di marito che mi trovo. Non sa cosa sia il tatto ne l’intelligenza. Chiamami Anne >>, disse divertita.
<< Ed io sono Samuel Martin. Ma puoi chiamarmi solo Samuel >>, aggiunse l’uomo porgendole la mano.
Kyra rimase inebetita. Davanti ai suoi occhi vi era il suo mito vivente, e lei se ne stava impalata neanche fosse una statua, guardandolo con sguardo languido. Le mancava solo la bava alla bocca, poi la sua figuraccia poteva considerarsi completa.
<< Non farci caso, papà. Kyra ha una mezza cotta per te >>, esclamò divertito Gabriel avvicinandosi e poggiando un braccio sulle spalle della ragazza.
Kyra arrossì come un pomodoro, e senza neanche pensarci diede una gomitata nelle sue costole. Una gomitata forte.
Gabriel si chinò in avanti per il colpo, sbuffando dal dolore.
<< Mi piace questa ragazza. Gli uomini vanno tenuti per le palle. E poi ha buon gusto: le piace mio marito. Si, figliolo, approvo la scelta >>, commentò divertita Anne.
A quel punto Kyra si risvegliò dal suo letargo, rendendosi conto che non solo aveva fatto la figura dell’imbecille con i genitori di Gabriel, ma che lo aveva anche picchiato sotto i loro occhi.
Peggio di così non poteva andare. Le cose erano cominciate davvero male.
<< Mi scusi per il mio gesto, ma certe volte Gabe mi ispira violenza >>, ecco dalla padella alla brace. Aveva appena confessato che alle volte picchiava il suo finto fidanzato. Pregò che un fulmine le cadesse in testa in quel preciso momento. Cosi avrebbe smesso di soffrire. << Cioè, quello che voglio dire è che… >>
<< Non ti preoccupare cara. Sappiamo quanto nostro figlio tenda ad essere insopportabile alle volte >>, la interruppe Samuel. << E poi sono molto onorato di attirare ancora lo sguardo delle giovani signorine. Donna, dovresti cominciare a temere la concorrenza. Gli anni stanno passando anche per te >>
<< Caro, dovresti fare attenzione a ciò che dici. Quelli che vengono a dormire con me sono i tuoi genitale, e potrei fargli fare una brutta fine. E poi nonostante la mia età, sono ancora la donna più bella di tutta l’America. Ricordalo, quando ti starò guardando con il mio nuovo toy-boy >>, rispose divertita.
Kyra rimase affascinata e piacevolmente sconvolta. Quello scambio di battute non riusciva a nascondere il profondo amore che i due signori provavano l’uno per l’altra. Era palese a tutto il mondo quanto ancora si amassero. Era davvero bello poter assistere a quella prova d’amore. Le dava speranza.
<< O mio Dio. Che schifo mamma! >>, esclamò disgustato Gabriel.
<< Come pensi di essere nato, tesoro? Dalla cicogna? >>, commentò ironica Anne.
<< Si, nella mia mente voglio credere di essere stato portato dalla cicogna. Non voglio pensare che i miei genitori abbiano fatto… hanno fatto… bleah! Non riesco neanche a dirlo >>.
Kyra rimase affascinata nel guardare quello scambio di battute. Nella sua mente la voce di Sean parlò ancora.
“Ecco a voi signori telespettatori, un raro esemplare di Gabriel Martin nel suo habitat naturale. Osserviamo come il suo atteggiamento sia cosi diverso rispetto i predatori che si aggirano per le strade di Stanford”.
Cercò di sopprimere quella voce fastidiosa, ritornando alla realtà.
<< Comunque ritornando a noi, chiamami Samuel >>, disse l’uomo.
<< Piacere, sono Kyra Smith. E a dispetto di quello che dice suo figlio, io non ho una cotta per lei, ma ammiro davvero tanto il suo lavoro. È fonte di ispirazione per me >>, rispose con foga.
Samuel sorrise dolcemente, guardandola attentamente. Sapeva cosa significasse quello sguardo. Lo aveva visto più volte mentre guardava i suoi video durante una seduta in tribunale. La stava studiando, per capire che tipo di persona fosse, cosa nascondesse dietro ai suoi occhi. Per un attimo ebbe paura che l’uomo avrebbe scoperto subito il loro inganno. In fin dei conti era il suo lavoro scoprire la verità.
Poi, però, sorrise dolcemente. Aveva passato il test.
Kyra tirò un sospiro di sollievo. E questa era fatta.
Poi si sentì un boato per le scale, quasi come se un tornado stesse venendo ad accoglierli.
<< FRATELLONE! >>, urlò una voce femminile.
Poi una figura veloce, scattò buttandosi addosso a Gabriel, stringendolo con le braccia e con le gambe. Kyra non era riuscita a mettere a fuoco per bene cosa fosse accaduto. Era stato tutto troppo veloce.
<< Eve, cosi mi uccidi >>, esclamò divertito Gabriel stringendo la ragazza appena al suo collo.
Una ragazza dai lunghi capelli scuri era abbarbicata al suo finto fidanzato. Poi questa figura scese e si voltò verso Kyra, lasciandola a bocca aperta. Eve era alta, magra, un viso dolce e dai lineamenti gentili. Due occhi grandi e scuri, ed un sorrise bellissimo.
Ma che diavolo aveva questa famiglia? Come poteva essere possibile che tanta bellezza fosse concentrata in tutti loro. Erano perfetti. Non vi erano difetti.
Pensò che la vita era molto ingiusta. Loro erano un concentrato di perfezione, e lei era solo… beh, lei era solo Kyra. Niente di che, banale e assolutamente fuori posto. E poi arrivò il commento che le fece spalancare gli occhi, scioccata.
<< O mio Dio, tu devi essere la fidanzata di mio fratello. Sapevo che eri una modella, ma non credevo fossi cosi bella >>, esclamò meravigliata Eve.
Poi l’abbracciò stretta, stringendola tra le sue lunghe braccia. Kyra però era ancora ferma a quel “cosi bella”. Ma l’aveva vista bene? E si era guardata allo specchio.
<< Io sono Evelyn, ma tutti mi chiamano Eve. Sono davvero felice di conoscerti >>
<< Piacere, io sono Kyra Smith >>, rispose imbarazzata la ragazza, staccandosi da quelle lunghe braccia.
Poi Anne fece un passo avanti e strinse un braccio intorno alla vita della figlia.
<< Forza ragazzi, entrante dentro. Cosi potete sistemarvi e possiamo mangiare. Ormai si è fatta ora di pranzo >>, affermò attirando l’attenzione di tutti.
Si staccò dalla figlia, e prese la mano del marito entrando in casa insieme. A Kyra sembrò che quel gesto fosse una cosa abituale, come se i due camminassero sempre mano nella mano. Anche quando non erano l’uno accanto all’altra.
Eve sorrise ancora di più, poi si girò ed entrò in casa. Fu in quel momento che Kyra notò una cosa: zoppicava pesantemente, quasi come se ad ogni passo fosse sbilanciata.
<< E’ una lunga storia >>, disse Gabriel. La sua espressione era serissima. Aveva intuito quali fossero i suoi pensieri.
Kyra annuì. Poi entrambi presero le valigie e si incamminarono dentro casa.
E se il fuori era spettacolare, dentro lo era ancora di più. I pavimenti erano in parchè, i muri erano di un beige caldo e accogliente. Un piccolo disimpegno, dove appendere gli abiti, e poi vi era un unico immenso ambiente illuminato dal sole proveniente dalle porta-finestre che davano verso il cortile interno. Kyra intravide una piscina dall’altra parte.
I mobili del salone erano moderni ed eleganti. Ogni cosa in quella casa emanava ricchezza, ma non in senso volgare. Anzi, era tutto abbinato con cura, quasi come se volesse dire siamo ricchi, ma vogliamo che tu ti senta a tuo agio.
Sulla parete di destra vi era un grande camino in pietra, circondato da divani dall’aspetto comodo. Librerie alte ricoprivano la maggior parte delle pareti. A invece vi era una cucina ultra moderna, affiancata subito da una sala da pranzo. Il compito di dividere in qualche modo i due ambienti, ovvero salone e cucina, era affidato alle scale di legno, dai gradini lunghi che portavano si piani superiori.
Fu lì che la madre di Gabriel li stava aspettando.
<< Venite, vi accompagno di sopra, cosi potete sistemarvi >>, detto ciò si incamminò al piano superiore.
Kyra, ancora inebetita, seguì la donna trascinandosi la valigia. Al piano superiore vi era un largo corridoio, con almeno sette porte.
Gabriel si avviò spedito verso la prima porta a sinistra, e Kyra lo seguì.
Si trovò in una grande camera da letto. Tre pareti erano bianche, la quarta, quella dove appoggiava il letto matrimoniale, era di un azzurro chiaro. Inoltre questa era ricoperta interamente di foto. Alcune ritraevano Gabriel e la famiglia, in gruppo o a coppie di due. Altre vi era Gabriel con un ragazzo biondino e gli occhi chiari. Altre ancora erano foto di Gabriel intento in varie attività.
Poi vi erano foto in bianco e nero, e quelle ritraevano paesaggi, persone, animali. Erano bellissime. Sembrava fossero fatte dalla mano di un professionista. Kyra si chiese chi fosse l’artista.
Di fronte al letto vi era una porta che, probabilmente, conduceva alla cabina armadio. Accanto alla porta era sistemata una scrivania ed un cassettone.
Sulla parete di fronte all’entrata vi era una porta-finestra che conduceva su uno dei balconi che circondavano la casa. Accanto, invece, vi era una libreria piena di libri, film e di macchine fotografiche.
<< Questa è la mia tana. Ma c’è qualcosa di diverso >>, commentò Gabriel posando la borsa a terra. << Mamma perché c’è un letto matrimoniale invece che il mio letto ad una piazza e mezzo? >>.
Kyra si risvegliò dalla sua trance, voltandosi a guardare Anne.
<< Tesoro, ovviamente era troppo piccolo, per dormirci in due. Cosi l’ho fatto cambiare con uno più grande. Non sei contento? >>, rispose la donna sorridendo felice.
<< Dormire in due…? >>, chiede confuso il ragazzo.
<< Si, tu e Kyra. Con chi altro vorresti dormire, scusa? >>.
E in quel momento la consapevolezza di ciò che stava accadendo piombò su entrambi. Il panico prese a diffondersi. Cosi sia Kyra che Gabriel scattarono verso la madre, parlando l’uno sull’altra.
<< Mamma non è necessario farci dormire insieme >>
<< Anne, non vorremmo mancare di rispetto a lei e suo marito dormendo insieme >>
<< Stop a tutti e due. Credete che non sappia che a Stanford non dormite insieme? Adam ci ha raccontato che spesso quando chiamava di prima mattina, vi trovava insieme. Quindi mi sono detta che, se mi vanto di essere una mamma dalle larghe vedute, allora devo comportarmi come tale. Quindi voglio darvi il vostro spazio. Cosi in queste due settimane potrete comportarvi come fate solitamente. Siete contenti? >>, domandò felice.
I due ragazzi, ancora in trance, annuirono senza proferire parole. Erano troppo scioccati.
<< Bene, ora vi lascio, cosi sistemate le vostre cose. Il pranzo sarà pronto tra un quarto d’ora. A dopo >>.
Detto ciò, uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
I due rimasero ancora per qualche minuto in silenzio. Poi Kyra si voltò e diede uno schiaffo sul braccio del ragazzo.
<< Ahia! Si può sapere che ti prende? >>, esclamò Gabriel strofinandosi la parte lesa.
<< Non avevi detto, e cito testualmente, “ci tiene alla purezza delle sue vittime sacrificali”? non mi sembra che la mia purezza sia stata preservata >>
<< Che cosa vuoi da me? Mia madre ha deciso di atteggiarsi a mamma moderna. Io non ne ho colpe >>
<< Potevi evitare di farti sgamare con la tua ex di prima mattina. Cosi ora io sarei stata sistemata in un’altra stanza >>, ringhiò Kyra afferrando la sua valigia.
<< Mi stai davvero rimproverando di aver dormito con la mia ex, con la quale ho speso tre anni della mia vita? Sul serio? >>, domandò scioccato Gabriel prendendo il suo borsone. Poi spalancò la porta che, come previsto, conduceva ad una grandissima cabina armadio, e cominciò a sistemare le sue cose.
<< Non lo so che diavolo sto dicendo. Ma gli accordi non prevedevano un letto e due cuscini! >>
<< Gli accordi cambiano. Come anche le situazioni. Ti vorrei ricordare che abbiamo già dormito nella stessa stanza >>, commentò sarcastico Gabriel, ricordando i due giorni seguenti l’aggressione di Kyra da parte di Freddie. << E prima ancora che tu possa pensarci, non andrò a dormire nella vasca da bagno, o sul pavimento della mia cabina armadio o addirittura sul balcone. Scordatelo! Io dormirò nel mio letto. Tu fa quello che vuoi >>.
Detto ciò, riprese a sistemare le sue cose.
Kyra sospirò sconfitta. Sapeva già che sarebbero state due settimane difficili.
 
 
Gabriel credeva di trovarsi in una realtà parallela.
Mai nella vita avrebbe pensato di poter vedere la sua famiglia riunita intorno al tavolo da pranzo, con quella che ai loro occhi risultava essere la sua fidanzata.
Lui, che di legami stabili non ne aveva mai voluti, aveva fatto questo passo. Senza considerare il fatto che alla sua famiglia aveva presentato una ragazza assunta per interpretare il ruolo della sua ragazza.
Che dannato casino!
Si sentiva un verme, perché più li guardava interagire, più era dispiaciuto.
Sua sorella aveva manifestato fin da subito la sua approvazione nei confronti della Smith. Le parlava, sorrideva e scherzava come se si conoscessero da una vita. La sua sorellina più piccola, diffidente di chiunque, si era completamente aperta alla Smith.
E sua madre! Poteva leggerle negli occhi la felicità nel vedere il suo figlio maggiore sistemato con quella che considerava una brava ragazza. Lo poteva leggere nel suo sguardo che approvava la sua scelta. Altrimenti non avrebbe mai permesso che i due dormissero nella stessa camera.
E, cosa ancora più sorprendente, Kyra aveva passato lo scrutinio del padre. Aveva notato come lui la stesse scrutando, cercando di leggerle l’anima. La madre era conosciuta come satana, ma il padre sapeva leggere le persone. Capiva se qualcuno mentiva o meno solo guardandola negli occhi. E questa era la cosa che più lo spaventava all’inizio. E invece alla fine tutto era andato bene.
E lui si sentiva un verme. Aveva reso felice la sua famiglia, e da lì a tre settimane li avrebbe delusi. Di nuovo!
La madre stava raccontando di come le giornate erano state programmate.
<< Sabato ci sarà la festa dai Giordan, e li vi presenterete a tutti quanti come coppia >>, affermò emozionata.
<< Sarete esposti come carne al macello, ragazzi. Preparatevi >>, aggiunse Samuel ironico.
<< Zitto tu, che non sai di cosa parli. Mio figlio ha portato con se la sua fidanzata, e io voglio mostrare al mondo quanto sia bella! Non provare a commentare, che altrimenti stanotte dormi sul divano >>, affermò spazientita. Poi si voltò verso i ragazzi e continuò sorridendo. << Dopodomani invece, noi tre donne andremo a fare shopping >>
<< Shopping? >>, domandò sgranando gli occhi Kyra.
Gabriel trattenne a stento il sorriso, ricordando che l’ultima volta avevano fatto spese insieme, e la Smith era rimasta scioccata.
<< Si, andremo insieme. La mamma giovedì ha organizzato una sfilata di beneficenza, e noi ovviamente dobbiamo presenziare. Siccome sarà un evento importante, c’è bisogno anche di un abbigliamento consono >>, spiegò Eve, sorridendo dolcemente.
Gabriel, a quelle parole, spalancò sconvolto gli occhi e la bocca. Non ne sapeva niente. Perché sua madre doveva sempre tirargli simili tiri mancini? Lui odiava le sfilate.
<< Mamma, dannazione, siamo in vacanza. Perché ci hai riempito questi giorni? Io avevo in mente di passare la maggior parte del tempo sdraiato in piscina e la sera uscire insieme ad Adam >>, esclamò sbuffando.
Un calcio da sotto il tavolo, lo fece sussultare dal dolore. Kyra lo aveva colpito per l’ennesima volta. Ma che diavolo le prendeva? Poi, quasi come se si fosse accesa una lampadina nel suo cervello, capì.
Sfilata di moda. Kyra. Fidanzata. Modella.
O porca miseria!
<< Mamma, non dirmi che hai intenzione di fare sfilare la Smith? >>, domandò sospettoso.
<< No tesoro. Lo so che siete in vacanza, e che per sfilare bisogna prima fare la conoscenza degli abiti, e per ultimo andare in passerella. Ma voglio che Kyra assista per darmi un suo parere su alcuni nuovi modelli che ho assunto >>
<< Certamente >>, annuì forzatamente la ragazza.
Gabriel provò compassione per lei. L’aveva ficcata in una situazione più grande di lei. Troppo più grande, ed ora dovevano affrontare le conseguenze. Cosa non si fa per non deludere le aspettative della propria famiglia?! Si domandò sospirando.
<< Comunque, la settimana prossima abbiamo organizzato un’uscita di famiglia, per andare a vedere il locale come è stato sistemato e per provare il menù per la festa. Mercoledì prossimo andremo a provare gli abiti, e venerdì ci sarà la cerimonia. Voi partite domenica, giusto? >>
<< Signorsì, signor capitano >>, confermò Gabriel facendo il saluto militare.
Kyra sbuffò divertita, e quel gesto riempì di calore il cuore del ragazzo. Perché sentiva quelle strane emozioni? Ancora doveva dare un nome a quei sentimenti. Non sapeva però se ne aveva il coraggio.
Per farlo avrebbe dovuto mettere in gioco molte cose, affrontare demoni del passato, e ancora non era pronto.
<< Voi invece avevate qualche programma in particolare? >>, domandò pacatamente Samuel.
Gabriel ancora rimaneva stupito del fatto che suo padre dentro un’aula di tribunale diventava una belva feroce, mentre nella vita quotidiana era pacato e gentile. Forse era cosi perché, dopo tutti quegli anni passati a sopportare sua madre, per istinto di sopravvivenza, si era trasformato. Tipo dottor Jekyll e Mister Hyde. 
<< Uscire con Adam, prendere il sole, riposare… cose cosi >>, commentò Gabriel sorridendo.
<< A me piacerebbe uscire con voi qualche volta >>, chiese timidamente Eve.
<< Lo sai che sei sempre la benvenuta mostriciattolo. Basta che indossi il burka che ti ho regalato >>, rispose divertito.
Kyra gli tirò l’ennesimo schiaffo sul braccio. Quell’abitudine doveva assolutamente cambiare.
Alle volte, quei gesti, gli ricordavano i suoi genitori. Anche sua madre schiaffeggiava spesso suo padre, quando diceva delle scemenze.
Quel pensiero lo fece riflettere. Poi lo scacciò subito dopo.
Non era ancora il momento. Doveva aspettare il momento giusto, e poi avrebbe fatto chiarezza in se. In quelle due settimane cera già troppa roba in ballo. Metterne altra era solo un suicidio, e lui ci teneva alla sua vita.
<< Eve, farò affidamento solo ed esclusivamente su di te. Di tuo fratello non ci si può fidare >>, commentò la Smith guardandolo sarcastica.
<< Come come come? Senti un po’, tu. Di chi non ci si può fidare? Io sono l’efficienza fatta persona, la persona più puntuale di questo mondo. Io sono la persona più responsabile e matura di tutto l’universo >>, rispose Gabriel pavoneggiandosi e gonfiando il petto.
<< Si e anche il più grande spara palle che tutta San Francisco >>, commentò divertito una voce maschile.
Gabriel e il resto delle persone, si voltarono verso la nuova persona.
Un sorriso felice e divertito comparve immediatamente sul viso del ragazzo. Davanti ai suoi occhi, in splendida forma e col solito viso da bravo ragazzo, vi era Adam.
Gabe fece uno scatto dalla sedia e corse dall’amico.
Appena furono uno di fronte all’altro, entrambi si fecero un ghigno sarcastico, poi contemporaneamente si mossero abbracciandosi forte.
Ringraziò, mentalmente, il giorno in cui decise a sedici anni di fare una copia delle chiavi di casa anche all’amico. Grazie a quelle chiavi avevano avuto la possibilità di condividere i momenti più belli e i più brutti della loro adolescenza. Di poter unirsi cosi tanto da considerarsi ormai l’uno la famiglia dell’altro.
Adam c’era sempre stato per Gabriel, era un punto fermo in un mare sempre in tempesta.
Anzi, era come l’arcobaleno dopo la pioggia: sempre presente.
Senza lui, l’anima di Gabe era spezzata, incompleta. Sapeva che tutto passava, che ogni cosa finiva prima o poi, ma era altrettanto certo che Adam non sarebbe mai andato via.
E questa certezza era forse la cosa più stabile e straordinariamente meravigliosa che possedeva.
Esclusa la sua famiglia, ovviamente.
<< Ciao stronzetto >>, lo salutò Adam, soffiando quelle parole sul suo collo.
<< Ciao coglione >>, rispose Gabriel sorridendo dolcemente.
Poi si staccarono guardandosi dritto negli occhi.
Non lo vedeva dalle vacanze invernali, e subito notò che i capelli castano chiari erano leggermente più lunghi, qualche ciocca infatti si incastrava tra le ciglia lunghe e bionde. Gli occhi, però, erano sempre gli stessi. Azzurro ghiaccio, profondi e dolcissimi. Attraverso quegli occhi si aveva accesso diretto all’anima di Adam. E quella era un’anima che valeva la pena di conoscere.
<< Sei tornato finalmente. Ero convinto che avresti dato buca a tutti, per non farci conoscere la sfortunata che ti sei portato dietro >>, commentò divertito.
<< Per chi mi hai preso? Per una persona senza cuore? Io sono nobile d’animo >>, si indispettì Gabriel.
Forse quella rimpatriata di famiglia, con l’aggiunta della Smith, non era stata una buona idea.
Era in minoranza contro tutte quelle perone sarcastiche e dalla lingua biforcuta.
Forse solo sua sorella era esclusa, ma se ci si metteva anche lei sapeva diventare una vera iena.
<< Tesoro, temo che tu abbia poca conoscenza di te stesso. Nobiltà d’animo? Sul serio? >>, commentò divertita la madre.
<< Beh, c’è da dire che se continui su questa strada, potresti diventare un ottimo avvocato. Insomma, riesci ad ingannare anche te stesso >>, aggiunse pacatamente il padre.
<< Senza considerare la questione morale. Perché dicendo tutte queste fesserie, la tua coscienza ne risente davvero tanto >>, rispose Eve guardandolo accigliata.
Gabriel fissò una ad una le facce dei suoi cari.
Era una coalizione. Non c’erano altre spiegazioni. Tutti ce l’avevano con lui.
Poi una piccola speranza si accese nel suo cuore.
Una voce ancora non si era espressa.
Una voce era rimasta silenziosa, ascoltando le parole degli altri.
Una voce che gli era diventata familiare e cara.
Una sua parole poteva risollevarlo. Una sua parola poteva distruggerlo.
E neanche sapeva com’era possibile, ma la Smith aveva molto potere su di lui e questo lo spaventava davvero tanto.
Perché, anche se sapeva che la sua famiglia lo stava prendendo per i fondelli, una parte di lui desiderava essere difeso. Il cuore prese a battergli forte nel petto per quella nuova consapevolezza.
“Cazzo! Sono fregato!”, pensò spontaneamente.
Spostò lo sguardo negli occhi di Kyra, temendo cosa avrebbe potuto leggervi.
Da quando aveva cominciato a frequentarla, si rese conto di essere diventato bravo nel leggerle dentro.
Non sapeva quando né come, ma adesso davanti ai suoi occhi riusciva a vedere la vera essenza della ragazza. E, caspita, era davvero grandiosa.
Kyra sorrideva divertita, il suo sguardo esprimeva dolcezza. Era rilassata e felice di essere li.
<< Smith difendimi! Prendi le mie parti! >>, esclamò all’improvviso, tornando nel mondo reale e richiudendo quei pensieri in un angolo della sua mente.
<< E sentiamo, perché dovrei farlo? >>, domandò divertita la ragazza.
<< Perché sei la mia fidanzata, ed è scritto a chiare lettere sul manuale dei bravi fidanzati che bisogna difendere il proprio partner >>
<< Strano, nella versione che ho io non c’è nessuna frase a riguardo >>, commentò sarcastica.
<< Si vede che non hai la versione aggiornata >>, rispose per le rime Gabriel.
<< Tu devi essere la misteriosa ragazza di cui ho sentito tanto parlare, anche se in realtà non so praticamente nulla >>, disse felice Adam avvicinandosi alla Smith.
Kyra si alzò, leggermente imbarazzata, porgendogli la mano. Ma la mano fu scostata, e sostituita dalle braccia forti e muscolose di Adam.
Gabriel si trovò ad assistere l’abbraccio più strano della sua vita. Un ragazzo alto un metro e ottantatré forte e muscoloso, stringere con gioia una ragazza di un metro e sessantotto, imbarazzata e rigida, manco avesse un palo infilato su per il sedere.
Da un lato la trovò una scena buffa e divertente, dall’altro Gabe provò una strana gelosia.
Quasi come se volesse staccarli con furia e marcare il territorio.
Ma lui non era un cane, e soprattutto non aveva nessun territorio da marcare.
Doveva ricordare a se stesso che quella era tutta una messinscena, e che allo scadere delle due settimane, sarebbe finita ogni cosa.
<< Ehi Miller, vuoi restarle avvinghiato ancora per molto? >>, domandò sbuffando e tenendo sotto controllo le strane emozioni che avvertiva.
<< Taci tu. Mi sto godendo il momento. Finalmente avrò un’alleata sincera nel prenderti in giro >>, rispose prontamente il ragazzo stringendo di più la presa.
Poi, nonostante le parole, si staccò da Kyra allargando sempre di più il sorriso.
<< Ciao, io sono Adam, il migliore amico dello stronzetto alle mie spalle >>
<< Piacere, io sono Kyra Smith >>, disse divertita la ragazza.
<< Scommetto che andremo d’accordo. Leggo nel tuo sguardo la stessa mia voglia di dare il tormento all’idiota >>
<< Mi sa che sono un libro aperto, allora >>, confermò sempre più allegra lei.
Adam si voltò di scatto verso Gabe, facendo alzando il pollice in su.
<< Mi piace. È approvata >>, decretò seriamente.
<< Sono contento di avere avuto il vostro permesso, vostro onore >>, sbuffò Gabriel andandosi a sedere nuovamente al suo posto.
Adam si accomodò anche lui. Quella era diventata anche casa sua. Lo era da moltissimo tempo.
<< Ciao Adam. Come stai? >>, domandò Anne dolcemente.
<< Bene, grazie. Sono un po’ stanco. Stamattina ho consegnato un progetto, e mi sono distrutto per realizzarlo >>.
Una fitta partì nello stomaco di Gabriel. Una fitta di gelosia che provava ogni volta quando sentiva parlare del corso di fotografia. Involontariamente, cominciò a stringere forte il pugno della mano, e serrò i denti.
Non voleva comportarsi così. Non doveva comportarsi in quel modo.
Doveva essere felice per il suo amico, ma davvero non riusciva a controllarsi in quei momenti.
Si ripeté mentalmente la stessa frase che si diceva ogni volta: tutto pur di non deludere le persone a lui care.
Improvvisamente una mano si poggiò dolcemente sul suo pugno. Voltò di scatto il viso, incontrando lo sguardo curioso di Kyra.
Curioso ma anche rispettoso. In quegli occhi riusciva a leggere esattamente ciò che pensava: “si ho capito che sei nervoso per qualcosa, si muoio dalla curiosità, ma no non ti chiederò nulla finché non vorrai parlarmene tu”.
Un piccolo sorriso fece capolino sul suo viso. Involontariamente rilassò la mano, lasciando le dita di entrambi si intrecciassero da sole.
Un calore profondo si dipanò da quel contatto, espandendosi in tutto il corpo del ragazzo. E dalle guance arrossate, sospettò anche nel corpo di Kyra.
Il cuore di Gabriel prese a battere furiosamente. Le emozioni che difficilmente teneva a bada in quell’ultimo periodo, presero ad agitarsi violentemente, facendogli provare dolorose fitte alla bocca dello stomaco.
Era tutto nuovo, straordinario e spaventoso. Non sapeva come doveva reagire, come dover comportarsi.
Non sapeva assolutamente nulla, tranne una cosa.
Per come si erano messe le cose, e per tutto quello che stava succedendo tra lui e la Smith, sapeva che quelle sarebbero state due settimane difficili.
<< Oh come sono carini >>, esclamò estasiata la madre del ragazzo.
I due furono presi alla sprovvista. Si staccarono immediatamente, guardando ovunque pur di attenuare l’imbarazzo.
<< Oh andiamo. Non vi metterete vergogna di mostrarvi affettuosi tra di voi? >>, domandò nuovamente Anne.
<< Tua madre ha ragione, Gabe. Insomma, prima ci fai penare tre anni per farci conoscere la tua fidanzata, e poi davanti a noi fingi che non state insieme? >>, confermò Adam.
In quel momento Gabriel pensò che non gli importava se erano amici da tutta la vita o se per lui quel ragazzo rappresentasse il sole. Lo avrebbe ucciso volentieri con le sue mani.
<< Figliolo non sei mai stato pudico in tutta la tua vita. Ricordo ancora quella volta in cui trovai il preservativo usato nella… >>, aggiunse Samuel, ma fu bloccato tempestivamente dal ragazzo.
<< Basta cosi, papà. Grazie, hai reso l’idea >>.
Kyra trattenne a stento una risata.
Poi arrivò l’affermazione che sconvolse i loro mondi.
<< Però io non ti ho mai visto baciare una ragazza fratellone >>, commentò Eve. << Neanche quando eri al liceo e ne cambiavi una ogni mese. Raramente le baciavi >>
<< Ne io ne Gabe siamo persone molto espansive. Non amiamo molto dimostrare i nostri sentimenti >>, disse titubante Kyra.
<< Su ragazzi, non fate i timidi >>, li sollecitò Anne.
<< Che vuoi dire mamma? >>, domandò spaventato Gabriel. Aveva una brutta sensazione.
<< Andiamo. Baciatevi >>, esclamò entusiasta.
Ci furono lunghi istanti di silenzio da parte di tutti.
Gabriel e Kyra rimasero a fissare intensamente la donna, quasi come se le fosse spuntata una seconda testa.
Poi, come se fosse esplosa una bolla nelle menti di entrambi, si risvegliarono da quello stato di torpore.
<< CHE COSA? >>, domandarono con forza contemporaneamente.




 
Buonasera a tutti signori.
SI! non mi sembra vero...finalmente ho aggiornato la storia
ciò vuol dire che ho del tempo libero, e questo significa che l'università non sta più risucchiando la mia anima, la mia forza e la mia linfa vitale!!!
questa si che è una grande cosa U.U
ma significa anche che, avendo molto più tempo a disposizione, potrò aggiornare con costanza la storia...
perciò vi dico già da adesso che la settimana prossima troverete online il nuovo capitolo...
io spero che vorrete darmi un'ultima possibilità, commentando e facendomi sapere cosa ne pensate
so di non meritarlo, ma davvero la mia vita è un casino e trovare del tempo per scrivere in certi periodi è impossibile...sulla mia pagina fb ho lasciato un commento qualche giorno fa dicendo che non volevo giustificarmi...ma in realtà non è giusto nei vostri confronti non darvi almeno una spiegazione...
ed è questa che vi ho appena scritto...
spero vogliate perdonarmi...
ultima cosa, questo è il link della mia pagina facebook http://www.facebook.com/pages/Moon9292/575772655781797?ref=hl...se ancora siete sintonizzati su questo canale e vorrete condividere le vostre idee, vedere le immagini dei prestavolto dei miei personaggi o i video che pubblico, potete passare per di la...
ora vi lascio...
un bacio
Moon9292
 
   
 
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