Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: mgrandier    07/03/2016    17 recensioni
"Se in quell’istante avessi avuto il coraggio di abbassare lo sguardo,
evitando quegli occhi trasparenti come cristallo e taglienti come il filo di una lama,
allora, forse, avrei avuto la libertà.
La libertà di obbedire."
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Accuse
 
Il risveglio colse i suoi sensi impreparati a quanto avrebbe ritrovato aprendo gli occhi. Ancora perso negli ultimi fumi del sonno, riconobbe tra le proprie braccia la sua presenza, colse il suo profumo inconfondibile e avvertì il suo respiro leggero, quel flusso flebile che aveva ritrovato alla pace solo dopo lo strazio di tanti singhiozzi. Entrambi coricati sul fianco sinistro, davano le spalle alla finestra; la sua schiena a ridosso del petto, André le sorreggeva il capo con un braccio infilato sotto il guanciale, mentre il destro le cingeva protettivo il fianco e la mano giaceva morbida sul materasso, oltre il suo ventre. Osservò i timidi riflessi aranciati proiettati dal primo sole sulla parete di fronte a loro e determinò che dovesse essere ormai prossima l’alba. Si sollevò un poco, sfilando lentamente il braccio senza disturbarla e si sporse per osservarla, ancora persa nel suo sonno placido. Il viso gli parve rilassato, ma riconobbe negli occhi cerchiati di un alone rossastro tutta la pena di quei ricordi confusi e spezzati che lei era riuscita a consegnargli forzando il proprio riserbo tra pudore e vergogna. Immagini scomposte e frasi rotte, fatte di dettagli, impressioni e mezze ammissioni, che si erano solo vagamente ricomposte e che ancora lasciavano aperti troppi dubbi.
Le lasciò una carezza sulla guancia – Oscar … Oscar è l’alba … devi lasciare la mia camera … -
La vide inarcare la schiena, strizzando gli occhi e irrigidendosi fino a stiracchiarsi, prima di voltarsi, aprendo gli occhi e rivelandogli il cielo limpido del suo sguardo e un sorriso mesto, quasi rassegnato.
- Oscar, devi salire in camera tua … - riprese con gentilezza, lasciando scivolare le dita sulla stoffa stropicciata della camicia, scendendo fino alla mano e stringendola con un gesto franco.
Lei annuì, sfregò il dorso della mano sugli occhi e si sollevò a sedere lentamente, rimanendo un istante ferma, come a recuperare forze e ricordi. Poi si girò, portando le gambe al lato del letto.
- Scusami, André … non ho tolto nemmeno le scarpe … -
- Tranquilla, non è un problema … - la rassicurò gentilmente – Ma ora sali … e fai attenzione, ti prego: qui ci si alza presto e potrebbero già esserci in giro altri … -
Scosse il capo, sollevando le spalle – Non importa, André. Non potrebbe certo peggiorare la situazione … - osservò con tono triste – Non la mia, per lo meno. –
André rimase un istante in silenzio, aggirò il letto e raggiunse la porta, socchiudendola per verificare che il corridoio fosse deserto – Puoi andare, Oscar; sembra tranquillo … - e poi si volse a lei, scoprendola ad un passo sa sé, intenta a ravviare un poco i capelli e riordinare la camicia, sistemandola al meglio dentro la cinta dei pantaloni e accomodando il fiocco della fusciacca, finché non alzò lo sguardo, rimanendo assorta a fissarlo. Un sorriso, le sopracciglia inarcate in attesa che lei dicesse almeno una parola, in un momento in cui gli pareva persa in chissà quali misteriosi pensieri … per poi vederla muoversi decisa, passi veloci attorno al letto, lei già perfetta e impeccabile, fino a oltrepassare la finestra e raggiungere l’angolo con la bacinella e la piccola mensola per la toeletta, rimanendo a fissare gli oggetti lasciati su di essa. La osservò sollevare un braccio e afferrare qualcosa dal ripiano in legno, per poi voltarsi e tornare a raggiungerlo.
- Girati. – una sorta di comando, mentre con una mano sulla sua spalla, lo spingeva a voltarsi per darle le spalle. Avvertì le dita stringersi attorno al nastro che, pur provato dalla notte trascorsa, ancora tratteneva, se pur malamente, i suoi capelli; una carezza leggera fece scivolare la seta lungo tutta la lunghezza della coda, mentre un brivido, tra sorpresa e piacere sottile, percorreva la schiena irrigidendola.
- Oscar? Ma cosa …? – le chiese cercando di voltarsi.
- Stai fermo! – gli intimò lei, mentre già la spazzola affondava tra i capelli e in un movimento deciso scivolava sulla lunghezza dei capelli districandone le ciocche intrecciate – Lasciami fare … -
Rimase senza fiato, accogliendo quel gesto come un’attenzione unica nel suo genere, insolita, insperata. Un segno in cui lesse confidenza, complicità … e forse addirittura gratitudine, fusa nel linguaggio unico e criptico di Oscar. Il dorso delle dita accarezzò la sua nuca, un soffio insinuato oltre la stoffa della camicia sgualcita dalla notte, per raccogliere in una coda tutta la sua chioma; le dita strinsero salde e avvolsero il nastro, un giro dopo l’altro, senza fermarsi, fino a formare un nodo stretto.
Due colpi sulla scapola, il palmo aperto sulla stoffa leggera, un tepore appena avvertito sulla pelle come fuoco nel suo animo – Ecco, sei a posto …  -
Si voltò trattenendo a fatica il brivido che il pensiero della confidenza ritrovata con Oscar aveva mosso nel suo cuore – Ti ringrazio, Oscar … -
Trovò il suo viso velato di sorpresa, l’ombra di un pensiero fugace e le labbra dischiuse in vago imbarazzo, mentre le dita che erano state decise a stringere la spazzola e poi le ciocche in una coda serrata, ora si rivelavano incerte e scorrevano lente, indugiando sulla sua guancia, lasciandosi pungere un poco, e risalendo dal mento verso lo zigomo seguendo una sorta di rivelazione.
- Ecco … in realtà per questa io proprio non … -
La mano di André fermò quella strana carezza, coprendo completamente quella piccola e delicata, ancora rapita nella sua strana esplorazione, ma capace di lasciare un segno di fuoco sulla pelle – Lo immagino, Oscar … A questa penso io. Ti ringrazio, davvero. -
Si staccò da lei, uno sforzo soffocato nella necessità, e tornò a controllare il corridoio, un’occhiata rapida lungo tutto il disimpegno – Via libera … -
- Sono io che ringrazio te, André … per tutto, credimi … Io non so proprio come tu possa ancora … -
- Non dire nulla, Oscar. Io ci sarò sempre, per te. Sempre, qualunque cosa accada … - rispose senza lasciarla proseguire.
Gli sorrise, le dita sottili infilate tra le ciocche ribelli sulla fronte e lo sguardo blu puntato nel suo, e poi una mano a posarsi sul petto, l’impronta calda del palmo impressa sul cuore fino ad accelerarne i battiti – Tu sai seguire il tuo cuore, André … non ci sono regole che possano impedirgli nulla, vero? –
André dischiuse le labbra, sorpreso da quelle parole, con il respiro bloccato, senza poter trovare risposta. La seguì in silenzio, mentre lei gli passava di fianco a capo chino, scomparendo oltre la porta, nella penombra del corridoio.
 
Raggiunse il primo piano attraverso una scala di servizio, diretto all’ufficio del primo piano dove solitamente Oscar sbrigava le questioni burocratiche, sfilando tra inservienti di palazzo e operai, livree note e altre più insolite. Così come un altro paio di giovani domestici, si fermò su un ballatoio per permettere il passaggio di un gruppo di uomini dai curiosi abiti identici tra loro, intenti a trasportare una serie di casse e bauli verso i livelli superiori. Si spinse contro la parete, lasciando spazio a chi aveva a salire la scala gravato da pesi che parevano considerevoli … e non poté che notare i risolini divertiti di alcune giovani, ferme poco lontano dalla sua posizione.
- E’ rientrato questa mattina … -
- … e già hanno portato alle sue stanze più di dieci bauli di abiti … -
Una interruzione, mentre un altro involto passava oltre, sostenuto da due uomini del corteo.
- Lei ne sarà già al corrente … -
- … io scommetto che l’ha già raggiunto di sopra[i]! –
- Il Conte non la farà di certo aspettare … -
- Oh, no di certo! L’ho visto io stessa raggiungere le stanze private … -
Voci sommesse, intervallate da frasi inudibili e qualche occhiata di intesa … ma sufficienti per fargli comprendere. Dimentico d’ogni altro impegno, si precipitò su per la scala, insinuandosi tra gli inservienti e i bauli, suscitando non poche lamentele, fino a raggiungere rapido il secondo piano, bruciando ad ogni passo, sentendo nell’animo crescere una rabbia sempre maggiore. Superato un vestibolo, si arrestò con il fiato corto di fronte ai battenti laccati di bianco, il naso puntato su un blasone dorato e lo sguardo fisso sulla maniglia; la mano ferma attorno ad essa strinse fino a rendere bianche le nocche, prima di avere un leggero fremito.
In un istante, le immagini vive degli ultimi giorni tornarono con prepotenza davanti ai suoi occhi: le lacrime di Oscar, le sue incertezze, i dubbi che avevano ferito l’anima e avvelenato la mente; i momenti in cui aveva sostenuto Oscar, raccolto i ricordi spezzati, frammenti disordinati che non parevano trovare il modo di formare un unico mosaico. L’ebbe sul cuore come la prima notte in cui si era addormentata tra le sue braccia, spossata dal pianto, per poi trovare riposo sul suo letto, tra le sue braccia; la sentì vicina come nel salotto, riconoscendo in quel gesto timido una prima ricerca di conforto; la percepì fragile come la notte in cui l’aveva raccolta dal divanetto per sistemarla nella carrozza e riportarla a casa … Un vortice di emozioni, supposizioni, deduzioni … tutte destinate a portare ad un unico nome.
Inspirò a pieni polmoni, raccogliendo tutte le energie che aveva in corpo, alimentando la follia e il fuoco della rabbia, e poi spalancò la porta, senza riguardo alcuno.
Lo sguardo spazzò l’ambiente tra inservienti sorpresi dalla presenza inattesa, rimasti fermi, i bagagli tra le braccia, a fissarlo interdetti. Oltre quelle figure sbiadite, lo sguardo si fermò sul conte, fermo di fronte ad una consolle, una mano appoggiata sul ripiano in marmo, l’altra stretta ad un calice di vino. André rimase immobile a fissarlo, lo sguardo stretto e furente, le parole premute in gola, nell’attesa che il nobile gli facesse un cenno, mentre l’uomo, perfetto nel suo completo viola bordato d’oro, assaporava il vino, tradendo appena un moto di sorpresa per il suo giungere irruento e mostrandosi, al contrario, pacato e paziente. Posato il calice, il conte di Fersen attraversò la sala, mostrando ad ogni passo un poco di sorpresa in più, forse motivata dallo scorgere in lui tanta tensione impossibile da comprendere.
- André!? Entra pure … prego … - lo invitò il conte con tono affabile, evitando qualunque riferimento al fatto che la sua presenza non fosse stata annunciata in alcun modo.
André rimase zitto, il respiro pesante a sibilare nel silenzio calato improvvisamente attorno a loro e i nervi tesi a vibrare asciutti appena sotto lo scudo della pelle. Si limitò a lanciare un’occhiata rapida ai servitori presenti nell’ambiente; vide Fersen aggrottare la fronte, stupito. Poi il Conte sollevò un braccio, l’indice e il medio tesi verso il fondo della sala, in un gesto eloquente.
- Lasciateci soli. – sentenziò a voce alta, mentre già i servitori obbedivano e iniziavano a muoversi verso le altre stanze dell’appartamento, lasciando a terra i bagagli che avevano in carico – Non voglio essere disturbato. –
Lo sguardo del Conte si fece fermo, profondo e inquisitorio, risposta istintiva all’atteggiamento palesemente alterato di André.
- Non sei solito farmi visita nel mio appartamento, André. Per quale motivo sei qui? – chiese con il suo accento un poco accademico[ii].
André tremò: si accorse di non aver molto da dire, tutto sommato, e comprese di non poter giustificare la propria presenza in quelle stanze, se non con un bisogno viscerale di fare chiarezza. Strinse ancora i pugni, raccolse ogni forza nel proprio animo, tenne lo sguardo fermo, pericolosamente puntato in quello trasparente e fiero del nobile svedese. Deglutì, la gola bruciante nello sforzo di controllarsi, e poi cercò di parlare in modo chiaro, senza tradire la propria rabbia.
- Cosa le avete fatto, conte di Fersen? – gli chiese diretto.
Il Conte parve visibilmente spiazzato dalle sue parole.
– Cosa? Cosa stai dicendo? – chiese a sua volta, spaesato.
André inspirò lentamente, prima di riprendere – Quella sera, Conte di Fersen, cosa le avete fatto? Non fingete di non capire … - si fermò un istante, osservando il Conte distendere la fronte, in apparenza ancora in difficoltà – Quella notte … al ballo. –
Il conte parve iniziare a comprendere, sebbene mostrasse ancora evidente sorpresa; scosse il capo, una sorta di sorriso sarcastico a piegare le labbra – Quella sera, André, non è accaduto niente che non fosse mai accaduto prima, ad un altro qualunque ballo, con altre dame … -
André, colpito dalla leggerezza di quella ammissione, amara come l’artemisia[iii] e sgradevole quanto una nota stonata, esplose la propria rabbia facendosi contro il conte e afferrando tra le mani il rigido jabot, fin quasi a strapparlo dal collo, tirando con forza e poi spingendo l’avversario ad arretrare.
– Cosa state dicendo! – gli inveì contro – Lei era sconvolta! E nemmeno ricorda cosa sia veramente accaduto! -
Arretrarono ancora, urtarono un tavolo e in un fragore improvviso un grande vaso di porcellana si infranse a terra; André non lasciò la presa, proseguendo con impeto.
- Come avete potuto farle una cosa del genere! A lei! Proprio a lei! – Un nuovo clangore metallico fece sussultare il conte, mentre una sorta di alzata dorata finiva a terra, travolta dal loro incedere.
Arretrato fino ad urtare una voluminosa poltrona, il conte si ritrovò stretto contro la spalliera imbottita, con il corpo proteso all’indietro, sovrastato dalla rabbia furente di André. La sua impetuosità l’aveva colto di sorpresa, ma non l’aveva certo fatto desistere dal reagire. André avvertì la stretta di mani forti sui propri fianchi, si sentì spinto all’indietro, poi avvertì un colpo sullo stomaco, e poi un altro, un pugno, un disordinato susseguirsi di colpi, che forzavano il suo attacco.
- Cosa vorresti sapere, André? Cosa può interessarti? Non l’ho certo obbligata a seguirmi! – lo provocò il conte – Nemmeno questo ricorda, forse? E’ per questo che quando l’ho avvicinata, per rammentarle di avere un bel discorso da portare avanti insieme, si è ritratta come un’educanda? –
- Maledetto! – urlò André, e già il suo pugno colpiva la guancia del conte, sbilanciandolo ancora fino a farlo rovesciare sulla poltrona – Voi non siete un uomo! – continuò a urlare, aggirando la poltrona e afferrando di nuovo le spalle del conte, strattonandolo – Voi l’avete trattata come fosse una donna qualunque! Non avreste mai dovuto … -
- Stai attento a quello dici André! Io ti ho visto, sai? Ti ho visto in quella stanza … e lei non si reggeva nemmeno in piedi … Sostieni che neppure ricorda: perché mai te la prendi con me? -
In quell’istante un rumore alle sue spalle lo sorprese, udì un grido, una voce femminile lontana e stridula.
- Eccoli laggiù! Quell’uomo ha aggredito il conte … -
Poi passi concitati attraverso la stanza, finché non si sentì afferrare per le spalle e strappare via dal corpo del conte di Fersen.
- André! Ma sei impazzito? Cosa stai facendo? – riconobbe immediatamente il timbro grave del Tenente Girodel, si voltò sfuggendo dalla sua presa e lo osservò preoccupato, lo sguardo cupo e la capigliatura scomposta per la corsa su per le scale.
Aprì le labbra, cercando di parlare, di dare una spiegazione plausibile al Tenente, gonfiando il petto e cercando aria, parole e lucidità per difendersi.
- Quest’uomo sta farneticando, Tenente Girodel! Mi accusa di non so quali oscenità e violenze … ma è solo lui che deve essere fermato! – la voce del conte, che, annaspando, si stava rialzando dalla poltrona sulla quale poco prima lui stesso l’aveva bloccato, lo indusse a voltarsi.
Lo vide rimettersi in piedi, guardarsi attorno rabbioso mentre le dita stringevano lo spesso orlo dorato della giacca per riaccomodarla lungo i fianchi, e poi afferravano le ruches ai polsini, tirando un poco per sistemarle a dovere.
André trovò allora riuscì a reagire, parlando direttamente al Tenente, stringendo i pugni davanti a sé – Io voglio solo che mi dica cosa le ha fatto quella notte! Devo capire cosa sia veramente accaduto! –
-E io te lo ripeto, André: quella notte non è accaduto nulla che fosse già avvenuto in altre serate identiche a quella! – riprese il Conte di Fersen puntandogli l’indice al petto – E … va bene: ha accusato un lieve malore … e io mi sono allontanato qualche minuto per prendere dell’altro vino … Ma al mio rientro, nella stanza, con lei che pareva essere priva di sensi, c’eri tu! -
André rimase interdetto udendo le parole del Conte, senza riuscire a comprendere cosa si celasse veramente dietro quel vuoto che non pareva possibile colmare. La voce del Conte spezzò il momento di silenzio, il tono accusatorio lo lasciò allibito.
- A questo punto, André, mi chiedo cosa tu le abbia fatto … Tu l’hai seguita al ballo … l’hai controllata nell’ombra per tutta la serata e l’hai seguita quando ci siamo allontanati dalla galleria … covando in silenzio il tuo rancore e la tua gelosia! Allora, quando ti sei reso conto che l’avevo lasciata sola … l’hai raggiunta pensando che avresti potuto approfittarne per ottenere quello che brami da una vita! -
 
[i] Il Conte di Fersen occupò un appartamento al secondo piano del corpo sudoccidentale della reggia, proprio al di sopra dell’appartamento privato di Maria Antonietta. A questa sistemazione fanno riferimento le inservienti e la scena tutta nel suo svolgersi
[ii] E’ pur sempre uno straniero che parla francese come seconda lingua, no? Per questo lo immagino con una leggera cadenza da lingua straniera.
[iii] L’artemisia absinthium, così definita da von Linné (studioso, guarda caso, svedese 1707-1778) è una piccola pianta erbacea medicinale nota per l’utilizzo nella preparazione del distillato d’assenzio, aromatico e molto amaro. Per chi avesse dubbi, https://it.wikipedia.org/wiki/Artemisia_absinthium

Angolo dell'autrice: tra mille impegni, il racconto prosegue... Rinnovo l'abbraccio alle amiche che leggono, più o meno in silenzio.
A presto!
  
Leggi le 17 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: mgrandier