Sento la ruvida corteccia dell’albero a cui sono appoggiato premere contro la mia schiena. E’ l’unico appiglio alla realtà che mi sia rimasto, mentre la mia vista va rapidamente annebbiandosi, e il freddo della morte mi stringe silenziosamente nella sua morsa. Rivoli di sangue caldo scorrono dalle mie ferite, inzuppandomi i vestiti.
Non provo né paura né angoscia, un soldato è abituato a ridere in faccia alla morte. Solo, mi tormenta l’amarezza di mancare alla promessa fatta a mio fratello, in una lontana giornata d’estate, di fronte ai cancelli della nostra amata città. Non tornerò più da te, caro fratello, non sentirò più il calore del tuo abbraccio e del tuo sorriso. Spero che potrai perdonarmi per aver mancato ancora una volta alla parola data. Ma non rattristarti troppo per me. Ho tradito la fiducia dei miei compagni, dei miei amici, e ora pago per questo. E’ giusto che sia così, e non me ne lamento.
Se non altro, spero che il sangue che ho versato nel vano tentativo di salvare i due giovani hobbit lavi l’onta che io stesso ho posto sul mio nome. Anche se non ha più una grande importanza, ormai.
Frodo, dovunque tu sia ora, perdonami, se puoi farlo. Mi dispiace, ho fallito la prova. E ho accresciuto le tue sofferenze, già così grandi. Perdonami. Forse io, fra tutti, posso comprendere meglio il tuo segreto tormento, l’angoscia divorante del peso che porti.
Il mio tormento, invece, avrà presto fine. Sento la morte che si avvicina, con il suo passo lento e silenzioso. Gli occhi chiusi, tento di rivolgerle un ultimo sorriso. Di sfida.