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Autore: Francesca_H_Martin    12/03/2016    5 recensioni
"Era come se attraverso un singolo sguardo, un breve momento che sembrava però eterno, il ragazzo fosse riuscito a percepire tutto il dolore che Lydia stava sentendo in quell’attimo.
La guardava con una dolcezza indescrivibile.
La mano fredda di Stiles si spostò velocemente dalla tasca già stracolma del suo cappotto e si posò delicatamente sulla guancia di Lydia, provocandole involontariamente un brivido che le percorse tutta la schiena fino ad arrivare a quelle cicatrici sul collo.
—Lydia non sei più sola. Ci sono io con te, non avere paura. —
Quelle dita affusolate continuavano ad accarezzarla come se fosse un petalo delicato pronto a lasciare il suo fiore."
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kira Yukimura, Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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SNOW PARTY (PARTE 2)

ANGOLO AUTRICE:

Dovete scusaaarmi! Lo so, è passato tanto tempo da quando ho pubblicato l'altro capitolo, ma con i corsi dell'università, gli esami, il computer rotto e tutto il resto...non ho avuto proprio tempo!
Scusatemi scusatemi scusatemi!
Ok, l'ho detto mille volte ma...scusate davvero! xD
Ecco il terzo capitolo della mia fanfiction long stydia** Mi era mancato scrivere su loro!
Se vi mancano, mi raccomando leggete :')
Spero vi piaccia e, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensatee!
Grazie di tutto Emoticon heart Spero non sia un orrore ahahhaah 
A presto!, un bacio!




Appena aprì gli occhi, Lydia Martin fu inebriata da un forte odore di caffè. Lì stropicciò per bene e sbadigliò due o tre volte prima di rendersi conto che Stiles era proprio di fronte a lei, con una tazza fumante tra le mani e con un sorriso stampato su quelle labbra secche e martoriate per il freddo.
—Finalmente ti sei svegliata, Lydia. Caffè? —
Il ragazzo le porse quella tazza bollente, cercando in tutti i modi di non riversare per sbaglio il suo contenuto sul letto visto che le braccia gli tremavano senza un apparente motivo.
Lydia si guardava attorno spaesata, con quel verde che risaltava sempre di più nonostante la penombra. I suoi occhi avevano un qualcosa di diverso, una nota di fragilità che Stiles gli aveva colto poche volte nella sua intera esistenza; intera esistenza, già, proprio così. Erano stati di sicuro la cosa che aveva osservato di più in tutto questo tempo, forse perché erano di un colore troppo particolare e difficile da riprodurre anche se si volesse, forse perché come comparivano di fronte ai suoi, tutto diventava magicamente secondario; magari per entrambe.
—Si, lo so che è un po’ tardi per bere caffè visto che sono le otto; so però che lo ami e quindi ho pensato di portartelo. Ho dovuto corrompere una vecchia bisbetica solo per averlo, dovresti ringraziarmi; anzi, dovresti ringraziare il mio fascino. Senza di questo sarei tornato sicuramente a mani vuote. — Stiles cominciò a gongolare come un’idiota, non accorgendosi che Lydia si stava beffando di lui in modo davvero molto evidente.
—Be’, allora, in questo caso…grazie fascino di Stiles. Mi hai salvato davvero la vita. — Lydia sorrise, portandosi quella tazza color sabbia alla bocca. Quell’ infuso aveva un sapore squisito, un sapore diverso da quelli a cui era abituata di solito.
Abbassò leggermente la tazza, seguita poi dal suo sguardo ormai perso in quel liquido denso color marrone scuro.
—Stiles…Perché mi trovo qui? — Lydia lo domandò quasi impaurita, con quel filo di voce quasi impercettibile tanto da fargli chiedere se davvero avesse parlato o fosse stato solo frutto della sua fervida immaginazione.
—Lydia…— Stiles la stava guardando in quel modo, il modo in cui l’aveva sempre guardata quando era davvero preoccupato per lei; la sua espressione in quel caso era sempre un misto tra quella di un cucciolo appena strappato via dalla sua mamma e  di un bambino terrorizzato dal buio, rinchiuso in una stanza scura.
—Stiles…—Lydia alzò finalmente lo sguardo. Le sue pupille dilatate cercavano conforto in quelle del ragazzo, proprio come il mare fa con la sua spiaggia; l’unica cosa che riesce a sostenere la sua infinità è proprio quell’insieme di granelli infiniti color del miele, così come gli occhi di Stiles.
—Hai avuto uno dei tuoi incubi e quindi ti ho portata qui, con me. Ti ricordo che ti ho fatto una promessa, signorina Martin.— il suo sorriso ora andava da un orecchio all’altro.
Lydia continuò a guardarlo. A dire la verità, in quel momento, con quella bocca così tesa tanto da  sembrare sorretta ai lati da mollette trasparenti, Stiles gli sembrava alquanto inquietante. Le ricordava uno di quei clown spaventosi che da piccola le incutevano sempre terrore. Nonostante tutti amassero andare al circo, a lei non piaceva, proprio per quei tipi troppo strambi, ricoperti in viso da polvere bianca e con enormi nasi rossi a forma di pallina da tennis.
Un risolino dolce e aggraziato le uscì da quella bocca carnosa color pesca.
Stiles, inquietante? Come poteva anche solo averci pensato?
Spostò dietro l’orecchio una ciocca ribelle dei suoi capelli biondo fragola, che le stava offuscando la visuale e si accorse che anche Stiles rideva sotto i baffi.
Oh, grandioso, forse riesce anche a leggermi nel pensiero-pensò.
—Stiles, cosa ci trovi di divertente in un momento del genere? — Lydia si riportò alle labbra quella tazza piena di caffè, mandandone giù un sorso.
—Direi che con il caffè oggi può bastare. — Stiles cercò disperatamente di trattenere una risata mentre Lydia lo guardava in malo modo.—Non è possibile che non te ne sei accorta. — Il ragazzo si coprì il viso con una mano, cercando di far notare il meno possibile quella nota di divertimento che brillava nei suoi occhi.
—Si può sapere cosa ti prende? —
—Mi prende che hai una chiazza di caffè, grandezza buco dell’ozono, sul viso! — Stiles guardando l’espressione un tantino imbarazzata di Lydia, ritornò serio, o almeno, ci provò.
—Dove? — La ragazza iniziò a strofinare con l’indice quel tratto di pelle appena sopra il labbro superiore, non sapendo che la macchia si trovava da tutt’altra parte.
—Lydia, più a destra…No, ora più a sinistra.. Più su....No! Ora più giù! —
—Si può sapere dove…—
Non terminò neanche la frase. Il pollice di Stiles ora si muoveva dolcemente sul suo viso, proprio accanto a quella fossetta appena visibile.
Il contatto con la sua pelle causò un brivido lungo la schiena del ragazzo, mentre Lydia sentì un’improvvisa sensazione di vuoto, nello stomaco.
Questa sensazione le era quasi del tutto estranea. Quel calore che stava provando alle guance e quella specie di formicolio alle mani però le riportava alla mente qualcosa, come l’eco di un ricordo quasi del tutto scomparso.
Ripensò a Jackson. L’ultima volta che davvero aveva provato tutto quello era stato quando si era trasformato in licantropo, quando l’aveva abbracciata e le aveva detto finalmente “ti amo”.
Non glielo diceva spesso; tutte le volte che aveva sibilato quell’insieme di lettere, come se fossero due parole troppo difficili da dire, si potevano contare sulle dita di una mano.
Lydia Martin aveva sofferto per Jackson, tanto.
Molto spesso aveva riflettuto sul significato della parola “amore”, a volte addirittura aiutandosi con un dizionario.
Sentimento di viva affezione verso una persona che si manifesta come desiderio di procurare il suo bene e di ricercarne la compagnia; questa era la voce che la affiancava.
Jackson non si era preoccupato mai del suo bene; la trattava come fosse un oggetto di sua proprietà, la trattava come una ragazza non dovrebbe mai essere trattata.
Invece, quel ragazzo che ora si trovava proprio di fronte ai suoi occhi, quel ragazzo dai modi buffi e forse un po’ troppo esuberante, che quello stesso pomeriggio l’aveva portata nella sua stanza per farla dormire serenamente…l’aveva sempre trattata come  una principessa. In ogni occasione non faceva altro che ripeterle quanto credesse in lei, quanto fosse in grado di fare qualsiasi cosa volesse semplicemente perché lei era Lydia Martin, la ragazza più intelligente che conoscesse.
Non c’era stato un singolo momento che l’aveva fatta sentire sbagliata, come se fosse un errore umano. Jackson invece, l’aveva fatta sentire spesso così.
Quel ragazzo con i capelli arruffati e con quel tocco delicato, come se lei fosse un petalo di rosa pronto ad essere portato via dal vento, invece la faceva sentire…unica.
La faceva sentire protetta. Amata. In pace con se stessa. Felice.
 
“Don’t frown Lydia, someone could be falling in love with your smile.”
Perché quello di Stiles, appena pronunciato, in quel momento le sembrava più bello di un suo difficile amato esperimento chimico?
 
“And Stiles was the only one who knew.   
 How?
 He paid attention. He listened to her. He remembered.”
Lydia Martin riusciva ormai a capire cosa Stiles stesse pensando, solo guardandolo negli occhi. L’aveva sempre ascoltato e appoggiato in ogni sua singola pazzia. A partire dalla mazza da baseball, per esempio. Come poteva un oggetto insignificante, di legno, proteggerli contro le peggiori creature che ogni volta si insediavano a Beacon Hills?
Stiles le aveva detto che poteva, eccome; ed ecco ora Lydia, con una di quelle in mano, cercando di difendersi.
 
Ma perché stava pensando questo, proprio ora?
 
Si risvegliò da quel sogno ad occhi aperti; Stiles ora le stava sfiorando l’angolo della bocca con quel pollice calloso e ruvido. Quando accidentalmente il pollice arrivò su quelle sue labbra morbide, il cuore di Lydia cedette di un battito.
Quel silenzio che si era creato sembrava musica. La luce fioca della stanza rischiarava i loro volti visibilmente intrisi di un qualcosa che nessuno dei due capì a fondo, nonostante si comprendessero solo da uno sguardo.
Lydia tremava. Il caffè, in quella tazza, sembrava un maremoto appena scatenatosi.
Stiles, imbarazzato, fissò ancora per un po’ Lydia e poi abbassò lo sguardo, allontanando le sue dita dal viso della ragazza dai capelli biondo fragola.
—Io…Ehm…Ecco…Ecco fatto. Ora non hai più niente. —
—Gggrazie…Stiles. — Le parole le uscirono come un ingarbugliamento di suoni difficile da riprodurre.
Cosa le stava succedendo?
Lydia Martin che balbettava era una cosa più unica che rara.
—Allora…—
—Allora ci vediamo alla festa. — Stiles iniziò a grattarsi la nuca, poi fece un cenno con la mano come saluto e si chiuse quella porta alle spalle.
Lydia si gettò sul letto, sbuffando. Chiuse gli occhi e ciò che immaginò fu una cosa alquanto strana.
Immaginò Stiles sul suo letto che, proprio come era successo prima, le sfiorava le labbra e…
Lydia non immaginare certe cose!
Una vocina glielo ripeteva ancora e ancora e ancora, finchè la porta si riaprì di nuovo.
Era Stiles che, poggiato su quel rettangolo color legno, la stava fissando.
Il cuore di Lydia cedette di un altro battito.
—Avevo dimenticato che… questa è la mia stanza.—
Che idiota.
 
 
 
Lydia, appena mise piede nella terrazza dove si teneva la festa, fu travolta da un ricordo ancora fin troppo nitido nella sua mente.
Ricordò il suo primo ballo con Stiles, le sue braccia che le cingevano la vita, quel calore che emanava il suo corpo unito a quello di lui, come se il sole fosse racchiuso in quelle fragili ossa e attraverso quella pelle pallida riuscisse a trasmetterle la sensazione piacevole di essere sfiorata da quei raggi, illuminandola.
Certo che, Lydia aveva sempre brillato di una luce propria, anche se molto spesso non se ne rendeva conto. Non le serviva nessuno per illuminare la stanza, lo faceva già abbondantemente da sola.
Solo a quel ballo, finalmente, lo capì. Tutto grazie a Stiles.
Le aveva detto che era bellissima, l’aveva presa sotto braccio e l’aveva portata con se; il suo sguardo fiero e sognante, che si posava su di lei continuamente, non l’aveva mai visto in nessuno; era pieno di luce e di un qualcosa difficile da definire.
Era diverso da quello degli altri con cui aveva avuto a che fare. Non era uno sguardo alla “finalmente ce l’ho fatta, ho il mio premio e lo mostro a tutti, esco con la ragazza più popolare della scuola”. No.
Non la stava mostrando come un trofeo, era solo genuinamente felice di avere Lydia Martin, la vera Lydia Martin, accanto a se.
Le aveva detto che, nonostante quell’aria da superficiale e viziata, in realtà era una ragazza davvero intelligente.
Ricordò perfettamente la sensazione che provò dopo quelle parole. Rimase piacevolmente colpita.
Un ragazzino dal nome buffo, che non faceva altro che rendersi ridicolo con quei suoi modi scoordinati e strambi e che non conosceva per niente, la conosceva meglio di chiunque altro.
Che cosa strana, pensò.
Lydia sentiva il brusio della folla affievolito, come se si trovasse in un’altra dimensione. Quella musica era come se provenisse da lontano, la gente che ballava e rideva le appariva quasi come un dipinto in movimento.
Si appoggiò delicatamente al muro che si trovava alle sue spalle e solo quando mise a fuoco una persona che ballava come un forsennato, ritornò alla realtà.
Riusciva a sentire i suoi polmoni che cercavano disperatamente di inalare più aria possibile e un inspiegabile senso di dolore e tristezza che le riempivano il cuore.
Stiles era avvinghiato ad una ragazza, che questa volta non era lei.
Le stava dicendo qualcosa all’orecchio, qualcosa che Lydia non riusciva a sentire perché troppo lontana ma che stranamente riusciva ad immaginare.
Le starà dicendo che è bellissima, che è una ragazza speciale. D’altronde Stiles è così, ha la capacità di far sentire unici e di far credere in se stessi.
Gli occhi di Lydia seguivano impassibili tutta la scena, nascosti però dietro una specie di pellicola di vetro che, un volta distrutta, avrebbe liberato così quelle lacrime imprigionate troppo a lungo.
Che diamine le stava succedendo?
“Sai, Lydia…Non devi preoccuparti.”
Una voce conosciuta le disse queste parole. Era Malia  che, con Danny, si era avvicinata a lei, seguendo con lo sguardo la direzione in cui Lydia stava fissando, persa in chissà quale universo.
—Malia, Danny— la ragazza dai capelli biondo fragola gli sorrise, sforzando di alzare il più possibile gli angoli della bocca per non mostrare che qualcosa non andava.
—Che fine avete fatto? Oggi non vi ho proprio visti. —
—Sai com’è…Stavo esplorando questa catapecchia.—
—Dici piuttosto che stavi ammirando il panorama, Danny. E non quel panorama. Ci siamo capiti. — Malia guardava Danny, mentre quest’ultimo sorrideva e abbassava lo sguardo, divertito.
—Touchè.— Danny finalmente alzò lo sguardo e risorrise.
—A quanto pare in questi ultimi mesi, avete davvero legato molto, voi due. —Lydia guardò prima l’uno e poi l’altro, spostandosi da quel muro e recandosi al bancone dei drink, seguita dagli amici.
—Mi fa davvero piacere. — Prese un drink color verde mela e lo ingurgitò senza domandarsi sul contenuto di quel bicchiere, mentre i suoi occhi subito ritornarono nella posizione su cui erano fissi prima. Su Stiles.
—Ehi Lydia, vacci piano. — Malia cercò inutilmente di strappare quel bicchiere dalle mani di Lydia, poi seguì il suo sguardo, di nuovo.
—Ah…Ecco spiegato il tutto… Dicevo sul serio prima. Non devi preoccuparti, Lydia. — Malia continuava a guardare Stiles, anche lei con una punta di dolore negli occhi.
—Non capisco a cosa tu ti riferisca, Malia. —  La ragazza dalla pelle diafana cercava in tutti i modi di fingere di non sapere a cosa si riferisse, anche se i segni chiaramente visibili sul suo volto, come quel rossore improvviso che si era manifestato sulle sue guance, affermavano il contrario.
Lydia Martin che arrossiva?
Che altro sarebbe successo, di lì a poco il mondo sarebbe scomparso per magia?
—Lydia, sappiamo benissimo a cosa mi riferisco. Non devi preoccuparti, perché…bè…è ancora preso da te. — Malia ora la stava guardando negli occhi. Uno sguardo forte, sicuro; uno sguardo decisamente opposto al suo, debole e confuso.
—Siamo solo amici, Malia. Può fare ciò che vuole. — Appena pronunciò queste parole, Lydia se ne pentì immediatamente.
—Allora stai ammettendo che ti da fastidio che stia ballando con quella tipa. —Danny sentenziò questa frase senza peli sulla lingua. Quella situazione sembrava quasi lo divertisse, ancor di più vedendo Stiles che si muoveva come un verme e nonostante questo era riuscito lo stesso a portare a casa conquiste.
—Io non sto ammettendo un bel niente, Danny. — La ragazza dai capelli biondo fragola incrociò le braccia e inarcò un sopracciglio in segno di disappunto.
Malia continuava a guardarla in quel modo duro, negli occhi, poi si girò di nuovo verso Stiles, iniziando a giocherellare con le dita.
—Sai, io l’ho sempre saputo, anche quando stavamo insieme. —
—Malia, cosa dici, lui…—
—Aspetta Lydia, fammi finire. — Malia continuava a guardare il ragazzo e a giocherellare con le mani. —Sapevo che ci teneva a me, certo, ma…non sarei mai stata Lydia Martin. A volte invidiavo questa cosa, il vostro rapporto, tutto quello che vi legava, come lui ti trattava. Molto spesso mi sono data la colpa per questo, forse non ero brava abbastanza da fargli dimenticare te in quel senso, forse non ero io quella giusta, quella in grado di riuscirci.
Solo dopo ho capito.
Ho capito che può venire chiunque ma nessuna e sottolineo, nessuna, riuscirà a fargli dimenticare te o a prendere il tuo posto. Non ero io quella sbagliata, solo che…nessuna, oltre te è davvero quella giusta. Sei sempre stata tu.
L’ho amato, eccome se l’ho amato. E’ proprio per questo che, alla fine, ho lasciato perdere. Potevo lottare per lui ma non l’ho fatto.
So che tu  sei l’ Yin del suo Yang, ma non chiedermi cosa significhi di preciso perché l’ho letto in una rivista cinese di Kira.
Il concetto però è quello. Lui ha già la sua anima gemella. Non era giusto intrappolarlo in una relazione che, alla fine, non avrebbe portato a nulla; e poi…anche io voglio il mio Yang, una persona che mi ami così come Stiles ama te e che mi consideri sempre la prima scelta. —
Lydia rimase pietrificata. Quelle parole, pronunciate da lei, la spiazzarono del tutto. Il cuore le batteva forte, come un tamburo suonato ininterrottamente.
—Malia, io…—
—Non devi dire niente, Lydia. Devi solo farmi un favore…Ora che lo sai, ora che hai capito di provare la stessa cosa per lui, e non dirmi di no perché è così…Diglielo. Non fuggire, non aver paura che tu possa ferirlo, non aver paura di arrivare così tardi e di pretendere che lui ti stia ancora aspettando, perché…sono sicura che lo sta facendo. Vai Lydia, ora o mai più! — Malia si girò verso di lei e le sorrise; quel gesto valeva più di mille parole e le riuscì a dare una carica pazzesca, una carica che neanche lei si aspettava di avere.
—Si, vai Lydia, fai vedere a quella tipa quanto vali! — Danny iniziò a fischiare; sembrava una ragazza pon-pon che faceva il tifo per la sua squadra. Quella situazione lo stava divertendo un po’ troppo.
Lydia aveva il cuore in gola. La paura e l’ansia le rendevano il respiro irregolare, così come gli sguardi di Malia e Danny che erano fissi su di lei.
Un altro passo e avrebbe detto tutto a Stiles.
Che poi, cos’era questo tutto?
E poi, come se stesse guardando un film, ripercorse tutte quelle scene, tutto quel percorso difficile e frastagliato ma anche meraviglioso che avevano avuto, davanti ai suoi occhi.
Il ballo. Il sorriso alla sua prima partita di lacrosse. Il bacio per fermare l’attacco di panico. Tutte le volte che lui c’era stato per lei e lei per lui. La quasi morte per entrambi e quella specie di sensazione di pace che avevano sentito quando l’altro aveva riaperto gli occhi.
Quello era il loro tutto.
Gli avrebbe raccontato quello e gli avrebbe detto che, si, Lydia Martin era davvero innamorata di Stiles Stilinski.
Era buffo anche solo pensarlo.
Finalmente si era avvicinata, così tanto da sentire il suo cuore esplodere per la vicinanza. Stiles le stava facendo un gesto con la mano, la stava esortando ad avvicinarsi.
Lydia si avvicinò, cercando di non svenire da un momento all’altro.
—Lydia, sei anche tu qui! —
—Stiles devo parlarti, in privato.—
—Cosa? Non sento! — La musica era così alta che non si sarebbe sentito neanche un aereo atterrare.
—Stiles, io…—Non finì neanche di pronunciare la frase che quella ragazza che si trovava accanto  lui e che poco prima era avvinghiata come un polipo al ragazzo, gli tirò il braccio e lo baciò.
Lydia rimase immobile. Se avesse potuto, il cuore le sarebbe balzato via dal petto e sarebbe rotolato nel più profondo degli abissi.
Malia e Danny stavano assistendo alla scena con occhi increduli.
Danny si girò verso Malia e iniziò a parlarle.
—“Certo, se due persone si piacciono, che ci vuole che si mettano insieme?”, come non detto. Sto aspettando da una vita per questi due idioti! —


 
   
 
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