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Autore: Lunemy    13/03/2016    3 recensioni
Quando arrivò al bordo del pozzo toccando la terra con le mani capì che c’era qualcosa che non andava. Perché le mani toccavano della terra invece del pavimento di legno? Lei si trovava all’interno del tempio! O meglio avrebbe dovuto trovarsi all’interno di esso! Alzò gli occhi e guardò intorno a se, rimanendo sconvolta. Intorno a lei si estendeva un enorme e bellissimo prato costeggiato da bellissimi ciliegi in fiore. Sarebbe stato uno spettacolo unico, se non fosse stata terrorizzata. Dov’era la casa dei nonni? Dove era il tempietto? Dove erano i grattacieli che si vedevano in lontananza? Dove erano i rumori del traffico in lontananza? Tremante prese il suo i-phone dalla tasca del suo cappotto rosso. Ma non prendeva, non usciva neanche la scritta “solo chiamate di emergenza” sul display, assurdo! Avrebbe dovuto portarlo in assistenza.
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Improvvisamente vide scendere dal cielo un essere indescrivibile… non poteva credere ai suoi occhi…ma era una perdona? o era una angelo? Di certo assomigliava a un essere umano, ma aveva dei lunghi capelli bianchi, sulla fronte un luna viola, e orecchie a punta. La guardò con cattiveria, ma Yami ammaliata non fu intimidita. Anzi attratta.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Inuyasha, Kagome, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

I poteri del Clan della Dea
 



 
Yami sentì sulla fronte un qualcosa di freddo. Era una pezza bagnata. Doveva essere svenuta. Piegò il viso tenendo ancora gli occhi chiusi. Le immagini di un pozzo e di un villaggio le invasero la mente. Che sogno assurdo aveva fatto! Ma doveva alzarsi e prepararsi, doveva andare in America. Senti delle mani delicate toglierle la pezza bagnata dalla fronte.
 
«Nonna, ho fatto un sogno assurdo» disse Yami aprendo gli occhi, non mettendo ancora a fuoco la stanza.
 
Sentì ridacchiare.
 
«Beh se sei la nipote mio fratello Sota penso proprio di essere una specie di nonna per te!» disse una voce giovanile, non certo quella di sua nonna. Yami si alzò di scatto, stringendo gli occhi per mettere a fuoco chi le aveva parlato. Rimase sbalordita, si guardò intorno…
 
«M-ma.. n-non era un s-sogno» balbettò sconvolta Yami, mettendosi le mani sulla bocca. Non poteva essere tutto vero. Si diede un pizzicotto sul braccio, fece male.
 
«Se ti riferisci al mondo Sengoku in cui ti trovi, non è un sogno no» rispose Kagome con un sorriso.
 
«T-tu sei Kagome…possibile? K-Kagome Higurashi, la sorella del nonno Sota?» rantolò incredula Yami, come era possibile?
 
«Da quello che ho capito tu sei mia nipote no? ti chiami…?» le chiese la donna sorridendole fiduciosa
 
«I-io Y-Yami, Yami Higurashi» mormorò sconvolta lei. Aveva sua nonna davanti? O meglio era una specie di zia-nonna? Ed era li davanti…più grande di lei solo di qualche anno? Ma non…
 
«Ma come è p-possibile… io...io devo andare via, subito!» disse lei alzandosi in piedi velocemente, era davvero spaventata da tutta quella situazione.
 
Qualcuno le aveva tolto le scarpe, che si trovavano vicino la porta, si fiondò su queste e le indossò. Notò solo allora che i suoi collant di marca erano smagliati. “Maledizione, addio soldi delle mie calze!” pensò incavolata sempre più. Più stava in quel luogo più ciò a cui teneva si rovinava.
 
«Io non so cosa stia succedendo, so solo che devo tornare a casa mia, ho un viaggio in America che mi aspetta e vado di fretta.» disse lei, guardando l’orologio che aveva al polso. Oh no…. Aveva già perso l’aereo ormai… Maledizione! Ma non si fece abbattere, avrebbe preso quello dopo.
 
«Qui non sono ancora stati inventati gli aerei… sai?» disse Kagome guardandola in quel momento con preoccupazione «Sei in un epoca molto antica, sei tornata indietro di circa 500 anni.»
 
Yami si sentì mancare il battito del cuore… cosa… COSA???? Spalancò gli occhi e si sentì afferrare le mani da Kagome. Tentava di consolarla.
 
«E’ tutto assurdo, ma… è l unica cosa sensata...» iniziò a ragionare Yami sconvolta, iniziando a ricordare qualche pezzo della storia del nonno, il pozzo collegava i due mondi…ma certo era una stupida!
 
«Devo solo ritornare nel pozzo! e tornerò a casa mia!!» esclamò lei, sfilando le mani dalla presa di Kagome e fiondandosi sulla porta. Ma non fece in tempo a mettere un piede fuori dalla porta che si trovò dinanzi una specie di uomo… lo guardò sconvolta… assomigliava così tanto a quella specie di angelo che aveva visto prima, vicino al pozzo, aveva gli stessi lunghi capelli bianchi… ma questa persona dinanzi a lei in quel momento non era imponente e non aveva uno sguardo freddo. La guardava stupito. Yami notò in quel momento delle orecchie di cane spuntare dalla testa. Ma non è che era qualche mostro no? L’epoca Sengoku era famosa per quello… arretrò spaventata.
 
«Yami tranquilla, è mio marito Inuyasha, non avere paura.» le disse dolcemente Kagome.
 
«Tu…tu stai con un animale?!» chiese sbigottita la ragazza, spalancando gli occhi.
 
«EHI!!! » esclamò Inuyasha superandola e avvicinandosi a sua moglie.
 
«Mio marito non è un cane, ma un mezzo-demone.» rispose Kagome tranquillamente, e si sedette su un cuscino facendole segno di accomodarsi «Se sei qui ci darà un motivo. Il mio arrivo a mia volta aveva un senso. Ora capiamo il tuo. Ti racconterò tutto quello che c’è da sapere su questo mondo e tu mi racconterai di te. Ma ti pregherei di non andare in giro da sola in quest’epoca. Non immagini quanto è pericolosa. Ti riaccompagneremo noi stessi al pozzo, se vuoi tonarci subito.» concluse Kagome. Inuyasha sbuffò spazientito.
 
«Kagome si può sapere chi è? Sembrate sorelle, anzi gemelle se non fosse per i suoi capelli bicolore.» esclamò inuyasha osservando la ragazza con sguardo sospetto. Neanche Kikyo e Kagome si somigliano tanto. Non gli piaceva quella situazione. Era una reincarnazione di Kagome?
 
«Lei è Yami, la nipote di Sota. Lei proviene dal mio futuro. Lei è la mia discendente, non una qualche mia reincarnazione Inuyasha, quindi stai tranquillo... anche perché prima dovrei morire per la reincarnazione!» disse lei come leggendo i pensieri del mezzo-demone che si tranquillizzò.
 
«I discendenti possono assomigliarsi COSI’ tanto?» chiese lui stupito. Erano quasi gemelle!
 
«Certo è… genetica... ti dice niente DNA?» rispose secca Yami. Possibile che non avesse le basi di scienze? Ah gia, forse era pure…
 
«Sei analfabeta?» gli chiese lei sprezzante. Inuyasha guardò smarrito sua moglie.
 
«Analfa cosa?» chiese stizzito lui sentendosi un idiota. Ma perché?
 
«Inuyasha sta imparando… qui nell’epoca Sengoku è raro incontrare persone che sanno leggere e scrivere, ecco perché nessuno ha mai insegnato a Inuyasha a leggere.» disse Kagome percependo e fermando una discussione in arrivo.
 
Yami sbuffando si sedette vicino a lei pronta ad ascolta quella specie di giovane nonna.
 
Le raccontò di come lei era arrivata nell’epoca Sengoku, di tutte le battaglie contro un certo Naraku.
 
«Finita la battaglia mi ritrovai nel mio mondo, e Inuyasha nel suo, il pozzo si chiuse non facendo passare nessuno dei due. Quei tre anni bloccata nel mio mondo, furono i tre anni più brutti della mia vita. Quasi ogni giorno andavo a controllare il pozzo, pregando che si fosse aperto un varco, e lo stesso faceva lui… ma nulla. Solo dopo tre anni il pozzo si aprì. Capì in quel momento che o saltavo lasciandomi per sempre alle spalle tutto il mio mondo o avrei dovuto dire addio a Inuyasha per sempre. Sapevo già cosa si provava a vivere Senza Inuyasha… mi buttai nel pozzo, salutando per l’ultima volta mia madre, e non dicendo mai addio a mio nonno e a mio fratello Sota. Ne ho un gran rimorso… ma o saltavo in quel momento o vivevo senza il mio cuore» concluse Kagome stringendo la mano a suo marito che si ea seduto vicino a lei e la guadava innamorato.
 
«Non posso negare che la tua storia, la tua presenza qui, abbia un senso…ma io non ho un motivo per stare qui no? Voglio tornarmene nell’epoca mia!» disse secca Yami spezzando l’atmosfera romantica.
 
Non avrebbe mai capito quella sorta di parente che si ritrovava, mollare tutto, la sua vita, la tecnologia, il benessere dato dai servizi, per una vita campagnola faticosa e priva di divertimenti.
 
Ma era una scelta sua.
 
Però di certo lei non l’avrebbe mai fatta, neppure per tutto l’oro del mondo, figuriamoci per un mezzo demone.
 
Come si diceva con gli ex? Chiusa una porta si apre un portone. Non lo sapeva?
 
 
«Ma sei sicura che sia una tua parente Kagome? è davvero capricciosa, antipatica e saccente…»disse il mezzo demone corrugando il viso mentre pensava… «Ma…ora che ci penso all’inizio lo eri un po’ anche tu!» esclamò Inuyasha. Entrambe le ragazze lo guadarono male. Yami e Kagome esclamarono entrambe la stessa parola all’unisono:
 
«A cuccia!»
 
Inuyasha si ritrovò buttato a terra dal rosario. Le guardò furioso. Yami si mise a ridere come una pazza.
 
«ASPETTA, come facevi a sapere della parola “a cuccia”?» chiese grave il mezzo-demone rivolgendosi a Yami che arrossì. Kagome le aveva detto del rosario, nel corso del suo racconto su Naraku, ma non quale era la parola che usava per atterrarlo.
 
«Ho detto “a cuccia” perché assomigli a un cane. Volevo insultarti!» disse lei sfrontata. Ma non causando nessuno schianto. Inuyasha si rilassò. Il rosario rispondeva solo a Kagome, per un attimo fu terrorizzato dal pensiero che anche quella ragazzina antipatica potesse atterrarlo.
 
Kagome fece diverse domande a Yami per capire il motivo della sua presenza li, ma niente l’aiutava a capire. Yami le sembrava una normale ragazzina viziata, che viveva la sua nomale vita.
 
«Io aveva una vita perfetta, e vorrei ritornarci. Già il solo pensiero di non avere Intenet!» esclamò esasperata la ragazza.
 
«Fosse solo quello, mica hai l’acqua calda in bagno, anzi neanche il bagno in casa esiste, se proprio… e qui mica esistono gli assorbenti. Ne preservativi. Quindi o astinenza o bambini!» disse quasi ridendo Kagome.
 
«No-n-no no… io voglio il mio mondo…» mormorò sconvolta Yami, mettendosi le mani sulla bocca. Non doveva assolutamente rimanere li. Non voleva vivere come gli animali. Neanche il bagno… quindi significava pure non avere profumi, trucchi, creme per capelli… no no!
 
«Andiamo a vedere se puoi tornare nel tuo mondo» disse Kagome alzandosi aiutata da Inuyasha. Solo in quel momento notò una leggera rotondità sul ventre di Kagome, che notando il suo sguardo le sorrise.
 
«Si sono incinta…» le confermò sorridendole dolcemente e Inuyasha si strinse a lei.
 
Yami scosse la testa per riprendersi da tutte le informazioni ricevute. Kagome era così gentile con lei, tentava di aiutarla. Si rese conto in quel momento di quanto era stata maleducata, anche con suo marito… ma lui gli era antipatico a pelle… non ci poteva far nulla, era la butta copia di quella specie di angelo che aveva visto prima…
 
«C-congratulazioni, scusa se non te le ho fatte prima» disse timida Yami. Kagome le sorrise
 
«Stai Tranquilla, questa non è una giornata normale pe te. Capisco che sei frastornata, e la paura di perdere la tua vita ti terrorizza, ma stai tranquilla, andrà tutto bene, ci sono io con te.» le disse rassicurandola. Aveva uno sguardo così familiare… in quel momento le venne in mente, sembrava lo sguardo affettuoso del nonno!
Le sorrise seguendo lei e suo marito verso il pozzo.
 
 
 
 
 
 
 
«Da quanto siete sposati?» chiese Yami, più per cortesia che per vero interesse.
 
«Da circa un anno.» disse Kagome tenendosi al braccio di Inuyasha che iperprotettivo non la lasciava. Si scambiarono uno sguardo d’amore. Yami alzò gli occhi al cielo. Cosa era costretta a vedere… anche se una voce fastidiosa dentro di se le disse che Rito non l’aveva mai guardata così…
 
«Capito.» disse secca Yami. Tutto quell’amore le faceva venire il voltastomaco. Inuyasha la guardò male.
 
«Siamo arrivati al pozzo» annunciò lui sperando che funzionasse e lei se ne tornasse nella sua epoca.
 
Yami li superò velocemente fiondandosi sul pozzo. Ma in fondo vide solo la sua valigia, lasciata li prima.
 
«Provo a scendere» disse lei cercando di calarsi tenendosi al muro.
 
Ma quanto era difficile non cadere? Più volte il piede le scivolò dalla pietra su cui l’aveva appoggiato. Improvvisamente vide il mezzo demone prenderla in braccio, buttandosi nel pozzo. Era un pazzo! Sicuro erano quindici metri, sarebbero morti!!! Lei stinse gli occhi aggrappandosi a lui per istinto pronta a sentire il dolore. Ma invece il vento dovuto alla caduta cessò e lei non sentì alcun dolore Inuyasha era dinanzi a lei e la guardava stupito. Lo stringeva sempre più. Yami arossì e con poca grazia scese dalle braccia del mezzo demone senza ringrazialo. Dall’alto Kagome si sporgeva per vederla.
 
 
«Non succede nulla!» disse Yami mortificata… forse era la presenza di Inuyasha a non permettere al pozzo di funzionare?
 
«Vai via. Torna su. Forse non funziona se ci se anche tu dentro.» disse lei curandosi poco della gentilezza, lui sbuffò non facendoselo ripetere. Poco la sopportava quella ragazzina antipatica. Yami rimase sola e si guardò intorno. La valigia era lì vicino a lei. La prese, si stese a terra come quando era arrivata li, sperando che questo aiutasse il pozzo a funzionare… ma nulla.
 
Rimase per molto tempo nel pozzo, prima pregandolo che la facesse tornare nella sua epoca, poi minacciandolo che gli avrebbe messo fuoco e infine urlando disperata. Non sapeva che Kagome e Inuyasha erano rimasti fuori dal pozzo ad aspettarla. Kagome non voleva lasciala sola.
 
«FAMMI TORNARE A CASA MIA! STUPIDO POZZO!! IO TI DISINTEGRO!!!» urlò per l’ennesima volta tra le lacrime Yami, sbattendo le mani sulle pareti del pozzo. Ormai singhiozzava a più non posso. «NON VOGLIO RIMANERE QUI! NO! È UN POSTO ARRETATO! VOGLIO TORNARE A CASA MIA!! È UN ORDINE, IO SONO YAMI HIGURASHI E VOGLIO TORNARE A CASA MIA!! GIURò CHE QUANDO TORNO TI DISINGEGRO POZZO E CI FACCIò PROGETTARE SOPRA UNA FOGNA!»
 
Inuyasha se la stava ridendo a più non posso e sua maglie lo guardò male.
 
«Valla a riprendere, e prendi anche la sua valigia, portala a casa nostra. Vado avanti e le cucino qualcosa di caldo. Avrà fame, ormai è pomeriggio.» disse Kagome alzandosi.
 
«Anche io ho fame sai?» disse il mezzo demone sorridendole.
 
«Lo so, infatti cucinerò anche per te stupido mio» disse la moglie accarezzandolo dolcemente «Trattala bene, è sconvolta.» aggiunse prima di incamminarsi, ma Inuyasha la fermò.
 
«Vuoi tornare sola a casa?» le disse infastidito lui. Lei annuì.
 
«Inuyasha non sono invalida, so camminare, sono solo al quarto mese… giuro che al settimo mi porti in braccio pure a prendere l’acqua» le disse lei ridacchiando andando via.
 
«Veramente ti avevo detto di non prendere l’acqua già dal primo mese!» sbuffò lui più a se stesso, visto che Kagome era ormai andata via.
 
Si voltò verso il pozzo e con un salto Raggiunse quella rompiscatole di Yami. Che disperata colpiva le pareti del pozzo ferendo più che altro se stessa.
 
Yami vedendolo arrivare si spaventò. Senza che lui dicesse nulla la prese in braccio, prese la sua valigia in malo modo con il braccio libero, e con un potente salto si ritrovarono all’esterno.
 
«Kagome ha detto che devi venire da noi. Giacché stiamo soli, non voglio che tu stressi mia moglie. È incinta. Se hai problemi vieni da me» disse lui duro. «In questa situazione preferisco che tu sia un peso per me che per Kagome» aggiunse freddo. Non sopportava quella ragazzina, lo guardava dall’alto al basso, come facevano i razzisti, riportandolo alla sua infanzia infelice quando tutti lo scacciavano come fosse un appestato. Quella ragazzina avrebbe portato solo problemi nella loro vita. E Kagome non doveva stancarsi ne aver pensieri.
 
«Lo sai che ti dico? Tornatene da Kagome. Chi ti ha chiesto nulla? Chi VI ha chiesto nulla? LASCIAMI IN PACE! Io non sono, ne sarò, un problema per nessuno, neanche per te MOSTRO abominevole!» disse lei togliendoli le mani dalla sua valigia e incamminandosi senza una meta verso il bosco.
 
«Perfetto puoi ripeter queste cose a mia moglie?» disse Inuyasha arrabbiato. Yami lo guardò furiosa e al mezzo demone ricordò tanto lo sguardo arrabbiato di Kagome. Lei lo ignorò incamminandosi verso il bosco.
 
Inuyasha ricordando le parole della moglie la inseguì e le prese il polso con forza per fermarla, ma improvvisamente lei si divincolò grazie a un potente e veloce lampo azzurro uscito dalla mano bloccata da lui, che mando una forte scossa elettrica che scagliò Inuyasha a terra. Yami lo guardò boccheggiando. Cosa cavolo era successo?
 
«Stai b-bene?» rantolò guardando lui e la sua mano.
 
Lui si rialzò a fatica e la guadò male.
 
«Sapevo che avresti portato problemi» disse Inuyasha alzandosi da terra e avvicinandosi a lei.
 
«Non ti avvicinare» disse lei più per proteggerlo che pe fargli del male. Perché? Perché? Se stava accadendo tutto questo? E perché sentiva nella mano destra una potente energia? ma cosa le stava succedendo?
 
«Non ti avvicinare» rantolò di nuovo lei, piangendo. E tirando la valigia scappò verso il bosco.
 
Inuyasha la guadò sconvolto. Sua moglie si sarebbe incavolata parecchio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Inuyaaha, Kagome e Kaede parlottavano fitto a casa di quest’ultima. Inuyasha era nevoso, aveva litigato con sua moglie come non mai per colpa di Yami.
 
 “Come hai potuto trattarla così male! Altro non ti avevo detto!” aveva urlato Kagome, piangendo preoccupata, e lui si era dovuto subire pure la ramanzina da Kaede che sembrava non finisse mai, fino a quando non affrontò l’argomento che a Inuyasha interessava di più. Il lampo azzurro di Yami. Cos‘era? Lo aveva descritto nei minimi particolari alla vecchia sacerdotessa…
 
«Da quello che ha descritto Inuyasha, sembrerebbe il potere del clan della Dea. È un potere molto antico, che non si manifesta in modo totale di generazione in generazione, anzi a volte non si manifesta per nulla, rimanendo dormiente. Io e Kikyo ne eravamo portatrici consapevoli. Ma non utilizzatrici… come ho detto chi ne è portatore non sempre riesce a usarlo. Dovrebbe avere un essenza molto potente per farlo. Io ancor meno di mia sorella sentivo il potere del clan Dea. Credo che Kagome essendo la reincarnazione di Kikyo abbia ricevuto anche il sangue del clan Dea… Ma Yami è sua discendente, si, ma non direttamene potremmo dire… è solo la nipote, dalla parte del fratello…quindi come potrebbe avere lei discendenze da Dea?» disse confusa Kaede servendosi una tisana.
 
Kagome ci pensò, in effetti se lei era la reincarnazione di Kikyo ricevendo anche i poteri da Dea, anche come solo portatrice, dovevano i suoi figli a loro volta essere portatrici o utilizzatori… non Yami.
 
Ma se Yami aveva manifestato un tale potere… si doveva quindi analizzare il legame che univa lei e suo fratello:
 
Sua madre! e in quel momento le venne in mente proprio un suo racconto.
 
«Mia madre mi disse che quando ero appena nata, vide sul mio petto una luce… non ci ho mai pensato. Allora era la pietra dei quattro spiriti, ma solo chi ha potere spirituale, ossia le sacerdotesse possono vedere la pietra all’interno di un corpo… questo significa che mia madre a sua volta poteva essere una sacerdotessa, e quindi discendente del clan della Dea?» chiese Kagome iniziando a notare come i tasselli andassero al loro posto.
 
Kaede annuì. «Si e no. Sia le sacerdotesse sia le potatrici del potere della Dea vedono ciò che è spirituale e sacro. Come in quel caso la pietra dei quatto spiriti. Quindi tua madre potrebbe essere una sacerdotessa, o una discendete del potere del clan della Dea… o entrambe. Ma a questo punto con Yami, credo che sia una discendente» rispose risoluta Kaede.
 
Kagome era sorpresa, sua madre era una portatrice dei poteri della Dea?
 
«Perché non posso utilizzarli io? Alla fine sono pure la reincarnazione di Kikyio» disse scocciata Kagome. Sarebbe stata di grande aiuto in battaglia a suo marito se avesse potuto atterrare tutti con un lampo azzurro.
«Bisogna avere un essenza molto forte, questo non significa che tu non ce l’abbia… ma il potere della Dea è complesso e pieno di sfaccettature che neanche io comprendo. Avete detto che questa Yami è identica a Kagome vero?» chiese Kaede.
 
«Si! Identica, a parte i capelli bicolore, color fieno!» disse Inuyasha, con tono offensivo.
 
«Si è quasi identica a me, ai capelli ha solo una tinta» disse risoluta a Kaede che non capiva i capelli “bicolore”
 
«Si possono tingere i capelli? Come con le robe?» chiese Inuyasha stupito, possibile che Yami fosse stata così stupida da preferire un color fieno finto e brutto, invece del bellissimo castano scuro?
 
«Si ma adesso non perdiamoci in chiacchere, il fatto che sia identica a me cosa significa?» chiese Kagome zittendo il marito scocciata. Aveva fatto un gran casino con Yami e lei girava da sola chissà dove, a fine riunione l’avrebbero cercata.
 
«Nell’antica storia si narrava che la seconda generazione che copiava la prima nell’aspetto deteneva il massimo potere in se. Deteneva e simboleggiava anche l’immortalità. Ogni volta che il potere del clan della Dea si manifestava in una generazione, “copiando” l’aspetto della precedente generazione solo portatrice, ci avrebbe rimesso anni se non secoli, il potere, per ripresentarsi a un’altra generazione successiva.» spiegò Kaede sempre più in ansia.
 
«Sei preoccupata vecchia» disse Inuysha osservandola. Il cuore di Kaede accelerava.
 
«Il potere della Dea è… devastante. Può fermare un terremoto, ma può anche far eruttare i vulcani. Può salvare da morte certa gli esseri umani, come può ucciderli con lo sguardo. Nessun demone può neanche contrastare i poteri del clan della Dea. Se Yami fosse arrivata nel periodo di lotta contro Naraku, l’avremmo sconfitto con nulla. Ma questo potere richiama grandi pericoli. Il potere risiede nel sangue, quindi chiunque cercasse di prendere il sangue di Yami potrebbe avere i suoi poteri… anche se per poco tempo…»
 
«Poco tempo?» chiese confuso Inuyasha.
 
«Nessun corpo oltre quello di Yami può sopportare il potere del clan della Dea. Chi se ne impossessa morirebbe poco dopo tempo. Il problema è quello che compie in quel poco tempo che ha a disposizione… un potere assoluto. Senza contare la morte di Yami, che se violenta, richiama sventure assolute sul mondo. Lei è una discendente Reale che si è manifestata.» rispose grave Kaede.
 
«Siamo sicuri che parliamo di Yami? È solo una ragazzina viziata e cocciuta che- » stava dicendo Inuyasha, che non credeva che Yami potesse essere così importante, ma fu bloccato dalle occhiate furiose delle due donne.
 
«Se YAMI è QUI C’è UN MOTIVO! Io te l’avevo detto! E tu stesso ti sei beccato una specie di fulmine che ti ha atterrato! Come te lo spieghi?» disse quasi gridando Kagome… ora se sua nipote era in pericolo era colpa sua! Inuyasha abbassò la testa. Non l’avrebbe perdonato facilmente capì.
Ma lui non voleva credere che Yami avesse un qualcosa di potente. Non ne sarebbe stata degna. Lei non poteva essere così importante! Era solo una cocciuta ragazzina viziata e maleducata!
 
«Dovete cercare Yami subito. Il potere del clan della Dea si è risvegliato adesso. Se qualcuno lo venisse a sapere… non immagino la terribile caccia che le darebbero per avere tutto il suo sangue!» disse allarmata Kaede.
 
Kagome annuì. Salutarono velocemente la vecchia sacerdotessa e Inuyasha e Kagome uscirono da casa.
 
«Sai già quello che devi fare.» disse secca Kagome, ancora arrabbiata con lui.
 
«Annusare» rispose lui cercando con il fiuto le tracce di quella assurda ragazzina, che non immaginava nemmeno quanto fosse potente, ammise il mezzo demone a malincuore. Ancora si sentiva spossato per colpo di quel lampo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Yami camminava trascinandosi la sua valigia ormai sporca di fango e chissà cos’altro. Camminava da un’ora circa. Era stanca, esausta, affamata e assetata. Sentì però un rumore che le diede speranza, il rumore di un ruscello… seguì quello scrosciare sperando che l’acqua fosse potabile. Scostò una siepe e vide un bellissimo prato e un torrente cristallino, si fiondò velocemente iniziando a immergere le mani cercando di bere.
 
Dissetata alzò lo sguardò e stanca si stese per terra lasciando cadere la valigia accanto a se. Stava tramontando il sole. Ma cosa cavolo era successo? cosa era quella luce azzurra emanata dalla sua mano prima? Cosa doveva fare? Perché era li in un'altra epoca…? aveva incontrato una sua parente, un mezzo demone e ora era persa chissà dove in questa epoca sconosciuta. Da quello che sapeva l’epoca Sengoku era un epoca magica, fatta di mostri e magia… forse tutti in quell’epoca sviluppavano una qualche magia… e quindi lei pure di conseguenza… Era l’unica spiegazione plausibile. Lei voleva andar via, ma doveva accettare la realtà che per adesso non sarebbe tornata a casa. Il pozzo non funzionava. Ci avrebbe riprovato domani, trovando prima il pozzo se iusciva. Non sapeva neanche dove stava ora!
 
Suo nonno e sua nonna non avrebbero neanche notato la sua assenza. Si erano salutati sicuri che lei partisse per L’America… Rito non vedendola che avrebbe fatto? Avrebbe avvisato i suoi? Non pensava proprio… dopo tutto loro non dovevano sapere che stavano facendo il viaggio insieme… forse avrebbe chiamato le due amiche chiedendo spiegazioni? E forse loro avrebbero avvertito i genitori di Yami? Nel suo mondo insomma qualcuno la cercava? o solo i suoi parenti si sarebbero allarmati tra quindici giorni non vedendola tornare dal viaggio? No lei sarebbe tornata, non dovevano passare quindici giorni!
 
Yami sentì delle lacrime scendere sul viso. Si sentiva davvero molto sola… un rumore la richiamò dai suoi pensieri. Scattò in piedi. Era circondata da tre individui, che somigliavano alle scimmie per quanti peli avevano in faccia. Indossavano, invece dei vestiti (antichi per Yami) che aveva visto al villaggio indosso agli uomini, pezzi di pelle animale… sembravano peli di cane.  Li osservò… ma erano umani o demoni? Yami notò che non avevano ne zanne, ne orecchie o code. Erano umani solo tremendamente brutti.
 
Si tranquillizzò, ma fece male, perché “umani” non era sinonimo di “buoni”.
 
«Ma guarda che bella donzella sola abbiamo qui…. Davvero invitante» disse un tipo dalla voce cupa, non aveva denti, anzi solo un canino, vide lei… Lui guardò la ragazza come se vedesse una preda prelibata. Yami sentì dentro di se un terrore profondo. Quei tre individui le si avvicinarono ancor di più circondandola, lei scattò in piedi cercando di ricordare le mosse di autodifesa una volta apprese a scuola, ma la memoria non le venne in aiuto. Sentì una mano toccarle il seno mentre due braccia l’afferravano da dietro per bloccarla, Yami iniziò a gridare con tutta se stessa. “Non poteva essere vero, no no non poteva essere violentata!”  Pensò disperata lei, iniziò a scalciare e a gridare a più non posso e più gridava più quegli essere spregevoli sembravano eccitarsi iniziando a spogliarla del cappotto e ad abbassargli la gonna.
 
«Continua a gridare… faremo un po’ per uno sai? Così quando rimarrai incinta il bambino sarà di tutti e tre visto che non sapremo di chi è» disse ridendo in modo folle, quello con un sol dente, mentre tentava di abbassarle, con difficoltà i collant. Yami si sentì morire dentro, iniziando a piangere… scalciò, ma anche le gambe le furono bloccate da altre due braccia, mentre vide con orrore che il terzo individuo, quello con un sol dente, iniziava a togliersi quella specie di pareo di pelliccia che aveva sui fianchi. Yami voleva vomitargli addosso tutta la nausea che gli procurava, tentò ancora di dimenarsi, ma bloccata riuscì ben poco. Stava per toccarla dove nessuno l’aveva fatto mai, vide le mani di lui spostargli le mutandine… ma un ringhio congelò all’improvviso i tre malviventi. Un ringhio da dietro la siepe. Di colpo i tre si guadarono terrorizzati.
 
«Demone…demone cane» sussurrò uno, indicando il punto preciso da cui proveniva il ringhio, e Sesshomaru si fece avanti. Aveva uno sguardo infuriato, occhi rossi zanne in vista. I tre malviventi lasciarono di colpo Yami a terra e scapparono velocemente tremando per la paura.
 
Yami a terra guardò il suo salvatore. I suoi capelli bianchi, il suo viso duro ed enigmatico. Quel suo bellissimo angelo l’aveva salvata da una violenza sessuale, ancora scossa si alzò tremante sistemandosi i vestiti.
 
«Stai bene?» chiese il demone guadandola con intensità, sembrava volesse trapassarla con lo sguardo.
Yami annuì.
 
«G-grazie» balbettò ancora scossa. Il demone si voltò e si incamminò. «Aspetta! Non mi lasciarmi sola!» esclamò velocemente la sua bocca prima che il cervello approvasse una simile richiesta… si sentì umiliata, lei non elemosinava la compagnia da nessuno, ma pregava dentro di se che lui accettasse.
 
«Non lo faccio, vado a chiamare Jaken e Rin.» rispose risoluto lui. Non capendo perché il vedere un accenno di un sorriso di lei gli fece piacere. Se era per quello non capiva nemmeno perché l’aveva salvata. Non si era mai interessato a salvare qualcuno. Oltre a Rin…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
«Cos’è questo?» chiese Rin prendendo un oggetto dalla valigia di Yami, che voleva mostrarle qualcosa del suo mondo.
 
«Una cosa per ragazze che a te ancora non serve» rispose Yami trattenendo una risata togliendo dalle mani di Rin la scatola di assorbenti. «Rin volevo mostrarti questo. E regalatelo. È un maglioncino anche se un po’ grandicello dovrebbe andare. Così non sentirai freddo» disse la ragazza facendo provare alla bambina il suo maglione giallo, che le calzò come un mini abito, che come maglia. Rin era davvero una bambina adorabile, aveva quegli occhi dolci e indifesi, ed ea sempre allegra… capiva perché Sesshomaru la proteggeva.
 
«E’ davvero bello grazie!» rispose la piccola Rin felice odorando il maglione «profuma di buono, di te… vero signor Sesshomau?» disse Rin porgendo una manica del maglione sotto il naso del demone, seduto con le spalle a un albero. Lui la guardò neutro, non rispondendo, ma Yami giurò di vedere sul viso del demone per un secondo un sorriso.
 
«Non ci siamo presentati. Io sono Yami Higuashi e tu?» chiese la ragazza notando che ufficialmente non si conoscevano.
 
«Sesshomaru» rispose deciso lui guardandola con attenzione. Non le sembrava una semplice umana. O meglio emanava un aurea diversa, non più umana, rispetto a quando l’aveva vista vicino al pozzo. Era come un aurea magica… notò solo in quel momento la bellezza di quella ragazza. Era una bellezza eterna… si accorse solo allora della somiglianza incredibile con la moglie di suo fratello…
 
Una somiglianza e una bellezza eterna, erano parole a lui familiari… dove le aveva già sentite? un ricordo gli venne in mente. Rimase sbigottito, ma senza esternare all’esterno tutti i sentimenti confusi che aveva in mente.
 
Poteva essere lei la discendete che aveva risvegliato i poteri solo in quel momento…?
Sesshomaru capì. Sgranò gli occhi sorpreso, osservando ancora Yami.
 
Poteva essere lei, la donna che gli era stata promessa in sposa duecento anni fa?!
Poteva essere lei la più potente discendente del clan della Dea!?
 




Ciao! spero vi sia piaciuto questo capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate... vi mando un bacio,

Vostra Lunemy
   
 
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