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Autore: riccardoIII    14/03/2016    11 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Prima, era stato terrorizzato dall’amore.

Rivoltato sulla schiena in posizione supina, completamente incapace di muovere il suo corpo, Sirius non riusciva a vedere altro che braccia scattare e Incantesimi fendere l’aria. Non sapeva quanto tempo fosse passato e non riusciva a capire come stesse procedendo il duello, tutto ciò che aveva potuto fare era stato tendere le orecchie al massimo per cogliere più informazioni possibili.
Nessuno dei tre usava gli Incantesimi Verbali, quindi non poteva sapere cosa stesse accadendo, ma almeno non c’erano state urla di dolore e ciò faceva pensare che Lily e James quantomeno non fossero mortalmente feriti. C’erano state esplosioni, imprecazioni e rumori di colpi rimbalzati, c’erano stati passi rapidi e spostamenti d’aria e poi la risata di Voldemort risuonò ancora una volta.
-Bene, siete proprio dei bravi soldatini. Vi hanno insegnato a combattere, vedo, ma questo non basterà a salvarvi da me-
-Non mi pare che nessuno stia implorando la tua pietà-
-Lo farete, giovane Potter, e molto presto!-
Un calore improvviso si sprigionò nell’aria e tutto divenne rosso e incandescente attorno a lui; se prima era riuscito a distinguere i colori degli incantesimi e il cielo stellato sopra di loro, adesso c’erano solo alte fiamme a bruciare fino a lambire ogni cosa che rientrasse nel suo campo visivo.
James gridò qualcosa che lui non riuscì a capire mentre l’asfalto sotto la sua schiena e le sue gambe cominciava a riscaldarsi e la paura a montare; se non l’avessero tirato fuori di lì sarebbe morto ben prima che il fuoco si propagasse fino a lui, arrostito come una bistecca sulla piastra. E, a parte il fatto che doveva essere un modo fin troppo doloroso per passare a miglior vita, era davvero poco dignitoso e onorevole finire abbrustolito.
Sentì lo scrosciare tipico di potenti getti d’acqua; probabilmente James e Lily stavano cercando di domare il fuoco, ma nemmeno una goccia arrivò fino a lui. Le fiamme stregate dovevano essere talmente calde da far evaporare l’acqua prima ancora che le toccasse. L’asfalto cominciò a diventare seriamente ardente e Sirius prese a sudare, non sapeva se per la tensione o il calore; sapeva che James e Lily non sarebbero potuti arrivare a lui, Voldemort glielo avrebbe impedito, e senza bacchetta non poteva nemmeno Smaterializzarsi. La temperatura si alzava di secondo in secondo, sentiva le lingue di fuoco sempre più vicine e il retro della camicia assottigliarsi al contatto col suolo infuocato.

Un rombo più forte degli altri squarciò la notte e la terra tremò; ci fu il rumore di qualcosa che si squarciava e poi getti d’acqua simili a geyser esplosero tutto intorno a lui, fagocitando le fiamme libere e seppellendole sotto la forza della pressione altissima. La forza del fuoco fu smorzata e la temperatura calò rapidamente, mentre anche lui veniva investito dall’acqua gelida che gli provocò brividi e sollievo.
-Non li toccherai-
Sirius non aveva mai sentito la voce di Charlus emanare quel gelido furore, e all’improvviso capì chi era stato a spegnere il fuoco.
-Charlus Potter. Le nostre strade si incrociano di nuovo-
-Le nostre strade si incroceranno finché tu non sarai morto, è una promessa. I Potter non avranno pace fino a che di te rimarrà solo il ricordo-
-Dovrebbe essere una minaccia? È per questo che istighi il tuo piccolo cucciolo, perché un degno successore possa affrontarmi quando ti avrò spezzato?-
-Non ho bisogno di istigare nessuno, i miei figli sono stati capaci di scegliere da soli da che parte stare-
-I tuoi? Includi nell’elenco quel povero rinnegato che hai accolto come un randagio e che se ne sta ai miei piedi a strisciare, nel posto di cui è degno?-
Un ringhio sordo annunciò l’attacco di Charlus, che non si fece attendere a lungo. Stavolta i rumori dello scontro erano più serrati, più forti; i lampi si succedevano a velocità raddoppiata e Sirius poteva vedere gli incantesimi fendere l’aria, pur senza capirci molto.
Un rumore secco proprio accanto a sé fece sobbalzare il suo cuore, ma poi un paio di passi veloci si avvicinarono a lui.
-Sir, sono io. Ora ti libero, ok?-
-Lily cara, non avresti dovuti prenderti il disturbo-
-Finite-
Gli ci volle solo un secondo per rendersi conto di potersi muovere, il tempo che occorse a Lily per Appellare la sua bacchetta.
-Come ti senti?-
-Come uno che vuole spaccare il culo a Voldemort. Tu e James?-
-Stiamo bene, non so come ma stiamo bene. James mi ha chiesto di portarti via, ma spero che tu te la senta di combattere ancora per un po’ perché io non ho alcuna intenzione di lasciarlo indietro-
Si mise seduto, afferrando la stecca che Lily gli porgeva con un sorriso.
-Conta su di me, sorella-
-Bene, perché ho pensato… James è rimasto accanto a suo padre, Voldemort ci da le spalle ed è decisamente impegnato al momento… Un bell’accerchiamento?-
-Ottima strategia. Quando cominciamo?-
La ragazza, fino a quel momento accovacciata sui talloni, si levò in piedi e gli tese la mano.
-Io pensavo a qualcosa tipo ora, tu che dici?-
-Dico che sono con te- rispose, afferrandole la mano e lasciandosi aiutare a tirarsi in piedi.
Per un attimo vacillò a causa di un capogiro ma Lily lo tenne stretto per un braccio.
-Sicuro che vada tutto bene?-
-Si, era solo troppo tempo che stavo steso-

L’appannamento degli occhi si placò e finalmente poté vedere cosa stava accadendo intorno a loro: si combatteva ancora al centro della piazza, ma di certo il numero di duellanti si era drasticamente ridotto; le case date alle fiamme erano annerite e bruciacchiate, ma almeno non divampavano più fuochi. Qualcuno si stava occupando di accertarsi delle condizioni dei corpi a terra e le urla si erano placate, il che significava che almeno gli indifesi dovevano essere stati messi in salvo, anche se scoppi e Incantesimi risuonavano ancora nella notte.
Davanti ai suoi occhi, poi, si svolgeva lo scontro più agguerrito che avesse mai visto: Charlus aveva gettato via il bastone, eppure riusciva a muoversi e schivare le Maledizioni di Voldemort tra un attacco e l’altro; James, accanto al padre, parava e scagliava incantesimi senza sosta. Il braccio sinistro pendeva inerte lungo il fianco e un rivolo di sangue gli scendeva dal sopracciglio destro, ma sembrava non curarsene affatto nella foga del combattimento.
Si voltò verso Lily e vide che anche lei era ferita: la manica destra della sua maglietta era completamente bruciata e la pelle del braccio rossa e ustionata; zoppicava leggermente, anche.
-Non siamo proprio messi bene, vero?-
Lei gli fece un piccolo sorriso di sfida.
-Ci vuole ben altro per fermare i Malandrini, no? Ora dammi la mano. Non ho intenzione di abbassarmi al livello di quel verme e colpirlo alle spalle-
Si ritrovarono dopo uno schiocco accanto a James, che non si voltò nemmeno a guardarli perché impegnato a schivare una Fattura che venne parata dallo Scudo di Lily.
-Ti avevo chiesto di portarlo via, non di…-
-Me ne andrò quando ce ne andremo tutti- rispose Sirius senza lasciarlo finire di parlare, facendo Levitare attorno a Voldemort tutte le schegge e i detriti provocati dalla rottura dell’asfalto ad opera di Charlus, per poi imprimergli un movimento di rotazione rapidissimo, quasi a creare un tifone.
James non rispose ma Sirius lo vide ghignare prima di far esplodere tutti i frammenti attorno al loro avversario comune mentre Lily proteggeva tutti dal rimbalzo dell’onda d’urto e Charlus cercava di immobilizzare Voldemort nel momento in cui quello era impegnato a difendersi dai mille proiettili di pietra che erano stati scagliati su di lui.
Probabilmente il Signore Oscuro non fu troppo contento dell'attacco combinato, perché ruggì come una fiera in gabbia e un attimo dopo tutti e quattro volarono all’indietro di qualche metro, atterrando di schiena; solo la prontezza di riflessi di Charlus, che aveva smorzato l'attacco con uno Scudo, impedì loro di trovarsi spiaccicati contro gli adifici alle loro spalle.

Prima che potessero rimettersi in piedi Voldemort sparì nel nulla; stordito dal dolore dovuto allo schianto del proprio corpo contro l’asfalto, che si andò a sommare alla spalla bruciata, alla schiena scottata e alla ferita alla gamba ancora sanguinante, Sirius cercò di mettersi in piedi scuotendo la testa. Chissà perché non immaginava possibile che Voldemort abbandonasse semplicemente il campo, eppure non era da nessuna parte. Vide James, accanto a lui, rialzarsi velocemente e barcollare un attimo prima di stabilizzarsi, controllando con lo sguardo lui e poi Lily, che era ancora a terra.
Un forte “crack” e la figura pallida ammantata di nero ricomparve alle spalle di Charlus, appena rialzatosi, che cercò di voltarsi rapidamente ma a causa del precario equilibrio cadde ancora una volta. Voldemort gli puntò la bacchetta contro il petto, incombendo su di lui con un ghigno maligno sul volto, e Sirius si sentì gelare. Non lui, non anche lui.
-Siamo alla resa dei conti, Charlus Potter. Dovresti ringraziarmi, forse per oggi mi basterà uccidere te… Sarà divertente vedere i tuoi figli struggersi per la tua dipartita-
Charlus rimase a terra, immobile, la bacchetta ancora in pugno e la gamba destra stesa e immobile come sempre, un rivolo di sangue a colargli giù dalla bocca sul mento fieramente sollevato, negli occhi uno sguardo di sfida e l’orgoglio e il coraggio che nessuno avrebbe mai potuto attribuire ad un uomo al cospetto della Morte. Non senza aver visto Charlus in quel momento, almeno.
-Uccidimi. Non ti servirà a nulla. Forse non oggi, non domani, ma arriverà anche la tua fine, Voldemort-
Gli occhi rossi si socchiusero, mandando lampi, e Sirius vide la bacchetta muoversi.
-NO!-
James, dimentico di bacchetta e magia, si era buttato di peso sul mago oscuro più terribile dell’ultimo trentennio; la bacchetta di Voldemort cambiò obiettivo, immobilizzandolo a mezz’aria appena prima che lui potesse sfiorarlo, le braccia spalancate in una sorta si strano abbraccio.
-James!-
-Così incosciente, così stupidamente coraggioso… Tu, James Potter, come il tuo adorato padre, incarni pienamente gli ideali del Fondatore della tua beneamata Casa. Non ti rendi conto che perderai tutto? Potrei toglierti la vita, potrei lasciarti a piangere sul cadavere di tuo padre, potrei torturarti fino al tuo ultimo respiro o prendermi il tuo adorato fratellino, o la Sanguesporco… Cosa sei disposto a perdere? Scegli. Scegli uno di loro da sacrificare, e lascerò in vita te-
James contrasse la faccia in una smorfia, sembrò stare per parlare e invece sputò addosso a Voldemort. Charlus si rialzò in un attimo, Sirius lanciò un Incantesimo delle Pastoie su Voldemort per dare il tempo all’uomo di liberare James e Lily corse da lui per sorreggerlo finché non si fosse ripreso, dando modo a Charlus di aiutare Sirius.
Lo scontro riprese e nessuno di loro si rese conto che i rumori della battaglia si erano fatti più distanti, più deboli.
-Padrone!-
Una voce che Sirius conosceva, una voce di donna, una voce servile ma al tempo stesso autoritaria che chiamava Voldemort, impegnato a respingere senza troppo sforzo gli Incantesimi che i suoi quattro avversari gli scagliavano e a rispondere ad essi con cattiveria per l’affronto subito.
-Mio Signore, siamo in minoranza, rischiamo la disfatta!-
Un ringhio sordo, ancora una volta, eruppe dalle labbra del Lord mentre un lampo violetto scaturiva dalla sua bacchetta come una frusta infuocata, abbattendosi su James e Lily in un colpo solo e facendoli afflosciare su se stessi senza nemmeno un lamento. Charlus urlò, ma il suo incantesimo venne parato con uno svolazzo di Voldemort.
-Perché possiate ricordare che Lord Voldemort non dimentica fino al giorno in cui vi stanerò uno a uno dai vostri buchi, stupidi insetti-
Charlus fece per lanciarsi all’attacco e Sirius imprecò sonoramente, ma Voldemort era già scomparso di nuovo nel nulla. Un secondo dopo il Marchio Nero comparve in cielo e ogni duello venne interrotto perché gli incappucciati, all’unisono, si Smaterializzarono.

Urla sorprese si sollevarono tutto attorno a loro, ma Sirius non se ne accorse: si slanciò verso destra e, incurante dei dolori e dei colpi presi, si gettò in ginocchio davanti ai suoi due amici mentre Charlus si avvicinava rapidamente, zoppicando senza l’ausilio del bastone.
James e Lily avevano gli occhi chiusi ma non perdevano sangue e non c’erano ferite aperte; non aveva idea di cosa li avesse colpiti, dei danni che avrebbe provocato o che aveva già causato. Non aveva la minima idea di cosa fare e stava per impazzire.
-Dearborne! DEARBORNE!-
-Calmati, Sirius, ora troveremo il modo…-
-Non so che fare! Non so che fare, Charlus, non so come aiutarlo!-
Passi veloci li raggiunsero, non noti ma più che probabilmente non ostili visto che gli unici Mangiamorte presenti al momento nella piazza erano morti o catturati.
-Charlus! Sirius! Cosa…-
Ma Sirius si scostò, lasciando libero lo sguardo di Caradoc di posarsi sui suoi amici inerti; l’uomo, nonostante fosse parecchio messo male, non esitò un solo attimo prima di estrarre la bacchetta e puntarla su Lily e poi su James, sibilando qualcosa.
-Non posso dirlo con certezza ma credo che sia quella Maledizione con cui abbiamo già avuto a che fare qualche volta, quella che danneggia gli organi interni. Se è così hanno immediato bisogno di pozioni e cure adeguate, ma credo sarebbe più saggio portarli in casa-
-Ovviamente Casa Potter è a disposizione di tutti. Come possiamo trasportarli?-
-Non abbiamo alternative oltre la Materializzazione, non riuscirebbero a prendere una Passaporta in stato di incoscienza. Potete portarli voi mentre io raduno gli altri?-
-Charlus… Dorea…-
L’uomo, già chinatosi per prendere James tra le sue braccia, si bloccò e spostò lo sguardo su di lui; per la prima volta Sirius vide il terrore in quegli occhi e si sforzò di reggerne il peso.
-È a casa di Peter. Io… Ho riconosciuto la sua voce che urlava… La stavano torturando… Non potevo lasciarla qui, era troppo pericoloso, non era abbastanza in forze…-
Una mano leggera si posò sulla sua spalla.
-A casa di Minus, hai detto? Alastor saprà trovarla. La porteremo a casa, Charlus, arriverò subito-
Charlus spostò gli occhi da Sirius solo in quel momento e annuì prima di caricarsi definitivamente del peso di suo figlio; mentre il ragazzo sollevava Lily e Caradoc si allontanava velocemente, Sirius si perse un altro istante a guardare quello che per lui era un padre.

Era così sbagliato, così ingiusto, vederlo lì con James tra le braccia, vedere l’angoscia e la paura di aver perso tutto, di poter perdere tutto nel giro di qualche ora. Saperlo dilaniato tra la responsabilità e la preoccupazione per suo figlio e la devozione per sua moglie, incapace di poter scegliere, obbligato a fare la cosa giusta che però farà sanguinare il cuore per il senso di colpa…
James, immobile e abbandonato tra le braccia del padre, sembrava un bambino piccolo; Sirius non l’aveva mai visto così statico dacché l’aveva conosciuto: almeno una piccola parte di James era sempre in movimento perpetuo, non era naturale che stesse fermo, era sbagliato e terribile e la paura dentro di lui sembro solidificarsi.
-Andiamo a casa, figliolo, forza-
La voce di Charlus lo riscosse e il suo sguardo preoccupato ma comunque dolce lo rassicurò; non lo odiava, ancora una volta non lo odiava, e forse dopotutto non era James il bambino, era lui. Lui che aveva bisogno dell’abbraccio rassicurante di un padre che gli dicesse che sarebbe andato tutto bene.
Mosse il capo in un cenno d’assenso, cercando di mandare giù quella Pluffa di terrore e ansia appena formatasi dentro di sé, poi rinsaldò la presa su Lily e roteò su se stesso concentrandosi più che poteva su Casa Potter; due secondi dopo era davanti al cancello della villa e Charlus era al suo fianco.
Fecero la strada fino al portone alla massima velocità che la gamba rigida di Charlus gli consentì ed entrarono trafelati.
-Milly!-
L’elfo comparve immediatamente e dimenticò di inchinarsi per il troppo orrore quando si rese conto del loro stato.
-Milly, stanno per arrivare parecchi ospiti, alcuni via camino. Noi sistemeremo James e Lily nelle stanze mentre tu attendi, non permettere a nessuno di mettere piede in casa a meno che non ti chieda dell’Aquila, va bene?-
-S… Si, Padron Charlus, certo che Milly fa come il Signore dice-
Senza aspettare oltre i due uomini salirono le scale.
-Sistemo Lily nella mia vecchia stanza, va bene?-
Charlus annuì mentre entrava nella porta accanto, quella della camera di James. Ebbe appena il tempo di adagiare delicatamente la ragazza sul copriletto prima che nuove voci risuonassero nell’ingresso; corse alle scale e vide Caradoc e la Vance intenti a chiedere informazioni all’Elfo.
-Sono di sopra, venite-
I due Guaritori gli rivolsero una breve occhiata prima di raggiungerlo.
-Lily è qui, James nella stanza accanto. Dorea?-
-Se ne stanno occupando Moody e Remus, il ragazzo sapeva dove trovarla. Arriveranno entro cinque minuti, vedrai. Gli altri ci metteranno un po’ di più, credo-
-Vi serve qualcosa?-
-Tutti gli ingredienti di pozioni che riesci a procurarti nel più breve tempo possibile-
-So che Dorea ne ha alcune più comuni sempre pronte, potrebbero esservi utili?-
-Dacci tutto quello che hai, e anche un calderone-
Avrebbe preferito evitare di entrare in camera di James visto che Charlus non ne era ancora uscito, non voleva metterlo in imbarazzo, ma non aveva altra scelta. Bussò e aprì la porta socchiusa in tempo per vedere l’uomo chino sul profilo del figlio.
-Caradoc e la Vance sono arrivati, gli servono un calderone e ingredienti, e tutte le pozioni già pronte che abbiamo. Pensavo di dargli le cose di scuola di James e poi fare un salto a casa per prendere la mia roba e quella di Lily, credo lei abbia una scorta molto più vasta della mia-
Charlus alzò gli occhi dal viso di James e li puntò su Sirius.
-Manda Milly, ti prego-
Non lasciarmi solo.
-Va bene, allora glielo chiederò. Dorea dovrebbe essere qui a momenti insieme a Remus e Moody-
Charlus annuì e si scostò dal letto, facendo spazio a Caradoc, mentre Sirius frugava nel baule di scuola di James e ne estraeva il materiale richiesto.
-Vi farò avere tutti gli ingredienti su cui riuscirò a mettere le mani, Milly ve li porterà subito, vado a dirglielo-
L’uomo annuì con un’occhiata comprensiva che fece indispettire Sirius. Il ragazzo scese  velocemente le scale e si ritrovò nel salone, dove l’Elfo attendeva ancora l’arrivo degli ospiti.
-Milly, per favore dovresti portare in camera di James tutte le pozioni che abbiamo in casa. Quando avrai fatto raggiungi casa mia e prendi tutti gli ingredienti per pozioni che trovi nel mio baule e in quello di Lily. Ogni cosa, va bene? E porta tutto al Signor Dearborne più in fretta che puoi. Qui ci penso io-
-Certo Padron Sirius-
L’elfo scomparve immediatamente, proprio mentre dal camino spento si levava una vampata verde e tre figure barcollanti ne uscivano; Sirius si affrettò a raggiungere Remus e Moody per aiutarli a sorreggere Dorea, che pareva poco stabile sulle gambe e aveva gli occhi semichiusi.
-Peter sta arrivando- fece Remus con la bocca impastata di sangue. Sirius annuì e prese tra le braccia la donna con una delicatezza che nessuno gli avrebbe attribuito, portandola al piano di sopra mentre Charlus si affacciava sulle scale con lo sguardo fisso sulla moglie.
-Portala in camera nostra, chiederò a Caradoc di passare anche da lei-
-Ho allertato Minerva, arriverà il prima possibile con Madama Chips per dare una mano coi feriti- disse Moody  dal fondo delle scale, -Vado ai cancelli per controllare gli arrivi, ma poi dovrò raggiungere il Ministero-

Il resto della nottata fu una gran confusione; tutto l’Ordine si riunì in Casa Potter, proprio com’era accaduto un anno prima dopo l’attacco a Diagon Alley. Sirius e Peter sistemarono le ferite di tutti mentre i tre Guaritori erano impegnati ad occuparsi dei più gravi. Milly servì tè, Whisky e pasticcini  e il salone si riempì delle chiacchiere sommesse di tutti gli ospiti, nessuno dei quali sembrava propenso ad addormentarsi nonostante la stanchezza generale.
Poco dopo l'alba Caradoc e la Vance scesero le scale, le bacchette in pugno e graffi e contusioni non curati a far capolino tra i vestiti sbrindellati; Charlus e Sirius scattarono verso di loro all’istante, mentre Remus, a cui avevano dovuto sistemare una distorsione alla caviglia, il naso rotto e un brutto taglio sul fianco, e un terrorizzato Peter si alzavano dalle poltrone.
-James e Lily dormono. L’intervento tempestivo garantisce una buona ripresa ma ci vorrà più di una settimana perché possano alzarsi e dovranno prendere dieci pozioni al giorno per i primi tempi, ve le fornirò io stesso. Ho curato la lussazione della spalla di James e l’ustione sul braccio di Lily, quelle non daranno alcun problema-
Alla parole di Caradoc un sospiro di sollievo collettivo risuonò nella stanza.
-Per quanto riguarda Dorea, Madama Chips le ha dato una pozione per indurre il sonno. Il suo corpo mostra i tipici segni della Maledizione Cruciatus, il che conferma ciò che Sirius ci aveva già detto, ma non possiamo stabilire quanto tempo sia stata torturata. Sapete benissimo che i danni da Cruciatus sono direttamente proporzionali al tempo in cui si è sottoposti ad essa, quindi non si possono fare previsioni sugli effetti che avrà sulla sua mente fino a che il corpo non si riprenderà. Il sonno, insieme alla risoluzione di tutti i danni fisici e ad un buon ricostituente, la rimetteranno in sesto in circa ventiquattro ore. Allora potremo svegliarla e scoprire che effetti abbia avuto su di lei-
Charlus strinse un braccio a Sirius; Caradoc aveva parlato con tono serio e misurato, senza alcun sorriso sulle labbra.
-Lei mi ha parlato, mi ha riconosciuto… Ha fatto discorsi coerenti…-
-Questo purtroppo non ci assicura nulla, Sirius. L’adrenalina in circolo al momento dell’aggressione può aver nascosto i danni dandole una lucidità che non aveva. Non me la sento di darvi speranze che non ho nemmeno io, voglio essere sincero con voi-
Il ragazzo deglutì e Charlus strinse più saldamente il suo braccio, Sirius non seppe se per dare o per ricevere supporto.
-Madama Chips insiste a voler sorvegliare Dorea fino a quando non si sveglierà. Le darò il cambio tra qualche ora, dopo che mi sarò rimessa in sesto- fece la Vance, e per la prima volta Sirius sentì nella sua voce qualcosa di meno rigido dell’acciaio.
-Possiamo vederli?- chiese l’uomo e la sua voce risuonò forte e decisa come sempre.
-Certo. Sarebbe più pratico per noi riunire tutti i malati in una stessa stanza, ma credo sia il caso di preparare James alla situazione prima di fargli vedere sua madre-
Charlus annuì e fece per salire le scale.
-Mi dispiace di non poter fare di più-
Alle parole di Caradoc l’uomo si voltò, fece un cenno e poi guardò Sirius abbastanza eloquentemente.
-Se avete bisogno, Peter può sistemare le ferite da Incantesimo facilmente. Milly vi porterà la colazione e, se vorrete riposare, vi preparerà le camere. Credo che gli altri stiano discutendo degli alibi per ciascuno di noi, Moody ha raggiunto il Ministero per capirci qualcosa. Quando tornerà con gli aggiornamenti ci sarà una riunione straordinaria, che per ovvi motivi terremo qui, quindi siete invitati tutti a restare fino ad allora-
Caradoc aveva ascoltato con attenzione le parole che Sirius aveva ripetuto come un automa; senza aspettare risposta il ragazzo si voltò e prese a salire le scale mentre Remus si occupava di fare gli onori di casa.

Dorea era stesa sotto le coperte candide del letto in ferro battuto che da quasi quarant’anni divideva con Charlus; Madama Chips si era eclissata quando aveva visto arrivare Sirius, lasciando spazio al dolore dei parenti.
Sembrava tranquilla, ora, ripulita delle lacrime e del sangue, il petto che si sollevava e abbassava ritmicamente oltre le coltri e l’espressione serena di chi fa un bel sogno. Charlus le teneva la mano sinistra, seduto accanto a lei, e fissava il suo volto in adorazione, come sempre.
Sirius non trovò la voce per dire nulla e si limitò a fissare quell’amore che si tendeva tra i due sposi come se non fosse passato nemmeno un giorno dal loro matrimonio, come se non avessero rischiato la vita innumerevoli volte, come se Dorea stesse solo riposando, come se non incombesse un enorme pericolo su di lei. Il groppo nella sua gola prese a dibattersi con furia, per un attimo ebbe la sensazione di soffocare e d’istinto arretrò fino alla porta per lasciare la stanza.
-Se abbiamo una speranza è grazie a te, Sir-
Charlus non aveva distolto gli occhi dal viso della moglie nemmeno per un secondo e continuò a non farlo anche quando parlò ancora.
-Lei sapeva… Tutti noi sapevamo a cosa andavamo incontro. Il rischio era calcolato…-
-Sapere ciò che si rischia non significa essere pronti a perdere-
-Infatti tu non l’hai lasciata sola a lottare, e ora tutti insieme lotteremo con lei, per lei-
Per un attimo l’unico suono che ruppe il silenzio di quella stanza in cui Sirius si sentiva solo un intruso fu il respiro della donna.
-Vorrei esserci io, al suo posto- confessò poi, mentre gli occhi si offuscavano.
-Di sicuro non è ciò che vorrebbe lei, o ciò che voglio io. Ci sacrificheremmo mille volte se ciò significasse salvare te o James-
-Mi… Mi ha chiesto di lasciarla lì, di andare ad aiutare James…-
Un piccolo sorriso triste si aprì sul viso dell’uomo mentre con la mano destra accarezzava dolcemente il profilo di sua moglie.
-Ha fatto la mamma, Sirius. E ora andiamo, tuo fratello ha bisogno di noi-
 
Note:
qualcuno ha invocato il "Protocollo del capitolo anticipato", qualcuno ha detto che sarei stata sadica (o un'altra parola che comincia per "s" e finisce con "za"), ma in sintesi tutti coloro che hanno reccensito hanno chiesto una pubblicazione anticipata visto il finale del capitolo di ieri. Non credo che vi aspettaste che l'avrei anticipata così tanto, ma poco male, mi diverto troppo a stupirvi!
Al termine dello scorso capitolo non ho voluto lasciare note perchè mi pareva importante l'ultima frase, quindi ora vi tocca leggere un po' di precisazioni.
L'aspetto di Lord Voldemort è molto più simile a quello del ricordo di Silente (quello in cui Riddle torna a Hogwarts per chiedere il posto di Difesa Contro le Arti Oscure) che a quello post-rinascita, anche se la confusione dei lineamenti e il rossore degli occhi è decisamente peggiorato perchè a mio parere l'instabilità profonda dell'anima fa degenerare altrettanto profondamente il corpo. La formazione di tutti gli Horcrux, a parte di Harry e Nagini, è già stata compiuta quando Riddle torna ad Hogwarts e nonstante ciò lui conserva ancora un aspetto pseudo-umano, quindi non ho ritenuto opportuno modificarlo radicalmente perchè non credo ci siano eventi che potrebbero giustificare questa scelta; ho immaginato che i caratteri tipicamente serpenteschi come il naso piatto, le narici a fessura, la calvizie e le pupille verticali siano un eredità conseguente alla perdita del corpo originale dopo il rimbalzo dell'Anatema. In questo senso un'ipotesi potrebbe essere che quello serpentesco sia in realtà l'aspetto degli Horcrux stessi, se acquistano forma umana: nel capitolo 35 de "I Doni della Morte", "King's Cross", l'anima di Voldemort abbandonata sotto una sedia ha proprio lo stesso viso del Voldemort rinato, così come il volto che assume quando possiede Raptor e quello del corpicino che ha acquisito prima della rinascita grazie al veleno di Nagini e del sangue di unicorno.
Ovviamente sono tutte mie supposizioni: dai ricordi di Voldemort di quando si reca a Godric's Hollow per uccidere i Potter (che Harry vede quando scappa con Hermione dalla casa di Batilda Bath) non si coglie il suo aspetto; sappiamo solo che il bambino si spaventa guardando sotto il cappuccio.
Chalrus dice a Milly di far entrare solo chi chieda dell'aquila perchè quella è la forma del suo Patronus, come si può intuire nel capitolo sulla prima riunione dell'Ordine con i ragazzi (l'orso è di Dorea). Per il significato dei Patronus mi rifaccio sempre alla simbologia celtica.
A domenica!

 
   
 
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