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Autore: AndThenWeKiss    14/03/2016    1 recensioni
Dawn è una sedicenne che si è trasferita in una delle scuola più prestigiose del Canada. Arrivata a scuola, fa conoscenza con Mike e Zoey, con cui stringe un rapporto d'amicizia, mentre proverà ad avvicinarsi ad un ragazzo di nome Scott.
La ragazza inizierà ad essere vittima di strani fenomeni-non paranormali- che metteranno a rischio la sua vita, e alla fine scoprirà il vero responsabile, che trama vendetta contro la sua famiglia da parecchi anni, servendosi di persone vicine a Dawn per i suoi scopi malvagi.
Note Autore: Hola! Intanto ci tenevo a precisare che il primo capitolo è principalmente di introduzione, le cose inizieranno a movimentarsi dal secondo.
La storia la scrissi tempo fa(2012, all'incirca) su una mia pagina ed è scritta in modo pessimo, quindi ho deciso di riprenderla, modificare la trama e di riscriverla in modo più corretto.
Spero vi piaccia, baci.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Capitolo 8:

 

Il Sole se n'era andato insieme alla pioggia lasciando il posto alla Luna e alle sue stelle.
Il bosco di notte assumeva un aspetto inquietante, come se le piante fossero in realtà demoni sotto forma di vegetale che cercavano di afferrarci mentre ogni scricchiolio o verso di animale era associato immediatamente a Charlotte e a Mike.
Con Zoey avevamo parlato di un po' di argomenti, evitando quelli inquietanti e paranormali perché, nonostante fossi abituata agli animali, mi sentivo anche io spaventata.
Uscimmo dal bosco dopo parecchie ore di cammino e ci ritrovammo in una strana di campagna fangosa e disseminata di sassolini, erbacce e pozzanghere, ai lati della strada c'era il bosco bloccato da una rete.
Presi Zoey per un braccio-dato che nonostante fosse stanca morta aveva accelerato il passo- e le dissi che eravamo vicini alla casa di Scott e che saremmo arrivati fin lì, poi Albertha ci avrebbe accompagnato in città-sempre ammesso che fosse rimasta i casa.-
Continuavamo a camminare, eravamo stremate e le nostre gambe imploravano pietà ma non potevamo fermarci.
Ok, Mike e Charlotte potevano essersi persi nel bosco come potevano esserne usciti, non potevamo permetterci soste e in quel momento la fattoria in legno di Scott dove c'erano lui e il suo violento padre per noi era come il paradiso.
Camminammo diversi minuti, forse mezz'ora, senza cellulare non potevo controllare l'ora, e finalmente vidi la figura familiare della fattoria che era illuminata da una debole luce prodotta da un lampione vicino alla strada.
-Dovremmo andare nel giardino? Non è che se ci vede suo padre ci ammazza?
Mi domandò Zoey indecisa se attraversare o no la luce proiettata dal lampione, la luce di una delle stanze al piano di sopra era accesa e per quanto ne sapevamo, suo padre avrebbe potuto riservarci un'accoglienza con i proiettili.
-Possiamo passare di qui dove non c'è la luce.
Le risposi indicandole un punto non illuminato dal lampione: non c'era un cancello e quindi chiunque poteva entrare raggirando il lampione, non che fosse poi un grande ostacolo, ma anche io mi sarei spaventata vedendo due ombre di sconosciuti proiettate sulla mia finestra e per quanto potesse essere cattivo il padre di Scott, in questo caso lo avrei capito.
-La luce nel fienile è accesa.
Sussurrò Zoey riducendo gli occhi a fessure per cercare di vedere chi ci fosse all'interno, ma non si capiva bene. Ci saremmo dovute avvicinare alle porte spalancate e sporgere la testa, ma era un cinquanta e cinquanta e Scott poteva non essere lì.
-Ho un'idea: ci avvicineremo alla finestra e vedremo da lì.
Sussurrò Zoey, avrebbe potuto usare il suo tono normale, tanto non l'avrebbe sentita nessuno.
Da lontano udimmo uno sparo che fece accendere diverse luci nella casa.
-Sono Mike e Charlotte!
Esclamò Zoey ad alta voce poggiandosi entrambe le mani ai lati della testa, io la presi per il braccio e la trascinai verso un cumulo di fieno bagnato, ci nascondemmo al suo interno.
Il fieno era giallastro e umido, faceva anche schifo. L'odore era nauseante, ma sempre meglio che trovarci la fronte perforata da un proiettile scagliato da una ragazzina svitata.
-Papà cos'era?
Era Scott, sembrava preoccupato, ed era comprensibile.
-Non ne ho idea, tu piuttosto pensa a prendere un fucile nel fienile, forza non perdere tempo.
Suo padre aveva una voce bassa e cavernosa, ricordava quella di un demone. Sì, era inquietante.
Comunque restammo un altro po' nel cumulo eravamo schiena contro schiena, i capelli bagnati e impiastricciati di fili di fieni, che si intrufolavano anche all'interno dei vestiti e ci provocavano un fastidioso prurito.
Altri spari ci fecero drizzare i visi bassi e tendere le orecchie, la voglia di fare capolino era tanta, ma la paura ancor di più, restammo chiuse lì dentro, fortuna che essendo fieno, passava l'aria.

 

Aprii i miei occhi e vidi una distesa giallognola e meno viscida rispetto a quella della sera precedente davanti a me, avevo la schiena a pezzi: la schiena di Zoey non è un buon cuscino, lei sicuramente pensava lo stesso della mia.
Incredibile, avevamo passato l'intera notte nel fienile, sentimmo un autobus fermarsi e poi ripartire, sicuramente Scott era salito e noi eravamo rimaste da sole.
-Usciamo.
Le sussurrai senza rendermi conto che stava dormendo. La lasciai riposare ed uscii per conto mio, ripulendomi i vestiti dal fieno e dal terriccio, per quanto fosse possibile almeno.
Alzai lo sguardo e rabbrividii, davanti a me c'era un uomo non molto alto, magro, capelli biondi e occhi verdi, in quel momento indossava una canottiera bianca, jeans consumati e scarponi.
-Tu chi sei?
Domandò con voce calma cinando il suo viso al mio come se non avesse mai visto una ragazzina. Dietro di me, uscii Zoey dal cumulo di fieno e la vidi avvicinarsi a me con timore.
-Posso spiegarle...
Provai a dire, mi bloccò posandomi un dito sulle labbra.
-Tranquilla, basta che il capo non lo venga a sapere.
Mi rispose, io e Zoey tirammo un sospiro di sollievo.
-Il capo?
Domandò Zoey grattandosi la testa, confusa.
-Già. Quello passa le giornate ad ubriacarsi alle osterie e io devo tenergli a nuovo la fattoria, di là c'è un mio collega, mi aiuta anche lui. Non so dove trovi tutti questi soldi per pagare l'alcool, noi due e la retta scolastica di suo figlio, so solo che è molto violento.
Disse toccandosi poi un braccio e nascondendo un livido violaceo che però avevo già notato.
Diedi un'occhiata veloce alla sua aura, accettava quel lavoro perché aveva una pessima situazione familiare e teneva molto alla sua bambina, tutto il contrario del padre di Scott.
-Per caso sa quando passa un autobus per andarcene via di qui?
Domandò Zoey, stavolta meno timorosa. Lui denegò.
-Se volete, finito il lavoro, possiamo darvi un passaggio io e il mio amico.
Ci disse, Zoey stava per accettare, la bloccai.
-Ci penseremo su, grazie dell'offerta.
La rossa non comprese il mio gesto, quando ci allontanammo dal dipendente le dissi che non era prudente andare con il primo sconosciuto che capitava e che poteva essere benissimo Charlotte o Tina e che Mike potesse essere nascosto da qualche parte con la pistola puntata contro di noi.
Ci avvicinammo alla stalla, c'era un altro ragazzo, era voltato di spalle ed era impegnato a dare il fieno alle mucche.
Ci allontanammo per via dell'odoraccio e tornammo al cumulo di fieno, il ragazzo di poco prima era sparito.
-Io ho fame.
Dissi ad un certo punto massaggiandomi la pancia che brontolava.
-Andiamo a prendere qualcosa in casa?
Domandò Zoey guardando la casa in legno.
-Non so, non mi pare carino.
-Nemmeno io senza cibo sono carina, andiamo!
Stavolta fu lei a trascinarmi per il braccio finché non ci bloccammo sul portico in legno della casa, scricchiolava sotto i nostri piedi.
Il motivo del nostro blocco non fu perché c'erano davvero Charlotte e Tina all'interno della casa ma perché i due dipendenti del padre stavano parlando proprio del loro datore.
-Ovviamente prende sicuramente i soldi della sua compagna.
Disse il ragazzo che prima era voltato di spalle.
-Quella ha già due figlie da mantenere, figurati se si fa spilare i soldi da un contadino che deve mantenere anche suo figlio.

 

La conversazione stava facendosi interessante, restammo in ginocchio sotto alla finestra per sentire e cogliere altri stralci.
-Che poi va addirittura fiero delle sue bambine e detesta a morte suo figlio.
-Tornando al discorso del mantenimento, mi pare di aver capito che la sua compagna sia davvero ricca.
-Ma non era una professoressa?
-Boh, probabile. Sbrighiamoci a lavare i bicchieri che se il capo ci scopre sono affari nostri.
Smisero di parlare e sentimmo l'acqua del rubinetto scorrere. Camminammo a gattoni fino a che non fummo davanti alla porta, poi mentre stavamo per bussare, essa si aprì.
-Oh, ragazze.
Disse il ragazzo con cui avevamo parlato stamattina facendoci passare.
-Se prendete qualcosa, lucidate tutto quanto che altrimenti se ne accorge.
Ci disse il suo amico uscendo dalla casa, noi entrammo.
Il frigorifero ci stava praticamente chiamando, lo aprimmo.
Tende e tende di prosciutto. Sul serio?!
Per me che non mangio carne quella visione era atroce, ma nella casa di un fattore cosa mi aspettavo di trovarmi?
Zoey tagliò del pane e ci schiaffò dentro due fette di prosciutto, io mangiai del pane asciutto e qualche mela, eravamo sazie.
Probabilmente Scott si era preoccupato non vedendoci a scuola e mi stava tartassando di messaggi, volevo rispondergli e soprattutto volevo vederlo: con tutto il trambusto che si era creato non avevamo avuto modo di parlare del bacio, anzi mi ero solo cacciata nei guai ascoltando Dakota, ma dopotutto voleva solamente mettermi in guardia.
-Secondo te Dakota vuole fare amicizia con me?
Domandai all'improvviso, interrompendo il silenzio che si era creato mentre ripulivamo il pavimento dalle briciole di pane e cercavamo un posto dove gettare i fazzoletti accartocciati e i torsoli delle mele.
-Dawn, sai che a scuola non ci sono stata...
Fu la sua risposta, poi aggiunse.
-Perché che ti dice? Provò a fare amicizia anche con me, la cosa non è andata a buon fine.
Le raccontai di ciò che era successo, di Charlotte e del modo in cui mi aveva trattato, del fatto che a modo suo avesse provato a difendermi e che era grazie a lei se ora lei e Mike potevano rivedere la luce del sole.
-Con me non è stata così. Era appiccicosa, mi abbracciava in continuazione e non faceva altro che dirmi “amichetta”, non le davo tanta confidenza.
Abbassò lo sguardo.
-Dakota ha poca esperienza con gli amici, esclusi smalto e trucchi che lei considera tali. Secondo me dovresti provarle a darle un'altra possibilità, la sua voglia di attenzioni è una disperata ricerca di amore e affetto.
Le dissi quasi rimproverandola, lei mi sorrise.
Buttammo le briciole a terra e demmo i torsoli ai maiali. La carta fu bruciata dai dipendenti e dal loro accendino.
-Allora lo volete 'sto passaggio o no?
Domandò infine il primo ragazzo con cui avevamo parlato. Se solo i due si fossero presentati, tempo fa, ora non dovrei ripetere sempre “quei ragazzi, dipendenti ecc.” ma purtroppo non lo fecero.
Alla fine accettammo questo passaggio, con un po' di timore, ma non accadde nulla e arrivammo davanti scuola per l'ora di pranzo.
-Scott!
Esclamai correndogli intorno e abbracciandolo, lui ricambiò con molta freddezza, non perché fosse arrabbiato ma perché non riceveva molti abbracci.

 

-Dawn!
Esclamò entusiasta.
-Ma puzzi di...ehm.
Mi disse imbarazzato, lo bloccai e gli raccontai tutto ciò che era accaduto, Zoey si intromise.
-Hai visto Mike, per caso?
-Era in classe seduto accanto a Charlotte, l'altra gemella invece era seduto al tuo posto, Dawn. Non puoi capire, lei e Dakota sono state sgridate tutto il giorno, sono diventate subito amiche.
Disse ridacchiando.
-Scusa, ma com'erano i capelli di Mike?
Domandò Zoey, lui si strinse nelle spalle.
-Come li tiene di solito.
Rispose con semplicità.
-E ora dov'è Dakota?
Domandai, avevo una brutta sensazione. Lui si strinse di nuovo nelle spalle.
-Vado a cercare Mike.
Disse Zoey, i miei tentativi di fermarla furono inutili: si era già precipitata nella folla di studenti fuori scuola.
Io e Scott ci sedemmo sopra una panchina, era un posto troppo popolato, ma non mi importava molto.
-Riguardo a ciò che è successo l'altra sera...
Dissi abbassando lo sguardo.
-Sì, sei arrabbiata, lo so.
Rispose agitando una mano.
-Io volevo dirti che...
Presi un respiro, poi gli presi il viso con le mie mani e poggiai le mie labbra sulle sue. Questa volta la sua lingua entrò nella mia bocca e mi lasciai trasportare da lui, abbandonando le mie inibizioni e la mia inesperienza.
Chiusi gli occhi ignorando gli sguardi incuriositi della folla, poi dopo qualche minuto mi staccai.
Lui era rosso come un peperone, come i suoi capelli, io non ero da meno.
Ridacchiavo, non sapevo nemmeno io il perché. Sierra, una ragazza di scuola, ci fece addirittura una foto per il blog della scuola creato da lei stessa, accettammo con qualche timore.
-Scott, devo andare al parco.
Gli dissi poi, interrompendolo mentre mi parlava di argomenti poco interessanti.
-Perché?
Domandò con poco interesse.
-Ho la sensazione che Dakota sia nei guai.
Dissi alzandomi, lui fece lo stesso e mi prese la mano.
-Vengo con te, andiamo.
Mi diede un altro bacio, poi iniziai a correre verso il parco, lasciando la sua mano. Ero stanca per via della strana giornata avuta ma allo stesso tempo mi sentivo carica per il bacio avvenuto poco prima.
Stavolta avrei fermato quelle due tiranne e avrei scoperto che cosa le spingeva a commettere certe cose, quanto è vero che mi chiamo Dawn Molly Medrek.

   
 
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