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Autore: MrsDarcy_27    18/03/2016    1 recensioni
"Invano ho lottato. Non è servito. Il miei sentimenti non possono essere repressi. Dovete permettermi di dirvi con quanto ardore vi ammiro e vi amo."
Mr Darcy, dopo mesi di interminabile agonia, nei quali si era invano cercato di convincere di non provare più nulla, assolutamente più nulla, per quella ragazza dagli occhi scuri e le parole taglienti, che tanto l'aveva stregato, sebbene di un rango tanto inferiore al suo, finalmente, aveva deciso di dichiararsi; sebbene quella non sarebbe stata l'ultima volta.
Era solo l'inizio: la strada per il cuore di Elizabeth Bennet era tortuosa e non priva di insidie, tutt'altro. Dopo un intera stagione passata a pensare a lei, era arrivato il momento nel quale era riuscito a fare breccia nel suo cuore: lei era sua, sarebbe divenuta sua moglie, la signora Darcy di Pemberly, non era stato un percorso facile, quello per ottenere il suo amore, ma il premio giustificava le fatiche, gli antichi rancori, ogni cosa era inferiore alla sua dolce Elizabeth. Attendevano impazientemente di iniziare la loro vita insieme; i Darcy di Pemberley.
Genere: Generale, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charles Bingley, Elizabeth Bennet, Fitzwilliam Darcy, Georgiana Darcy, Un po' tutti
Note: Lime, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo III: Parenti Serpenti

Sabato 17 Luglio 1813, ore 7.30, Longbourn house, casa Bennet.           
Elizabeth era ancora pervasa da uno stato di euforia perenne. Non avrebbe mai potuto immaginare di essere così felice, benchè mai con Mr Darcy. Sebbene non fossero ancora legalmente sposati, lo erano nello spirito, le loro anime si erano trovate, così affini l'una all'altra. Quella mattina Lizzie si era svegliata prima di tutto il resto della sua famiglia, in quei giorni, per lei le giornate non sembravano bastare mai. Lei e Jane erano intente nell'organizzazione del loro doppio matrimonio, ad Aprile. C'era ancora molto tempo, ma le due sorelle volevano che tutto fosse perfetto, nei minimi dettagli. Jane era ancora nel mondo dei sogni, così Elizabeth decise di non svegliarla, e di cominciare la giornata guardando le lettere.                                                                                                                                
Lizzie scese a ritirare le lettere, la maggior parte erano per loro padre, anche se, una particolare lettera, era per lei. E la provenienza di questa lettera era del tutto inimmaginabile, decisamente inaspettata.                                                                                      
''Rosings Park'', vi era scritto.                                                                                                                                                                                                          
Lo stupore di Elizabeth non si fece attendere, dentro la ragazza salirono una miriade di  emozioni. Cosa significava? Era una sorta di maledizione da parte di Catherine De Bourgh? Elizabeth decise che sarebbe stato saggio non lasciarsi dominare dall'ansia e leggere la lettera in un luogo tranquillo. Decise di uscire fuori, di andare nel suo luogo preferito, l'albero dove aveva letto la maggior parte dei suoi libri, un luogo che per lei era di pace e tranquillità, un rifugio dal mondo. Arrivata, si sedette alla base dell'imponente albero, ed aprì la busta, fatta di una sottile carta raffinata, cominciò a leggere:

"Elizabeth Bennet, salve. Non abbiamo mai veramente parlato, mai avuto una vera e propria conversazione, tuttavia, eccomi qui, futura cugina. Sono Anne. Anne De Bourgh. Non vi scrivo per augurarvi del male, tutt'altro. Voglio avvertirvi. Mostrarvi come sarà la vostra futura vita matrimoniale con un uomo tanto al di sopra di voi quanto mio cugino Darcy. Voi, mia cara Elizabeth, potreste averlo stregato con il vostro bell'aspetto ed il vostro accattivante portamento, ma, ahimè, questo tipo di doti non perdureranno in eterno. La vostra bellezza si dissiperà, i vostri accattivanti ed arguti modi si placheranno; cosa potrete offrire a Mr Darcy in quel momento? Ricchezza? Conoscenze? Piacevoli parenti? Mi rincresce dirlo, ma tutto ciò non rientra nelle vostre capacità. Presto saremo parenti, e, duole dirlo, ma forse sarò tra le vostre parenti più clementi. Molti altri non vi rivolgeranno la parola. Faranno finta che voi non esistiate. Escluderanno voi e Darcy da tutti i più altolocati salotti inglesi. Nessuno vorrà avere a che fare con un signore che si è lasciato persuadere da una semplice ragazza di campagna. Nessuno. Vi chiedo di riflettere: volete recludere il signor Darcy in una tale situazione? Estraniarlo da tutto il suo mondo per amor vostro? Se si può chiamare amore, un amore tale che, in vent'anni, sfiorirà, come la vostre bellezza. Io sono Anne De Bourgh, sebbene non aggraziata ed elegante come voi nel portamento e la bellezza, io possiedo molte altre migliori caratteristiche rispetto a voi. Doti che persisteranno per tutta la mia esistenza. Non fuochi che diverranno cenere alla cenere. Cara Elizabeth, Mr Darcy è nipote di un conte, del conte Matlock. E' un nobile. La vostra unione genererà figli privi di legami nobili, resi impuri dal ramo materno. Recluderete la società anche ai vostri figli, Elizabeth. Io mi chiamo Anne come la defunta ed amata madre di Darcy, le porto onore, per quanto non ammirevole e robusta come lei. Mia madre ed Anne Darcy erano sorelle, fin da quando io e mio cugino eravamo in culla, eravamo destinati al matrimonio, la nostra sarebbe stata una congiunzione astrale. Se mio cugino non si fosse fatto persuadere dal desiderio carnale, magari considerato persino nobile, d'amore, per quanto io, Elizabeth, le assicuro che questo suo amore svanirà nel momento in cui vi avrà avuto. Voi potete dargli solamente un breve piacere, consumabile in pochi anni. Niente di davvero duraturo. Come vi avevo accennato prima, per quanto queste mie parole vi possano sembrare dure e crudeli, probabilmente saranno tra le più dolci che riceverete dai miei parenti. La famiglia dei Darcy è oltraggiata. Il comportamente di Mr Darcy è disdicevole, queste sue azione hanno dimostrato che una nobile famiglia di conti e contesse, possa essere corrotta da un bel faccino ed un bel portamento, senza alcun decoro. Dolce Elizabeth, riflettete e riflettete ancora. Quanto durerà questo suo "amore"? Probabilmente dopo la prima notte di nozze il mio nobile cugino sarà stufo di voi, forse vi abbandonerà, forse farà in modo che vi crediate sua sposa, quando in realtà, è una mera finzione. E voi cosa sarete? Disonorata ed abbandonata a voi stessa. Miss Bennet, vi siete chiesta perchè il fatidico giorno delle nozze sia stato così tanto allontanato? Possa essere che egli voglia approfittarsi prima di voi, prima del giorno stabilito? In modo tale da non avere alcun legame legale con voi se non quello di essersi appropriato della vostra virtù? Elizabeth, riflettete. Se anche il suo amore fosse vero, si dissiperà. Tutto questo ardente amore brucierà con la stesso calore con cui è nato. Con queste parole, cara Elizabeth, vi lascio. Possa la vostra arguta mente esservi d'aiuto in questa incresciosa situazione, Miss Bennet.
                                                                                                                                                                                                        Addio, da Miss Anne De Bourgh."


Elizabeth per un attimo rimase immobile, paralizzata da quelle crude e fredde parole. Per quanto dure e crudeli, potevano rappresentare una triste verità. Lizzie sapeva di essere nulla in confronto a Darcy. Ed Anne aveva ragione: cosa poteva davvero offrirgli? Lei era una semplice ragazza di umili origini, lui, un uomo che avrebbe potuto avere qualsiasi donna avesse voluto. La triste logica ed i ragionamenti di Anne non facevano una piega. Per quanto Lizzie amasse Darcy, non era abbastanza, lo aveva saputo sin dall'inizio. Darcy l'amava, Lizzie ne era cosciente, ma lei si sarebbe pentita per il resto della sua vita se quel suo amore per lei lo avesse potuto danneggiare in qualche modo. Senza che Lizzie ne fosse pienamente consapevole, cominciò a piangere. La tranquillità di quel suo posto perfetto era stata del tutto messa a repentaglio. Lizzie pianse e pianse ancora, rendendo quel posto triste e malinconico. Non voleva farsi vedere in quelle condizioni da nessuno, così, prima che la famiglia Bennet si svegliasse, Lizzie decise di andarsi a chiudere in camera. Entrando però, trovo Jane sveglia, che, nel vederla così, ebbe un colpo al cuore.
 
«Dio mio Lizzie! Cosa ti è successo?» Jane la guardò con sgomento, visibilmente turbata dalla condizione della sorella.

«Niente Jane, va tutto bene..» Lizzie aveva pensato che la sorella stesse ancora dormendo, evidentemente si era sbagliata: non voleva farsi vedere in quelle condizioni, non da Jane. Parlò alla sorella con un tono poco convinto, ormai il danno era fatto. Lizzie si butto sul letto, la lettera lasciata libera per terra. Jane la prese.

«Centra questa lettera? Cosa diavolo ti hanno scritto? Elizabeth!» Jane era sconfortata. Vedere la sorella in quella condizioni era molto doloroso per lei, non l'aveva mai vista così. Non ricevendo alcuna risposta di Lizzie, la quale si era raggomitolata sotto le coperte, lesse la lettera. E capì.

«Oh Lizzie..non devi darle retta. Darcy ti ama. Incondizionatamente. Non ti farebbe mai del male.» Dentro Jane stava crescendo una grande arrabbiatura per quella sciocca e suberba ragazza che si era permessa di insinuare tali dubbi in sua sorella. Chi era Anne De Bourgh per fare questo alla sua Lizzie?

«Non è dell'amore che Darcy ha per me che mi preoccupo. Per quanto so che mi ami, non sono abbastanza per lui. Per lui non sarò altro che una disgrazia. Getterò oltraggio sulla sua immagine. Verrà esiliato da tutta la sua famiglia. Come posso fargli questo? Lo amo troppo.» Lizzie aveva smesso di piangere, ma la sua voce continuava ad essere spezzata e tremante. Il tutto peggiorava, visto che di lì a breve sarebbe arrivato Darcy a farle visita. Non poteva farsi vedere così, non poteva proprio vederlo. Non sapeva cosa fare. Decise che si sarebbe dichiarata indisposta.

«Lizzie! Lui ti ama! Così come sei, nè più nè meno. Solo pensando ciò gli arrechi un torto. Per lui tu sei un dono, un grande dono. Oh Lizzie, non essere triste. Questa presuntuosa Anne è solo una dannata invidiosa, oh, chi non lo sarebbe! Tu e Mr Darcy siete anime gemelle! Su, Lizzie.»

«Jane, quanto vorrei fosse così. Lui prima o poi si stancherà di me, come è normale che sia. Sono solo una semplice ragazza, cosa ho da offrirgli?» Lizzie era in preda alla malinconia, amava Darcy con tutta se stessa, ma, per la prima volta, si stava tragicamente rendendo conto della cruda realtà.
Jane non fece in tempo a controbattere che la domestica venne a comunicare l'arrivo di Darcy.  

«Su Lizzie, riprenditi. Il tuo Darcy non può vederti in queste condizioni.»

«Non posso vederlo. Ditegli che sono indisposta. » Non poter vedere il suo Darcy gli arrecava un doloroso colpo, ma era ancora troppo sconvolta per poterlo vedere. Lo avrebbe visto il pomeriggio, od il giorno dopo. Doveva elaborare il tutto, capire che dirgli, che fare. Il fatto che l'amava non era mai stato messo in dubbio, ma amarlo, sarebbe bastato?

«Lizzie. Tu ora ti riprendi e vai da Mr Darcy. Così non fai che stare al gioco di quelle due perfide arpie delle sue parenti. Diremo a Darcy di ripassare tra un'ora, così che ti sarai risistemata per bene e calmata.» 
Lizzie era riluttante, ma la sorella aveva ragione.

Un ora dopo
Darcy era turbato, la sua Lizzie non aveva mai rimandato un loro appuntamento. Mai. Doveva essere accaduto qualcosa. Da più di cinquanta minuti si tormentava camminando avanti e indietro sulla veranda di casa Bennet, quando Elizabeth comparve. Darcy non faceva a meno di notare che era bellissima, come sempre, anche se, la sua espressione sembrava addolorata ed era leggermente pallida. Cos'era successo quella mattina?

«Elizabeth» disse Darcy. «State bene? Qualcosa vi turba?». 
Lizzie aveva deciso di far finta che quella lettera non fosse mai arrivata. Durante l'ora precedente era stata con Jane, e la sorella l'aveva sufficientemente convinta che non doveva farsi mettere i piedi in testa dalle De Bourgh. Così avrebbe fatto. Ma, nel momento in cui, si accorse che la sua armatura, accuratamente messa per celare i suoi timori, era vana, di fronte all'uomo che la conosceva meglio di chiunque altro, ebbe un colpo. Come aveva fatto ad accorgersene? Sarebbe riuscita a celare il tutto?

«Darcy, certo che si. Mi sono svegliata tardi, perdonatemi mio caro.» Disse Elizabeth, cercando di mantenere un tono calmo e tranquillo, anche se il suo sorriso era tremolante ed incerto.

«Lizzie, mio amore, non fatemi preoccupare. Cosa è successo?» Darcy la vedeva. L'entusiasmo che la sua amata palesava nei giorni precedenti era svanito, lasciando posto ad un'espressione titubante e malinconica. Darcy non riusciva a vederla così, non la sua Lizzie, non ora. Doveva sapere.
Lizzie fu taciturna per un po'. I due passeggiarono, senza meta, per allontanarsi da casa Bennet, Darcy voleva sapere, non riusciva più a contenersi. Lizzie sapeva che se avesse solo provato a proferire parola sarebbe crollata, così continuava a camminare senza sosta, chiusa tra i suoi pensieri. Darcy non seppe più resistere.

«Per l'amor di Dio, Elizabeth! Smettetela di tormentarmi così. Vedervi così mi causa un immenso dolore. Vi supplico, spiegatemi. »
 Darcy percosse Elizabeth, prendendola per le spalle, bloccandola dal suo incessante camminare. Vederla in quello stato gli faceva frantumare il cuore, la sua Lizzie meritava solo il bene. Lui avrebbe provveduto a proteggerla, ma doveva sapere cosa la stesse logorando.

«Oh Fitzwilliam...» Lizzie crollò. Si butto tra le braccia di Darcy e cominciò a piangere. Cosa avrebbe potuto fare? Continuò a piangere, mentre Darcy la cingeva tra le sue braccia, lui  si sentiva inutile, non potendo aiutarla in alcun modo. Lizzie era consumata dai pensieri ed a lungo, non riuscì a raccontare nulla al suo amato, finchè, preso coraggio, gli disse tutto ciò che era successo quella dannata mattina.  Lui era sdegnato dal comportamento della cugina, dall'aver messo così a repentaglio il benessero di Elizabeth. Era disdicevole. Continuò ad abbracciare la sua Elizabeth, provando a darle conforto, per quanto possibile. Elizabeth sarebbe voluta rimanere così per sempre, tra le possenti braccia del suo Darcy, al riparo dai mali del mondo; ma, sapeva bene che, per quanto lo volesse, non sarebbe potuto essere possibile, non sarebbe stato sufficente a sfuggire dalle cattiverie di quel crudele mondo.  

   
 
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