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Autore: Maty66    20/03/2016    3 recensioni
James Tiberius Kirk. Un eroe, figlio di un eroe. Burattino di tutti anche nella morte.
Genere: Angst, Avventura, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Romulani, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EROE
 
Capitolo III
L’attentato


Bones stai giù” urlò Kirk, cercando di fare scudo con il suo corpo all’amico.
Colpi di fucili phaser risuonavano dappertutto, misti alle urla della gente e al fracasso delle suppellettili che si infrangevano a terra.
“Ma che…” riuscì solo a balbettare il medico, mentre veniva trascinato da Jim dietro una colonna.
Le luci si erano spente e la confusione era terribile; le poche guardie di sicurezza presenti stavano rispondendo al fuoco, ma Kirk calcolò almeno cinque punti diversi da cui provenivano i colpi dei phaser.
Mise istintivamente la mano alla cintura prima di ricordarsi di essere in smoking e non in uniforme e le armi non facevano parte dell’abito da cerimonia.
Si maledisse per  aver dato retta a Bones che gli aveva imposto di non indossare la cavigliera dove teneva sempre il suo phaser di riserva.
All’improvviso Jim vide la Marlentes ferma in piedi, al centro del fuoco incrociato.
“Stai qui non ti muovere” intimò al medico, dopo essersi accertato con un’occhiata che fosse lontano dal tiro dei phaser.
Poi strisciò a terra sino a raggiungere la donna, che terrorizzava continuava a restare impalata.
“Presidente stia giù!!!” cercò il urlare il giovane capitano, ma la donna non sembrava sentirlo, quasi catatonica a fissare il vuoto.
A Kirk non restò altro che tirarla bruscamente a terra, proprio un momento prima che un colpo di phaser distruggesse lo specchio alle spalle della donna.
Jim la nascose sotto di lui e quasi non si accorse che Spock l’aveva raggiunto, strisciando a terra.
“Sono almeno cinque. Da punti diversi. In alto a ore dieci e ore sei” informò breve e tattico come al solito il vulcaniano.
Intorno a loro le poche guardie di sicurezza che cercavano di reagire stavano cadendo come birilli sotto i colpi dei cecchini.
All’improvviso tutto cessò, i colpi di phaser smisero di risuonare per lasciare la stanza piena solo dei singhiozzi della gente terrorizzata e delle urla dei feriti.
Kirk sfilò un phaser dalle mani di una delle guardie di sicurezza che giaceva in terra con gli occhi sbarrati al cielo.
“Portala al sicuro” ordinò a Spock lasciando la Marlentes.
Veloce più che poteva si avviò verso l’esterno.
Subito si vide attorniato da Sulu, Scotty e Chekov.
“State tutti bene?” chiese preoccupato.
“Sì signore, il tenente Uhura sta aiutando i feriti” lo informò Sulu.
“Seguitemi” urlò dirigendosi verso l’esterno dell’ambasciata, cercando di scansare la gente che, urlando, fuggiva in tutte le direzioni.
Nella confusione più totale Kirk cercò di tenere in vista le scale che conducevano al piano di sopra, visto che il fuoco  era stato diretto all’alto, ma anche da lì  proveniva una fiumana infinita di gente terrorizzata che si dirigeva verso l’uscita.
“Capitano!” urlò all’improvviso Scotty indicando due uomini che correvano cercando di nascondere qualcosa sotto i lunghi cappotti.
Vistisi scoperti i due iniziarono a scaraventare la gente davanti a loro a terra, nel tentativo di ostacolare gli inseguitori.
Rapidamente guadagnarono l’uscita,  ma Kirk ed i suoi non avevano intenzione di mollare la presa.
Usciti all’aperto la confusione non era  inferiore a quella all’interno dell’ambasciata, con centinaia di persone che scappavano in tutte le direzioni mentre la Polizia si stava posizionando in massa.
“Fermi o sparo!!!” urlò Kirk ai due fuggitivi, puntando il phaser.
Solo all’ultimo momento riuscì a buttarsi a terra mentre un colpo gli sibilava vicino all’orecchio, evidentemente sparato da un altro complice nelle vicinanze.
Con la coda dell’occhio vide cinque figure smaterializzarsi e sparire.
“Maledizione!” imprecò il giovane capitano rialzandosi, mentre gli altri della squadra lo raggiungevano ansimanti.
 
Rientrato nella sala Kirk cercò subito con lo sguardo McCoy e Spock e non impiegò molto a localizzarli, anche nella bolgia infernale che regnava .
Entrambi erano inginocchiati, con Sarek ed altri romulani, accanto alla figura stesa in terra del Proconsole Merrick.
McCoy stava tentando una disperata rianimazione, le mani e le braccia completamente imbrattate di sangue verde.
“Padre!!!” urlò Nuhir alle spalle di Kirk, correndo vero il corpo immobile dell’anziano.
La ragazza si inginocchiò accanto al genitore e pose amorevolmente la testa sulle ginocchia.
“Padre…” bisbigliò ancora con un filo di voce.
“Mi spiace, non c’è più nulla da fare. E’ morto” annunciò McCoy con voce triste.
 
 
“Signori, la situazione è grave. Nell’attentato  ci sono stati otto morti, oltre al Proconsole Merrick e  venti feriti. E allo stato non abbiamo nessuna traccia degli attentatori. A quanto pare hanno usato un sistema per evitare la localizzazione del raggio del teletrasporto”
La voce di Archer era chiara e senza emozione, ma la tensione al grande tavolo delle riunioni di Star Fleet era palpabile.
L’Ammiragliato aveva riunito d’emergenza il Consiglio di Flotta, composto dagli ammiragli e dai capitani in quel momento presenti nel quadrante, oltre ai loro primi ufficiali.
Jim e Spock sedevano sul lato destro del tavolo.
“Non abbiamo quindi nessun indizio su chi possa essere stato e su chi era l’obiettivo?” chiese Finney il capitano della Farragut.
“La responsabilità  per il vile omicidio del nostro Proconsole ricade interamente su di voi” urlò dal fondo della sala Aerv, entrando  circondato dalle sue guardie.
“Senatore Aerv  non c’è nessuna prova  su chi fossero gli attentatori e che volessero uccidere proprio il Proconsole. Anche la Presidente Marlentes si è trovata sulla linea di fuoco ed è salva per miracolo” rispose aspro Archer.
“Resta il fatto che a ventiquattro ore di distanza non avete ancora nessun indizio sulla identità  degli assassini, per non parlare delle ridicole misure di sicurezza dell’ambasciata vulcaniana” continuò torvo ed aggressivo Aerv.
“Stia certo che sarà condotta una accurata indagine sull’eventuale violazione delle norme di sicurezza. E faremo di tutto per trovare i responsabili” lo fronteggiò sicuro Archer,  anche se la fronte corrugata tradiva la tensione che provava.
“Mentre voi  vi trastullate nella ricerca dei responsabili è necessario trasportare il corpo del Proconsole su Romulus. La cerimonia di sepoltura deve essere  svolta entro cinque giorni” continuò con aria di disprezzo.
“Saremo  lieti di offrire la nostra nave più veloce” rispose il vecchio ammiraglio.
“L’ammiraglia. Niente di meno che l’ammiraglia della Flotta per trasportare il Proconsole” scandì Aerv.
Tutti si voltarono a guardare Kirk, che rimase impassibile.
“Certo. L’Enterprise vi scorterà su Romulus” concordò con un sospiro di sollievo Archer.
 
  
“L’equipaggio non ne sarà felice. Eravamo in congedo sino alla fine del mese” chiosò Jim mentre uscivano dalla sala.
“La situazione è grave, siamo sull’orlo di una crisi diplomatica. Capiranno” rispose Spock.
“Dirama tu gli ordini. La partenza è prevista alle ore nove zerozero di domani. Tutti a bordo per i controlli alle sei zerozero”
“Certo Capitano” concluse Spock.
Kirk sospirò triste.
Odiava dover informare Bones che la sua vacanza con Johanna stava per avere termine in anticipo.
Ma poteva almeno rendere  le ultime ore memorabili per la bambina e tutto l’equipaggio di comando.

 
“Jim ora basta però. Sarà il quarto giro che fate su queste maledette montagne russe” strillò McCoy mentre Kirk si rimetteva in fila alla cassa.
“Ha detto ‘maledette’ papà, non si dice” rise Johanna, con gli occhi brillanti dall’emozione e il viso rosso.
“Già papà, hai detto una brutta parolaccia. E se non fossi aviofobico apprezzeresti anche tu queste splendide montagne russe. Sono semplicemente fantastiche, vero JoJo?” Jim fece l’occhiolino alla bambina che gli stava affianco.
A McCoy veniva la nausea solo a guardare  sulla sua testa le capsule che sfrecciavano nel tubo trasparente e le urla della gente eccitata gli mettevano i brividi.
“Che sia l’ultimo però” urlò McCoy ai due che ne frattempo si erano già avviati correndo verso l’entrata dell’attrazione.
“Johanna si sta divertendo un mondo” disse Eleanor quando il figlio la raggiunse, sedendosi sulla panchina  accanto a  lei.
“Ti assicuro che Jim si sta divertendo di più” rispose burbero il medico.
“Mi spiace, avevamo ancora due giorni insieme…” continuò con aria triste.
“Johanna ha capito. Sa quanto il tuo lavoro è importante. E questa per lei è stata una vacanza bellissima con il suo papà”
“Non so neppure quando la rivedrò. Contavo di venire con Jim a Savannah per il mio compleanno”
“Non conta la quantità del tempo che trascorri con lei, ma la qualità” rispose la madre, carezzandogli la mano.
“Sì, ma a me pare di perdere tutto della sua vita. Ogni volta che la rivedo è più alta, sempre più signorina e meno bambina…”
“Lei resterà sempre la tua bambina. Esattamente come tu, nonostante l’età, sei ancora il mio bambino” fece dolce Eleanor.
Fra i due cadde per un po’ il silenzio, solo a quando Eleanor non scoppiò a ridere alla vista di Jim e Johanna che facevano le boccacce a McCoy mentre la loro capsula sfrecciava sopra la panchina dove erano seduti.
“A volte in queste occasioni vorrei avere il tempo di scattare una holophoto e mandarla ai giornali. Altro che eroe di guerra” borbottò il medico, anche se Eleanor poteva vedere il sorriso a stento trattenuto.
“Non abbiamo ancora parlato di ieri sera, deve essere stato sconvolgente” chiese l’anziana donna.
“Non è la prima volta che da medico non riesco a salvare qualcuno” rispose il figlio con lo sguardo puntato a terra.
“Se penso che potevi restare ferito… o peggio ancora…” la voce di Eleanor si incrinò.
“Mamma io sono un militare, sai bene che potrebbe accadere di tutto. Lo spazio è malattia e pericolo”
“L’unico pensiero che mi rassicura è che Jim è con te”  fece Eleanor senza avere il coraggio di guardare suo figlio negli occhi.
“Cosa??? Ma se il moccioso ha l’istinto di autoconservazione di una formica!”
“Sì, ma farebbe di tutto per tenerti al sicuro. E questo mi consola, quando ti penso lassù, nello spazio”
McCoy non rispose, sapendo che era vero: Jim Kirk avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggere il suo equipaggio.
 
 
“Bene e ora pizza!!!!” annunciò Jim, tutto scompigliato,  avvicinandosi con Johanna alla panchina dove McCoy e sua madre erano ancora seduti. Guardandolo McCoy si chiese ancora una volta come facevano i capelli del ragazzo a sfidare regolarmente la forza di gravità.
“Con peperoni, salame e mozzarella” chiese eccitata Johanna.
“Sì, così rimediamo un altro mal di pancia come il mese scorso. Meglio solo con la mozzarella” disse severa la nonna.
“La pizza solo con la mozzarella è triste” annunciò serissimo Jim, mentre tutti si avviavano verso la pizzeria dove gli altri dell’equipaggio di comando li stavano aspettando.
“Sei allergico ai peperoni, e anche al salame” rispose con aria truce il medico.
“Melanzane?”
“Sei allergico”
“Almeno le patatine fritte”
“Sono veleno per le arterie”
“Ho ventotto anni, Bones, penso di potermelo permettere”
“Non venire da me quando avrai un ictus”
Il gioco-battibecco fra i due continuò sino all’arrivo al locale.
 
   L’atmosfera al tavolo era allegra, nonostante il pensiero  dell’ imminente partenza e dell’attentato del giorno prima.
Tutti cercavano di non far pesare la tensione crescente sulla piccola Johanna e la nonna, consci che  McCoy poteva non rivedere i  suoi cari per molti mesi.
Il medico sorrise nel vedere la sua bambina impegnata in una fitta conversazione su Uhura su quale fosse il tipo di treccia per capelli più cool e sua madre discutere con Scotty su di una ricetta di zuppa di cipolle; erano tutti una grande famiglia e di questo era grato.
Solo Spock e Jim sembravano terribilmente seri e la circostanza sembrava strana; Jim non faceva mai mancare il suo contributo di allegria in una serata fra amici.
“Non credo che i nostri ospiti vogliano davvero accusarci per la morte di Merrick. Le probabilità statistiche sono anzi a favore di un mandante romulano per l’attentato” chiosò Spock.
“Non penso che l’opinione pubblica di Romulus segua logica e probabilità statistiche Spock. Anzi penso che convenga loro accusare la Federazione di aver ucciso il Proconsole. Anche se effettivamente dovrebbero guardare in casa, anzi a persone molto vicine a Merrick”
“Cosa vuol dire, capitano?” chiese il primo ufficiale perplesso.
“E’ Jim Spock, ricordi? Siamo fuori servizio… comunque ho visto la figlia di Merrick Nuhir allontanarsi dalla sala subito prima che iniziassero gli spari”
“In effetti è arrivata accanto al padre molti minuti dopo che era stato colpito e che gli spari erano cessati. Hai informato la Flotta… Jim?”
“Sì, ma potrebbe non voler dire nulla, magari era andata in bagno…” sorrise Kirk.
Subito dopo il comunicatore del capitano trillò e il giovane si alzò dal tavolo.
“Scusatemi un attimo devo rispondere” disse uscendo dal locale.
Passarono diversi minuti prima che Jim rientrasse.
Tirò McCoy da un lato.
“Ascolta, io devo allontanarmi per un paio d’ore. Ci vediamo  a casa. Scusami con tutti” disse serio.
“Qualcosa non va?” chiese il medico preoccupato.
“No tutto bene, Dì a Johanna che passo a darle il bacio della buonanotte” rispose calmo Jim.
Ma  nel preciso istante in cui McCoy guardò il suo migliore amico negli occhi capì che c’era qualcosa che gli stava nascondendo.
 
Star Trek non mi appartiene.
Spero che la storia vi stia piacendo. E sempre grazie a chi lascia un segno del suo passaggio qui.
Buona Domenica delle Palme a tutti.

Spoiler per il prossimo capitolo


“Spock… se ti dovessi chiedere di fare qualcosa, una cosa su cui probabilmente non sei d’accordo… la faresti lo stesso?”
Il vulcaniano guardò il suo capitano ed amico perplesso. Non era la prima volta che Jim poneva domane illogiche e senza senso, ma stavolta la questione gli stava sollevando un senso di fastidio per lui non frequente.
“Sei il mio superiore,  è mio dovere eseguire i tuoi ordini” si limitò a rispondere.
“Non  stavo ipotizzando come tuo superiore, ma come  tuo amico…”


 
  
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