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Autore: PeterPan_Sherlocked    06/04/2016    1 recensioni
Criminale, pedina, logica, fisica, Agente. Il corpo della Polizia Temporale non è come ci si immagina. Sono ragazzini quelli che ne fanno parte, automi o persone, uomini o dei?
I segreti sono le fondamenta, gli intrighi le mura, la logica ciò che fa funzionare la macchina perfetta dell'Agenzia.
L'allievo più promettente della Scuola conoscerà la leggenda.
Lei ha salvato il mondo, ma chi salverà lei?
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Call Trilogy'
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La Via prosegue senza fine
Lungi dall'uscio dal quale parte.
Ora la Via è fuggita avanti,
Devo inseguirla ad ogni costo
Rincorrendola con piedi alati
Sin all'incrocio con una più larga
Dove si uniscono piste e sentieri.
E poi dove andrò? Nessuno lo sa. La Via prosegue senza fine
Lungi dall'uscio dal quale parte.
Ora la Via è fuggita avanti,
Presto, la segua colui che parte!
Cominci pure un nuovo viaggio,
Ma io che sono assonnato e stanco
Mi recherò all'osteria del villaggio
E dormirò un sonno lungo e franco Voltato l'angolo forse si trova
Un ignoto portale o una strada nuova;
Spesso ho tirato oltre, ma chissà,
Finalmente il giorno giungerà,
E sarò condotto dalla fortuna
A est del Sole, ad ovest della Luna



Erano tornati a Londra, un mese dopo la loro teorica partenza. Viaggiare lungo il continuum era molto più intelligente che viaggiare nel tempo, evitavi sempre i tuoi doppioni, dato che il continuum si dispiegava sempre nel futuro, e non creavi distorsioni nel passato che avrebbero potuto alterare il futuro. Anche perché quel "passato" rispetto al tempo, dove eri stato portato tecnicamente era il tuo futuro lungo il continuum.

I ragazzi del gruppo di Lea erano felicissimi di rivederli, ma anche sorpresi. Stavano al parco del loro quartiere, birre e sigarette alla mano, storie e ricordi sulle labbra, sorrisi e rancori nel cuore. Intorno a loro qualche bambino si divertiva sullo scivolo, qualche signora portava in giro i suoi cani etutte le panchine erano riempite da famiglie felici. Almeno in apparenza. Se c'era una cosa che quei ragazzi sapevano, era che la felicità è spesso solo apparenza.

"Sei cambiata." Louis guardò Lea inclinando la testa e sorridendo leggermente, morendo un po' dentro. La felcità era decisamente apparenza. Non aveva potuto fare a meno di notare che la ragazza continuava a cercare Thomas con lo sguardo, non aveva potuto fare a meno di soffermarsi su quegli occhi sempre più scuri, su quel rossetto sempre più nero, su quelle occhiaie non nascoste, su quei capelli non curati, come se non fosse quello l'importante, come se non le interessasse della rapa che stava ricrescendo disordinata. Anche Thomas era cambiato, forse per gli orecchini, forse per la cicatrice, forse per la sua bocca che sorrideva stancamente solo a Lea, quasi avesse sulle spalle il peso del mondo e lo potesse dividere solo con lei. Non era più il ragazzo timido che aveva conosciuto.

"Beh, sono successe molte cose. Siamo stati in Italia." Lea sedette su una panchina, appoggiando la borsa accanto a lei e allungando le gambe sull'erba, poi si fece passare mezza sigaretta da Thomas. Avevano qualcosa di strano quei due, il modo con cui si guardavano, si parlavano; c'era tensione tre di loro eppure sembravano quasi incastrarsi perfettamente.

"Tra le cose successe, quale è la storia del tuo sfregio, Tom?" era stato sempre Louis a parlare, analizzando attentamente la cicatrice che percorreva la faccia del ragazzo, che sorrise sarcastico.

"Sai come si dice... mai far arrabbiare un pretendente. Soprattutto se è un ottimo spadaccino. Lea però non sarebbe stata sua mai."

"Quando ha vinto Thomas sono praticamente morta..." disse Lea guardando Thomas sputare la sua birra e tossire. "... dalla felicità." finì la frase.

Il volto dell'Agente si era rabbuiatoper un attimo, la ferita non era ancora stata rimarginata del tutto, la paura di perderla era forte in lui.

"Quindi voi due..." questa volta a parlare era stata Martha che avvicinò ripetutamente gli indici delle mani tra loro, facendo l'occhiolini e accavallando le gambe preparandosi a ricevere la risposta.

"Mhh..." sospirò Thomas "lei è completamente e totalmente innamorata di me. Che posso farci, ho troppo fascino."

"Zitto pallone gonfiato." la ragazza gli rifilò una gomitata sulle costole. "io non sono innamorata. Diciamo che devo sopportarlo."

"L'hai detto ad alta voce, non puoi tornare indietro, l'ho sentito. Sei innamorata di me!" la canzonò lui.

"Infatti poi sono morta..." continuò Lea.

"E tornata in vita." puntualizzò il ragazzo.

"Dopo sei settimane, dovevo riprendermi."

Martha li interruppe di nuovo.

"Siete così carini quando battibeccate." Lea simulò un conato di vomito ma Martha continuò imperterrita. "State bene insieme, Thomas sembra l'unico capace di farti stare zitta e poi lo mangi con gli occhi."

"Si, ho istinti di cannibalismo, soprattutto quando mi sveglia alle tre di nomme per strimpellare."

"Tu suoni?" chiese Louis, dondolandosi stancamente sull'altalena.

"Violino e..." Thomas non fece in tempo a finire la frase che la voce di Martha lo travolse come un uragano.

"Violino! Allora sposa me invece di Lea, che non ti vuole!" scherzò lei facendo la linguaccia e beccandosi un'occhiataccia da Lea.

Rimasero qualche mese, a scherzare e a far finta di essere normali. Un giorno partirono, sparirono. Non salutarono nessuno, non ne sentivano il bisogno; non si voltarono indietro, gli dei non lo fanno mai. Semplicemente dovevano tornare. Tornare a casa prima di partire di nuovo, per nascondersi da quei mortali, per vivere le loro infinite esistenze fuori dal mondo, lontani dagli uomini. Prima di staccare i loro legami, tornarono in Italia, a Perugia, in quell'appartamentino che era diventato casa loro. Lì tutto sembrava perfetto, il loro far finta di essere due ragazzi normali, guidare, mangiare cinese e farsi portare le pizze a domicilio; le passeggiate e le corse per prendere l'autobus, i baci e le certezze.

Quella sera stavano in camera, Lea che si sporgeva dalla finestra e Thomas dietro di lei ad abbracciarla. Non si erano mai lasciati andare troppo a dolcezze e smancerie, ma in una notte in Italia tutto può accadere. Può accadere anche di cantare, di nuovo.

"È una notte in Italia che vedi
questo taglio di luna
freddo come una lama qualunque
e grande come la nostra fortuna
la fortuna di vivere adesso
questo tempo sbandato
questa notte che corre
e il futuro che arriva
chissà se ha fiato."

Non erano intonati, non del tutto, in fondo non erano stati programmati per esserlo. EPpure c'era qualcosa di bello nelle loro voci, qualcosa che nessuno avrebbe mai potuto imitare. Quella canzone parlava di loro, dei loro sogni, delle loro notti in Italia.

Gli alberi si intrecciavano inquietanti davanti a loro, i palazzi di cemento si confondevano come fantasmi con il buio, le luci artificiali coprivano le eterne stelle, le strade erano invase dall'odore pungente dell'alcol e dalle risate di chi quella notte in Italia la amava. Non era un paesaggio mozzafiato, non era un quartiere rinomato, non c'era la tranquillità di chi non ha un po' paura ad uscire di casa. Era pericoloso trovarsi lì a notte inoltrata, ma in quel quartiere tutti erano pericolosi a modo loro. Per questo Lea lo amava, per questo Thomas ci si trovava bene.

Uno, due, tre. Tre squilli del campanello. Davanti alla porta non c'era nessuno. Una sola frase campeggiava su un foglio di carta straccia, scritta a macchina:

Il fabbricante è morto.

Si poteva dire che avevano mantenuto la promessa, non avevano ucciso loro il fabbricante. Solo un loro sicario. Ora erano loro i cattivi della favola, quelli che minacciavano il potere, che tenevano sotto scacco i re. Ma se c'è una cosa di cui essere sicuri, è l'inevitabilità di questa fine. Se sopravvivi alla morte, se sopravivi al dolore, puoi solo diventare il cattivo della favole. Eppure a loro stava bene così, gli stava bene sembrare senza cuore, eppure averne uno che batteva così forte da lacerargli l'anima, da fargli bramare vendetta. Ora però le vendetta era compiuta e loro potevano darsi pace.

"Ti amo." sussurrò Thomas affondando il viso dentro al collo di lei. Non lo aveva mai detto, non c'era stato mai bisogno di dirlo. Era una parola forte, una parola che spaventava, una parola per sempre. E il per sempre può essere molto lungo se si è immortali. Era questa la verità però. La amava. Le accarezzò una guancia e si stupì di doverle asciugare una lacrima. Neumalea era rotta dentro, spezzata. Quello che Thomas ancora non sapeva era che una lacrima può anche riparare un cuore spezzato.

"Non volevo..." continuò lui, per essere interrotto dalle labbra di Lea sulle sue.

"Ti amo anche io, Tommy."

Lo aveva detto, lo aveva ammesso. Ora tutto sarebbe stato più facile, o più difficile. Probabilmente più difficile, perché l'idillio è un'illusione che presto viene spezzata. Fu la voce della Storia a riecheggiare nelle loro menti, quella stessa voce che li avrebbe torturati negli incubi, insieme alle paure di chi ha visto l'inferno.

"Manterrete la promessa o non conoscerete la felicità, manterrette la promessa o l'inferno vi prenderà. I pazzi a volte possono salvare il mondo, basta solo che la loro mente non cada in profondo. Venti anni e un legame di sangue si spezzerà, venti anni e il mondo cadrà."

Questa era la cantilena che la Storia gli aveva instillato in testa, questa era la cantilena che li avrebbe torturati lentamente.

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Era bella, bella quanto la morte con quelle elfelidi da bambina e quei fianchi da signora. Non era bella come il diavolo no, lei non tentava. Lei ti uccideva, come la morte; ti uccideva con quei capelli rossi, con quella risata cattiva. Non era nella Resistenza per degli ideali o per eroismo, a lei semplicemente piaceva tutto quello. Le piaceva la paura di essere scoperta, la minaccia del governo; le piaceva mentire e le piaceva dimostrare la sua intelligenza. Eppure la sua bellezza aveva qualcosa di sbagliato, di distorto: non c'era dolcezza nei suoi occhi azzurri e pastosi come un mare che nasconde qualcosa, non cerano sentimenti nella maschera dura del suo volto di ventenne.

Era bella, bella quanto la morte: precisa, logica, indistruttibile.

Era bella, bella quanto la morte. Lei era la morte.

Jules questo lo sapeva bene ma era per questo che la voleva, che voleva Nazelie. Si dice che tutti i sadici siano ance masochisti nel profondo. Forse era per questo che la desiderava. Sapeva che gli avrebbe fatto male, che si sarebbero fatti male, per questo la voleva.

FINE


ANGOLO AUTRICE E RINGRAZIAMENTI

Piango. E' finita quindi. O è cominciata? Il fabbricante di dei giunge alla sua fine, eppure non è finita qui. Cosa succederà dopo venti anni? Perché la Storia tortura Thomas e Lea in quel modo? Chi sono Jules e Nazelie? Trovate la vendetta di un dio minore sul mio profilo.

Ringrazio: per prima Pix ringrazio te, perché hai creduto in me. Sei stata la prima a dirmi di pubblicare, di non avere paura, la prima a leggere e commentare. E tante altre cose ma scriverei un altro libro nel dirle tutte. Ringrazio Carmen perché non l'ha letto su wattpad semplicemente perché sapeva già tutto, mi ha aiutata a riempire i buchi della trama e si è letta le bozze durante tutte le ore scolastiche. Ringrazio Rita e Maria perché dai su, senza di loro tante idee non ci sarebbero state, perché si sono appassionate e perché ci sono sempre per dirmi cosa non hanno capito (vero Mari?). Ringrazio Debora, che leggerà questa storia una volta revisionata, perché mi ha fatto innamorare della scrittura, devo tutto a lei. Ringrazio Sara (perché legge, commenta e poi mi scrive in chat per farmi i complimenti. E io arrossisco.), Raffale (che non lo ha letto ma non importa, è il mio fisico di fiducia.), Matteo (lui non sa nemmeno che scrivo, appure purtroppo tanto di questo non esisterebbe senza il suo carattere come personale ispirazione per le teste di cazzo. PS gli voglio bene eh!), Toadino di wattpad perché si, cioè dai è l'amore mio (non ti montare la testa u.u). Okay. Fine... vi voglio bene.


 
   
 
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