4 – Lupacchiotta o
agnellino?
Maya uscì dall’ appartamento, mentre Rei e Sayaka stavano rientrando e quasi le travolse nella foga della corsa. Un po’ sorpresa dai modi bruschi di Maya, Rei apostrofò la ragazza, tentando di bloccarla.
“Hei, Maya! Ma dove vai così di fretta?!”
“Oh, scusa Rei, sto andando alla Daito!” Rispose l’altra, senza dare ulteriori spiegazioni.
“Alla Daito? Ma per fare cosa?”
“Poi ti spiegherò; se uccido Masumi Hayami vieni a cercarmi in prigione!” Strillò acida più che mai.
“COSA?!” Rei e Sayaka quasi gridarono all’unisono, poi si guardarono seriamente preoccupate. Avrebbero voluto fermarla, ma non fecero in tempo. Maya era già schizzata via, lungo la tromba delle scale. Le due ragazze restarono ancora qualche secondo a guardarsi in faccia costernate, mentre Rei si domandava cosa diavolo fosse successo; lo capì quasi subito, appena mise piede nell’appartamento.
Sulla scrivania del piccolo salotto c’era in bella vista l’appunto tutto stropicciato che lei stessa aveva scritto.
“Oh no! – Esclamò. - Che stupidaggine che ho fatto!”
“Che cosa c’è Rei?” Domandò Sayaka allarmata.
“Maya deve essere entrata nella sezione hot delle fan-art del forum; mi sono dimenticata di nascondere la password.”
“Oh, che pasticcio…” commentò Sayaka, mettendosi una mano davanti alla bocca.
*******
Masumi stava ancora visionando le pagine del forum, a caccia d’altre immagini compromettenti, quando sentì squillare il telefono interno, e gli venne quasi un colpo; era Mizuki che lo avvisava della visita improvvisa di Shiori Takamiya. La sua fidanzata non poteva piombare negli uffici della Daito in un momento più inopportuno.
Quella donna aveva il tempismo perfetto di inserirsi nella sua vita in maniere imprevedibili, attraverso telefonate improvvise (sarà una stalker?) e invasioni dei suoi spazi, come quando era arrivata non attesa alla villa ad Izu, e soprattutto, quando non era proprio desiderata.
(nda – sondaggio: quando sta’ tizia potrebbe mai essere desiderata da Masumi? C’è mai in tutto il manga, un momento in cui il nostro presidente vorrebbe davvero restare solo in sua compagnia? E non parlo di semplici cortesie o gentilezze formali, ma d’effettivo gradimento.)
Masumi chiuse velocemente tutte le pagine di navigazione, e salvò le immagini scaricate da Hijiri in una cartelletta personale protetta da una password, che poteva consultare solo lui. Quindi spense il portatile.
Si chiese perché mai venisse a cercarlo in ufficio a quell’ora del pomeriggio, quando sapeva che era un uomo molto impegnato col lavoro. Era spiacevole e poco delicato pensarlo, ma più passava il tempo, più quella donna diventava veramente assillante, e la cosa iniziava davvero a preoccuparlo. Ora capiva perché sul forum l’avevano ribattezzata la cozza.
Era fidanzato solo da pochi mesi (nda - per tutte le fans di GnK sono già troppi!), ma iniziava ad avere strani pensieri su Shori, e non erano lusinghieri. Era come se un campanello d’allarme squillasse ad intervalli dentro la sua testa, e più tentava d’ignorarlo, più il presentimento di minaccia diventava acuto.
Si sarebbe rivelata una di quelle mogli invadenti e appiccicose, sempre in costante ricerca d’attenzioni, con i nervi fragili e dalla lacrima facile? O peggio, una paranoica sospettosa pronta a controllarlo anche quando andava in bagno? Oh Dio, che disgrazia. (nda – caro mio, ancora non sai in che guaio ti stai cacciando)
Con queste premesse, come sarebbe stata la sua futura vita matrimoniale?
Se prima non aveva mai pensato di prendere moglie, forse c’era un motivo. Avrebbe dovuto ricordarlo, sperando che non fosse troppo tardi. Nessun accordo era stato ancora preso, ma continuare a frequentare Shiori, poteva essere deleterio, e portare a fraintendimenti da ambo le parti.
Sentì suonare il telefono una seconda volta. Era già arrivata?
Sollevò la cornetta e sentì la voce famigliare della sua segretaria.
“Signor Masumi, c’è un problema… un imprevisto…”
“Che cosa c’è Mizuki?”
Sarà svenuta per l’ennesima volta? Pensò sarcastico.
“Maya è qui; è giù alla reception e chiede di vederla. L’addetto dice che sembra molto nervosa…” (nervosa è un eufemismo).
Non poté essere più sorpreso.
Masumi sentì un sudore freddo scorrere alla base del collo e scivolare lungo la schiena. Poi avvertì una sorta di frenesia attraversarlo. Maya, la sua ragazzina, voleva vederlo. Conoscendola, era probabile non fosse una visita di cortesia, anzi, se aveva chiesto di lui, era di certo per qualche rimostranza, ma non gli importava; l’idea lo emozionava e lo faceva tremare in una maniera assurda.
Chissà per quale motivo era venuta a cercalo, proprio a due giorni dalla prima dello spettacolo.
Il forum…
Era per quello?
Doveva pensare in fretta. Non poteva permettere che la fidanzata e Maya s’incontrassero. Non in quella circostanza.
“Shiori è già arrivata?”
“Credo che a breve uscirà dall’ascensore…” lo avvisò Saeko.
“Va bene. Ascolti Mizuki, io cerco di liberarmi di Shiori in fretta, ma lei deve far attendere Maya in un’altra stanza; non voglio che s’incontrino. Trovi lei una scusa, ma dica a Maya di aspettarmi. Non la faccia andar via.”
“Come vuole… - ci fu un momento di pausa – la sua fidanzata è appena arrivata.”
Mizuki, prima di chiudere la comunicazione, avvertì il sospiro sconsolato del suo capo.
Un minuto dopo, sulla porta del suo ufficio apparve la fidanzata in tutta la sua statuaria, artificiosa beltà. Sembrava in ottima forma: capelli perfettamente cotonati freschi di parrucchiere, viso e mani curate dall’estetista, e solito channellino rosa antico profilato di passamaneria, modello burda.
Masumi represse uno sbadiglio.
Col pensiero correva già al momento in cui avrebbe visto Maya, e sapeva già che sarebbe stato assai più interessante.
“Buongiorno Masumi. Scusa se piombo qui così, ma avevo necessità di vederti.”
“Non preoccuparti, sei sempre la benvenuta Shiori.” Mentì senza pudore.
Masumi si alzò dalla poltrona e le andò incontro, le prese le mani e la invitò a sedersi sul divano, che occupava il lato destro dell’ufficio.
“Mi fa piacere che tu sia venuta. Non posso dedicarti l’attenzione che meriteresti, però; sei arrivata in un momento critico, e sono immerso nel lavoro. Posso offrirti qualcosa da bere?” Le chiese, mentre si accendeva una sigaretta, per stemperare la lieve tensione che avvertiva.
“Sei gentile, ma no, grazie. Sono venuta solo per dirti
che mi piacerebbe venire con te a vedere la prima di Lande dimenticate. A
te non dispiace, vero?”
“ Ma no, certo. Però per quella sera è previsto forte maltempo e lo spettacolo potrebbe essere sospeso o rimandato. Eventualmente andremo insieme un altro giorno. – Masumi volse lo sguardo all’orologio da polso con fare ansioso. – Scusa Shori, non voglio sembrare maleducato, ma devo chiederti di andare. Mi attendono per una riunione importante tra meno di dieci minuti…”
“Oh, no, non
preoccuparti. Capisco perfettamente, so che sei molto impegnato.”
E allora, perché
diavolo piombi qui, quando non dovresti? Aveva voglia di
chiederle, ma tenne per sé la questione.
Shori si alzò dal
divano e Masumi le porse il braccio per accompagnarla alla porta. Nel tragitto,
sputò la domanda con apparente noncuranza.
“Shori, usi
abitualmente internet, per caso?”
“No, veramente no.
Perché questa domanda?”
“Solo banalissima
curiosità. Nulla d’importante.”
La seguì fuori dall’ufficio, fermandosi
davanti alla scrivania della segretaria.
“Signorina Mizuki,
è tutto a posto?”
Cercò lo sguardo
della sua assistente e ricevette un’occhiata d’intesa.
“Sì, la stanno
aspettando, signore. Effettivamente sono un po’ nervosi…”
“C’è qualche
problema, Masumi?” S’intromise Shori, con fare apprensivo.
“No, nulla di cui tu debba preoccuparti. Le solite noiose questioni di lavoro…”
“Qui ci sono i
documenti che mi aveva chiesto.” Intervenne con prontezza Saeko, e depose sulla
scrivania un voluminoso incartamento.
“Ottimo Mizuki.
Informi i signori che arrivo subito… Accompagno alla sua auto la
signorina Takamiya.”
“Se vuole, posso
farlo io, signor Hayami… - Si offrì Mizuki.
– Così, lei non ritarderà alla riunione…”
“No, non occorre…
- obbiettò Masumi - è questione di qualche minuto…”
Ma la fidanzata
con fare comprensivo, s’intromise di nuovo.
“Non disturbarti
oltre Masumi. La signorina Mizuki ha ragione, mi spiace essere venuta in un
momento sbagliato, e io non voglio farti perdere altro tempo. Può accompagnarmi
lei…”
“Sei sicura?”
“Ma certo.”
Masumi salutò la
fidanzata che si allontanava accompagnata dalla fidata segretaria. Rimase
immobile accanto alla scrivania, e guardò chiudersi le porte dell’ascensore
sulle due donne. Mizuki si sarebbe assicurata di vederla salire in auto e
partire per villa Takamiya, dall’altra parte della città di Tokio, nel
quartiere residenziale.
E ora, a noi due,
ragazzina. Pensò con un brivido d’eccitazione, mentre
un sorriso spontaneo gli increspava le labbra.
Puntò deciso verso
la porta alla sua sinistra che si apriva su un piccolo ufficio, una sorta di
saletta d’attesa con un divanetto, due poltroncine, una pianta in un angolo e
un piccolo tavolino basso.
Trovò Maya in
piedi accanto alla finestra; la sua espressione pareva contrariata, eppure
riuscì a cogliere il suo imbarazzo al loro primo scambio di sguardi.
“Buongiorno, ragazzina. Mi scusi se l’ho fatta aspettare. So che ha chiesto espressamente di vedermi, e la cosa mi fa sempre piacere.”
“Signor Hayami, non sono qui per una visita di cortesia…”
“Se fosse così, da
lei, mi sorprenderebbe; ha intenzione di mordermi di nuovo, lupacchiotta? Porto
ancora addosso il segno dell’altra volta, sa?”
“Dipende… la
smetta di prendermi in giro! E l’altra volta se l’è meritato!” sibilò Maya, un
po’ stizzita. Masumi rise di gusto.
“Andiamo nel mio
ufficio; parleremo con più calma e staremo più comodi.”
Maya seguì Masumi
in silenzio. Ora che era lì, però, non sapeva bene come affrontare la questione
davanti a quell’uomo, senza contare il profondo imbarazzo che avvertiva a dover
parlare di certe cose, proprio con quell’affarista senza scrupoli.
Il pensiero che
fosse lui, l’orchestratore di tutta quella messa in scena la faceva fremere di
rabbia. Masumi con una tranquillità invidiabile, e un sorriso un po’ sornione,
la invitò a sedersi.
Lei, rossa per la
vergogna, stava cercando il modo giusto di esporre la sua richiesta,
accorgendosi che era più difficile di quanto credesse.
L’uomo seduto di
fronte a lei, accese l’ennesima sigaretta.
“Allora,
ragazzina, a breve ci sarà la prima del suo spettacolo. La ringrazio per il suo
gentile invito, ci sarò senz’altro. Le ho fatto una promessa, e io mantengo
sempre gli impegni che prendo.”
“Naturalmente,
anche se non vedo che importanza possa avere per lei, una promessa fatta a me…
l’importante per me è che venga lui, il mio ammiratore delle rose viola…”
puntualizzò Maya, con enfasi.
Masumi appoggiò un
gomito alla scrivania e la fissò, parlando con tono suadente e vagamente
allusivo.
“Stia tranquilla,
lui non mancherà. Se io fossi in lui, non mancherei…”
Lo disse con una
tale convinzione che la sorprese, e Maya suo malgrado, si sentì avvampare sotto
quello sguardo penetrante, mentre le tornava il vivo ricordo di quelle immagini
viste sul forum, che le rammentarono il motivo per cui era lì.
Il cuore prese a
battere più forte, incontrollato, e abbassò lo sguardo, sentendosi confusa e
turbata, senza sapere dove trovare il coraggio di dire ciò che doveva.
Prese un lungo
respiro, e dopo qualche istante, tornò a guardarlo negli occhi, decisa a
dimostrargli che non aveva paura di affrontarlo.
“Signor Hayami, è
accaduto un fatto che io trovo molto grave, oltre che estremamente sgradevole
per me e la mia reputazione d’attrice!”
“Che cosa è
accaduto di così spiacevole, ragazzina?”
Masumi aveva un
atteggiamento canzonatorio che non le piacque, ma era decisa ad andare fino in
fondo.
“Ho trovato su
internet delle immagini… di me e lei… insieme!! Sarei molto sorpresa se lei non
ne sapesse niente.”
Lo guardava ad
occhi sgranati e lui sembrava assolutamente tranquillo, il solito freddo,
inaccessibile Masumi Hayami.
“Io e lei,
insieme… - Accennò un sorriso. - Non le piace l’idea, ragazzina? Lo sa che da
un nostro sodalizio, trarrebbe molti vantaggi? Avrebbe una marcia in più, per
arrivare alla Dea Scarlatta.”
Lo disse con
l’intenzione di provocarla, e ci riuscì.
“Ma vuole
scherzare?! Assolutamente no! Che cosa sta complottando, questa volta?”
Non le rispose e
digitò sulla tastiera del suo computer, apparentemente disinteressato a ciò che
lei gli diceva, e Maya ne fu irritata.
“Lei non mi sta
prestando attenzione, e io sono molto seria, invece!”
“Si sbaglia,
ragazzina; la sto ascoltando molto attentamente. Di che immagini parlava?
Intende delle foto? Su internet si trova di tutto, e con fotoshop si può fare
qualsiasi cosa, non lo sa?” domandò, continuando a lavorare al pc.
“Non sono
fotografie. In realtà, sono dei disegni… dove io e lei sembriamo, ecco… un po’
troppo intimi.”
“Disegni? Come
questi? La prego, si alzi e venga a vedere”, le suggerì, lasciando la sigaretta
ancora accesa sul bordo del portacenere.
Maya smise di
tormentarsi le mani che teneva in grembo, e si alzò per girare attorno alla
grande scrivania di mogano. Si fermò di fianco a lui, che le mostrò il monitor
dello schermo, dove campeggiava una di quelle fan-art amatoriali che tanto
l’avevano sconvolta: loro due, nudi in un letto che si tenevano stretti, dopo
aver fatto l’amore.
Maya ammutolì,
spalancando la bocca, mentre diventava paonazza. Incrociò il suo sguardo; lui
la stava osservando con una strana espressione che sembrava davvero
compiaciuta. Maya emise un gemito riluttante, prima di dare libero sfogo al suo
risentimento.
“Allora è opera
sua! Anche il forum… è tutta una montatura! – Fece un passo indietro, allibita.
- Che cosa significa? È una qualche operazione pubblicitaria, oppure vuole solo
screditarmi per impedirmi di arrivare alla Dea Scarlatta?”
Era diventata
furiosa, e Masumi se ne accorse; era così abituato ai loro scontri, che ormai
conosceva in anticipo le sue reazioni, anche se la ragazzina ogni volta lo
sorprendeva in maniera nuova. Si alzò dalla poltrona, sovrastandola, pronto a
bloccare la sua possibile fuga, che sarebbe seguita agli insulti.
“Screditarla?
Provi a ragionare, ragazzina; crede che avrei interesse a screditare una delle
candidate al ruolo della Dea Scarlatta?”
“Io la conosco!
Per quei diritti, lei farebbe qualsiasi cosa!” sibilò Maya, che tremava per lo
sdegno, serrava i pugni e lo sfidava apertamente, ancorando lo sguardo a quegli
occhi glaciali, che a momenti erano parsi dolci e carezzevoli. Ma non adesso.
Una fiamma
sconosciuta ardeva in essi e la inchiodava lì, davanti a lui, in quell’ufficio,
come un richiamo oscuro a cui non riusciva a sottrarsi. Non era rabbia, né
dolore, né odio. Sembrava…
All’improvviso
Masumi l’afferrò per un polso e l’attirò vicina a sé. Maya presa alla
sprovvista, tentò di divincolarsi, ma lui fu più veloce e lei si ritrovò
bloccata contro il bordo della scrivania. Le mani di Masumi appoggiate sul
piano, la racchiudevano nello stretto perimetro del suo corpo. Masumi s’inclinò
avvicinando i loro volti, poi con la mano destra le sollevò il mento in un
gesto delicato, incrociando i loro sguardi.
Il respiro di Maya
si arrestò, soffocato da un’emozione improvvisa.
“Lei ha la
presunzione di conoscermi, ragazzina? Lei vede solo le apparenze, quello che io
voglio che lei veda. Dovrebbe imparare a riflettere su questo. Perché è venuta
qui, Maya? Voglio che mi dica il vero motivo”, le chiese a bruciapelo, e Maya
sulle prime balbettò una risposta incomprensibile. Lui si accostò ancora di più
a lei, fino a sfiorarle la guancia con la propria; il cuore di Maya perse un
battito, quando sentì Masumi sussurrare al suo orecchio.
“Mi dica perché
l’hanno turbata così tanto quelle immagini; sono solo disegni senza importanza,
e non rappresentano la realtà. Pensare a me, la confonde? Magari le piaccio
anche un po’… Forse si sta accorgendo che non sono così odioso come crede?”
“Piacermi, lei?!
Non sia assurdo… Io… non la capisco…” sussurrò Maya, con un tremito nella voce.
“Non sono
responsabile di quello che si pubblica su un forum che parla di noi e della
storia legata alla Dea Scarlatta. Crede che mi abbasserei ad un’operazione
commerciale così meschina? Se volessi davvero screditarla, troverei un modo più
efficace per farlo. In realtà, non lo farei mai, Maya.”
La ragazza ritrovò un
po’ di coraggio. Alzò le mani sul petto dell’uomo e lo spinse via con tutte le
sue forze; si scansò bruscamente da lui di qualche passo, ma ebbe la netta
sensazione che lui l’avesse lasciata andare.
“Allora, se lei
non è il responsabile, può fare qualcosa per farle togliere dalla rete?! La
prego, signor Hayami! Non le chiedo altro!”
Lui fece un passo
in avanti, con le mani in tasca.
“Le danno così
tanto fastidio, Maya? Quindi, non potrebbe mai considerare una situazione
simile fra di noi?”
A quelle parole
incredibili, Maya trasecolò.
Lui aveva ragione:
lei non lo conosceva affatto, né lo capiva. Non le era mai sembrato tanto
incomprensibile, come in quell’istante, mentre le rivolgeva quelle strane
parole di rammarico.
“Fastidio?
Situazione? Ma di cosa sta parlando? LEI E’ FIDANZATO!!”
“Un fidanzamento
si può sempre rompere…”, rispose, squadrandola con grande attenzione.
L’aveva
imbarazzata abbastanza, ma Maya non aveva ancora risposto alla sua domanda più
importante; voleva sapere cosa le avevano suscitato quei disegni, se repulsione
o altro, magari qualcosa che assomigliava al desiderio.
“Ho un’altra
domanda, ragazzina. Se il protagonista di quei disegni non fossi io, ma il suo
amico Sakurakoji, le sarebbe dispiaciuto di meno?”
Maya portò le mani
al volto; sentiva di avere le guance in fiamme.
“Sakurakoji è solo
un amico, nient’altro. Non ho mai pensato a lui in quel senso… - scosse la
testa e tornò a guardarlo decisa - ma perché mi preoccupo di dire a lei, queste
cose? Allora signor Hayami, può fare quello che le ho chiesto, o no?”
Masumi assottigliò
lo sguardo, colpito da quello che lei non diceva.
Non hai pensato a
lui… ma a me, sì, vero ragazzina?
Era arrivato il
momento di cedere.
“Va bene, Maya.
Farò sparire quei disegni, glielo prometto…”
“Grazie, signor
Hayami…”
“Però, se non le
dispiace, ne terrò per me alcuni e li custodirò gelosamente; li trovo piuttosto
belli, artisticamente parlando.”
Le lanciò un
sorriso così ammaliante, che Maya si ritrovò incapace di ribattere in alcun
modo. Riuscì solo a balbettare una serie di parole confuse e senza senso.
“Oh, ecco… io,
veramente… non credo che…”
“Ha qualcosa in
contrario, ragazzina?”
“Oh, insomma!
Faccia come crede!”
Urlò di colpo.
E corse via, senza
attendere oltre.
Quella
conversazione era diventata insostenibile, ma lui le aveva fatto l’ennesima
promessa. Per ora le bastava.
Continua…