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Autore: Anto_Lu    08/04/2016    3 recensioni
"A Seoul ti puoi veramente sentire viva, parte di qualcosa: mille persone diverse che camminano, ridono, amici che bevono, amori che nascono, mentre li osservi vivere, cambiare, scegliere, sorridere, fare tutto ciò che tu sei troppo codarda per fare."
" 'Vai così Lia, sempre in ritardo' la mia coscienza decide di rimproverarmi proprio ora, mentre percorro la strada che separa la metro dall’università in tutta fretta; in queste mattinate di Dicembre, Milano è particolarmente fredda e grigia, il che non contribuisce a migliorare il mio umore."
Varie storie si intrecciano fino a delineare il sentiero dell'amore.
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kim e Less: Bugie, sguardi e incubi

POV Kim

Non è una vera e propria canzone quella che la ragazza sta cantando, è più una melodia triste, che mi spezzerebbe il cuore, se lo avessi. Che cazzo ci fa una così in questo posto, ad aiutare uno sconosciuto? Ad aiutare me... Non mi merito nulla di buono, questo è certo, ma lei non sembra curarsene. Ha un fisico perfetto, i lunghi capelli ricci le ricadono sulle spalle come onde ramate, ma non è nulla di tutto questo che mi ha colpito: i suoi occhi, quelli sì che mi hanno steso. Nello stesso istante in cui mi ha fissato, mentre ero a terra, mi sono paralizzato; semplicemente... Non potevo muovermi, parlare o pensare. Non riuscivo nemmeno più a provare dolore. E poi mi ha aiutato, mi ha preso la mano e mi ha portato via da lì, mi ha salvato; e non ha idea di chi cazzo sia io, perché se lo sapesse se ne andrebbe subito. Non ho intenzione di dirglielo, non ho intenzione di fare o dire nulla, solo... Non voglio che se ne vada.

Le ferite mi bruciavano, ma l’ho lasciata fare, ho continuato a bere, come fossi un semplice manichino; e ora mi sta bendando le mani, così delicatamente da metterci una vita per fare un solo giro: meglio, starà qua di più.

 

POV Less

Indossa ancora la giacca che aveva quando è –letteralmente- caduto ai miei piedi: è molto simile alla mia, di pelle nera, se non fosse per il sangue che si è incrostato sulle maniche. Lo aiuto a toglierla e lo faccio distendere, per esaminargli meglio il fianco: il tipo è muscoloso, alto circa un metro e ottanta, capelli biondi, indubbiamente tinti, e lineamenti tipici coreani; sì, è un ragazzo molto attraente, ma solo i suoi occhi mi hanno veramente colpita... Color cenere, fissano il vuoto come se appartenessero ad un essere senza vita, e sembrano rispecchiare un’anima persa. Riconosco quegli occhi, quello sguardo, quell’anima.

Sollevo la maglietta, preparandomi ad un gigantesco livido viola con conseguente corsa in ospedale, ma tutto ciò che trovo sono vecchie cicatrici causate, probabilmente, da un coltello.

«Ti fa male il fianco?»

Scuote la testa, mettendosi seduto e sistemandosi la maglietta

«Ok, credo che dovresti dormire» mi alzo, pronta per andarmene

«Non..» di nuovo, i nostri sguardi si incontrano e si fissano l’uno nell’altro

«Non?»

«Non è sicuro uscire ora» torna a fissare il vuoto

«Tu non mi conosci» gli ringhio, sulla difensiva

«No, tu non mi conosci» replica lui, alzandosi

Questa volta sono io ad evitare il suo sguardo, fissando il vuoto; non mi era mai capitato prima, di solito sono gli altri ad evitare i miei occhi. Non so cosa fare, il che è una cosa estremamente rara, eppure rimango lì, in piedi, a fissare il pavimento senza sapere se andarmene o restare; razionalmente, dovrei tornare a casa, fuggire da quel ragazzo sconosciuto e dormire. Il mio appartamento, però, è davvero troppo lontano da lì e rischierei di imbattermi di nuovo in quei tipi: lo scontro non mi ha mai fatto paura, anzi, lo desidero, perché è l’unico modo per far battere il mio cuore. Eppure, lì, in quel momento, il mio cuore batte all’impazzata, di nuovo vivo dopo anni e quel posto, con quel ragazzo senza nome, mi sembra più “casa” che mai.

«Gli amici mi chiamano Less» e ho preso la mia decisione

«Non ho amici, ma i pochi che lo fanno, mi chiamano Kim»

«Non mi fido di te, ma rimanere è la cosa più razionale da fare» mento, non c’è nulla di razionale in tutto ciò che ho fatto da quando l’ho visto

«Fai bene» non sorride, non mi offre nulla da bere, e capisco che si riferisce al fatto di non fidarmi di lui

«Ma mi fido del tuo linguaggio del corpo» sollevo la testa e lo osservo «Dovrei aver paura di te, Vero o Falso?»

«Vero» ma il suo corpo dice “Falso”

«Vuoi che me ne vada, Vero o Falso?»

«Non mi importa» “Falso”

«Il tuo cognome è Kim, Vero o Falso?»

«Non lo so più» e questa volta non sta mentendo.

Si accomoda sul divano, un’altra birra in mano, mentre io mi osservo nello specchio del bagno: i segni scuri sotto gli occhi mi ricordano da quanto tempo non riesco più a farmi una dormita decente senza incorrere in stupidi incubi, ma nel mio sguardo c’è qualcosa di nuovo, come se la nebbia grigia che riempiva l’iride si stesse dissolvendo, mentre un leggero rossore si diffonde sulle guance; “sarà sicuramente colpa dell’adrenalina” penso, ma so che non è così. Mi accomodo ai piedi del divano e, senza curarmi di Kim, senza togliermi la giacca, senza pensare, mi addormento, coccolata dalla morbida compagnia del tappeto.

 

POV Kim

“Gli amici mi chiamano Less” ha detto, prima di farmi tutte quelle domande… Less, un nome curioso, ma chi sono io per giudicare? Ho mentito, e credo l’abbia capito, non è una stupida, ma è rimasta comunque; e ora sta dormendo sul mio tappeto, rannicchiata come se avesse freddo, stringendo il bavero di quella giacca nera fin troppo simile alla mia. Sorrido, bevendo l’ultimo sorso di birra, pensando che le cose belle durano un attimo ma, forse, questo è un sogno perché sta durando troppo.

Mi ha guardato di nuovo negli occhi, ed io ho distolto lo sguardo; poi l’ho guardata io, ed è stata lei ad evitarmi. Se è vero che gli occhi sono lo specchio dell’anima, forse è anche vero che è possibile incontrare qualcuno che abbia gli stessi occhi, come uno specchio; e non è possibile, per persone come noi, fissarsi nello specchio troppo a lungo.

«No, mamma, no» ripete nel sonno, come se qualcosa di orribile stesse accadendo di nuovo, ancora e ancora, sensazione che conosco fin troppo bene: mi accoccolo accanto a lei e la stringo forte finché non si calma e il suo respiro profondo mi culla, come la ninna nanna più dolce del mondo.

 

POV Less

Un urlo, che non sono sicura di aver sognato, mi sveglia: Kim è accanto a me sul tappeto, il suo braccio mi circonda la vita, stringendomi fino a farmi male, bloccandomi il respiro mentre urla a squarciagola.

«Ehi!» mi libero dalla presa e mi alzo in piedi, mentre i suoi occhi, spalancati dalla paura, mi fissano; sto ansimando, e devo davvero avere un’espressione terrorizzata, perché anche lui si alza in piedi e mi guarda, prima di abbassare la testa e andare ad aprire la porta. Non vorrei andarmene, vorrei sapere più su di lui, su quegli incubi che, a quanto pare, tormentano entrambi; scommetto che nemmeno lui ne ha mai parlato a qualcuno, ma forse sarebbe utile, forse sarebbe un nuovo inizio per tutti e due. Prendo la borsa che avevo lasciato accanto al divano ed esco dalla porta a testa bassa, senza guardarmi indietro, correndo sulle scale rischiando di rompermi l’osso del collo, senza capire davvero perché me ne sto andando, cercando solo di riempire i polmoni d’aria con vani tentativi. Apro la porta e corro fuori, come se un mostro mi stesse inseguendo, come se smettere di scappare determinasse la mia fine, senza una meta, senza respirare; mi fermo in un vicolo deserto, per riprendere fiato: ma cosa mi sta succedendo? Io non scappo così! Perché andarmene? Anzi, perché sono rimasta lì? Che cosa mi era passato per la testa? L’adrenalina mi scorre nelle vene, le domande non trovano risposta e il cellulare inizia a squillare.

«Less dove diavolo sei?» April, la ragazza americana che lavora con me, sembra furiosa

«Datti una calmata! Sto arrivando.» che cosa le prende?

«Arrivando?! Sei in ritardo di un’ora!! E rimani ovunque tu sia, visto che sei ammalata!» mi attacca il telefono in faccia

Guardo lo schermo del cellulare: le 10.30.

«Cazzo!» devo aver spento la sveglia; a quanto pare, oggi non andrò al lavoro.

Note dell'autrice

Ed eccomi con un nuovo capitolo! Avrei dovuto aggiornare settimana prossima ma, essendo a casa ad annoiarmi, ho deciso di anticipare. E' doveroso fare dei ringraziamenti che, nelle prime note, non ho fatto. Innanzitutto, vorrei ringraziare Val_96, mia Beta da prima che questa storia avesse un vero e proprio capitolo, e che ha messo la storia tra le seguite; segue Sophie_Chen, mia sostenitrice che ha recensito, mi ha messa tra gli autori preferiti e ha messo la storia tra le preferite. Proseguo con la mia donnah, lislis666, sostenitrice attiva che ha recensito, ha messo la storia tra le seguite e mi sostiene nello sclero con l'html. Segue Moony_Figliadellaluna, che mi ha aggiunta tra gli autori preferiti e mi sostiene sempre polpettosamente (non fatevi domande ahahah); ultima ma non meno importante Ladyfarfalladefuego che mi sostiene e proverà a leggere questa ff in italiano. Infine, vorrei davvero ringraziare tutte le persone che hanno speso qualche minuto per dare un'occhiata a questa storia, spero mi possiate lasciare una recensione per aiutarmi a migliorare; vorrei precisare che sto ancora sperimentando con la lunghezza dei capitoli, quindi datemi un'opinione! 

A presto!

   
 
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