Kim e Less: Bugie, sguardi e incubi
POV Kim
Non
è una vera e propria canzone quella che la ragazza sta
cantando, è
più una melodia triste, che mi spezzerebbe il cuore, se lo
avessi. Che cazzo ci
fa una così in questo posto, ad aiutare uno sconosciuto? Ad
aiutare me... Non
mi merito nulla di buono, questo è certo, ma lei non sembra
curarsene. Ha un
fisico perfetto, i lunghi capelli ricci le ricadono sulle spalle come
onde
ramate, ma non è nulla di tutto questo che mi ha colpito: i
suoi occhi, quelli
sì che mi hanno steso. Nello stesso istante in cui mi ha
fissato, mentre ero a
terra, mi sono paralizzato; semplicemente... Non potevo muovermi,
parlare o
pensare. Non riuscivo nemmeno più a provare dolore. E poi mi
ha aiutato, mi ha
preso la mano e mi ha portato via da lì, mi ha salvato; e
non ha idea di chi
cazzo sia io, perché se lo sapesse se ne andrebbe subito.
Non ho intenzione di
dirglielo, non ho intenzione di fare o dire nulla, solo... Non voglio
che se ne
vada.
Le
ferite mi bruciavano, ma l’ho lasciata fare, ho continuato a
bere,
come fossi un semplice manichino; e ora mi sta bendando le mani,
così
delicatamente da metterci una vita per fare un solo giro: meglio,
starà qua di
più.
POV
Less
Indossa
ancora la giacca che aveva quando è
–letteralmente- caduto ai
miei piedi: è molto simile alla mia, di pelle nera, se non
fosse per il sangue
che si è incrostato sulle maniche. Lo aiuto a toglierla e lo
faccio distendere,
per esaminargli meglio il fianco: il tipo è muscoloso, alto
circa un metro e ottanta,
capelli biondi, indubbiamente tinti, e lineamenti tipici coreani;
sì, è un
ragazzo molto attraente, ma solo i suoi occhi mi hanno veramente
colpita... Color
cenere, fissano il vuoto come se appartenessero ad un essere senza
vita, e
sembrano rispecchiare un’anima persa. Riconosco quegli occhi,
quello sguardo,
quell’anima.
Sollevo
la maglietta, preparandomi ad un gigantesco livido viola con
conseguente corsa in ospedale, ma tutto ciò che trovo sono
vecchie cicatrici
causate, probabilmente, da un coltello.
«Ti
fa male il fianco?»
Scuote
la testa, mettendosi seduto e sistemandosi la maglietta
«Ok,
credo che dovresti dormire» mi alzo, pronta per andarmene
«Non..»
di nuovo, i nostri sguardi si incontrano e si fissano l’uno
nell’altro
«Non?»
«Non
è sicuro uscire ora» torna a fissare il vuoto
«Tu
non mi conosci» gli ringhio, sulla difensiva
«No,
tu non mi conosci» replica lui, alzandosi
Questa
volta sono io ad evitare il suo sguardo, fissando il vuoto; non
mi era mai capitato prima, di solito sono gli altri ad evitare i miei
occhi. Non
so cosa fare, il che è una cosa estremamente rara, eppure
rimango lì, in piedi,
a fissare il pavimento senza sapere se andarmene o restare;
razionalmente,
dovrei tornare a casa, fuggire da quel ragazzo sconosciuto e dormire.
Il mio appartamento,
però, è davvero troppo lontano da lì e
rischierei di imbattermi di nuovo in
quei tipi: lo scontro non mi ha mai fatto paura, anzi, lo desidero,
perché è
l’unico modo per far battere il mio cuore. Eppure,
lì, in quel momento, il mio
cuore batte all’impazzata, di nuovo vivo dopo anni e quel
posto, con quel
ragazzo senza nome, mi sembra più “casa”
che mai.
«Gli
amici mi chiamano Less» e ho preso la mia decisione
«Non
ho amici, ma i pochi che lo fanno, mi chiamano Kim»
«Non
mi fido di te, ma rimanere è la cosa più
razionale da fare»
mento, non c’è nulla di razionale in tutto
ciò che ho fatto da quando l’ho
visto
«Fai
bene» non sorride, non mi offre nulla da bere, e capisco che
si
riferisce al fatto di non fidarmi di lui
«Ma
mi fido del tuo linguaggio del corpo» sollevo la testa e lo
osservo «Dovrei aver paura di te, Vero o Falso?»
«Vero»
ma il suo corpo dice “Falso”
«Vuoi
che me ne vada, Vero o Falso?»
«Non
mi importa» “Falso”
«Il
tuo cognome è Kim, Vero o Falso?»
«Non
lo so più» e questa volta non sta mentendo.
Si
accomoda sul divano, un’altra birra in mano, mentre io mi
osservo
nello specchio del bagno: i segni scuri sotto gli occhi mi ricordano da
quanto
tempo non riesco più a farmi una dormita decente senza
incorrere in stupidi
incubi, ma nel mio sguardo c’è qualcosa di nuovo,
come se la nebbia grigia che
riempiva l’iride si stesse dissolvendo, mentre un leggero
rossore si diffonde
sulle guance; “sarà sicuramente colpa
dell’adrenalina” penso, ma so che non è
così. Mi accomodo ai piedi del divano e, senza curarmi di
Kim, senza togliermi
la giacca, senza pensare, mi addormento, coccolata dalla morbida
compagnia del
tappeto.
POV Kim
“Gli
amici mi chiamano Less” ha detto, prima di farmi tutte quelle
domande… Less, un nome curioso, ma chi sono io per
giudicare? Ho mentito, e
credo l’abbia capito, non è una stupida, ma
è rimasta comunque; e ora sta
dormendo sul mio tappeto, rannicchiata come se avesse freddo,
stringendo il
bavero di quella giacca nera fin troppo simile alla mia. Sorrido,
bevendo
l’ultimo sorso di birra, pensando che le cose belle durano un
attimo ma, forse,
questo è un sogno perché sta durando troppo.
Mi ha
guardato di nuovo negli occhi, ed io ho distolto lo sguardo; poi
l’ho guardata io, ed è stata lei ad evitarmi. Se
è vero che gli occhi sono lo
specchio dell’anima, forse è anche vero che
è possibile incontrare qualcuno che
abbia gli stessi occhi, come uno specchio; e non è
possibile, per persone come
noi, fissarsi nello specchio troppo a lungo.
«No,
mamma, no» ripete nel sonno, come se qualcosa di orribile
stesse
accadendo di nuovo, ancora e ancora, sensazione che conosco fin troppo
bene: mi
accoccolo accanto a lei e la stringo forte finché non si
calma e il suo respiro
profondo mi culla, come la ninna nanna più dolce del mondo.
POV
Less
Un
urlo, che non sono sicura di aver sognato, mi sveglia: Kim è
accanto a me sul tappeto, il suo braccio mi circonda la vita,
stringendomi fino
a farmi male, bloccandomi il respiro mentre urla a squarciagola.
«Ehi!»
mi libero dalla presa e mi alzo in piedi, mentre i suoi occhi,
spalancati dalla paura, mi fissano; sto ansimando, e devo davvero avere
un’espressione terrorizzata, perché anche lui si
alza in piedi e mi guarda,
prima di abbassare la testa e andare ad aprire la porta. Non vorrei
andarmene,
vorrei sapere più su di lui, su quegli incubi che, a quanto
pare, tormentano
entrambi; scommetto che nemmeno lui ne ha mai parlato a qualcuno, ma
forse
sarebbe utile, forse sarebbe un nuovo inizio per tutti e due. Prendo la
borsa
che avevo lasciato accanto al divano ed esco dalla porta a testa bassa,
senza
guardarmi indietro, correndo sulle scale rischiando di rompermi
l’osso del
collo, senza capire davvero perché me ne sto andando,
cercando solo di riempire
i polmoni d’aria con vani tentativi. Apro la porta e corro
fuori, come se un
mostro mi stesse inseguendo, come se smettere di scappare determinasse
la mia
fine, senza una meta, senza respirare; mi fermo in un vicolo deserto,
per
riprendere fiato: ma cosa mi sta succedendo? Io non scappo
così! Perché
andarmene? Anzi, perché sono rimasta lì? Che cosa
mi era passato per la testa?
L’adrenalina mi scorre nelle vene, le domande non trovano
risposta e il
cellulare inizia a squillare.
«Less
dove diavolo sei?» April, la ragazza americana che lavora con
me, sembra furiosa
«Datti
una calmata! Sto arrivando.» che cosa le prende?
«Arrivando?!
Sei in ritardo di un’ora!! E rimani ovunque tu sia, visto
che sei ammalata!» mi attacca il telefono in faccia
Guardo
lo schermo del cellulare: le 10.30.
«Cazzo!» devo aver spento la sveglia; a quanto pare, oggi non andrò al lavoro.
Note dell'autrice
Ed eccomi con un nuovo capitolo! Avrei dovuto aggiornare settimana prossima ma, essendo a casa ad annoiarmi, ho deciso di anticipare. E' doveroso fare dei ringraziamenti che, nelle prime note, non ho fatto. Innanzitutto, vorrei ringraziare Val_96, mia Beta da prima che questa storia avesse un vero e proprio capitolo, e che ha messo la storia tra le seguite; segue Sophie_Chen, mia sostenitrice che ha recensito, mi ha messa tra gli autori preferiti e ha messo la storia tra le preferite. Proseguo con la mia donnah, lislis666, sostenitrice attiva che ha recensito, ha messo la storia tra le seguite e mi sostiene nello sclero con l'html. Segue Moony_Figliadellaluna, che mi ha aggiunta tra gli autori preferiti e mi sostiene sempre polpettosamente (non fatevi domande ahahah); ultima ma non meno importante Ladyfarfalladefuego che mi sostiene e proverà a leggere questa ff in italiano. Infine, vorrei davvero ringraziare tutte le persone che hanno speso qualche minuto per dare un'occhiata a questa storia, spero mi possiate lasciare una recensione per aiutarmi a migliorare; vorrei precisare che sto ancora sperimentando con la lunghezza dei capitoli, quindi datemi un'opinione!
A presto!
Lù